3422 La Camera chiede l'estradizione di Posada Carriles

20070622 11:50:00 redazione-IT

di Maura Gualco (da l’Unità)

Era il 4 settembre del 1997 quando sulla passeggiata del Miramar dell’Avana si sente un’esplosione. Avviene nella hall dell’Hotel Chateau. Dopo pochi secondi una seconda. Sempre in un grande albergo il Copacabana, duecento metri in là. La terza bomba, al Triton. Folla in fuga. Fumo. Urla. Ambulanze. Un corpo a terra: è Fabio Di Celmo, 32 anni, un imprenditore genovese che vive a Montreal. Accusato della sua morte e di una lunga serie di stragi perpetrate in località turistiche della capitale cubana è Luis Posada Carriles, il braccio armato della Fondazione Nazionale Cubano Americana (FNCA), pagata dalla Cia e protetta dalle autorità nordamericane.

Carrilles viene identificato come il responsabile di numerose azioni terroristiche anticastriste fra cui un attentato ad un aereo civile cubano che, nel 1976, uccise 73 passeggeri, e viene arrestato a Panama per aver organizzato un attentato contro Fidel Castro. Ma viene graziato. Nel 2005, finisce in manette negli Stati Uniti per immigrazione clandestina ma rilasciato nel maggio di quest’anno, dopo che contro di lui il governo americano non ha applicato le norme internazionali contro i terroristi.

Carriles è reo confesso. E con la spavalderia, che è propria di chi si sente protetto dai poteri forti, ammette nel 1998 ad un giornalista del New York Times di aver lavorato per la Cia e d’essere la mente dell’attentato in cui morì Di Celmo. In merito a quell’attentato, con assoluto cinismo e totale mancanza di scrupoli, Carriles dichiara al quotidiano americano in un’intervista pubblicata il 12 e 13 Luglio del 1998: «È triste che qualcuno sia morto, ma non possiamo fermarci… Quell’italiano stava nel posto sbagliato nel momento sbagliato». Assumendosi la responsabilità degli attentati all’Avana, ed ammettendo che la FNCA gli aveva fornito grosse somme di denaro per finanziare i suoi piani, ha detto di non avere nessun rimorso: «Dormo come un bebè». Attualmente è ospitato dagli Usa e il suo avvocato, Eduardo Sota, ha presentato domanda di asilo politico agli Stati Uniti perché Luis Posada Carriles avrebbe «favorito gli interessi degli Usa per 40 anni».

La famiglia di Di Celmo ha sempre chiesto con forza la sua estradizione ma soltanto ieri la Camera ha approvato un ordine del giorno – primo firmatario Jacopo Venier (Pdci) – con cui si impegna il governo a chiedere l’estradizione di Luis Posada Carrilles. Il documento approvato, spiega Venier, impegna il governo «ad adoperarsi con sollecitudine per la richiesta di estradizione in Italia di Posada Carriles, nel caso in cui il procedimento penale attualmente in corso presso la procura della Repubblica di Roma portasse ad un’incriminazione nei suoi confronti per l’attentato terroristico all’Avana in cui perse la vita Fabio Di Celmo».

Da oggi in poi sarà compito del Parlamento italiano e del Governo seguire con determinazione questa vicenda attorno alla quale «si gioca la nostra dignità nazionale e la credibilità di una lotta al terrorismo che deve essere condotta anche quando il terrorismo è stato praticato dagli “amici” degli Usa – spiega Venier – Sarebbe davvero insopportabile che un terrorista responsabile di gravi atti – tra cui l’attentato dell’ottobre 1976 contro un aereo della «Cubana de Aviaciòn» che provocò la morte di 73 persone e per il quale lo stesso terrorista fu condannato in Venezuela, recluso e poi evaso – resti impunito: il voto espresso oggi dalla Camera è un primo atto di giustizia nei confronti del genovese Fabio Di Celmo e della sua famiglia».

E sulla vicenda arriva un film-denuncia diretto dal regista catanese Angelo Rizzo, che in due ore racconta di quell’estate d’attentati che sconvolsero l’Isla Grande e uccisero Di Celmo.

www.unita.it

 

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EmiNews 2007

 

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