3307 Migrazioni, mercato del lavoro europeo e congresso della Ces a Siviglia

20070525 10:03:00 redazione-IT

Del Governo e delle istituzioni italiane possiamo dire (e purtroppo quasi sempre a ragione) tutto il male che vogliamo. Ma quanto ad altezza di ambizioni e idealità sul piano strategico internazionale, il giudizio può essere positivo. Questo anche facendo la tara a quegli eccessi di retorica tipici del carattere nazionale. Eccessi che ci espongono talvolta all’accusa di velleitarismo e che non di rado mostrano perfino la corda del ridicolo a causa delle distanze che c’è tra il nostro “dire” e il nostro fare concreto.

Due soli cenni esemplificativi, cari amici lettori italiani all’estero, per giustificare l’apertura di questa conversazione quindicinale che intratteniamo con voi: – i passi avanti della azione italiana per arrivare ad una risoluzione delle Nazioni unite sulla moratoria della pena di morte, una posizione che l’Europa ha fatto sua; – il vigore e la credibilità personale con cui il Capo dello Stato, Napolitano, bacchetta le pigrizie del processo di armonizzazione, se non di integrazione, europea, additando senza false diplomazie i “frenatori” di tale processo e gli ostacoli da rimuovere, o da aggirare, ricorrendo alla tecnica dell’”avanti con chi ci sta” senza subire paralisi e veti di fronte alla cosiddetta “Ue a velocità variabili”.
Ma c’è un altro caso, più pertinente alle problematiche migratorie, da segnalare ultimamente nella direzione di cui stiamo parlando. Ed ha come protagonista il vice presidente della Commissione europea responsabile degli affari interni e della giustizia, Frattini, promotore di una direttiva Ue per contrastare l’immigrazione illegale, lo sfruttamento della posizione di debolezza dei clandestini e il commercio di carne umana ad opera di organizzazioni criminali. Si tratta in realtà di un progetto che si scontrerà con forti interessi contrari: non solo quelli più ovvi e prevedibili ma anche quelli ideologici e burocratici: in questo caso di paesi come Gran Bretagna, Olanda, Cechia, per esempio, gelosi custodi degli attributi classici della sovranità nazionale otto-novecentesca: bilancia della giustizia, spada e cioè potere militare e feluca e cioè il rapporto tra stati. Questo perché il progetto contempla alcune sanzioni penali che dovrebbero costituire un minimo comune denominatore sanzionatorio e punitivo dell’illegalità almeno nei casi più gravi: violazioni ripetute, impiego di almeno quattro clandestini, condizioni più odiose di soggezione, consapevolezza che il lavoratore è vittima della tratta di essere umani.
Naturalmente la direttiva Frattini in gestazione viene e verrà fatta oggetto della consueta dialettica destra-sinistra: – è contro gli immigrati (si griderà); – è contro la libertà del mercato del lavoro, obietteranno altri; – spalanca le porte della fortezza-Europa ai barbari, diranno altri ancora. E tutto ciò è parte di quel tormentato coacervo di paure, di opportunismi, di conflitti, che caratterizzano epoche di transazione e di forti cambiamenti degli aspetti sociali, com’è la nostra. Ma chi deve farsi carico di tali tensioni? chi deve gestirle e incanalare i conflitti per impedire che siano dirompenti e distruttivi?
La risposta classica e tradizionali ma sempre più invecchiata e inservibile, dice: lo Stato, le leggi, le istituzioni, le amministrazioni pubbliche centrali e territoriali. Vero. Ma sempre di più gli apparati della funzione pubblica si palesano oggettivamente insufficienti: tanto più quanto più se si lasciano prendere dalla sindrome del “titanismo”, pensando di poter fare tutto, rincorrere e normare e controllare tutto.
Gli amici del patronato Inas e della Cisl sanno che la strada che noi indichiamo è invece quella dell’assunzione di dirette responsabilità pattizie da parte dei corpi intermedi organizzati dalla società civile: nel nostro campo le organizzazioni padronali rappresentative dell’offerta di lavoro e le organizzazioni sindacali rappresentative della domanda di lavoro, a livello europeo.
In questi giorni a Siviglia la Confederazione europea dei sindacati, Ces, ha chiuso il suo congresso continentale, cercando di guardare oltre il recinto in cui finora il sindacalismo europeo ha manovrato e pensato.
E’ un avvenimento che fa parte del più generale discorso che abbiamo fatto con questa nota.

 

3307-migrazioni-mercato-del-lavoro-europeo-e-congresso-della-ces-a-siviglia

4073

EmiNews 2007

 

Views: 15

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.