3513 Argentina: IVG, presentato il progetto di legge

20070725 18:55:00 redazione-IT

Nadia Angelucci (da "Noi Donne")

Il 28 maggio più di 250 organizzazioni della Società civile, con l’appoggio di parlamentari, personalità della cultura e dello spettacolo e noti giuristi hanno consegnato al Parlamento argentino un progetto di legge che regola la legalizzazione e la depenalizzazione dell’aborto, dopo anni di acceso dibattito e opposizione da parte della Chiesa cattolica. Questa iniziativa è il risultato di un lungo e complicato lavoro alla ricerca di un accordo tra le organizzazioni, più di 300, che compongono la Campagna Nazionale per il Diritto all’Aborto Legale, Sicuro e Gratuito.

Secondo quanto affermato dalla Campagna, in Argentina si realizzano 500mila aborti clandestini ogni anno che producono un tasso di mortalità molto alto tra le donne, specialmente quelle appartenenti a ceti sociali più poveri. In Argentina ci sono 20 volte più donne morte per aborto rispetto ai paesi in cui è legalizzato, il 30% dei casi di morte materna è dovuto a complicazioni che sorgono in seguito ad aborti fatti male e ci sono, ogni anno, 80mila ricoveri per aborti incompleti.
Il progetto di legge, che è molto simile a quello approvato lo scorso 26 aprile in Messico, prevede l’eliminazione del reato di aborto dal Codice Penale rendendolo legale fino alla dodicesima settimana di gestazione e garantendo l’accesso di tutte le donne che lo desiderino all’interruzione di gravidanza sicura e gratuita. La nuova norma regolerebbe anche l’intervento della sanità pubblica e privata, stabilendo che i servizi pubblici dovranno realizzare l’intervento gratuitamente e i privati saranno tenuti ad incorporarlo alle altre prestazioni previste alle stesse condizioni. L’iniziativa legislativa contempla anche la possibilità dell’obiezione di coscienza da parte dei medici che non vogliano praticare questo tipo di operazione chirurgica ma, in questo caso, i responsabili del servizio di salute saranno obbligati a garantire l’esecuzione dell’intervento. Nei casi di ragazze minori di 14 anni o di donne con ridotta o nulla capacità di intendere, il consenso sarà dato da un rappresentante legale.
La legislazione vigente argentina punisce con pene che vanno dai 3 ai 10 anni di carcere chi realizza un aborto senza il consenso della donna e da 1 a 4 anni chi lo pratica con il consenso della donna. L’interruzione di gravidanza è invece permessa nel caso di una maternità che ponga in pericolo la vita o la salute della madre o quando sia il risultato di una violenza.
In questo lungo dibattito si sono però anche innestati avvenimenti degli ultimi giorni che hanno notevolmente esacerbato gli animi e messo in evidenza come spesso non si sia applicata la legge e siano stati messi ostacoli ad interruzioni di gravidanza che rientravano nella categoria di quelle permesse. Una storia emblematica è quella di Ana Maria Acevedo, una giovane donna a cui è stato negato l’aborto terapeutico. La sua vicenda è doppiamente dolorosa perché racconta di un dolore antico e di una evidente ingiustizia. La ragazza, a 20 anni, già aveva tre figli, nati con parto cesareo, ed era analfabeta. Allo scoprire la presenza di un tumore alla mascella cominciò una terapia con radiazioni ma in breve si accorse di essere nuovamente incinta. Di fronte a questa realtà i suoi genitori sollecitarono un aborto terapeutico per permetterle di curarsi ma il Comitato di Bioetica incaricato di decidere non diede il permesso e consigliò di continuare la gravidanza fino alla ventiquattresima settimana per poi praticare un cesareo e continuare con le cure, assicurando che così facendo né la madre né la bambina avrebbero corso rischi. Ana Maria ha dovuto portare avanti la sua gravidanza fino ad aprile quando è nata sua figlia che è sopravvissuta solo 24 ore. Lei è morta un mese dopo, il 17 maggio.
E’ evidente che il paese sta attraversando un momento molto particolare in relazione a questo tema e che la Campagna Nazionale per il Diritto all’Aborto Legale, Sicuro e Gratuito vuole affrontarlo da un punto di vista che privilegi la complessità di opzioni rispetto alla salute riproduttiva della donna. Per questo ha adottato lo slogan: Educazione sessuale per decidere, anticoncezionali per non abortire e aborto legale per non morire.

(26 luglio 2007)

 

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EmiNews 2007

 

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