3556 AMELIA ROSSI, impiegata a contratto del MAE a Buenos Aires: incubo che dura da 13 anni

20070806 11:19:00 redazione-IT

(da Newsitaliapress)

Buenos Aires – Il caso di Amelia Rossi, impiegata a contratto al Consolato di Buenos Aires, era stato sollevato nei giorni scorsi prima dal Sindacato UNSA/SICIS-MAE, il quale, in una nota ufficiale, ricostrundo dettagliatamente la vicenda concludeva affarmando che l’organizzazione era "determinata ad intraprendere tutte le azioni possibili a salvaguardia non solo della collega Amelia Rossi ma di tutti i suoi iscritti; si impegna, altresì, ad offrire la necessaria assistenza legale alla Signora Rossi" (UNSA/SICIS-MAE solleva il caso di Amelia Rossi, impiegata a contratto al Consolato di Buenos Aires).

A seguire, l’interrogazione parlamentare dell’Onorevole Arnold Cassola, parlamentare dei Verdi, eletto sulla Circoscrizione Estero, ripartizione Europa (Interpellanza di Cassola sul caso di Amelia Rossi) nella quale il parlamentare chiedeva al Ministro degli Affari Esteri se "sia a conoscenza di quanto esposto e se non ritenga di voler fare luce su questa vicenda, al fine di garantire e tutelare i diritti di una lavoratrice italiana". Nel contempo molti colleghi di Amelia Rossi, nelle diverse sedi consolari si sono attivati anche in riunioni sindacali per portare solidarietà e tentare di verificare una possibile soluzione.

L’Avvocato Ugo Sgueglia, in un lungo documento , ricostruisce tutta la vicenda giudiziaria di Amelia Rossi, affermando che "dopo 13 anni dall’inizio delle presente vicenda, la Signora Rossi deve ancora lottare per veder riconosciuta la sua onestà e la sua buona fede a prescindere da astratti ed insensati formalismi".

Signora Rossi, ci vuole spiegare come è nato l’incubo che sta vivendo, perchè ha davvero dell’incredibile?
Un vero e proprio McCarthysmo nasce nella gestione del Console Giancarlo Maria Curcio, il quale inizia un’accanita persecuzione fisica e psicologica nei miei confronti, al punto di avermi rimproverata per aver spiegato la legge sulla cittadinanza italiana ad un utente e considerare che non "sono tenuta a pensare". Potrei documentare tantissimi altri episodi al miglior stile Kafkiano verificatisi durante la sua gestione: un’invalidità inesistente e, finalmente, denunce per falsificazione, usurpazione di titoli ed onori e sostituzione illegittima della targa PA con l’intervento della polizia locale, richiesta e sottoscritta dal Dottor Curcio. Purtroppo, far emergere la verità non è semplice; è anche difficile poterla sviluppare pienamente, perchè in questi settori siamo schiavi della paura di perdere il posto di lavoro. Ci sottomettiamo agli abusi di potere quasi naturalmente sempre per lo stesso motivo, e credo che questa paura dà luogo a un certo servilismo da parte del delatore e una sorta di profilo di eroe/martire, per chi si difende dai soprusi con dignità. All’epoca della dittatura militare in Argentina, piú di una volta mi sono presentata presso l’Ambasciata d’Italia in Buenos Aires come iscritta CGIL, come membro della FILEF, del Comitato Unitario, ecc., accompagnata da familiari di desaparecidos della Provincia di Buenos Aires, assieme a Filippo di Benedetto e a Enzo Palandri, per esigere alle allora autorità diplomatiche, la ricerca dei "desaparecidos italiani. In occasione del "Primo Convegno per l’Emigrazione ed Immigrazione per l’America Latina" che ebbe luogo a San Paolo del Brasile nel 1979, si è denunciata ufficialmente la scomparsa dei cittadini italiani in Argentina. Forse le risposte emergeranno alla luce quando ci sarà la verifica di quanto accaduto all’epoca e si arriverà anche alla condanna di chi lo meriti. Non esiste verità senza giustizia. E viceversa.

Per lei c’è stata una mobilitazione sindacale. Ci vuole spiegare bene nei dettagli come è stata strutturata questa mobilitazione sindacale?
Il nostro sindacato si crea proprio in difesa della categoria, in difesa del precariato e con tantissimi anni lotta per il riconoscimento professionale e di tutti i diritti del personale a contratto e di ruolo. Voglio ribadire che la solidarietà internazionale nasce dalla convocazione del Sindacato SICIS MAE, per la difesa dei diritti del lavoratore, stanchi forse di sopportare tanti abusi e per la prima volta in un’azione comune in tutto il mondo. La segreteria del SICIS MAE insieme agli altri organi satutari di questa sigla sindacale- all’unanimità – ha espresso la sua solidarietà nei miei confronti e ha deciso le misure da portare avanti in questa lotta.

Operativamente che cosa è stato fatto?
Sono iscritta all’UNSA/SICIS-MAE. I massimi organi del sindacato hanno messo a mia disposizione l’assistenza legale che fosse necessaria. Hanno interessato numerosi parlamentari eletti nella Circoscrizione Estero. L’Onorevole Arnold Cassola ha presentato un’interrogazione parlamentare e l’Onorevole Marco Fedi (n.d.r parlamentare eletto sulla Circoscrizione Estero, ripartizione Oceania) si è dichiarato disposto a seguire analogo percorso. Il sindacato ha incontrato il Direttore Generale del Personale uscente, Ambasciatore Massolo e il Vice Direttore, Ministro Zuppetti, esprimendo la preoccupazione del sindacato per la mia situazione. Ha infine proclamato assemblee presso tutte le sezioni del sindacato, le medesime si sono svolte venerdi 27 u.s. Numerosi sedi hanno aderito, tanto per fare qualche nome, si sono solidarizzate le sedi Argentine, Parigi, Canton, Copenaghen, Berlino, Lugano, Francoforte, New York, ecc.

In questi giorni ha avuto reazioni dal Ministero degli Affari Esteri?
Nessun funzionario del MAE né dell’Ambasciata d’Italia in Buenos Aires si é messo finora in contatto con me per alcun chiarimento, ma penso che lo faranno in breve. Vorrei precisare che questo nuovo licenziamento è avvenuto durante la convalescenza di un intervento chirurgico a causa di una peritonite, il quale mi è stato notificato nel mio domicilio tramite il Console Nicola Occhipinti, ed inoltre con ferie maturate, che ovviamente non ho potuto usufruire, e che nemmeno possono essermi pagate, secondo il nostro contratto d’impiego.

Lei è cittadina italiana o argentina?
Sono cittadina italiana, nata a Tuscanica (VT) il 29.05.1942

Situazioni come le sue ce ne sono altre?
Potrei affermare che effettivamente ci sono casi di veri e propri abusi di potere. Non ho gli strumenti adeguati per valutarne le dimensioni, però esistono in altre Sedi Consolari, nelle Ambasciate e negli Istituti di Cultura. Come dicevo prima, molte volte il personale non fa le relative denunce per la paura di perdere il lavoro. Il MAE, comunque, ha incominciato ad assumere questa realtà ed ha creato di recente un Dipartimento Antimobbing.

Ha chiesto l’intervento dei parlamentari eletti all’estero?
Ho chiesto l’intervento di parlamentari, non esattamente di quelli eletti all’estero, i quali conoscono la situazione da parecchi anni. Nel caso dell’Onorevole Cassola ha fatto un’interrogazione parlamentare al Ministro del lavoro resa pubblica opportunamente.

Ha mai tentato di parlare direttamente con la Farnesina?
Più di una volta ho parlato e scritto perfino ad Ispettori in Commissione presso la Sede di Buenos Aires, con Direttori e Consoli Generali, ho inviato lettere a Ministri anche in visita a Buenos Aires con esito negativo.

Ma perché la Farnesina dovrebbe avercela con lei?
Non credo che la Farnesina ce l’abbia con me. Il fatto è che come impiegata a contratto, io non esisto per loro, invece esiste un corporativismo evidente in questi settori che si trasforma in un "lasciar fare", che può considerarsi quasi impunitá. Il fatto che non abbia potuto proseguire in Argentina la causa per danni al Console Generale Curcio, perché gode dell’immunitá diplomatica, dopo essere stata prosciolta nella causa penale e l’attuale licenziamento, indica quantomeno la poca tutela e quanto poco contiamo come essere umani, tenendo conto il calvario che ho vissuto dal 1994 ad oggi, per una pretesa invalidità inesistente ed una falsificazione inesistente. L’Ambasciata ed il MAE avrebbero dovuto verificare piú approfonditamente che non ho commesso nessun reato, perché sanno che la fotocopia messa nella mia auto, è una procedura utilizzata da tutti i dirigenti e funzionari della nostra rete consolare in Argentina, nessuno escluso fino alla data odierna, come si verifica anche con le fotografie delle macchine dei nostri funzionari, autenticate da Notaio Pubblico, che ho in mio potere. Inoltre la documentazione in mio possesso per circolare in città con la mia macchina era assolutamente valida in tempo e forma (vedi date dei documenti). La sentenza Argentina del "Juzgado n. 30 – Secretaria n. 109 ", determina con assoluta chiarezza che non esisteva nessuna falsificazione della targa PA. Considero che la mia grave "infrazione ai doveri d’ufficio" e stata ideata, organizzata e realizzata per potermi licenziare dal lavoro.

 

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EmiNews 2007

 

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