3411 RINO GIULIANI al SEMINARIO su “L’associazionismo in emigrazione: rappresentanza e nuove generazioni”

20070621 12:09:00 redazione-IT

[b]L’INTRODUZIONE DI RINO GIULIANI PRESIDENTE DELLA CNE[/b]
“L’associazionismo in emigrazione: rappresentanza e nuove generazioni” – BOLOGNA 11 GIUGNO 2006

PREMESSA

Nel corso degli ultimi anni, molte cose sono cambiate in Italia e nel mondo. É cambiato il mondo dell’emigrazione ed è mutato anche il ruolo e la funzione dell’associazionismo. A partire dagli anni ’80, alla vecchia emigrazione. se ne è aggiunta una nuova più qualificata e più preparata culturalmente, diretta verso aree tradizionali e nuove. A partire dagli anni ‘90 si sono ridotte di numero le associazioni a fini peculiarmente assistenziali, come anche quelle politiche.

Quest’ultime, per una crisi di identità effetto delle profonde, traumatiche trasformazioni del quadro partitico italiano .
L’associazionismo ha dunque in parte mutato e sta mutando la propria fisionomia: si sono rafforzate le associazioni culturali, ricreative, regionali, cui si sono aggiunte nuove tipologie come le associazioni di anziani quelle di professionisti e imprenditori. (IREF, Rapporto sull’associazionismo sociale 1993).

LE ASSOCIAZIONI REGIONALI

Le regioni, a seguito delle acquisite maggiori funzioni in tema di emigrazione, hanno potuto rafforzare il proprio ruolo nel settore oggettivamente rafforzando le proprie associazioni.
Maggiori sono stati i contributi ed i finanziamenti, maggiore è stata l’agibilità delle associazioni regionali.
In parallelo l’associazionismo nazionale d’emigrazione oltre ad avere particolarmente risentito dei mutamenti esterni ed interni, ha visto via via drasticamente ridurre i precedenti pochi contributi mirati.
Vi sono stati anche in alcuni casi processi d’istituzionalizzazione e talora di entificazione delle funzioni associative in qualche modo intesi come precondizione preferenziale per l’accesso ai finanziamenti e per lo svolgimento delle attività.
Si è trattato di un processo analogo, anche se in un quadro diverso, a quello che ha interessato l’area del volontariato e del no profit in genere.
In qualche caso si è iniziato a guardare al cittadino all’estero come risorsa intendendo sperimentare l’idea ottimistica ed in se non negativa di spostare l’accento sulla attivazione del corregionale all’estero come “agente di sviluppo di rapporti economici bilaterali, come ambasciatore della regione”.
Le associazioni storicamente votate a ruoli di supplenza dello stato in tema di promozione sociale, culturale ed in tutele talora squisitamente assistenziali e di mutuo soccorso non erano certo preparate a tali impegnativi compiti né certe che la loro funzione precedente fosse esaurita.
Si è trattato di una impostazione interessante che presuppone tuttavia supporti efficaci, capacità di formare managerialmente giovani, risorse materiali, una “cornice paese” interattiva, a livello centrale e locale, si tratta di una impostazione condivisibile assunta, peraltro anche dall’Unione Europea in tema di interventi per l’emigrazione extraeuropea di ritorno.
Un corregionale, dell’estero, in quella impostazione, può essere in grado di sostenere la sua regione, avvantaggiare se stesso e la sua comunità, le associazioni regionali sono parte di questo impegnativo disegno, sono sostenute ed operano in consonanza operativa con le istituzioni della propria regione.
I risultati avranno corrisposto alle aspettative?
Funzioni e risorse nuove sono anche nel frattempo giunte in tema d’università, di formazione professionale di credito, di politiche sanitarie e per la famiglia dopo la modifica del titolo V° della costituzione.
I corregionali all’estero avranno tratto vantaggio dalla possibilità nuova delle regioni di operare in una ottica di governo interassessorile, non settoriale delle tematiche d’emigrazione?

RINNOVAMENTO DELLA CNE, RINNOVAMENTO DELLE ALTRE RAPPRESENTANZE

La CNE ha consapevolezza dei cambiamenti avvenuti. dei punti di criticità nell’essere e nell’operare delle associazioni, se, ne preoccupa e vi vuole mettere mano, non ignora le difficoltà a raccordarsi con i cambiamenti ma ritiene tuttavia che le ragioni del cambiamento interessino ed accomunino l’intero mondo delle rappresentanze in emigrazione.
Lo diciamo a quelli che, a ragione, ci invitano a rinnovarci ma che poi sono autoassolutorii quando si parla dei problemi di casa loro.
Qualcosa non quadra se sul funzionamento delle regole del voto e sullo spoglio dei voti abbiamo letto ed è stato autorevolmente scritto, che occorre andare a correttivi, qualcosa non quadra se nelle dichiarazioni programmatiche del governo non siamo riusciti a trovare citati i problemi dell’l’Italia “altra”. qualcosa non quadra se dopo la ricomposizione degli organismi del CGIE, da partiti ivi rappresentati la medicina suggerita per il CGIE è quello di dare “più spazio all’opposizione” come se un organo consultivo fosse un ramo del parlamento e la sua funzionalità fosse una questione interna fra partiti.
L’associazionismo, e la CNE al suo interno, dovrebbero essere, per meriti storici e per ruolo attuale. la presenza prevalente del CGIE riformato. Ne siamo convinti anche sentendocelo dire in modo assordante da altri protagonisti del nostro mondo che poi nulla fanno perché ciò possa realizzarsi.
Noi non ci ritroviamo. ad accettare regole secondo le quali nel CGIE ci si dovrebbe dividere non sui contenuti ma in base alle appartenenze partitiche dei suoi componenti.
Mi domando cosa dovrebbero fare quanti, nella loro azione associativa non intendono rappresentare altro che la risultanza del proprio dibattito interno all’associazionismo.
La discussione sulla rappresentanza che viene data per esaurita deve invece ancora iniziare.
Chi interessatamente vi si oppone deve stare attento a non alimentare un clima che consolidi l’antipolitica.
Sarebbe bene evitare che fossero gli stessi partiti ad indurla con i propri comportamenti.
L’articolo di fondo di Romano sul Corriere della Sera di ieri al riguardo è stato particolarmente significativo.
La rappresentanza delle associazioni.è, dentro le nostre comunità all’estero e si modifica con le generazioni nuove e con i giovani italiani che oggi vanno all’estero.
Costruire il futuro delle associazioni con loro, rendendo la rappresentanza consonante con il nuovo senza frantumare il legame, il patto con le vecchie generazioni, tenere lo sguardo attento al complesso di un italianità che si è integrata e che è ricchezza culturale e non solo possibile tramite di relazioni di lavoro e di interessi produttivi.
Per questo insieme oggi stiamo discutendo mettendo in rapporto il tema della rappresentanza, che abbiamo, con il tema delle nuove generazioni che ne configurano, per il futuro, ruolo e rappresentanza.
Come CNE, da tempo, siamo convinti della imprescindibilità e della non rinviabilità dell’azione di rinnovamento che non riguarda solo l’associazionismo . Le soluzioni che si vogliono adottare, le sedi nelle quali si vuole discutere non possono prescindere anche da quanto come CNE siamo in grado di rappresentare.
Al riconoscimento del ruolo devono far seguito atti. L’associazionismo nazionale, regionale e locale dovrebbe avere un suo Forum permanente nel quale elaborare ed aggiornare, come associazionismo, le politiche d’emigrazione .
Lo stato dovrebbe vedere con favore uno strumento democratico importante in grado di dare forza ad una politica per gli italiani all’estero organica, seria, non discontinua, discussa. non particolaristica.
La pervasività dei partiti nelle istituzioni, oggetto di critiche impietose oltre 13 anni or sono, è oggetto delle stesse critiche di nuovo.
Sarebbe auspicabile un accorto passo indietro .
Dall’esterno la nostra azione di autoriforma può essere facilitata o resa difficile.
Può essere facilitata se il ruolo della Cne viene riconosciuto dagli altri che, come noi, esprimono una rappresentanza del mondo dell’emigrazione.
Se però ciò seguita a mancare e nei fatti si pensa (e si scrive) che la rappresentanza è stata completata con il voto dell’estero e si riassume negli eletti dall’estero, nel CGIE (magari elettivo) e nei comites, allora si vuole un associazionismo senza ruolo.
Nella realtà se c’è una rappresentanza istituzionale c’è n’è una altra quella sociale che è rappresentata dalla CNE e dalle associazioni regionali e locali. quest’ultime, riconosciute e sostenute dalle leggi regionali .
Ci sono poi i patronati le cui funzioni all’estero sono previste e regolamentate da una normazione nazionale e che svolgono finalità assistenziali inizialmente di natura previdenziale ed oggi a più vasto spettro, su finanziamento pubblico.

I COSTI DELLA RAPPRESENTANZA

I costi della rappresentanza sono un problema reale che, ad esempio, legittimamente i partiti politici si sono posti ed hanno risolto anche se con esiti che, nell’arco della vita della nostra Repubblica, sono stati traumatici quanto alla fiducia dei cittadini nelle comuni istituzioni e tuttavia nessuno ragionevolmente pensa che i partiti non debbano avere il contributo pubblico
La CNE le cui associazioni svolgono da sempre una azione di promozione sociale fra i cittadini delle nostre comunità all’estero deve potere essere riconosciuta ed avere conseguentemente il sostegno economico che le consenta di poter agire
Sarebbe anche importante se il Parlamento comprendesse fra le associazioni di promozione sociale esistenti anche quelle che operano all’estero.
Oggi le associazioni, dopo l’esaurimento dell’emigrazione di massa. la nuova più qualificata emigrazione, l’esistenza di seconde. terze generazioni e di oriundi, la forte integrazione nei paesi d’accoglienza hanno davanti compiti molto impegnativi.
Le forme organizzative ed i contenuti delle associazioni devono essere rinnovati.
Una strada nuova e diversa va percorsa ; la percezione diversa dell’identità delle nuove generazioni va messa in luce, una italianità che cambia con le generazioni va colta, va valorizzata, va rafforzata, collegata e interscambiata con l’Italia di oggi.
Le associazioni hanno la responsabilità di adeguare la propria funzione alla nuova situazione, per poter così continuare a svolgere un ruolo sostanziale in emigrazione.
Le organizzazioni dei partiti degli anni ’70 e ’80 che dall’Europa portavano a votare in Italia, se fossero ancora attive, oggi non interesserebbero più neanche le organizzazioni promotrici di allora.
Il recente voto all’estero, come abbiamo letto sulla stampa, ha fatto rinascere in alcuni la voglia di costituire nuove associazioni partitiche a sostegno di coalizioni elettorali o di partiti.
C’e da domandarsi se la risposta alle difficoltà dell’associazionismo sia quella della sostituzione, dentro altri paesi con propri ordinamenti statuali e propri sistemi giuridici con associazioni la cui finalità è quella di organizzare. dentro le nostre comunità all’estero, il consenso elettorale per partiti italiani
Premesso che c’è spazio per tutti forse è meglio che, in modo chiaro ognuno si presenti e si organizzi nelle forme proprie; i partiti in quelle con le quali si presentano all’elettorato.
L’associazionismo ha una funzione di servizio, conta sul contributo volontario dei suoi aderenti, non opera per la ricerca di un consenso elettorale. è realtà distinta dai partiti e dalle coalizioni di partiti. esprime una rappresentanza, ha finalità di promozione sociale che raggiunge dandosi statuti democratici, ha controparti istituzionali nelle quali i partiti, peraltro, sono un elemento fondante.
C’è da sperare che quando da nostri eletti all’estero, da componenti del CGIE e dall’interno del Ministero degli Esteri viene avanti l’affermazione della imprescindibilità del ruolo delle associazioni si pensi a quest’ultime.

ASSOCIAZIONISMO, GIOVANI E NUOVE OPPORTUNITÀ

Nel 2005 al congresso di Pescara della FIEI in un intervento si sollecitava l’associazionismo ad elaborare una sorta di "Carta dei valori comuni" da assumere in modo condiviso come premessa per un profilo delle associazioni caratterizzato da una forte autonomia ed indipendenza e nelle quali le nuove generazioni potessero così trovare le condizioni migliori per un accesso e per un immediato impegno.
Nei fatti come CNE, non da ora, ci siamo dati una costituzione materiale che corrisponde a tale sollecitazione e pensiamo di poter formulare. anche in termini formali. linee-guida di comportamento di recepimento di tale realtà fattuale .
L’occasione ci servirà anche a meglio definire, concretamente, i percorsi di rinnovamento e di valorizzazione della presenza dei giovani nelle associazioni, perché possano manifestare e far crescere il senso di appartenenza, la propria italianità non attraverso il ricordo di chi ha dovuto lasciare a suo tempo il proprio luogo d’origine ma legandosi a determinate opportunità soprattutto occupazionali, formative e culturali di cui le associazioni saranno in grado di farsi tramite o di direttamente proporre.
Associazioni nazionali e regionali, insieme, per una italianità “a tutto tondo”, per giovani che vogliono e devono conoscere le regioni le città dei loro progenitori e che, accanto ai percorsi strutturali alla riscoperta delle origini, vogliono reinterpretare la propria italianità in modo peculiare come appartenenza all’Italia di oggi con le sue luci e le sue ombre.
Quando rivendichiamo come CNE un riconoscimento, cui va legato anche un sostegno economico, lo facciamo consapevoli dei costi della rappresentanza tanto più in una fase critica quale è quella in cui l’associazionismo innegabilmente deve rinnovarsi, ripensare i propri strumenti di comunicazione e di azione, tenere conto dei nuovi linguaggi e dei modelli culturali che accompagnano l’integrazione e l’affermarsi delle nuove generazioni all’estero, in altre parole deve dispiegare una progettualità aderente ai cambiamenti.

REGIONI E CONSULTE REGIONALI

Riconoscimento e sostegno economico sono a garanzia dell’autonomia delle associazioni.
Le Regioni, devono fra loro raccordarsi, in modo strutturale, per favorire una programmazione della presenza di giovani che intendono formarsi o specializzarsi professionalmente in Italia.
A tal fine lo stato centrale, d’intesa con la Conferenza delle Regioni deve fornire criteri ispiratori omogenei con un apposito atto d’indirizzo.
Abbiamo esperienza diretta o apprendiamo delle insoddisfazioni dei nostri consultori per lo scarso rilievo che spesso si attribuisce alle Consulte, per le convocazioni sporadiche, per i rischi di un ruolo formale che, talora, ma non dappertutto, corrono i componenti delle stesse, per le poche risorse.
In qualche caso il consultore, un lavoratore o un pensionato, deve pagarsi il viaggio e la permanenza.
I legami con i territori da tutto ciò ne risentono, le associazioni che sono rappresentate nelle Consulte non riescono a fare bene una parte importante del loro lavoro, l’elaborazione collettiva regionale viene ad avere occasioni e spazi limitati.
Tutto ciò presuppone cambiamenti e migliore utilizzo delle Consulte, valorizzazione delle associazioni nazionali. competenze locali delle associazioni e riconoscimento di diritti.
Le associazioni nazionali all’estero, come sentiremo nella relazione successiva, sono in grado di meglio interpretare le istanze sociali dei giovani che sono diverse da quelle dei padri e dei nonni. Il solo richiamo delle radici, lo ricordavamo prima, non desta un grande interesse negli eredi della diaspora italiana.
COME FAVORIRE IL RICAMBIO GENERAZIONALE

Forse l’associazionismo con la testa rivolta al passato non ci tramuterà in statue di sale ma certo inibisce i giovani, perché non riesce a stimolarli, ad attrarli. Il ricambio generazionale nella rete associativa degli italiani all’estero diventa così difficile, occorre cambiare.
La nota indagine IREF lo mette bene in evidenza: non si tratta di attuare un turn over nelle cariche.
Non basta, come dice Caltabiano, nominare un presidente trentenne e intraprendente per risolvere una questione così complessa. Piuttosto, bisogna cercare di capire meglio il vissuto dei giovani.
Né, alla distanza, quello che transitoriamente appare positivo, la scelta, cioè, di separate forme d’organizzazione dei giovani e per i giovani, risolve il problema di attribuire loro una funzione di rinnovamento delle associazioni
Le consulte, con i loro programmi d’attività annuali e pluriennali possono molto per favorire l’obiettivo di rendere i giovani elemento propulsore dell’associazionismo.
Dai corsi di lingua gratuiti per i giovani agli scambi culturali, sportivi, economici, accademici e sociali formando operatori in grado di gestire l’insieme delle relazioni con le associazioni all’estero.
Inoltre è bene far conoscere fra loro i giovani favorendo viaggi di giovani residenti in Italia nei paesi in cui sono presenti comunità italiane per fare corsi di lingua (inglese, spagnolo, ecc.) e conoscere la realtà dell’altra Italia fuori dai confini.
Come CNE dovremmo promuovere, in vista della conferenza dei giovani del 2008 una occasione d’incontro fra i giovani delle nostre associazioni presenti nelle regioni e quelli delle corrispettive associazioni all’estero, aperta a tutti i giovani che vi vogliono partecipare.
Favorire, più in generale, un contatto diretto tra i giovani delle associazioni residenti all’estero con gruppi giovanili di associazioni delle diverse regioni favorisce la conoscenza diretta tra coetanei, attiva proposte e può far sviluppare progetti interessanti su temi specifici.
Le scuole possono promuovere gemellaggi con le scuole italiane e scuole frequentate all’estero dai componenti della comunità di italiani per incentivare la futura partecipazione nell’associazionismo ed in questa maniera far conoscere ai ragazzi italiani le diverse comunità nel mondo attraverso mostre, videoconferenze, lavori sull’emigrazione.
Le scuole si prestano anche per una attività di formazione linguistica e di cultura italiana che potrebbe essere attivata in T-Learning dalla Rai che ha già sperimentato tale modalità interattiva per corsi ormai testati in collaborazione con pubbliche istituzioni quali il Formez con il vantaggio duplice di raggiungere in contemporanea una platea estesa di potenziali alunni e di permettere ad altrettanti di seguire i corsi con una innegabile utilità.
Un programma d’inserimento lavorativo in Italia di giovani residenti in paesi esteri andrebbe realisticamente predisposto con una azione convergente delle istituzioni interessate ed attivate sulla base di un praticato principio di sussidiarietà.
Promuovere corsi di formazione di gestione delle ONG per i giovani dirigenti dei sodalizi.
E opportuno investire in formazione dei giovani per un impegno nelle associazioni all’estero.
Sia giovani delle associazioni all’estero sia giovani delle associazioni che abbiamo sul territorio nazionale identificando il meglio nella realtà curriculare per la definizione di un profilo e per la formazione di un operatore di associazione di promozione sociale, messo in grado di formarsi in parte in Italia in parte nei paesi dove vive.
Il presidente Errani intervenendo a Rimini, recentemente nei lavori della Consulta ha osservato come occorra integrare le politiche della Regione e della Consulta con quelle del sistema Paese, ed eliminare l’autoreferenzialità.
Noi pensiamo che la conseguenza di tale condivisibile affermazione sia in primo luogo il riconoscimento da parte delle regioni di avere obbiettivi comuni da gestire in comune, da confrontare ad un tavolo comune con le associazioni, da insieme sostenere con le stesse verso il governo centrale fornendo forza ed argomenti per una politica nazionale verso l’emigrazione che non da oggi stentiamo a riconoscere nell’azione dei governi che si sono succeduti
Come CNE guardiamo con interesse alle diverse iniziative delle singole regioni maggiormente responsabilizzate dopo l’assunzione più ampia delle competenze in tema di emigrazione a seguito dell’affermarsi delle ragioni alla base della modifica del titolo V° della Costituzione.
Se è comprensibile che assegnazioni economiche e programmi delle diverse regioni siano rivolte ai giovani italiani all’estero di origine della regione stessa, sarebbe tuttavia auspicabile a tal fine un coordinamento delle azioni fra tutte le regioni per dare opportunità di pari livello, a parità di condizioni, a tutti i giovani interessati.
A tal fine, una forma concreta di intervento potrebbe essere la creazione di un fondo comune di tutte le regioni italiane per i giovani all’estero, dove far confluire su una progettazione condivisa. ed insieme gestita, i finanziamenti delle regioni stesse ed eventualmente anche contributi privati di fondazioni che intendano partecipare allo sforzo di rinnovamento della rete delle associazioni.
Errani, sottolineava ancora come riallacciare i legami con la terra d’origine non bastasse più ma fosse necessario fare entrare i giovani nelle consulte, anche quelli di terza e quarta generazione, che con la loro nazionalità a tutti gli effetti straniera e le loro radici italiane e locali potrebbero contribuire a realizzare una fase di revisione della stessa legislazione regionale sulla emigrazione.
Come vedete ci sono nel panorama degli amministratori locali contributi di merito che sotto il titolo dell’italianità e per i possibili effetti nella composizione delle consulte pongono problemi e suggeriscono indicazioni sui quali è giusto riflettere con la dovuta attenzione.
Il mondo dell’associazionismo all’estero deve dunque affrontare i nodi del cambio generazionale, sociale e culturale con i quali le associazioni si devono confrontare.
Le ragioni del cambiamento delle associazioni non risiedono soltanto nello scarto fra nuove generazioni e modo di essere e di operare di molte associazioni cresciute e stabilizzate all’ombra di una rassicurante e gratificante memoria, nella parte più custodita, interna, rassicurante dei legami familiari e di compaesanità al riparo dagli effetti non voluti della integrazione avvenuta, con successo o senza successo sociale.
Lo sappiamo e sarebbe facile motivarlo dal contesto globale nel quale siamo inseriti.
La nostra azione dipende anche da altri e condiziona altri.
Per questo lamentiamo la frammentazione, la separatezza, la concorrenzialità, l’individualismo con i quali si affrontano i temi dell’adeguamento delle politiche per i nostri emigrati, per le loro famiglie .
Noi non cadiamo nella trappola di confondere i fini con i mezzi. Parliamo di rinnovamento delle associazioni, di riconoscimento vero e non a parole della CNE da parte delle istituzioni e delle forze politiche che a diritto le dirigono, ma sappiamo che tutto ciò non può essere fine a se stesso ma che occorre mettere mano ad una riforma dell’insieme che, purtroppo, anche nella fase delle proposte non riesce a superare la soglia dell’autoreferenzialità ed ad essere assunta come una esigenza vera dal quadro politico istituzionale complessivamente inteso.

CONCLUSIONI
Oggi questo nostro primo dibattito, aperto, vuole porre, con la dovuta concretezza, quì ed ora, il tema del possibile rilancio e dell’espansione dell’associazionismo attraverso il protagonismo delle giovani generazioni.
É nostro convincimento che la riscoperta delle radici nazionali avverrà in un contesto di lettura nuova e diversa della memoria familiare, della regione e del paese d’origine.
Le vicende locali saranno più vivide e comprensibili se viste alla luce della fitta trama storica che li collocherà nella vicenda di un paese, l’Italia di ieri e di oggi, l’Italia che si è sempre sentita parte dell’Europa ed è sempre stata pronta quando è stato necessario dare risposte solidali a paesi ed a popoli.
La valorizzazione delle qualità professionali e culturali acquisite in emigrazione dai giovani possono essere validi argomenti di coinvolgimento delle giovani generazioni all’estero.
Una formazione che li porti a contatto con il paese dei propri padri può contribuire a rimotivare e rivitalizzare la loro appartenenza e partecipazione associativa,.
La loro doppia origine diviene una risorsa fondamentale da valorizzare, a partire da loro interessi e bisogni precisi, in prospettive reali di occupazione e di autoimprenditorialità collegate con la conoscenza della società e dell’economia delle nostre regioni apprese attraverso la formazione (dagli scambi linguistico-culturali ai progetti d’impresa).
Condizione fondamentale è realizzare le iniziative in modo organico e continuativo, programmando percorsi modulari di formazione finalizzata, capace di coinvolgere il territorio e le imprese, e non con mere visite e generici incontri.
Le associazioni storiche della nostra emigrazione concretamente sono disponibili ad avviare un vero ricambio generazionale che vada di pari passo con l’inserimento degli stessi nelle Consulte.
Le comunità italiane nel mondo esprimono oggi un grande potenziale economico e imprenditoriale scientifico e culturale.
Elites delle professioni, rappresentano oggi il volto nuovo dell’italianità giovane che si afferma fuori dai confini della patria.
Appare urgente l’adeguamento del quadro legislativo nazionale ed al suo interno l’associazionismo oggi largamente rimosso deve poter trovare il suo giusto spazio.
A partire dalla normativa riguardante la modifica del CGIE che dovrebbe vedere una più intensa presenza delle associazioni .
Troppa sproporzione vi è rispetto al peso ed alla rappresentatività reale e diretta dell’associazionismo.
Noi chiediamo all’on Danieli ed al Segretario del CGIE Carozza come intendono, se intendono impegnare nella preparazione e nello svolgimento della Conferenza dei giovani del 2008, l’associazionismo di emigrazione come centrale operativa affidabile, in grado di organizzare la Conferenza per la sua presenza reale nel tessuto connettivo delle nostre comunità.
Vi è una centralità dell’ associazionismo al passo con i tempi, sempre pronto a rispondere alle esigenze che vengono dalla società che cambia in forza della sua autonomia e dei valori che porta con sé e che il livello istituzionale non coglie o non vuole cogliere.
La considerazione vale, anche in rapporto alla vita del CGIE, a quanto è accaduto a cavallo della elezione dei 18 parlamentari e dell’Assemblea Plenaria di rinnovo degli organismi, nella quale l’associazionismo non ha potuto adeguatamente svolgere il suo ruolo . Il problema del riequilibrio della rappresentanza, tra quella delle associazioni, dei partiti e degli apparati amministrativi, è una questione ancora aperta da discutere nelle sedi di riforma del CGIE. .
L’ associazionismo di emigrazione.è innegabile, deve trovare formule nuove e moderne per il lavoro comune.
Risposte concrete devono venire sia da parte delle Associazioni che dagli altri soggetti della rappresentanza
L’invecchiamento nelle nostre articolazioni territoriali, può trovare un freno dall’inserimento delle nuove generazioni.
Il futuro in emigrazione si può costruire solo se nuove e vecchie generazioni collaborano in tutto il mondo, superando gli steccati derivanti dalle diverse provenienze ed esperienze e facendo leva sulle comuni radici culturali.
Siamo consapevoli ormai che la nostalgia ed il ricordo che guidavano i primi emigrati non sono valori fatti propri dalle nuove generazioni e non bastano più.
Una riconversione a tutto campo deve vedere tutti coinvolti con l’idea che vi è un bene comune da difendere e non rendite di posizione o particolarismi da conservare.
Vorrei davvero finire con un ideale colloquio come Presidente della Cne con il segretario del CGIE Elio Carozza, presente oggi fra noi, a partire da una sua importante dichiarazione:
“Le nostre comunità. ha dichiarato Carozza, hanno finalmente raggiunto in tanti paesi una piena e completa integrazione, in particolare le giovani generazioni”. Questa va considerata, una conquista, una vittoria e in definitiva una meritata ricompensa”.
“Senza cadere nella retorica, ha poi proseguito Carozza, dobbiamo riconoscere con onestà che la nostra emigrazione è stata sin dall’inizio abbandonata alla sua sorte. Il disimpegno del nostro
paese è stato quasi totale. L’Italia non si è preoccupata di accompagnare e di facilitare la graduale integrazione dei nostri emigrati né di allacciare un rapporto reale e di sostegno. Il legame con il paese di origine è stato in gran parte unilaterale. Sono stati gli italiani della prima e seconda generazione che hanno mantenuto e mantengono un rapporto con l’Italia attraverso ogni forma di associazionismo”.
Elio Carozza conclude, tuttavia queste considerazioni che fanno parte della sua prima intervista come Segretario Generale del CGIE, con una affermazione che – a mio giudizio- sembra contraddire tutti i precedenti riconoscimenti verbali sul ruolo dell’associazionismo.
In quella che è stata la sua prima intervista come Segretario Generale, Carozza conclude questa parte delle sue considerazioni con una affermazione che sembra contraddire tutti i riconoscimenti verbali dei quali ha gratificato l’associazionismo:
“Abbiamo oggi, attraverso la completa rappresentanza, gli strumenti per percorrere strade nuove, per recuperare in termini attivi un rapporto costruito su interessi reciproci. Bisogna incominciare da subito con un forte investimento nella diffusione e l’apprendimento della lingua e della cultura italiane e con un rilancio delle nostre associazioni. Bisogna operare affinché la rete associazionistica, così ramificata nel mondo, possa ritrovare slancio e funzioni di collegamento con la rappresentanza e con le istituzioni.”
In questo che. oggi, è anche il primo confronto da Segretario Generale di Carozza con la CNE vorrei concludere con alcuni interrogativi:
La rappresentanza degli italiani all’estero è esclusivamente quella degli eletti, atteso che nel CGIE si proietta solo una parte della rappresentanza, quella dei comites ed in parte, per la sua composizione componenti di nomina governativa?
Quando si afferma che la rappresentanza è completa, e si pensa a comites, CGIE ed eletti, si può ritenere, come sembra ritenere Elio Carozza, che il ruolo delle associazioni debba essere quello” di collegamento con la rappresentanza” (?) e con le istituzioni”?
Il dibattito che, come è noto, serve a comprendere i diversi punti di vista ci aiuterà a meglio capire anche quest’ultimo che è così lontano dalla consapevolezza che abbiamo del ruolo di rappresentanza sociale svolto dall’associazionismo nazionale, regionale e locale in emigrazione.

 

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EmiNews 2007

 

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