3288 "Anche noi Siamo chiesa": In 33 PUNTI LA VICENDA DELLA MISSIONE CATTOLICA IN SVIZZERA

20070523 09:54:00 redazione-IT

In 33 PUNTI LA VICENDA DELLA MISSIONE CATTOLICA IN SVIZZERA
Anche noi Siamo chiesa – Wir auch sind die Kirche
——————————
Affoltern a. A. 16 AGOSTO 2006
ELEZIONE DEL COORDINATORE DEI MISSIONARI ITALIANI IN SVIZZERA (Dall’ 1 GENNAIO 2007)

In questo fascicolo leggerete
PROCEDIMENTO INACCETTABILE, MA CE LO SIAMO MERITATO
ORMAI SUPERATI MOLTI COMPITI DEL COORDINATORE NAZIONALE
“MISSIO CANONICA": L’ASSO NELLA MANICA
CONSULTAZIONI ANCHE SULLA PERSONA DEL COORDINATORE
PERSONALISMI E CONTRAPPOSIZIONI
SAPER G0DERE ANCHE DELLE SODDISFAZIONI ALTRUI
RICORDATI CHE SEI UN UOMO

( Appendice a cura del redattore: ULTERIORI SVILUPPI ) Pag. 7

Padre Albino Michelin CS Missionario italiano
Seewadelstr. IIa – CH-89IO Affoltern ZH
E-mail / Internet
sekretariat.affoltern@kath-affoltern.ch
imaduna@freesurf.ch
www.rinascita.ch

ELEZIONE DEL COORDINATORE MISSIONARI ITALIANI IN SVIZZERA
PROCEDIMENTO INACCETTABILE, MA CE LO SIAMO MERITATO

A metà maggio 06 la sede svizzera "Migratio" (Istituzione ecclesiale con sede a Lucerna) ha inviato agli addetti alla Pastorale la scheda per l’elezione del nuovo Delegato o la rielezione dello stesso. Sembra che l’attuale Antonio Spadacini, dopo due mandati quinquennali scada e a gennaio 07 e dovrebbe rientrare in carica un successore. Gli aspetti che hanno sollevato resistenza presso i missionari sono tre:

a) Il cambiamento del ruolo, da delegato a coordinatore
b) La riduzione dell’impegno al 50%
c) L’indicazione di un solo nome, la scelta definitiva del candidato demandata alle gerarchie episcopali italo-svizzere.

1- In tutta questa vicenda è stata ignorata la consultazione di base fra le comunità, i consigli pastorali, fra i missio-nari, le istituzioni parrocchiali e amministrative. Una specie di golpe. E qui i rappresentanti svizzeri ci hanno chia-ramente mancato di rispetto. Tant’è che come conseguenza molti di noi hanno deciso di scioperare la votazione e boicottare fa formalità.
Meglio tardi che mai!

2 – Però, con buona pace di tutti noi, questo è il procedimento che ci meritiamo. Nel senso che nell’ultimo decennio della gestione Spadacini ci si è riempiti molto la bocca di parole alate e devote, "Missioni”, “comunità di comunio-ne”, “comunione di comunità", ma in realtà si è avuto solo o sopratutto una gestione personalistica autoreferenziale del potere al vertice, con la conseguente concorrenza clientelare alla base. Affermazioni che risulteranno attendibili nel prosieguo del presente intervento.

3 – Il fatto si è che l’attuale chiesa gerarchica svizzera non ci prende in considerazione e da parte nostra non ha senso fare tanto baccano, correre ai ripari col fiatone grosso, in debito di ossigeno. Decisioni come queste che ci sono piovute sul collo non si cambiano in corso d’opera, ma sono frutto di una cultura, di una scuola, di un appren-distato articolato in tempi lunghi. Vogliamo fare le rivoluzioni, ma le rivoluzioni non si improvvisano, necessitano di lunghe incubazioni, si maturano e si motivano. Raccogliamo quel che nel passato decennio ci è stato seminato. Mi auguro che nel caso specifico la nostra presa di posizione produca l’effetto sperato, ma si tratterà sempre di una vittoria-scaramuccia. Se non si rinnova la nostra pedagogia pastorale con il prossimo coordinatore saremo sempre destinati a magre figure. A non contare nulla.

4 – Premesso quindi che sul sentimento corresponsabilità di base abbiamo da anni perso dimestichezza (Punto 2) forse vale la pena riprendere quella nostra identità di gruppo così vitale negli anni 1980-90, con il delegato nazio-nale Pietro Bondone e con quello zonale zurighese Carlo Matulli. Altri tempi? NO, altro spirito!
Un breve excursus storico può darci conferma di quanto abbiamo perduto e quanto dovremmo riguadagnare.

5 – Un caso significativo fra i tanti é stato quello di Wolfgang Haas nominato vescovo di Coira il 7.2.1988. Poiché la cattolicità diocesana, i decanati, i consigli parrocchiali avevano posto resistenza per una decisione presa diret-tamente da Roma senza previa consultazione della base, da questa si coagulò una forte richiesta per il trasferimento del prelato. Molti missionari pure hanno collaborato, lo stesso sottoscritto richiesto dall’allora Decano Martin Kopp di Wädenswil, attuale Vicario generale della Svizzera interna, abbiamo lavorato sodo per uno spirito di chiesa, ecclesia assemblea dei credenti, con raccolta di firme, dibatti pubblici e legittime pressioni.

6 – Nemmeno i missionari della zona Zurigo sono stati alla finestra. Difatti il 12.6.1990, con 17 si e 2 contrari, si è deciso di pubblicare un articolo smentita sul settimanale “Corriere degli italiani”, organo dei missionari, alla presa di posizione del suo direttore, che in precedenza aveva sbeffeggiato il popolo di Dio con il titolo: "Il Vescovo di Coira, la piccola Svizzera". Anzi si è costituta una commissione stampa composta dai missionari zurighesi Lazzara, Nic-colin, Jungo, Mattulli, Pancera, Michelin, Spadacini (attuale coordinatore nazionale)

7 – L’articolo pesante, ma espressione della solidarietà con la Chiesa svizzera, venne dal “Corriere” rifiutato. Co-sicché il gruppo ha deciso di divulgarlo attraverso "Agorà" (27.6.90), al tempo organo di pretta marca comunista-anticlericale. L’attuale settimanale "Rinascita", da noi giudicato di gestione laica, sulla quale al sottoscritto é stato interdetto di apporre firma dei suoi articoli come missionario di Affoltern (15.2.2000) a paragone dell’ex-Agorà fa-rebbe figura del Messaggero di S. Antonio.

8 – Il Delegato nazionale del tempo (il su citato Pietro Bondone) preso dal panico fece una patetica comunicazio-ne a tutto campo al popolo elvetico, dissentendo ed esprimendo la sua solidarietà al Vescovo Haas "è il mio ve-scovo". Ma non considerò offesa il dissenso dei suoi missionari. Quattro giorni più tardi (30.6.90) il Delegato di zo-na Zurigo Carlo Matulli in forma rappresentativa risponde dichiarandogli di tenersi pure per sé le proprie pie con-siderazioni, ma un vescovo non deve essere imposto alla chiesa cui è destinato. Non si era dei ribelli, ma dei cor-responsabili. Coesione di base che il 18.7.98 portò alla diocesi di Coira Amedeo Grab, salutato dal libro del cap-puccino di Altdorf A. Rotzetter con il titolo "Vescovo di Coira, ricordati che sei un uomo".

9 – Anche negli anni successivi il sottoscritto ha sollecitato il “Corriere degli italiani” a più riprese affinché non si limitasse soltanto a strumento di "Gazzetta dei decreti del Coordinatore Spadacini" ma diventasse un vero labora-torio di opinioni, di dibattiti, di confronti. Specialmente nell’ultimo biennio con il nuovo corso "accorpamento delle Missioni”. Gli fu risposto e tacitato in pubblico (15.3.06) di non fare il protagonista, il guastatore della comunione sacerdotale. Allora prendiamoci ciò che ci meritiamo.

10 – Nel frattempo, da quegli anni 90 costantemente la chiesa svizzera ha camminato coerente in questa linea di corresponsabilità di base. Fino a ieri, cioè all’elezione del vescovo di S. Gallo, M. Büchel, successore di Ivo Fur-rer. Per mesi le comunità locali hanno approfondito il ruolo e la persona del nuovo responsabile. Il 4 luglio 06 (sal-to le procedure intermedie) fu presentata a Roma una triade di nomi con preferenza Büchel. Il giorno seguente Papa Ratzinger (cioè chi per lui) ha confermato quello che tutti sapevamo. Una chiesa svizzera cioè che non è andata esautorando i fedeli con la predichetta che il nuovo Vescovo è nelle mani dello Spirito Santo e del papa, ma che li legittimava ad agire in coscienza ed in corresponsabilità di base.

11 – Ma da questa linea noi missionari italiani ci siamo allontanati da tempo, come pure ci assenteremo dalla scelta del successore del vescovo di Coira. Perchè anche lui è nelle mani dello Spirito Santo e del papa. Noi saltiamo fuori soltanto quando sono toccati i nostri interessi di borsa o di patria.
Come possiamo pretendere che le istituzioni svizzere (vedi Migratio) ci lascino spazi di consultazione e di corre-sponsabilità nella elezione o rielezione del prossimo Coordinatore nazionale?
Senz’altro, quando ritorneremo ad essere ciò che storicamente eravamo: un gruppo solidale nell’esercizio della pastorale locale ed emigratoria. Solidale e corresponsabile.

ORMAI SUPERATI MOLTI COMPITI DEL COORDINATORE NAZIONALE

Si sa che i compiti sono adeguati alle necessità e queste si giustificano in base alle finalità attuali delle missioni cattoliche. Non possiamo negare che il loro ruolo si sia evoluto sopratutto considerando l’attuale accorpamento delle stesse in "Unità pastorali" verificatosi nello zurighese. Non è solo questione finanziaria, ma in primo luogo pastorale, come si evince dal documento programmatico del Dr. Kosch, in data 11.4.05, pagine 10-11, definitivamente approvato dal sinodo (parlamento cattolico) zurighese il 23.6.05. Quindi il fatto di avere ampliato il territo-rio, o come si dice ingrandito il bussolotto, non significa che dentro ci possiamo mettere ancora le vecchie antica-glie. Si tratta di un salto di qualità, nella pastorale migratoria.

12 – Il documento su citato prevede un’assistenza agli italiani maggiormente inserita nell’attività della parrocchia locale. Ad esempio che il missionario faccia parte all’equipe pastorale svizzera con la quale pianifichi e costituisca sinergia. Nella prospettiva che la sua attività divenga una forma di cappellania o vicaria delle istituzioni religiose del luogo. Sta diventando quindi una discussione di retroguardia quella che si vuole prolungare sul vocabolo "mis-sione", un po’ obsoleto e accettabile sotto altre geografie. In effetti non siamo nel Congo. Per cui trasferire la sigla "missione cattolica italiana” in "comunità cattolica italiana" non destabilizzerebbe più tanto. Da un’attività di conser-vazione, della nostra identità ad un’apertura plurietnica.

13 – Da un fax fatto circolare di recente (non dal sottoscritto) contenente la relazione del Coordinatore A. Spada-cini sul suo decennale di governo (maggio 06, senza data), alle istituzioni ecclesiastiche superiori, Conferenza E-piscopale Italiana, Svizzera, Migratio, si desumono i compiti eventuali del suo ruolo. Esempio: sostituire i confratelli che per motivi salute o imprevisti non sono in grado di assicurare le messe domenicali. Premesso che nessuno con tutta la buona volontà ha il dono dell’ubiquità questa attività andrebbe semplicemente risolta con le parrocchie locali e rispettive segreterie. Così dicasi del farsi carico di comunità in attesa di assegnazione del nuovo missiona-rio. Così infine per la mappa delle ferie o assenze che ogni singolo prete, operatore pastorale dovrebbe concorda-re con il team del luogo e per quanto riguarda i religiosi anche con il rispettivo superiore.

14 – Altra attività: tenere contatto con i sacerdoti anziani (o messi fuori uso… mia aggiunta) rimasti in Svizzera. Sa-rebbe stato e sarebbe auspicabile, ma il nostro coordinatore in troppi casi ha fatto di tutto o per prepensionarli o per inviarli alle congregazioni di origine. Con loro un discorso di corresponsabilità non é stato fatto. Anzi si é fatto pressione presso i loro superiori perché li togliessero dalla circolazione. Vedi il caso di Padre Carlo Pepe, di Pa-dre Angelo Melocchi, entrambi cappuccini, il caso del sottoscritto vedi Punti 24/27. Significativo il fatto che i loro Provinciali abbiano concesso o consigliato di restare in luogo (Vedi e-mail al rispettivo sito) come onesti cittadini. Il 2006 é l’anno delle vocazioni, per troppi è l’anno delle evacuazioni. Prima di andare a fare e cercare nuovi preti, si utilizzino quelli che abbiamo. Per restare in argomento nessuna solidarietà di base si é fatta con gli anziani o fuori corso, viceversa si discetta tuttora per continuare ad escluderli dalle riunioni di zona e da altri tipi di aggregazione sacerdotale, così il loro confino diventa totale. Recentemente il sottoscritto si è battuto per il riesame di questa situazione, nella speranza che se ne ridiscuta prima della morte degli interessati.

15 – “Organizzare incontri di spiritualità, formazione, convegni…” D’accordo, a patto che la componente svizzera invitata non sia solo celebrativa e decorativa, ma il tutto teso a fattiva convivenza e collaborazione con le parroc-chie locali e rispettivi operatori. Ciò porta come conseguenza che battesimi, matrimoni, funerali, riti vari, ormai do-vrebbero essere da noi gestiti in forma bilingue. Anche se gli svizzeri partecipanti fossero minoranza, nessuna mi-noranza deve sentirsi al margine. Come pure problema farebbe la prima comunione e cresima impartita ai ragazzi italiani separatamente da quelli svizzeri. Insieme a scuola, nel tempo libero, nello sport non dovrebbe la nostra pa-storale (la chiesa) dividere ciò che la vita unisce.

16 – Garantire la stampa del settimanale “Corriere degli italiani”. Altro ruolo del Coordinatore. Indubbiamente la stampa in tipografia richiede tempo, ma più importante è il contenuto. Su questo punto non si é mai compiuto un dibattito di base affinché il “Corriere” sia da una parte strumento culturale linguistico, e dall’altra soprattutto un fo-rum, di incontro-confronto, sui problemi di fede, senso della vita, a tutto campo. L’unica assemblea organizzata con altre testate italiane in Svizzera (Küssnacht 27.11.1999) si é risolta in uno scontro di prestigio. Il risanamento del deficit al quale pure il sottoscritto ha contribuito con Fr. 500 (febbraio 98) non garantì un salto di qualità. Un set-timanale che ricopia in gran parte il “Giornale del Popolo”, della Diocesi di Lugano, divulga informazioni sulla chie-sa in forma asettica e senza spinte innovative, si esaurisce nel pubblicare gli orari delle messe, gli stessi che ven-gono ripetuti sui bollettini svizzeri con più capillarità. È un po’ denaro gettato al vento. Il “Corriere” (vedi Punto 8) Non ha fin’ora contribuito molto a creare solidarietà di base fra i missionari. Se é ammirevole l’impegno del Coordi-natore Spadacini nelle attivita su citate, giustificato sarebbe lo stipendio del 100% a patto che andassero rivedute le modalità e priorità della sua presenza. Cioè un passaggio dall’ambito della conservazione a tutti i livelli all’ambito dell’integrazione con le sue sfide e le sue urgenze.

“MISSIO CANONICA”: L’ASSO NELLA MANICA

Da almeno due anni nella zona zurighese [e non solo… N.d.R.] é venuto a serpeggiare un clima di disagio, di diffi-denze, sospetti, concorrenze, reazioni a fior di pelle a motivo della “missio canonica”. In tale situazione si é tentato di spostare la causa verso alcune prese di opinione da parte di qualcuno (ad esempio del sottoscritto) ma in fon-do é un pretesto. Analizzando bene si vede che la motivazione di fondo giace là: “si salvi chi può!” Quindi la paura del precariato. In effetti qualcuno di noi si sentiva in un’ isola felice, qualche altro Mosé salvato dalle acque, chi con un piede nella fossa, chi con le valigie pronte per la Terra Santa. Disagio creato o legittimato dal Coordinatore Spadacini il quale dichiarava sempre con aria di mistero, spada di Damocle, che le decisioni erano nella mani del Vescovo e che la “Missio Canonica”, cioè l’incarico di esercitare una determinata attività pastorale e nel determina-to luogo, sarebbe stata conferita da lui, indipendentemente dalle persone, dal loro passato, presente, futuro.

17 – Pure questo clima é stato il frutto di una mancata solidarietà di base. Non sono stati invitati i missionari inte-ressati attorno ad un tavolo, a guardarsi in faccia, ad esprimere i loro sentimenti, desideri, disponibilità sul futuro. Si é coniata la magica parola "diritto alla privacy". La “missio canonica” era diventata un’attesa snervante, delitto-castigo, paradiso-inferno, premio-punizione in mano a non si sa quale superiore. Infine non certo nelle mani del Vescovo, che nelle nostre faccende non é informato se non attraverso i subalterni, Coordinatore, Commissione, ecc. E sui nominativi altro non può fare se non apporre la firma ad una lista dalle stesse istanze subalterne presen-tata e delle quali non può che aver fiducia. La quale però potrebbe sempre anche essere messa in discussione dalla base qualora vi siano ragioni sufficienti.

18 – Per quanto concerne il modo di esercitare tale attività, il Coordinatore A. Spadacini avrebbe potuto usare maggiore sensibilità e tatto soprattutto considerando che egli per quasi vent’anni ha esercitato quale missionario di Stäfa senza la “missio canonica”, e rispedendola al Vescovo Vonderach, mittente, qualora questi si preoccupasse di conferirgliela. Atteggiamento che il nostro Coordinatore ostentava con un certo orgoglio. Il ricordo di questo pas-sato noto viene dal sottoscritto ricordato non come occasione di colpevolizzare, ma di imparare. L’informazione all’autorità superiore per il conferimento della “missio canonica” é oggi un gesto da compiere con la massima responsabilità, non con lo spirito dell’amnistia per i simpatici, e pollice verso nei confronti degli altri.

19 – Poi sul verbo magico "Privacy" é comportamento che dovrebbe essere identico per tutti e in tutte le circostan-ze. Perché non é "fraterno" (altra parola magica) riferire informazioni non oggettive sui missionari citando nome e cognome, allorché non rispondenti e offensive ai diritti privati dell’uomo (vedi Punto 21).
Mentre se un qualunque semplice missionario facesse delle affermazioni oggettive e veritiere tacendo la fonte per rispetto della privacy, viene citato quale divulgatore di diffamazioni. Gli equivoci sulla "privacy" hanno nociuto assai a creare fra di noi una necessaria corresponsabilità.
Non Per nulla don P. Pancera nella seduta zonale di autunno 2005 citò un detto sapienziale: "Homo homini lupus, mulier mulieri lupior, sacerdos sacerdoti lupissimus". La prima parte è di Plauto, la seconda di Giovenale, la terza di ignoto ecclesiastico medioevale.
Per il lettore digiuno di latino: "l’uomo é lupo per l’ uomo, la donna per la donna ancora più lupo, il prete per il prete è lupo che più lupo non si può."

20 – Ancora argomento "Privacy". Nella lettera circolare inviata alle Conferenze episcopali e alla Migratio (maggio 06) egli dichiara depennati dalla lista degli elettori del prossimo Coordinatore tre missionari: P. Michelin, Don E-berle, don Burelli. E aggiunge che questi hanno ricevuto una lettera “ad hoc”. Il sottoscritto smentisce di aver ricevuto da A. Spadacini qualsiasi tipo di missiva (Punto 25) e reagisce a queste gherminelle, come reagì one-stamente a suo tempo inviando una rispettosa controinformazione alle suddette istanze. La Migratio di Lucerna (21.6) rispose giustamente che essa aveva deciso in base ad una lista passata per le mani del Coordinatore.
Quindi sull’ equivoco "Missio Canonica" (Punto 32) il sottoscritto non ha diritto di voto. Ma non se ne duole più di tanto. Non sarà quella crocetta sul segreto papiro il segno profetico del nostro futuro, lo stanno a dimostrare i mis-sionari fautori dello sciopero e del boicottaggio. Dio a suo tempo si è servito dell’asina di Balaam (Nm. 22, 26) per segnare i destini futuri del popolo ebreo, così ciascuno di noi può fare altrettanto. Sopratutto con la parola e con la penna, fax, e-mail, internet, articoli di giornalismo, realtà nelle quali il sottoscritto si sente per grazia di Dio suffi-cientemente dotato.

21 – A complemento della riflessione sulla "Missio Canonica" diventa al limite persino offensiva la diffusione di so-spetti come si ha da leggere nell’ultimo verbale di zona a firma di Dolores Maccari (14.6.06) "Non é accettabile che i missionari perché credono di avere un contratto con la Kirchenpflege continuino ad esercitare il loro servizio nelle missioni senza la “missio”. È una questione morale e soprattutto giuridica". A quella riunione l’unico interessa-to alla rampogna era il sottoscritto. Mi chiedo: con che diritto si può divulgare simili accuse? Forse si pensa che il sottoscritto ad Affoltern esercita senza un minimo di accordo scritto con il vescovo diocesano? Qui siamo vera-mente nel clima medioevale: "caccia alle streghe". Ma il tutto è legittimato dal Coordinatore nazionale, con buona pace della nostra solidarietà di base. Lo spirito di divisione regna sovrano!

22 – Al precedente nr. 20 viene citata la relazione del Coordinatore in cui accomuna nell’esclusione al diritto di voto tre missionari: il sottoscritto, don Eberle e don Burelli. Correttezza vorrebbe che né in questa occasione, né in pubbliche assemblee si accomunassero situazioni di missionari che hanno cause e motivazioni totalmente diverse. lo auguro a don Eberle una pronta assunzione nelle attività pastorali in quanto ciascuno di noi ha sempre le pos-sibilità di far tesoro delle esperienze anche negative del passato. Altrettanto auguro a don Burelli al quale già e-sternai la mia solidarietà nella sua attuale vicenda nonostante nostra difficoltà di convivenza nella precedente mis-sione di Uster, anni 1976-82. Ma é informazione pubblica, quindi nessuna infrazione alla privacy, che don Eberle é stato invitato dalle locali istituzioni e da tempo a lasciare Horgen per incompatibilità pastorale (“Thalwiler Zeitung” 4.6.05 / “NZZ” 7+14.6.05) Il sottoscritto invece (per oggettività d’informazione) non è stato da nessuna istituzione locale invitato a lasciare il posto. Non fare però le giuste distinzioni e tacere sulle motivazioni é offensivo sia alla privacy, come ai diritti dell’uomo. Non tutte le mele vanno messe nello stesso sacchetto.

CONSULTAZIONI ANCHE SULLA PERSONA DEL COORDINATORE

Vi sono situazioni in cui é la persona a fare il ruolo ed altre in cui é il ruolo a cambiare la persona. In ogni caso nei rapporti pubblici il carattere della persona non é di secondaria importanza e la stessa chiesa svizzera (per star vi-cino a noi), ci insegna con l’elezione di un parroco o di un vescovo attraverso una precedente consultazione di ba-se sul soggetto che un’analisi sulla persona é in genere di utilità per sentirsi accettati.
Perciò tale procedimento non è irriverente se lo riteniamo valido anche nei confronti del Coordinatore Missionari italiani in Svizzera. L’evangelico "non giudicare per non essere giudicati" riguarda l’ambito della coscienza e delle intenzioni che noi non vogliamo in A. Spadacini mettere in discussione, ma l’altro evangelico "dai frutti conoscere-te la pianta" ci consente di esprimere un’opinione sul "modo” di agire. Dai precedenti nr. 5-8 si evince che A. Spa-dacini ha avuto un luogo eminente nel tranciare con giudizi negativi il carattere di Haas, ex vescovo di Coira, pure in pubblica TV. Accettiamo quindi reciprocità a tutto campo.

23 – Negli ultimi anni é aumentata la circolazione di fax, e-mail, comunicazioni attraverso i media.
Cito a caso, ma con documentazione alla mano, indipendentemente dalla successione cronologica.
Il 10.11.05 in un fax circolante Padre E. Mostardi lamenta di essere stato cacciato fuori dalla Casa di aggiorna-mento a Delemont con altri tre senza motivazioni, che poi sono risultate semplici disguidi postali. Dichiara rispetto verso l’intelligenza di Spadacini ma anche di non sopportare arroganza e superbia. Si noti che Mostardi non é bombarolo “no-global”, ma un prete stile pecorella di Dio. Nella stessa circostanza tralascio il caso del sottoscrit-to. Dopo di essersi annunciato come persona privata e con un giorno di ritardo si è visto dalla direzione bloccare all’ingresso con l’ingiunzione: "Monsignore Le vieta l’accesso".
I frequenti interventi sulla stampa di P. Melocchi, ex missionario di Brunnen, senza voler qui assolvere l’autore, dimostrano però che il carteggio fra il Provinciale dei Cappuccini di Milano e il Coordinatore direbbe cose assai di-verse da quelle ammannite dal Coordinatore stesso.
Frequenti articoli della scorsa primavera apparsi su “Rinascita”, “La Pagina”, “Anzeiger von Uster” non possono permetterci di archiviare il caso con una sola verità, quella di A. Spadacini. Mi riferisco ovviamente al caso Don Burelli, regione Pfäffikon-Wetzikon.
La pubblicazione di F. Cosentino su “Rinascita” del 17.3.06, già assistente pastorale nello zurighese e nell’Argo-via, ha ricevuto risposta burocratica, non in conformità della documentazione base intercorsa nel tempo, come la relazione del Cosentino al Consiglio pastorale di Lenzburg il 6.12.1999.
Sul fronte laici cito solo un documento. La presidente del Consiglio pastorale di Affoltern in data 1.5.2001 si é di-messa dal Consiglio Pastorale zonale zurighese, perché “maltrattata” da A. Spadacini, il quale non dovrebbe pu-nire i laici perchè dietro di loro vi é un missionario a lui non del tutto gradito. La conseguenza fu che da quella volta purtroppo il nostro Consiglio Pastorale non partecipa più, assenza che verrà senz’altro colmata in caso di un nuovo coordinatore. Eppure sarebbe bastato un chiarimento, al quale il Coordinatore dalla presidente venne invitato, ma al quale non presenziò.
Quando si dice chiesa dei laici, chiesa di base, comunità di comunione, comunione di comunità.
Quando circolano attraverso i media frustrazioni, malessere, rivendicazioni di sottobosco significa che forse un e-same di coscienza ha da farselo anche l’ attuale Coordinatore. Nell’eventualità cioè avrebbe il carattere per riaccettare un nuovo incarico quinquennale?

PERSONALISMI E CONTRAPPOSIZIONI

Come corollario del precedente argomento non va passato sotto silenzio alla fine del decennio il rapporto Coordi-natore Spadacini – Missionario Michelin, anche perché al limite va a finire in deplorevole barzelletta. A tutti é no-ta la collaborazione esistita fra entrambi dal sessantotto in poi. Il sottoscritto ha sostenuto l’allora assistente dei laici e missionario di Stäfa nella sua attività di contestazione nei confronti del papa, vescovi, Diritto canonico, preti celibi. Viceversa A. Spadacini si è servito a piene mani del sottoscritto nei convegni di Dulliken, Einsiedeln, ecc. unitamente ai “sospesi a divinis” e dalla “missio canonica”, usciti o defenestrati, come l’Abate Franzoni. Il sotto-scritto gli é stato corifeo nella campagna elettorale per la successione al precedente delegato Pietro Bondone nel 1996. Ovviamente A. Spadacini con il nuovo ruolo ha dovuto rientrare nei ranghi, mentre il sottoscritto pur conservando una linearità di base ha mitigato le modulazioni di frequenza. È la vita, del proprio passato non ci si deve vergognare. È probabile che A. Spadacini una volta asceso al potere si sia vergognato di essermi stato ami-co, mentre il sottoscritto di ciò non si é mai vergognato e nemmeno di essersi lasciato usare. È la vita. Difficile da accettare invece é l’escalation di personalismi e contrapposizioni che ne sono seguite con conseguenze soltanto negative su entrambi i fronti.

24 – Prima dell’incarico a Coordinatore era noto in tutta la Svizzera che don Spadacini aveva un bersaglio in don Pino Pancera. Storiche le diatribe in teoria e di fatto. Dal 1999, divenuto Coordinatore nazionale A. Spadacini spostò il bersaglio verso il sottoscritto. Anche questo è oggi noto in tutta la Svizzera. La domanda: é sempre col-pa di questi due (il primo di estrema destra, il secondo di estrema sinistra) bersagliati, oppure anche del Coordina-tore Spadacini che per suo carattere ha bisogno di crearsi dei bersagli?

25 – Nel prosieguo degli anni il Coordinatore costantemente minacciava il sottoscritto di farlo rientrare dagli Sca-labrini, sua congregazione di appartenenza. Dal 2004 con missive al mio Provinciale di allora, P. B. Rossi, esige il ritiro da Affoltern. Motivo: la missione é la più piccola della Svizzera e dal P. Michelin non é più ritenuta necessaria. Dunque passai per uno che vuole svendere la proprietà altrui.
Il 5 agosto 2005 il Vescovo Volmar, Vicario generale di Zurigo, invia una lettera al nuovo Provinciale P. Parolin chiedendo il ritiro del sottoscritto da Affoltern. Motivo come sopra: inoltre la postilla, che per questo missionario di 72 anni (allora) non c’é più posto in Svizzera.
Il 30 agosto mi é concesso un incontro personale con Volmar, gli spiego me stesso, il mio lavoro, il rapporto con l’ambiente, con il futuro. Egli conclude la conversazione dicendomi di continuare come prima, abitazione, paese, lavoro pastorale, incarichi.
Il 13 settembre l’Ufficio pastorale del Vicariato mi invia una lettera dichiarandosi soddisfatto perché ho capito che si é trattato (con quella lettera) di un malinteso. E tanti auguri per il futuro.
Una domanda: ma chi ha progettato questo piano finito in un malinteso? Nella recente data del 20.6.06 l’ex Pro-vinciale P. Rossi mi riferì di avere a quel tempo deciso con il suo Consiglio di non muoversi e di non abboccare perché la procedura risultava inspiegabile.

26 – Dal 1998 ad oggi il sottoscritto non ricevette mai parola, nemmeno una telefonata dal Coordinatore. Se egli riscontrava in me situazioni limite era suo dovere non raggirami ma chiedermi un quattrocchi e porre condizioni chiare. Il 4 novembre del 2004 ha permesso circolasse un verbale della Delegazione in cui si dichiarava che nella missione di Affoltern le cose andavano male. Poste le fanterie in avanscoperta! Mentre invece procedevano benis-simo e questo missionario era a tutti i livelli desiderato. Risultava però sgradito al Coordinatore. Nel Vangelo si parla di Buon Pastore che va in cerca della pecora smarrita (sempre che io lo fossi…) non approfittava dello smar-rimento, Gesù.
Così in data 19.3.06 il Vescovo di Coira nominava confermando i missionari incaricati nell’Unità Pastorale del terri-torio, e nella lista il mio nome non risultava.
In una lettera chiedevo le motivazioni. Risposta la stessa: “da un verbale assemblea territorio del 3.2.05 avevo di-chiarato che la Missione di Affoltern non era più necessaria”. Veramente in tale assemblea delle autorità svizzere io avevo detto in coerenza con tutte le documentazioni precedenti che le missioni ormai andavano integrate mag-giormente nelle parrocchie svizzere. Il vocabolo usato fu “integriert". Il verbale passato al vescovo riportava "au-sgelöst”. Fischi per fiaschi. lo avevo sottolineato "integrazione", mi hanno registrato "disintegrazione". Chi ha pas-sato un documento del genere al Vescovo Grab? Ma quel verbale non è stato visto da nessuno né dal sottoscrit-to, né dalle autorità amministrative, né da quelle ecclesiali del luogo. Machiavellismo, quando un fine, a tutti i costi voluto anche se non espresso, giustifica ogni mezzo.

27 – Ritorno a documentare ampiamente al Vescovo Grab sul malinteso, facendogli delle proposte di mio lavoro nel sud del nuovo territorio Reppischtal. Impiego interparrocchiale, assistenza per italiani con orientamento all’inte-grazione, e via tutto l’impianto pastorale in sintonia con gli studi del Sinodo zurighese. Programma che mai si riuscì a capire se dal Coordinatore Spadacini sostenuto oppure osteggiato. La domanda: perché il Coordinatore non é intervenuto eventualmente per riportare alla commissione Stampfli di cui fa parte le opportune chiarifiche? A. Spa-dacini vuole salvare le missioni cattoliche italiane e relativi missionari? Certo, ma quelle e quelli di suo gradimen-to! Ricordare il monito gridato ad alta voce "Michelin, ti caccerò io negli Scalabrini".

GODERE ANCHE DELLE SODDISFAZIONI ALTRUI

A nessuno di noi torna gradito che sul conto proprio corrano illazioni e dicerie più o meno fantasiose. Poiché alcu-ne circolano e non rispondenti a verità nei confronti del sottoscritto, che il Coordinatore Spadacini liquidò in u-n’assemblea informativa come “disoccupato”, ritengo opportuno chiarire la mia identità.

28 – Da un documento vescovile del 28.4.06 a me personalmente inviato comunico: io lavoro a tempo pieno in questo territorio, sono sovvenzionato al 50% (come da diversi anni da me deciso), con la qualifica di “Aushilfe”, missionario italiano multilingue, multietnico, animatore per l’integrazione, alle dipendenze di un’amministrazione in-ter o superparrocchiale.
Non sono quindi direttore di Missione, in quanto la missione di Affoltern é stata sciolta, direttore parroco del territo-rio Reppischtall (cui questa zona sud venne accorpata) è don Marek Gorski, residente a Dietikon. A dire il vero “Aushilfe” lo sono già da diversi anni, avendo io comunicato al vescovo che non mi interessavano né titoli né coc-carde, ma lavorare con questa missione con questo incarico, come sopra citato,
La mia permanenza in questo luogo e il mio tipo di lavoro non vuole essere una sfida a nessuno. Sarebbe contro-evangelizzazione. In effetti per quanto riguarda particolari giurisdizioni (delega e licenza matrimoni) o viene da me chiesta a don Marek (sopratutto per due partner italiani) oppure ai parroci locali, secondo la loro legittima compe-tenza.

29 – Il mio ex territorio non essendo più Missione cattolica italiana, ha ugualmente cessato con il relativo timbro e stampiglia.
Ma siccome Gesù ha detto: "dove due o tre sono riuniti nel mio nome là ci sono io", nulla vieta di chiamare il terri-torio "Comunità cattolica italiana Sud Reppischtal". Non essendo fondazione giuridica al limite ogni nostro pic-colo paese con connazionali può chiamarsi "Comunità cattolica italiana di . . . "

30 – Le commissioni finanziarie e team pastorali del Sud Reppischtal (risparmio citazioni) sono d’accordo e cal-deggiano affinché l’Unità pastorale Reppischtal (42 Km da un capo all’altro) conservi Affoltern "Ansprechbasis", base di contatto e di animazione pastorale per gli italiani. Con possibile continuità di sostegno interparrocchiale. Cioè come esistono pastorali per i giovani, per gli anziani, per i malati, tipo confederazione di parrocchie, così si abbia a continuare con un settore per italiani, maggiormente inserito nelle istituzioni locali. D’altronde questo é an-che il senso della nostra storia in un prossimo futuro. Vale la pena anticipare nello spirito ciò che in breve tempo sarà codificato nel diritto.

31 – Il Coordinatore Spadacini a queste situazioni e relative previsioni ha investito il sottoscritto, sempre in pub-blico (17.5.06) perché ad una certa età è doveroso andare fuori dai piedi e staccarsi dai propri egoismi.
Conosciamo tutti il canone 538 § 3 per l’autorinuncia dei parroci, anche se molti di noi, come il sottoscritto , par-roci non sono. Ne costatiamo anche le elastiche interpretazioni, fruibili dagli ultrasettantacinquenni più graduati degli stessi parroci. Parecchi nostri direttori di missione hanno già da tempo superato l’età canonica, il nostro Ve-scovo 71enne esercita ancora, per non citare Papa Wojtyla che filava verso gli 85 anni, sia pure in seggiolone, ma capo della chiesa universale.
La domanda: non si può anche godere del bene altrui? Accettare persone contente del loro lavoro? C’è gente che compie con passione la propria professione, a fronte di certe vocazioni senza professionalità. E che non si può goderne anche dopo i 75 anni?
Su tutto questo discorso va ricordato che anche il Coordinatore Spadacini è sui 68 anni, buon pensionato e quindi avrebbe dovuto già spontaneamente rinunciare allo stipendio del 100% (come fece il sottoscritto a suo tempo), dovrebbe già programmare il suo ritorno al popolo camuno, magari nella parrocchia di Esine (Brescia) d’onde ormai 40 anni fa è stato consigliato di cambiare arie. Se su questo egli darà l’esempio, anche altri pensio-nati potranno farci un pensierino.

32 – Un quesito importante non va dimenticato: in fondo ci sarà proprio bisogno di questa “missio canonica” per fare del volontariato e testimoniare il vangelo gratuitamente, senza denaro e senza bisaccia?

COORDINATORE DEI MISSlONARI, RICORDATI CHE SEI UN UOMO !…

Infine per quanto concerne la serie di epiteti a tutti divulgati e con cui il Coordinatore Spadacini ha onorato in pubblico il sottoscritto "paranoico” (1999), “civetta sullo sterco” (2001), “cucù” (2004)”, egli resta nel dubbio fra il consiglio evangelico (Matteo 18, 15) e il foro civile per diffamazione. Non è bello tenere l’odio in pancia, ma anche il risarcimento dei propri diritti fa parte della dignità di una persona. Su questo chiedo lumi pure a chi mi legge, in merito un consiglio mi sarà utile.

33 – Quanto su esposto nasce dal dovere di corresponsabilità nella chiesa e della chiesa. Questo dal 1970 al 1997 ci ha insegnato Mons. Antonio Spadacini. E io ho tentato di applicarne il consiglio. Personalmente lo ringrazio se egli cederà il posto ad un altro. Quanto citato è tutto documentato e per nulla romanzato. Anzi non rispecchia tutta la verità , dato che alcuni missionari erano in dubbio se permettermi la loro citazione. In definitiva non ha molta im-portanza se il prossimo Coordinatore godrà dell’appellativo "Delegato” oppure no, se sarà stipendiato al 100 o 50%, indispensabile é che secondo le sue possibilità e disponibilità ricrei un’adeguata atmosfera, basata sul rispet-to e l’imparzialità.
Con il cappuccino P. Rotzetter auguro soltanto quanto quest’ultimo intitolava nel suo libro dedicato all’allora neo e attuale vescovo di Coira-Zurigo, A. Grab: "Ricordati che sei un uomo" !

Albino Michelin c.s.

www.rinascita.ch

 

3288-anche-noi-siamo-chiesa-in-33-punti-la-vicenda-della-missione-cattolica-in-svizzera

4054

EmiNews 2007

 

Views: 52

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.