3255 TUTTI I COLORI DEL RAZZISMO

20070514 21:45:00 redazione-IT

di Maurizio Chierici

Controllare l’elenco dei giorni da ricordare ( festeggiare o rimpiangere ) ci aiuta a capire che la nostra vita gira in una certa parte del mondo. Ogni tanto evviva la pace, basta con la pena di morte, smettiamola con la violenza alle donne, spegniamo i fumi dello smog. Civiltà da sbrigare in una fretta obbligata per non morire di vergogna. Discorsi che le Tv riassumono in 23 secondi interrotti dalla prosa beata degli speaker quando decidono di cambiare decisamente argomento. Festa della mamma, festa del papa, giorno dedicato ai nonni, agli alpini, ai fidanzati, ai cani da passeggio. Affetti che si trasformano in fiori, zucchero e cioccolata, anche se un diamante è per tutta la vita.

All’ultimo momento si è aggiunto il family day avvolto nell’incenso Vaticano- Mediaset. Se il dolore che sarebbe bene non dimenticare è davvero terribile ma sradicato storicamente dalla realtà che immaginiamo nostra, si impacchetta la memoria in un passato talmente fuori dalle abitudini da finire nell’angolo dei silenzi. Sabato si ricordava la fine della schiavitù, due secoli fa l’ultima catena è stata spezzata. Finalmente tutti liberi, stessi diritti, pari opportunità. Chissà se è vero. Alla Fiera del Libro di Torino questo ricordo è solo una piega leggera: fa discutere un certo tipo di scrittori che nel secolo scorso chiamavamo < impegnati >, ormai impegnati a sopravvivere raccontando il mondo che cambia da un romanzo all’altro. Parlo degli scrittori che guardano il mondo non gli scrittori che trasformano le canzoni in romanzi ( Paulo Cohelo ) o distribuiscono la felicità legando i lucchetti ai lampioni di un ponte. < Davvero la schiavitù è finita ? > Tahar Ben Jelloun beve il caffè del mattino prima di presentare < Partire >, ultimo libro Bompiani. < La schiavitù non è diventata invisibile ma ipocritamente sottile: senza ordini e catene si costringono milioni di persone a scegliere la schiavitù delle favelas dove i diritti dei senza nome sono più o meni gli stessi di due secoli fa >. Il razzismo gioca una parte importante nella nuova schiavitù. < Prende forme che cambiano da un paese o da un continente all’altro >. Arroganza oppure le gabbie di leggi che i rappresentanti del popolo votano con parole educate < ma il principio dell’esclusione non cambia. Non è il colore della pelle anche se il colore può contare. Ho ascoltato le stesse risposte dai bambini di Sarajevo ai bambini delle favelas di Rio: parlano sempre di soldi. I soldi restano il confine Nel 1973, dopo la guerra del Kippur, i paesi del Golfo avevano chiuso i rubinetti del petrolio costringendo l’Europa ai disagi delle domeniche a piedi, luce gas talmente cari da inginocchiare l’economia. Colpevoli gli arabi, tutti gli arabi >. Una notte a Marsiglia squadre di bianchi illuminati ne hanno uccisi 15: ritorsione esemplare con l’alibi della legittima difesa. Possono quattro beduini avvilire il mondo civile ? < Le vittime erano arabi trasandati. Numeri, solo numeri, dell’emigrazione. Qualche mese dopo arrivano al casinò di Nizza ( pochi chilometri in là ) gli arabi del Golfo > avvolti in tuniche immacolate, cerchietti d’oro attorno alla kefia. Riveriti e accolti dai sorrisi di chi gridava l’odio verso gli arabi che strangolavano l’ Europa. < La ricchezza li aveva trasformati in francesi dalla pelle chiara >. Direttore del casinò e camerieri dei grandi alberghi hanno sprofondato il razzismo in un medioevo da dimenticare. Adesso Parigi ha un nuovo presidente: Sarkozy giura di non fare differenze tra chi abita nei palazzi impettiti attorno ai Campi Elisi e i ragazzi delle banlieu. < E’ ambizioso ed impegnato a cambiare la memoria. Viene dall’emigrazione ( Ungheria ) ma l’ha cancellata. Vuole essere un francese-francese, ricco e di successo. I ricordi della famiglia non possono condizionarlo. Ha ‘ utilizzato ‘ i giovani delle periferie, figli di emigrati arabi o dell’Africa nera ma cittadini francesi; ne ha provocato il malcontento dovuto all’emarginazione per poi reprimerlo con durezza, mandando ai francesi-francesi un messaggio nel quale riconosce i privilegi che il colore diverso dalla pelle dei senza niente non possono minacciare: io vi difenderò così. Non è possibile pensare che le repressioni e le reazioni siano nate per caso. Tutto è stato pianificato. Sarkozy ha voluto separare la gente tracciando frontiere interne dentro ogni città. Sette giorni dopo la sua vittoria elettorale mille auto sono state bruciate. Una preguerra annunciata da chi non vuol tornare in dietro >. Non è schiavitù, né razzismo teorizzato, ma non siamo lontani. Due secoli dopo.
Lei festeggia i due secoli della schiavitù cancellata ? < Ma cosa c’é da festeggiare. Nuova schiavitù é l’emigrazione >. Sandra Cisneros la scrittrice chicana ( vive negli Usa con sangue messicano ) nel ’91 ha sorpreso gli Stati Uniti col romanzo < La casa di Mango street > e pubblica < Carmelo > con la piccola casa editrice Nuova Frontiera. Insegna a leggere e scrivere agli immigrati illegali: ha scoperto come l’avere soldi o non averli, abitare in belle case o nelle baracche, possa cambiare il destino di chi scappa dall’altra America per fame. < La schiavitù continua. Cambia solo la forma. Nuovi schiavi sono gli emigranti. Non solo nelle americhe, anche in Europa. Mi hanno raccontato della legge che li strangolava in Italia. Mi pare vogliano cambiarla ma qualche partito resiste. E’ bello sentirsi bianchi solo perché la pelle é chiara e il portafoglio senza problemi . Tre mesi fa nella Carolina del Sud, tre contadini chicanos sono morti di sete. Morti perché il capataz non ha dato il permesso di andare a prendere l’acqua. Non dovevano perdere tempo. E’ bello festeggiare la buona volontà di due secoli fa. Bisognerebbe festeggiare ogni giorno la buona volontà dei cittadini di oggi. Cos’é un emigrato squattrinato e senza documenti nella società globalizzata dove i soldi viaggiano e gli uomini no ? >. Anche Alicia Gaspar de Alba è una messicana nata a El Paso, Texas, due passi dentro gli Usa, due passi fuori dal Messico. Insegna inglese all’università chicana della California. Sta parlando del suo ultimo libro pubblicato da La nuova Frontiera < Il deserto delle morti silenziose: i femminicidi di Juarez >. 140 belle ragazze, capelli lunghi sono state massacrato lungo il confine che divide gli Stati Uniti dal Messico, colonne d’ Ercole tra primo e terzo mondo. Con la tenerezza di una narratrice che ricostruisce la storia macabra della quale diventa testimone, si arrabbia appena le si ricorda che la schiavitù è finita e che l’uguaglianza dei diritti abbraccia ogni popolo del mondo: < Abbraccia chi ? >. Polizie che nascondono le prove dei delitti da una parte e dall’altra del confine. Le donne non contano, soprattutto quando dondolano attorno alla frontiera nella speranza di attraversar la linea proibita per entrare nel paese dei sogni. Violentate silenziosamente dagli agenti dei due paesi, sfruttate nelle maquilladoras dove assemblano in terra messicana manufatti che tornano negli Usa e finiscono nelle nostre vetrine. Dottrina Reagan che la dislocazione verso Est dell’Europa dei bravi imprenditori sta copiando con la stessa crudeltà. Giovani donne che guadagnano pochi dollari al giorno: ne spendono la metà per un litro di latte. Per essere assunte devono dimostrare di non aspettare un bambino. Mestruazioni monitorate ogni mese: guai restare incinte, perdono il posto. < Questa non è schiavitù ? >. Interviene Silvana Pisa, senatrice della maggioranza: < Nell’ Italia del Sud capitano più o meno le stesse cose. Le ragazze firmano dimissioni in bianco al momento dell’assunzione. Le impegnano a dimettersi appena incinte. Perdono la liquidazione, restano senza lavoro >. Sta lavorando a una legge che rimuova il mostro nascosto nei contratti capestro di certe aziende. Se Sandra Cisneros e Alcia Gaspar de Alba sono pessimiste – < é una schiavitù per il momento senza speranza – Silvana Pisa continua non si arrende. E spera anche Monica Mazzoleni di Amnesty: distribuisce cartoline di protesta da inviare all’ambasciata messicana. Raccoglie firme, chiede solidarietà. E’ davvero convinta che le cartoline e gli elenchi dei cittadini indignati possano limare i grandi interessi dell’economia globalizzata che nuota felice nelle dislocazioni ? Ricorda la risposta di un amico di Amnesty al lavoro in Guatemala: mai rinunciare a lottare per una causa difficile ma giusta. Se la Francia festeggia commossa l’anniversario, la Spagna se ne gloria e il Portogallo, grande mercante di carne umana, ricorda la svolta che ha cambiato il mondo, le nostre leghe fanno bene a tacere. Se parlano devono cambiare vita. Ed è ingiusto che gli italiani-italiani rimettano in discussione il tran tran proprio mentre l’economia tira il fiato e le vacanze stanno per cominciare. mchierici2@libero.it www.unita.it   3255-tutti-i-colori-del-razzismo 4023 EmiNews 2007  

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