3413 LA COMUNICAZIONE DI LAURA GARAVINI al Seminario sull'Associazionismo di Bologna

20070621 12:26:00 redazione-IT

[b]“Associazioni nazionali e regionali: le politiche delle regioni per l’emigrazione” – BOLOGNA 11 GIUGNO 2006[/b]

PREMESSA
Questo studio comparativo intende approfondire in particolare due aspetti: il ruolo dell’associazionismo e l’attenzione alle giovani generazioni, in rapporto con le Politiche regionali all’emigrazione, e quindi con il braccio operativo delle Regioni sul tema dell’emigrazione, vale a dire le Consulte regionali all’emigrazione.
Le Consulte regionali all’emigrazione, infatti, operano ormai da oltre trent’anni in quasi tutte le Regioni e sono uno dei principali interlocutori per gli italiani all’estero e per l’associazionismo.

La nostra particolare attenzione alle nuove generazioni parte dalla convinzione che solo attraverso un maggiore coinvolgimento dei giovani è possibile ottimizzare al meglio ogni politica regionale all’emigrazione. Per di più siamo convinti che giovani ed associazioni siano un binomio inscindibile per promuovere la rivalutazione del fenomeno migratorio. Riteniamo che il modo migliore per raggiungere i giovani sia ricorrere all’associazionismo e che solo puntando sui giovani sia ipotizzabile garantire il futuro dello stesso associazionismo.
Abbiamo quindi focalizzato la nostra attenzione sulle Regioni e in particolare sulle misure che esse prevedono singolarmente a favore dei giovani corregionali residenti all´estero .

UN’AMARA VERITÀ: I GIOVANI ALL’ESTERO NON SONO AL CENTRO DELLE POLITICHE REGIONALI PER L’EMIGRAZIONE
Il quadro che è emerso non è dei più esaltanti: per la maggioranza delle Regioni i giovani corregionali all’estero non sono al centro delle politiche all’emigrazione.
Quasi la metà delle Regioni italiane in materia di emigrazione a livello legislativo non tratta la questione giovanile: ben otto Regioni non citano neppure la parola “giovani” all’interno della propria Legge per i corregionali emigrati all’estero.
Andando ad osservare i siti internet si vede che addirittura tredici Regioni non trattano affatto questo argomento sulle loro pagine telematiche il chè lascia intuire che questo argomento non rientra tra le priorità della maggioranza delle Regioni.
Dal punto di vista della rappresentanza poi, sono solamente sette le Regioni che prevedono la presenza di giovani all’interno della Consulta regionale all’emigrazione, mentre sono soltanto tre quelle che hanno istituzionalizzato la creazione di una vera e propria Consulta dei giovani corregionali. Quantitativamente parlando spiccano le Marche che prevedono ben 16 giovani, l’Emilia Romagna che ne prevede 8 e la Puglia, 4.
Un elemento importante nelle politiche regionali è il mantenimento di reti di comunicazione tra i corregionali residenti all’estero, in particolare tra i giovani. A tale scopo può essere utile l’organizzazione di conferenze continentali dei giovani corregionali residenti all’estero che vengono organizzate da 12 Regioni.
In termini positivi va segnalato il fatto che ben 15 Regioni, cioè i tre quarti, prevedono fondi per i giovani all’interno dei loro piani di finanziamento. Non è possibile esprimere delle valutazioni esatte sulle cifre da loro stanziate dal momento che queste non sono sempre distinte per esatto capitolo di spesa e dunque sono difficilmente comparabili tra di loro. Ciò nonostante indicano un impegno concreto delle Regioni a favore delle giovani generazioni e in quanto tale rappresentano un elemento comunque positivo.
Può essere interessante osservare gli importi stanziati nel 2006 dalle singole Regioni per misure rivolte alle nuove generazioni. Un quarto delle Regioni non prevede neanche un euro a favore dei giovani corregionali all’estero. Per ulteriori tre Regioni (Emilia Romagna, Liguria, Piemonte e la Provincia di Trento) i piani di finanziamento non rilevano gli importi previsti ad hoc per i giovani.
Nella classifica delle Regioni che investono maggiormente per i giovani vediamo che spiccano Puglia, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Veneto e Lazio. In termini di spesa procapite vediamo la Toscana al primo posto, seguita da Friuli e Lazio.

CI SONO ANCHE ECCEZIONI POSITIVE: LE REGIONI PIÙ ATTENTE ALLE QUESTIONI GIOVANILI

Se andiamo ad incrociare le cinque rilevazioni più significative al fine di quantificare l’importanza attribuita ai giovani dalle singole Regioni vediamo che sono solo quattro le Regioni che si sono poste come obiettivo prioritario il sostegno delle giovani generazioni all’estero. Si tratta di Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Puglia e Toscana.
Sono queste infatti le Regioni che hanno stanziato le maggiori risorse economiche per i giovani corregionali all’estero. Lo hanno fatto in modo trasparente e chiaro, divulgando le informazioni sul proprio sito e tramite le diverse agenzie di stampa. Contemporaneamente hanno preso atto delle proposte avanzate dalla rappresentanza giovanile all’interno dell’organo consultivo in materia di emigrazione (la Consulta regionale all’emigrazione) ed hanno finanziato l’organizzazione di conferenze continentali dei giovani corregionali all’estero, utili alla messa in rete dei ragazzi.
Se prendiamo in considerazione solo quattro dei sopracitati indicatori allora possiamo aggiungere al nostro elenco anche il Veneto e la Provincia di Trento, che presentano tutte le caratteristiche citate tranne la rappresentanza giovanile all’interno della Consulta.
Tra l’altro oltre a questi 5 elementi le Regioni di Emilia Romagna, Toscana, Friuli e Puglia presentano numerosi altri fattori positivi in ambito di politiche regionali giovanili. Tutte e quattro ad esempio sostengono e favoriscono la realizzazione di stage presso aziende in Regione da parte di giovani corregionali provenienti dall´estero. Emerge in particolare il Progetto “Boomerang” dell’Emilia Romagna che non solo finanzia, ma già da diversi anni attraverso la rete di associazioni operanti all’estero individua in prima persona i giovani residenti dall’estero che si recano in Emilia Romagna per intraprendere forme di praticantato in aziende emiliano romagnole. Il Progetto interessa diversi settori aziendali (edilizia, settore metalmeccanico, turistico alberghiero, ristorazione, agricoltura, settore giornalistico – informatico) e prevede il coinvolgimento di vari profili professionali.
Emilia Romagna, Puglia e Toscana, come pure Veneto e Provincia di Trento prevedono inoltre l´assegnazione di borse di studio per giovani corregionali interessati a studiare o perfezionarsi presso Universitá presenti in Regione, tutti aspetti che li possono successivamente favorire nella concretizzazione di aspirazioni professionali che vadano in una direzione di collaborazione con la Regione.
Dalle informazioni che abbiamo potuto recuperare, sono 12 le Regioni che prevedono l’effettivo stanziamento di borse di studio per giovani corregionali intenzionati a studiare in Italia. Non possiamo che incitare le Regioni ad investire di più in questo senso.
Preoccupa invece il fatto che addirittura un quarto delle Regioni , pur avendo conosciuto massicce ondate emigratorie e potendo approfittare considerevolmente del potenziamento dei rapporti con i giovani corregionali all’estero, non presenta nessuno (o al massimo solo due) dei principali indicatori a favore delle politiche pro-giovani. Per Abruzzo, Lombardia, Provincia di Bolzano, Sicilia e Valle D’Aosta le questioni dei giovani italiani all’estero continuano ad essere evidentemente del tutto irrilevanti.

E L’ASSOCIAZIONISMO? LUCI ED OMBRE DELLE POLITICHE REGIONALI PER L’EMIGRAZIONE

I giovani sono essenziali per il futuro. Ma riteniamo che anche l’associazionismo sia una colonna portante per realizzare politiche per l’emigrazione moderne e rivolte al domani. Giovani ed associazionismo sono a nostro parere due facce della stessa medaglia, entrambi fondamentali per un nuovo approccio al fenomeno dell’emigrazione.
Ma qual è il ruolo dell’associazionismo in emigrazione e quale riconoscimento gli viene attribuito dalle Regioni?
Analogamente a quanto fatto per i giovani, anche per l’associazionismo abbiamo preso in esame alcuni indicatori specifici nel contesto delle politiche regionali all’emigrazione: il riconoscimento del ruolo attraverso la trattazione nelle Leggi regionali, la visibilità sui siti internet, la rappresentanza nelle Consulte, gli effettivi fondi stanziati.
In generale il panorama che emerge è abbastanza consolidato, basti pensare che tutte le Regioni a livello legislativo prevedono l’esistenza dell’associazionismo in emigrazione, 17 Regioni stanziano anche fondi a favore dell’associazionismo e ben 13 Regioni ne diffondono informazioni sui rispettivi siti internet.
Per quanto riguarda la rappresentanza il giudizio invece è ambivalente.
Se andiamo a vedere in dettaglio quanto sono rappresentate le associazioni all’interno delle Consulte regionali all’emigrazione vediamo che nella presente legislatura é aumentato il numero dei consultori provenienti dall´estero, per la quasi totalità espressione dell’associazionismo regionale. Dallo studio da noi fatto sulle consulte della precedente legislatura risultava che solo il 40% dei consultori provenisse dall´associazionismo regionale all´estero. Con gli attuali organigrammi questa percentuale é invece salita al 48,9% ed é espressione di un trend positivo che ci auguriamo proceda ulteriormente in questo senso.
Ci allarma invece il fatto che, nonostante ci sia stato un incremento del numero totale dei consultori, é invece diminuito di ben tre punti percentuali il numero dei rappresentanti dell´associazionismo nazionale e regionale in emigrazione operante in Italia, oltre che all’estero. Dal 14% si é infatti passati solo all´11%.
Questa è una tendenza che ci preoccupa e che denunciamo.
Anzi ribadiamo il valore dell´associazionismo in emigrazione operante in Italia, sia nazionale che regionale. Quello nazionale poi, dispone anche di una qualità speciale: è l’unico soggetto associativo che oltre ad avere approfondite conoscenze delle singole realtà migratorie regionali, dispone anche di un quadro generale sull’intero panorama dell’emigrazione italiana. E’ quindi nelle condizioni di esercitare un lavoro di sintesi e di interlocuzione concreto, svincolato da interessi di appartenenza.
Ecco perché riteniamo che l’associazionismo nazionale, con interlocutori nazionali o regionali, debba essere maggiormente presente all’interno delle Consulte regionali all’emigrazione.

I FINANZIAMENTI DELLE REGIONI ALL´ASSOCIAZIONISMO PER L´EMIGRAZIONE: MANCA UNA STRATEGIA COMUNE

Ma per poter contare e per potere lavorare bene le associazioni hanno bisogno anche di sostegno.
Per verificare se e in che misura le Regioni sostengono l’associazionismo abbiamo confrontato i piani di finanziamento delle diverse Regioni, guardando chi di loro ha sostenuto l´associazionismo anche attraverso la messa a disposizione di risorse .
Nel 2006 diciassette Regioni hanno stanziato fondi a favore delle Associazioni all’emigrazione, vuoi per sostenerne il funzionamento (i tre quarti delle Regioni ), vuoi per finanziarne le attività (meno della metà delle Regioni ).
Considerando i valori assoluti le Regioni che risultano avere finanziato maggiormente le associazioni in emigrazione sono: Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Campania, Sicilia, Marche, Toscana.
In materia di finanziamenti regionali alle associazioni emergono però due tipi di problema:
· da un lato si osservano grosse differenze tra un territorio e l’altro a causa della concentrazione degli interventi in determinate zone, a scapito di altre. Tanto per fare un esempio concreto: più Regioni organizzano iniziative a New York e nessuna Regione investe su Washington, a parità di grandezza della comunità italiana e di analoghe problematiche esistenti. Questo può generare spreco di risorse e malcontento.
· d’altro lato si osservano casi di forti ingiustizie tra connazionali di una stessa area territoriale a causa della diversa provenienza regionale. Infatti le misure offerte da una Regione possono andare ad esclusivo vantaggio dei propri corregionali, escludendo tutti gli altri interessati provenienti da altre Regioni. Se da un lato dal punto di vista teorico è normale che ogni Regione pensi ai propri corregionali, di fatto poi, nel momento in cui gli interventi si concretizzano, si possono creare delle scorrettezze tra connazionali solo a causa della diversa provenienza regionale .
Ci sembra che sarebbe vantaggioso per tutte le parti in causa istituire un coordinamento delle politiche e degli interventi in emigrazione, finalizzato all’ottimizzazione dell’uso delle risorse. Siamo convinti infatti che un’impostazione di tipo collegiale, in cui si instauri una circolazione delle informazioni e un confronto sugli obiettivi, potrebbe contribuire considerevolmente ad evitare sprechi e ad armonizzare le strategie di intervento delle diverse istituzioni.
Suggeriamo quindi la creazione di un coordinamento nazionale di tutte le Consulte regionali all’emigrazione che si confronti periodicamente con il Vice Ministro per gli italiani nel mondo, in quanto rappresentante del Governo e che preveda di volta in volta anche il contributo ufficiale di altri Ministeri, competenti su specifiche questioni trattate (Ministero degli Interni, Ministero del Lavoro, Ministero delle attività produttive, ecc.). Tra l’altro un coordinamento di questo tipo potrebbe ridurre il rischio che all’estero si creino cittadini di serie A e cittadini di serie B solo in virtù del fatto che si appartenga o meno ad una certa Regione.
A supporto del coordinamento Consulte regionali/Governo proponiamo inoltre che venga istituito parallelamente un tavolo allargato di concertazione, aperto all´associazionismo nazionale per l´emigrazione ed a quelle realtá istituzionali e sindacali operanti all´estero (patronati, istituti italiani di cultura e camere di commercio), al fine di promuovere sinergie e collaborazioni utili ad un’ottimizzazione delle politiche per l’emigrazione.
Riteniamo infatti che in materia di emigrazione i rappresentanti della società civile e i referenti di enti tecnici specializzati in questioni di promozione ed assistenza possano dare un contributo determinante agli interlocutori strettamente istituzionali. In questo senso esprimiamo tutta la nostra disponibilità e collaborazione.

PER CONCLUDERE

I giovani all´estero chiedono chiaramente soprattutto tre cose: Formazione, lavoro e cultura.
Ci sono Regioni attive e sveglie su queste questioni. Sono esempi da seguire e da potenziare.
Andando ad incrociare i singoli indicatori si ricava tra l’altro che le Regioni più vicine alle questioni giovanili coincidono in gran parte con le Regioni che sostengono maggiormente le associazioni: Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche, Puglia, Toscana, Umbria, Sardegna, Veneto. Non è un caso che si tratti proprio delle stesse Regioni che storicamente sono sempre state piú attente nei confronti dell´associazionismo.
Spesso proprio grazie alle attività e alle riflessioni maturate nel contesto associazionistico queste Regioni si sono rese conto delle esigenze delle nuove generazioni. Le hanno ascoltate, hanno colto le loro esigenze e si sono fatte promotrici di iniziative a loro congeniali.
Proprio prendendo spunto dagli esempi positivi di alcune Regioni, a mó di sprono ci sentiamo di rivolgerci provocatoriamente una domanda:
“In tempi di globalizzazione, in anni in cui si rende urgente promuovere processi di internazionalizzazione delle imprese, in un´epoca in cui diventa sempre piú necessaria la mobilitá del sapere e della conoscenza… Siamo sicuri di avere colto in pieno l´entitá del prezioso potenziale che possediamo all´estero, cioé i giovani corregionali di terza e quarta generazione?”
A noi sembra che questo sia uno scrigno in gran parte ancora inesplorato.
Ecco perché ci rivolgiamo alle Regioni e in particolare alle loro Consulte all’emigrazione per incitarle ad incrementare i finanziamenti per i giovani all´estero, a sostenere maggiormente iniziative formative per i giovani, a prevedere più stage in Italia, più borse di studio, più gemellaggi. Le spingiamo a favorire maggiormente i rapporti dei giovani con le aziende in Regione e a favorire l’inserimento dei giovani nelle Consulte.
E crediamo che sia importante promuovere tutto questo con un coinvolgimento ancora maggiore delle associazioni.
Le associazioni in emigrazione, sia regionali che nazionali, rappresentano un importante tessuto connettivo sul territorio ín grado di individuare, motivare, informare potenziali beneficiari delle misure per l´emigrazione. Esse possono farsi promotrici anche di un approccio solidale, che scoraggi abusi utilitaristici da parte del singolo dei mezzi messi a disposizione.
Le associazioni sono a diretto contatto con le esigenze, le speranze, i sogni, i successi dei nostri connazionali. Le associazioni insomma sono a contatto con il capitale più prezioso di cui potrebbe avvalersi il nostro Paese: le risorse umane.
Noi per prime, associazioni nazionali dell´emigrazione, ci impegnamo a promuovere una maggiore presenza delle nuove generazioni all’interno delle nostre sedi all´estero. Questo é proprio il motivo che ci ha indotto ad organizzare questa serie di convegni territoriali a favore di un maggiore coinvolgimento dei giovani nell´associazionismo. Da qui lanciamo oggi una sorta di campagna unitaria volta a favorire una piú ampia partecipazione e un maggiore protagonismo dei giovani nell´associazionismo per l´emigrazione.
Ci rendiamo disponibili ad organizzare iniziative all´estero, magari anche insieme ad una o più Consulte regionali all´emigrazione, al fine di sensibilizzare un piú intenso coinvolgimento delle nuove generazioni al nostro fianco.
Offriamo inoltre la nostra disponibilitá a partecipare ad un tavolo di coordinamento a livello nazionale volto a favorire una maggiore circolazione di informazione e maggiori sinergie in materia di emigrazione.
La questione dell´emigrazione italiana all´estero fin´ora é stata una tematica marginale sul palcoscenico delle questioni interne italiane sia a livello nazionale che a livello regionale. Crediamo invece che i tempi siano maturi per una piccola grande rivoluzione. Va finalmente rivalutata l´emigrazione e va rivalutata attraverso un modo nuovo di concepirla e di gestirla. Non si può continuare ad interpretare la nostra emigrazione come qualcosa di antico e negativo: oggetto di sofferenze e assistenzialismo. Al contrario l’emigrazione italiana all’estero deve entrare nell’immaginario collettivo come motore che può azionare processi quanto mai futuristici di internazionalizzazione e quindi può diventare un vero e proprio soggetto di sviluppo e crescita per il nostro Paese da più punti di vista: economico, culturale, scientifico. E’ necessario uno sforzo congiunto da parte di tutte le parti in causa affinché l´emigrazione non sia più vista come Cenerentola delle Cenerentole, ma venga interpretata invece come occasione e come opportunitá, tenendo conto che giovani ed associazionismo possono essere protagonisti di questo rinnovamento.
L’associazionismo nazionale in emigrazione è disponibile e si impegna in prima fila per il rinnovamento e il rilancio delle politiche per l’emigrazione.

 

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EmiNews 2007

 

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