3428 VENEZUELA: L’ENI NON ACCETTA L’INDENNIZZO DI CARACAS

20070626 21:52:00 redazione-IT

LA SOCIETA ITALIANA HA APERTO UN CONTENZIOSO IL GOVERNO: OFFRIAMO GUADAGNI RAGIONEVOLI
di Sandra Amurri (da l’Unità)

“ENI è stata costretta ad adire le vie legali, l’indennizzo offerto dal Venezuela e’ molto lontano dal valore di Daicon…e io devo difendere gli interessi di 300 mila azionisti". Ha detto l’Ad ENI, Paolo Scaroni , nel corso dell’audizione in Commissione esteri della Camera. Dopo qualche giorno, il Ministro Massimo D’Alema, alla stampa estera sulla situazione in Venezuela ha espresso “….preoccupazione per atteggiamenti che hanno toccato rilevanti interessi di imprese italiane, contenziosi piuttosto seri”. Parole rimbalzate a Caracas che hanno generato sorpresa e amarezza nel Ministro per la pianificazione economica Giorgio Giordani, padre italiano con laurea in ingegneria a Bologna, uomo di grande equilibrio e sapere che ci ha detto: “Forse, il ministro D’Alema, che stimo molto, ha ricevuto informazioni sbagliate o non è l’esatta traduzione del suo pensiero perché solo l’ENI ha contenziosi con il Governo.

Su 33 imprese – francesi, spagnole, americane, ecc. –l’ENI è stata la sola a rifiutare la nostra piattaforma, dopo che è rientrata anche la Total francese”. Ma Scaroni dice che erano condizioni inaccettabili .” “Tutte le societá internazionali coinvolte hanno trovato l’accordo col Governo e PDVSA (impresa petrolifera nazionale), evidentemente le ragioni della convenienza dei privati sussistono, anche rispetto ai nuovi scenari che s’intravedono guardando a futuri giacimenti”.Mi chiedo: come si fa a non condividere la nostra finalità nobile?”, continua il Ministro: “Abbiamo il petrolio, offriamo un guadagno ragionevole perché vogliamo che la nostra gente viva meglio e per ottenere questo dobbiamo distribuire la ricchezza nel Paese che finora è stata appannaggio di un pugno di famiglie. Le multinazionali sfruttavano il petrolio come se fosse loro, con ridicole "regalias" per lo Stato venezuelano. La percentuale spettante allo Stato per ogni barile di petrolio estratto, in alcuni momenti è stata dell’1%. Alcuni contratti sono stati rinegoziati, elevando le “regalias”, in altri casi sono state create imprese miste, dove il pacchetto di maggioranza é detenuto dallo Stato venezuelano. Mi auguro”, conclude tornando all’ENI“ che si trovi una soluzione perché gli interessi comuni e i legami tra i nostri due Paesi sono troppo forti anche se resta di difficile comprensione la scelta, non conveniente per l’Italia, di Scaroni”.E lo è ancor di più alla luce dell’acquisto di una quota, 4 miliardi di dollari, di un pozzo nel golfo del Messico, proprietà nord americana, che produce la metà di barili del venezuelano Daicon. C’è chi la definisce una scelta di corto raggio, personalistica per non far apparire nel bilancio Eni una voce attiva ridimensionata, all’incirca da 1.200 a 600 milioni di dollari, se avesse accettato di restare, ipotesi sostenuta dalla considerazione che Scaroni è una nomina del Governo Berlusconi e che la trattativa con il Governo Venezuelano ha coinciso con l’ avvento del Governo Prodi. Mentre, a differenza delle dichiarazioni del Ministro D’Alema, quelle rese all’agenzia Aise dalla senatrice di FI italo-russa Antonella Rebuzzi non stupiscono il Ministro Giordani:“Chavez chiude giornali, televisioni, statalizza le aziende più importanti, fondamentali per la vita del Paese, quelle che lavorano nella comunicazione e nel settore energetico. Sta succedendo qualcosa di terribile, lì risiedono centinaia di migliaia di connazionali,l’Italia ha il dovere di intervenire ". “Gli imprenditori italo-venezuelani continuano a fare grandi affari. Abituarsi a pagare le tasse non piace a nessuno” dice il Ministro Giordani riferendosi alla lotta all’evasione messa in atto dal Governo che ha riempito le casse dello Stato e creato forti malumori tra i ceti alti. Esiste il timore della chiusura dei giornali? “Se così fosse El Nacional , quotidiano antichavista della borghesia, non avrebbe fatto uno degli investimenti più colossali nell’editoria latinoamericana, acquistando una nuovissima tipografia. Stiamo costruendo una democrazia partecipativa che non teme di essere raccontata. Certe dichiarazioni, false, danneggiano le imprese italiane” dice Giordani anche in virtù di contratti per 7-8 miliardi in via di finalizzazione, e per 7-8 miliardi in via di negoziato. Il Venezuela gode di un tasso di incremento annuale del Pil, tra i più alti al mondo, con un aumento nei 6 mesi 2007 dell’8,8% e l’Italia è al primo posto tra i Paesi dell’UE fornitori superando la Germania,distanziando la Spagna. Secondo dati Eurostat le esportazioni italiane nel primo trimestre 2007 sono aumentate del l 9,5%. Il programma di opere pubbliche del Presidente Chavez, è stato in gran parte finora realizzato dalla italiana GEI (Astaldi, Impregillo e Ghella). E la Iveco, l’Anas, la Fata-Hunter realizzeranno altre opere per 6 miliardi di dollari. E grazie al Presidente della Prov di Ascoli Piceno, Rossi, la Frigotecnica ha siglato un accordo,12 mln di euro, per uno stabilimento per la lavorazione-conservazione del pesce nell’isla Margherita.Il Venezuela, Paese per alcuni versi tutto da costruire (autostrade, porti, metropolitane, ferrovie, ospedali…) che ha le più alte riserve di idrocarburi del mondo, dove vivono milioni di oriundi italiani , è una grande opportunità per l’Italia e l’obbiettivo di Chavez: azzerare la povertà entro il 2021 grazie alle ricchezze del Paese, finora appannaggio di pochi, vuol dire crescita: su questo tutti concordano.

 

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EmiNews 2007

 

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