3441 Il Mediterraneo? Negli ultimi anni è diventato una grande fossa comune

20070703 15:30:00 redazione-IT

Fortress Europe documenta dal 1988 la morte di 9.200 persone sulle rotte illegali per l’Europa. Di queste, 3.215 sono disperse sui fondali del Mediterraneo e dell’Atlantico

ROMA – Una grande fossa comune. È ciò che è diventato il Mediterraneo negli ultimi anni a giudicare dai dati forniti mensilmente dall’osservatorio sulle vittime dell’immigrazione clandestina Fortress Europe ([url]http://fortresseurope.blogspot.com[/url]). Il sito documenta dal 1988 la morte di 9.200 persone sulle rotte illegali per l’Europa. Di queste, 3.215 sono disperse sui fondali del Mediterraneo e dell’Atlantico. Un dato basato su notizie documentate dalla stampa internazionale.

Un dato approssimato per difetto, ma sufficiente a dare le dimensioni di una strage dimenticata.

Nel Mar Mediterraneo e nell’Oceano Atlantico sono annegate 6.727 persone. Quasi la metà delle salme (3.215) non sono mai state recuperate. Nel Canale di Sicilia tra la Libia, l’Egitto, la Tunisia, Malta e l’Italia le vittime sono 2.178, tra cui 1.316 dispersi. Altre 63 persone sono morte navigando dall’Algeria verso la Sardegna. Lungo le rotte che vanno dal Marocco, dall’Algeria, dal Sahara occidentale, dalla Mauritania e dal Senegal alla Spagna, puntando verso le isole Canarie o attraversando lo stretto di Gibilterra, sono morte almeno 3.098 persone di cui 1.286 risultano disperse. Nell’Egeo invece, tra la Turchia e la Grecia, hanno perso la vita 695 migranti, tra i quali si contano 343 dispersi. Infine, nel Mare Adriatico, tra l’Albania, il Montenegro e l’Italia, negli anni passati sono morte 553 persone, delle quali 250 sono disperse. Il mare non si attraversa soltanto su imbarcazioni di fortuna, ma anche sui mercantili, dove spesso viaggiano molti migranti, nascosti nella stiva o in qualche container. Ma anche qui le condizioni di sicurezza restano bassissime: 140 le morti accertate per soffocamento o annegamento.

Per chi viaggia da sud il Sahara è un pericoloso passaggio obbligato per arrivare al mare. Il grande deserto separa l’Africa occidentale e il Corno d’Africa dal Mediterraneo. Si attraversa sui camion e sui fuoristrada che battono le piste tra Sudan, Chad, Niger e Mali da un lato e Libia e Algeria dall’altro. Qui dal 1996 sono morte almeno 1.079 persone. Ma stando alle testimonianze dei sopravvissuti, quasi ogni viaggio conta i suoi morti. Pertanto le vittime censite sulla stampa potrebbero essere solo una sottostima. Tra i morti si contano anche le vittime delle deportazioni collettive praticate dai governi di Tripoli, Algeri e Rabat, abituati da anni ad abbandonare a se stessi gruppi di centinaia di persone in zone frontaliere in pieno deserto

In Libia si registrano gravi episodi di violenze contro i migranti. Non esistono dati sulla cronaca nera. Nel 2006 Human rights watch e Afvic hanno accusato Tripoli di arresti arbitrari e torture nei centri di detenzione per stranieri, tre dei quali sono stati finanziati dall’Italia. Nel settembre 2000 a Zawiyah, nel nord-ovest del Paese, vennero uccisi almeno 560 migranti nel corso di sommosse razziste.

Viaggiando nascosti nei tir hanno perso la vita in seguito ad incidenti stradali, per soffocamento o schiacchiati dal peso delle merci 274 persone. E almeno 180 migranti sono annegati attraversando i fiumi frontalieri: specie tra Polonia e Germania, e tra Turchia e Grecia. Altre 108 persone sono invece morte di freddo percorrendo a piedi i valichi della frontiera in Turchia e Grecia. E nei campi minati del confine tra Grecia e Turchia sono rimaste uccise 88 persone. Sotto gli spari della polizia di frontiera, sono morte ammazzati 88 migranti, di cui 35 a Ceuta e Melilla, le due enclaves spagnole in Marocco, e 28 al confine turco con l’Iran. (gdg)

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EmiNews 2007

 

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