3631 BRASILE: L'altra economia va in vetrina a São Luis

20070914 12:17:00 redazione-IT

di David Lifodi

Attività culturali, dibattiti ma anche seminari su sviluppo sostenibile, microagricoltura e ruolo delle cooperative. E’ il programma della Fiera di economia solidale che si tiene a ottobre a São Luis.

La seconda edizione della Feira estadual de economia solidaria, che si svolgerà dal 4 al 6 ottobre a São Luis (stato del Maranhão), è solo una delle tante iniziative di questo genere che si svolgono in Brasile e che classificano il paese più grande dell’America latina al primo posto del continente nel campo della cosiddetta «altra economia».

Come una sorta di Terra futura in salsa brasiliana, la Feria ha ospitato attività culturali, tavole rotonde e seminari sullo sviluppo sostenibile, la piccola agricoltura, il baratto come forma di scambio non quantificabile dal punto di vista monetario, il ciclo produttivo delle tre "R" (raccolta, riciclo e riutilizzo), il ruolo delle cooperative che spesso offrono lavoro e cercano di recuperare quei settori della società altrimenti emarginati.
Una precedente edizione della Feira estadual de economia solidaria

Una precedente edizione della Feira estadual de economia solidaria

Solo per fornire alcuni dati, non si può non sottolineare come il Brasile (caso unico di eccellenza in tutto il continente sudamericano) nel 2005 vantasse quasi 15mila imprese o cooperative di economia solidale secondo i dati forniti dal Sies (Sistema nacional de informaçoes em economia solidaria), di cui poco meno della metà (il 44%) si trovano ubicate nel Nordest del paese. La Telaranha esperança, rete di solidarietà ed economia equa e sostenibile sorta alcuni anni fa nel Rio Grande do Sul, è una delle cooperative maggiormente conosciute in Brasile insieme al Movimento nacional dos catadores, movimento sociale dedito alla raccolta della carta e di tutto quanto il materiale riciclabile, resosi protagonista di un interessante progetto sociale sviluppatosi a Belo Horizonte, nello stato del Minas Gerais.

Allo scopo di riqualificare e riscattare la cittadinanza di dieci abitanti di Belo Horizonte finora emarginati dalla società e costretti a vivere in strada, è nato il Projeto fabrica social grazie all’impulso e al lavoro dell’Associação dos catadores, tramite la quale donne e uomini coinvolti nel progetto partecipano a corsi di formazione di taglio e cucito, gestione sociale di una cooperativa, progettazione e riutilizzo di materiali riciclati. E’ in questo contesto che il dipartimento chirurgico dell’ospedale Santa Casa di Belo Horizonte ha potuto utilizzare tutta una serie di materiali ospedalieri riciclati (dai tessuti cuciti per farne lenzuola e cuscini alle divise per il personale della struttura), ma in pratica nuovi di zecca. Fabrica social si è inoltre espansa molto velocemente, al punto da rendere possibile l’attuazione di nuovi corsi (ad esempio quello di carpenteria) e l’utilizzo di nuovi macchinari grazie anche all’istituto di sviluppo sostenibile Nenuca e all’Abit (l’Associazione brasiliana dell’industria tessile), non discostandosi molto da esperienze simili che hanno avuto in passato come protagonisti i cartoneros e i basureros argentini.

Costituito da circa quattro anni, il Movimento nacional dos catadores si è velocemente diffuso in tutto il paese e rappresenta una delle esperienze più avanzate e al tempo stesso particolari dell’economia solidale brasiliana. In particolare, gli aderenti a questo organismo rivendicano l’autogestione e il controllo della catena produttiva legata ai rifiuti e all’utilizzo del materiale riciclato, che spesso invece finisce per essere un’ulteriore forma di guadagno su cui lucrano le grandi imprese di settore nazionali ed internazionali. La federazione in cooperative cittadine sul territorio ha dato un’enorme forza ai Catadores, che in una recente manifestazione svoltasi a Recife sono tornati a chiedere allo stato non soltanto il riconoscimento del suo lavoro a livello sociale, ma anche, e soprattutto, lo status di lavoratore professionale socialmente utile in campo ambientale per la rilevanza dell’insostituibile lavoro di riciclaggio e riutilizzo dei materiali usati: a questo proposito il movimento si sta recentemente battendo per l’introduzione della figura professionale del catador de materiais recicláveis nella Cbo (Classificação brasileira de ocupações), una specie di certificazione ufficiale di inserimento nel mercato del lavoro. Inoltre, è stato proprio in questa circostanza che i catadores hanno chiesto che fosse discussa e portata a termine la legge 13047/06, che disciplina la raccolta del cartone e altri materiali riciclabili nel Pernambuco.
Catadores al lavoro in una discarica

Catadores al lavoro in una discarica

«Negli anni 90, in seguito all’aumento degli indici di disoccupazione e della crescente precarizzazione del lavoro, l’economia informale è cresciuta in tutto il paese, frutto dell’assenza di adeguate politiche pubbliche e sociali», scrivono i catadores sul loro sito rilanciando, al contrario, la richiesta di provvedimenti regionali e statali favorevoli al cooperativismo popolare, in particolare finanziamenti per alloggi popolari e la possibilità di accedere ad un sistema sanitario e scolastico dignitoso da cui finora sono stati nella gran parte dei casi esclusi. Mandare avanti quotidianamente una cooperativa tenendo ferma l’assoluta indipendenza da partiti e governi (una delle regole principali del movimento), significa rendersi autonomi anche per quanto riguarda gli strumenti di lavoro, di cui i catadores vorrebbero vedersi riconosciuta la proprietà, «fondamentale per poter camminare con le proprie gambe e sviluppare quelle pratiche solidali sempre più diffuse in tutto il Brasile», hanno spiegato durante la manifestazione di Recife.

In occasione del Primeiro congresso latinoamericano dos catadores del 2003, che ebbe luogo a Caxias do Sul (Rio Grande do Sul), i catadores brasiliani descrissero quelli che ancora oggi sono i principali obiettivi del movimento alla base delle esperienze di economia solidale e riciclaggio attuali: nonostante la raccolta sia effettuata dalle cooperative componenti il movimento, tuttora sono i catadores stessi a rappresentare la parte più sfruttata nel ciclo de cadeia produtiva poiché raccolgono il materiale, ma i loro guadagni sono minimi a causa del pesante intervento delle grandi imprese che finiscono per sottrarre il prodotto del loro lavoro. Per questo motivo diventa indispensabile non solo il giusto pagamento dovuto ai catadores per il servizio di raccolta, ma soprattutto il loro controllo sull’intero ciclo della catena produttiva dei materiali riciclabili, poiché «garantisce alimentazione, alloggio e tutte quelle condizioni minime a garantire la nostra sopravvivenza», spiegano.

Un’esperienza di economia solidale così radicale non poteva che mettere in difficoltà le imprese private dedite alla raccolta della spazzatura e dei materiali riciclabili, poiché il controllo dell’intera catena produttiva significa un duro colpo al progetto cui partiti, governi e le stesse imprese sembrano tendere: la privatizzazione dell’intero sistema di raccolta dei rifiuti, ovvero l’esatto contrario di quella gestione integrata richiesta dal Movimento nacional dos catadores. In pratica i catadores intendono «costruire un nuovo modello di sviluppo per le nostre città e i nostri popoli a partire dall’idea che è possibile riciclare tutto ciò che si raccoglie», come emerge nella dichiarazione della "Carta de Caxias do Sul". La recente campagna lanciata dal movimento e denominata "Conheça O Amigo do Catador" intende aprire un ponte tra i catadores e la società brasiliana affinché nasca una sorta di collaborazione tra il movimento stesso e le comunità cittadine, le scuole, le istituzioni, addirittura i condomìni, sull’esempio del Movimento sem terra, per promuovere e discutere tematiche legate alla responsabilità sociale d’impresa e sollecitare una legislazione più moderna che disciplini le imprese cooperative.
Delegati a un convegno sulla cooperazione

Delegati a un convegno sulla cooperazione

Se a livello di cooperative di riciclaggio e solidarietà manca una legislazione effettivamente competente per una materia così particolare (sia per la pressione delle grandi imprese di raccolta che per un certo disinteresse nella società), merita invece citare i progressi a livello generale delle altre forme di cooperativismo popolare brasiliano. Nel 2008 si sta già parlando della possibilità di ospitare nel municipio di Santa María (Rio Grande do Sul) una sorta di Miniforum sociale di economia solidale come preparazione al Forum sociale mondiale previsto per il 2009 a Belém (nel Parà). Ogni anno a Santa María almeno quindici reti di economia solidale partecipano alla Feria de economia solidaria del Mercosul, che si svolge a luglio. Nell’ultima edizione appena trascorsa, la Incubadora tecnológica de cooperativas populares si è impegnata a costituire una sorta di assessorato specializzato che lavori per l’inserimento nel mercato del lavoro dei settori economicamente più deboli ed emarginati dalla società: la Red Unitrabajo, formata da ricercatori universitari, si occuperà di dare una risposta efficace all’attuale modello di esclusione economica per costituire reti alternative in grado di generare nuove forme di lavoro, reddito e cittadinanza.

Il prossimo ambizioso e al tempo stesso affascinante piano della Incubadora sarà quello di estendere a tutto il Brasile i Progetti alternativi comunitari (Pac). Già sviluppati a Santa María, i Pac riprendono alcuni princìpi elaborati dallo scrittore africano Albert Tévoédjeré nel suo libro "La povertà ricchezza dei popoli" (1985): «i Pac intendono costruire un nuovo modello di cooperativismo autogestito, di associazionismo, di solidarietà, di cittadinanza e di inclusione sociale attraverso alternative concrete di radicalizzazione della democrazia e di sviluppo umano e sostenibile». Quando sarà raggiunto questo traguardo, anche il Movimento nacional dos catadores vedrà probabilmente accolte le sue richieste (lotta contro la privatizzazione del sistema di raccolta, legislazione giusta e degna in grado di tutelare i catadores, e altro), anche se la strada da percorrere è ancora lunga e irta di ostacoli.

10/09/2007

www.musibrasil.net

 

3631-brasile-laltra-economia-va-in-vetrina-a-sao-luis

4388

EmiNews 2007

 

Views: 2

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.