3500 UNSA/SICIS-MAE solleva il caso di Amelia Rossi, impiegata a contratto al Consolato di Buenos Aires

20070720 10:01:00 redazione-IT

Roma – E’ giusto il licenziamento di una dipendente dopo più di dieci anni dai fatti contestati e probabilmente irrilevanti ai fini disciplinari quando mancano pochi mesi dalla pensione? Se lo chiede il Sindacato UNSA/SICIS-MAE in una nota diffusa alla stampa in queste ore. Riportiamo di seguito in forma integrale la nota del UNSA/SICIS-MAE che illustra la vicenda. "La Signora Amelia Rossi, impiegata a contratto regolato dalla legge italiana in servizio presso il Consolato Generale d’Italia in Buenos Aires, è stata licenziata a pochi mesi dal suo pensionamento.
Vediamo la sua storia.

Amelia Rossi è un attivo membro della commissione "Familiares de desaparecidos Italo-Argentinos dentro del Plan Condor de los Paises de Uruguay-Paraguay-Brasil-Chile-Bolivia y Peru". Durante il regime militare argentino si batte coraggiosamente per la difesa dei diritti umani e dei connazionali vittime della feroce persecuzione politica della giunta militare. Nel 1982 viene assunta come impiegata a contratto presso il Consolato Generale d’Italia in La Plata, poi, nel 1987, si trasferisce al Consolato Generale di Buenos Aires, dove per alcuni anni presta servizio in vari settori ottenendo la stima dei superiori, il rispetto dei colleghi e la riconoscenza della comunità italo-argentina.
I problemi in ufficio cominciano nel 1993, quando a Buenos Aires il Console Generale è Arturo Olivieri e Giancarlo Curcio prende servizio come Vice Console. Il 12/10/1994 Amelia Rossi viene licenziata per presunta invalidità totale e permanente a seguito di accertamenti effettuati presso l’Ospedale italiano di Buenos Aires su richiesta dei suddetti funzionari.
Il Tar del Lazio, con ordinanza nr. 3017/94, accoglie l’istanza di sospensiva e, infine, il 20/4/1995, dopo una lunghissima vertenza, a seguito di una successiva ordinanza del TAR, nr. 600/95, la Signora Rossi viene reintegrata sul posto di lavoro e risarcita del mancato guadagno nel periodo di ingiustificata sospensione dal lavoro.
In quello stesso periodo accade che le autovetture di proprietà degli impiegati della rete diplomatico-consolare argentina vengono "nazionalizzate", le targhe ritirate e, in attesa del rilascio delle nuove targhe, è diffusa la prassi di applicare provvisoriamente alle autovetture riproduzioni delle precedenti targhe. Il mattino del 3/10/1995 Amelia Rossi si trova in ufficio quando le viene chiesto di spostare l’auto, parcheggiata nella strada antistante il Consolato in zona centrale della città, trafficata da pedoni, automobilisti e connazionali. Davanti la porta del Consolato, che si chiude dietro di lei, Amelia Rossi viene arrestata da due poliziotti argentini in borghese per falsificazione di targhe. Viene portata al Commissariato, perquisita, interrogata per ore e le viene sequestrata l’auto.
Più tardi un avvocato può confermare che la denuncia è stata fatta quella stessa mattina dal Vice Console Curcio. Il 14/11/1995, la Signora Rossi viene licenziata "per gravi infrazioni ai doveri d’ufficio" e la suddetta si rivolge puntualmente al TAR del Lazio, che il 5/2/1996 emette una sospensiva con l’ordinanza nr. 467/96. L’Amministrazione fa appello al Consiglio di Stato, che tuttavia lo respinge (ordinanza nr. 736/96). Il 15.2.1996 la signora Rossi viene assolta dall’Autorità giudiziaria argentina per non aver commesso il fatto e due mesi dopo riprende il servizio in Consolato.
Il caso viene fatto oggetto di interrogazioni parlamentari (da parte dell’On.le Mario Brunetti e dell’On.le Livia Turco), e ottiene l’interessamento personale dell’allora Ministro Susanna Agnelli. La Signora Rossi intenta anche causa per danni al Vice Console Curcio presso il Tribunale argentino, ma con scarsi risultati: il Vice Console Curcio gode dell’immunità diplomatica.
Nel 2002 il TAR del Lazio emette una sentenza favorevole a Amelia Rossi, annullando i licenziamenti. Tuttavia, il Consiglio di Stato annulla in seguito la sentenza del T.A.R. e conferma il licenziamento della Signora Rossi che, nel frattempo, è stata eletta R.S.U. nel predetto ufficio consolare. Questa O.S. interviene presso la Direzione Generale del Personale del Ministero Affari Esteri, che dichiara di non potere fare nulla al riguardo ed assicura solo la tempestiva corresponsione del TFR.
Questa O.S. è determinata ad intraprendere tutte le azioni possibili a salvaguardia non solo della collega Amelia Rossi ma di tutti i suoi iscritti; si impegna, altresì, ad offrire la necessaria assistenza legale alla Signora Rossi.
L’UNSA/SICIS-MAE dichiara, infine, sempre nel rispetto delle decisioni degli organi giurisdizionali, la solidarietà di tutti gli organi direttivi e degli iscritti tutti alla collega Amelia Rossi ed esprime la propria contrarietà verso questa decisione sopravvenuta dopo un lunghissimo percorso , che ha ritenuto legittimo un licenziamento per fatti la cui rilevanza disciplinare, anche sotto il profilo del danno d’immagine all’Amministrazione, viene esclusa o, quantomeno, fortemente ridimensionata dalla sentenza di proscioglimento pronunciata dall’Autorità giudiziaria argentina".

(Newsitaliapress/Eminotizie)

 

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EmiNews 2007

 

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