3608 Pecoraro Scanio: «In Italia il caldo aumenta 4 volte di più che nel resto del globo»

20070912 16:40:00 redazione-IT

L’Italia è tra i paesi che pagheranno il maggior prezzo in termini di danni ambientali, perdita di vite umane e salute oltre ai costi economici. È il ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio a lanciare l´allarme intervenendo alla conferenza nazionale sui cambiamenti climatici. «I primi a pagare saranno agricoltori ed operatori turistici -ha continuato- la produttività agricola a causa dell’eccesso di caldo e della minore disponibilità d’acqua potrebbe diminuire del 22%: i danni sarebbero pari a 2-3 milioni di euro l’anno».

Quanto alle perdite in termini di turismo Pecoraro ha sottolineato come «le regioni mediterranee diventerebbero piuttosto inospitali per il turismo estivo al mare, sia per la mancanza d’acqua che per l’eccessivo calore e, il turismo invernale, specie quello alpino, subirebbe una considerevole riduzione. Nel nord Europa, viceversa, le opportunità di sviluppo turistico sarebbero notevoli. I danni potrebbero variare nel nostro paese da 200 a 800 milioni di euro all’anno».

Ad aprire la Conferenza, insieme a Pecoraro Scanio, c´era anche il presidente della Camera, Fausto Bertinotti: «Un augurio di buon lavoro», ma «interessato», perché «a un tema come quello degli sconvolgimenti climatici la politica e le istituzioni non possono non essere interessate». «Se c’è una causa dietro i cambiamenti climatici a cui assistiamo – ha detto il presidente della Camera – essa risiede anche nella politica di rapina e di sfruttamento delle risorse e di un tipo di sviluppo pericoloso». Per questo, secondo Bertinotti, politica e istituzioni sono chiamate a un profondo cambiamento e a un lavoro di «sorveglianza critica», soprattutto nel Mediterraneo, dove «è necessario un cambiamento di rotta».

Il ministro dell´Ambiente, inoltre, dai lavori della Conferenza uscirà «un vero pacchetto per la sicurezza ambientale per la sicurezza del nostro paese perchè bisogna avere la capacità di prevenire senza curare dopo». L’emergenza climatica, ha poi detto ancora il ministro, è «davvero sotto gli occhi di tutti e questa conferenza nazionale è un segnale chiaro perchè non si ragioni solo sulla mitigazione e su come ridurremo le emissione di anidride carbonica ma anche come essendo il clima già cambiato, l’Italia si attrezza per la tutela del mare, delle coste, del risparmio idrico e possa darsi regole per la sicurezza ambientale».

Ad assistere ai lavori c´era anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. «Sono venuto qui perché sono ovviamente convinto che quello del cambiamento climatico e del futuro dell’ambiente sia uno dei più gravi e complessi problemi globali del nostro tempo e anche l’avvio della discussione di questa conferenza conferma che per influenzare intese e sforzi coordinati che debbono realizzarsi a livello mondiale è innanzitutto essenziale che l’Europa parli con una sola voce, quindi che si porti davvero avanti quella politica europea integrata dell’ambiente e dell’energia che è stata annunciata nel Consiglio europeo di questa primavera e l’Italia deve fare la sua parte».

Tra gli interventi, anche David Harcharik, vice direttore generale della Fao. «Sono 852 milioni le persone – ha affermato Harcharik – vittime della fame e 815 milioni vivono nei Paesi poveri e in via di sviluppo. Questa cifra sta aumentando e la situazione peggiora di anno in anno. Le ragioni di questa drammatica e triste realtà sono tante e complesse, ma una è quella dei cambiamenti climatici». Secondo il vice direttore generale della Fao, il cambiamento del clima del pianeta «è ormai una realtà» perché gli studi compiuti mostrano fenomeni di siccità e alluvioni sempre più intensi, aumento del livello dei mari, rialzo delle temperature, incendi boschivi più numerosi: «Di fronte a questa situazione non è più sufficiente cercare solo di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici: dobbiamo riuscire ad adattarci a questa realtà».

Secondo l’esponente della Fao, occorre in particolare cambiare le pratiche agricole, principalmente nei Paesi in via di sviluppo, tenendo conto dei fenomeni atmosferici sempre più violenti. Harcharik ha concluso il suo intervento augurandosi che la Fao possa beneficiare del lavoro avviato dall’Italia per contrastare i cambiamenti del clima e ribadendo la piena disponibilità a «qualsiasi collaborazione con il governo italiano affinché si posa contrastare con successo gli effetti del cambiamento del clima».

www.unita.it

 

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EmiNews 2007

 

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