3559 Marcinelle cinquant'anni dopo Di lavoro si muore ancora oggi

20070808 14:46:00 redazione-IT

I sindacati: fermare le morti bianche

Cinquant´anni fa oltre 250 persone morivano di lavoro. Cinquant´anni dopo, 4 persone al giorno muoiono ancora di lavoro in Italia. Non è poi così lontana la tragedia di Marcinelle, l´8 agosto del 1956, quando il gas grisou, messo in circolazione dall´impianto di aerazione, non lasciò scampo a 262 minatori, di cui 136 italiani, nel profondo pozzo nero di Le bois du cazier, nella cittadina del Belgio.

Nella ricorrenza di quella tragedia divenuta «giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo» il governo italiano «si unisce nel ricordo di tutti i lavoratori connazionali caduti sul lavoro in Italia e all’estero martiri dell’operosità italiana e del progresso civile». Lo ricorda il presidente del Consiglio, Romano Prodi. «Alla memoria di questi nostri operosi cittadini scomparsi rivolgo deferente il mio omaggio», prosegue Prodi.

Marcinelle non è poi così lontana: in Italia avvengono un milione di infortuni all´anno (927.998 quelli denunciati all´Inail nel 2006), di cui circa 1.300 mortali. Nei primi sette mesi di quest’anno le vittime sul lavoro sono state oltre 600. «Le morti bianche e la sicurezza sul lavoro, 51 anni dopo, continuano ad essere un problema con cui fare i conti», si legge su un comunicato della Cgil di Parma. «Un fenomeno che spesso tocca, non a caso, proprio gli immigrati, sottoposti ai lavori più pesanti e pericolosi». «Per questo la Ccgil – continua la nota – rivendica, nell’anniversario di Marcinelle, una maggiore sensibilità da parte degli imprenditori, una prevenzione responsabile, un impegno forte dei servizi pubblici preposti e pene certe per i trasgressori, senza sconti di sorta».

«È una giornata di lutto e una data memorabile per il mondo del lavoro», dice il leader della Cisl, Raffaele Bonanni. «La gravità di quell’incidente oggi è ancora attuale – continua -. Metà di quei minatori erano abruzzesi la mia terra. Ancora oggi questa battaglia per gli infortuni non è vinta fino in fondo finché esistono imprese che non hanno né arte né parte». Secondo Bonanni, «solo con una politica coraggiosa e di forte impatto si possa valorizzare l’apporto dei lavoratori immigrati nel nostro Paese, anche tramite la regolarizzazione di tutti coloro che irregolari e clandestini (sono almeno 600mila persone) siano in grado di dimostrare l’esistenza di un rapporto lavorativo attuale o pregresso, contrastando in tal modo non solo il lavoro nero ma anche le organizzazioni criminali che sfruttano questi lavoratori». «Nel 2001 è stata istituita ogni 8 agosto la Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo, per ricordare i tanti emigranti vittime di tragedie analoghe nel mondo che, nel tentativo di riscattarsi dalla miseria e dalla povertà, hanno trovato la morte. Purtroppo sul fronte della sicurezza nei luoghi di lavoro, anche in Italia, riscontriamo ancora molte carenze».

«Commemorare la tragedia di Marcinelle e ricordare i lavoratori morti in quella miniera – ha detto il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti – significa lottare oggi perché non ci siano più morti bianche e perché il lavoro degli immigrati sia tutelato con maggiore efficacia». «Troppo spesso lavoro nero e lavoro irregolare – ha sottolineato Angeletti – sono la causa di incidenti che coinvolgono giovani precari o immigrati. Bisogna dunque accelerare quei percorsi normativi che sono ancora incompiuti sul fronte della sicurezza e dell’immigrazione. Ma bisogna soprattutto intensificare i controlli contro il lavoro nero e il lavoro irregolare. Perché se il lavoro "cattivo" continua a scacciare il lavoro "buono", la sicurezza dei lavoratori resterà una chimera».

www.unita.it

 

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EmiNews 2007

 

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