3630 Brasile e Europa sempre più vicini

20070915 12:14:00 redazione-IT

Colloquio con Roberto Vecchi di Eubrasil, associazione impegnata a consolidare l’alleanza economica tra il Vecchio continente e il Gigante sudamericano. Alleanza che sembra non essere più utopia.

I tempi sono maturi: Brasile e Europa hanno smesso di annusarsi e il reale consolidamento delle relazioni economiche appare più di una promessa. Agli inizi di luglio il presidente Inácio Lula in visita in Europa ha firmato un accordo strategico con il presidente della Commissione europea José Barroso. A fine agosto la Banca centrale europea ha annunciato che nel mese precedente, tra i dieci paesi maggiori investitori in Brasile, sei erano europei. A poche settimane dalla sua precedente venuta, Lula torna in Europa a breve per una visita nelle capitali scandinave con una puntata a Madrid.

Dopo anni di inerzia – e di gelo italiano, dato che il governo Berlusconi era giunto a ignorare una precedente visita di Lula nel nostro paese – gli equilibri politico-economici sono rapidamente mutati. E l’alleanza strategica che Europa e Brasile stanno sperimentando potrebbe dare risultati inaspettati anche in campo geopolitico. L’Italia non è ancora tra i paesi che più hanno scommesso sulla possibile intesa, ma italiani sono i vertici di Eubrasil, l’associazione no-profit con sede a Bruxelles che sta maggiormente lavorando alla realizzazione di questa sfida. E che in luglio ha organizzato a Bruxelles, presso il Parlamento europeo, il seminario "Brasile ed Europa: frontiere del futuro" cui è intervenuto lo stesso Lula.

Secondo l’associazione che ha come presidenti onorari Massimo D’Alema e lo stesso presidente del Brasile, gli investitori europei sono incuriositi e attratti dalle potenzialità contenute nel Piano di accelerazione di crescita introdotto dal governo Lula. E si preparano a cogliere opportunità che appaiono particolarmente interessanti nei campi della tecnologia e delle comunicazioni. Delle ragioni e dei possibili sviluppi di questa inedita alleanza "Musibrasil" parla con Roberto Vecchi, brasilianista, docente di Lingue e letterature straniere dell’università di Bologna e componente del board di Eubrasil.

Professor Vecchi, il progetto su cui è parsa maggiormente concentrarsi l’attenzione di Eubrasil in questi primi due anni di attività è stato il digitale terrestre. Potrebbe spiegarcene il motivo?

«La tv digitale è stato non solo un tema di Eubrasil ma è stato oggetto in Brasile di un vasto dibattito proprio per la sua rilevanza e complessità. Eubrasil, la associazione europea per la promozione dei rapporti tra le due parti, ha cercato di fornire un contributo conoscitivo sul tema utile alla discussione. Come si ricorderà, erano tre i sistemi in lizza, quello giapponese (Isdb), quello europeo (Dvb) e quello statunitense (Atsc). EuBrasil, in ragione anche del suo obiettivo strategico di rafforzare i vincoli istituzionali, economici e sociali tra Europa e Brasile, ha sostenuto l’adozione dello standard europeo perché esso avrebbe costituito un opportunità straordinaria per consolidare i rapporti tra le parti sul piano della ricerca avanzata; inoltre tale adozione avrebbe favorito la cooperazione a più ampio spettro nel campo della Ict (Information and Communications Technology) con scambio di ricercatori e progetti scientifici, investimenti da parte della European Investment Bank, l’accesso a programmi di sostegno per le aziende, i centri di ricerca e di formazione brasiliani».

Siete riusciti a convincere il Brasile a utilizzare la stessa tecnologia in uso nella maggioranza dei Paesi europei?

«L’opzione del Brasile è caduta su un altro standard (il sistema giapponese) in ragione soprattutto dell’allungamento dei tempi di adozione e dunque di possibile contenimento dei costi per la universalizzazione del nuovo sistema – non dimentichiamo che la Tv è in Brasile un bene davvero "nazionale", in un Paese così complesso sul piano territoriale -. Ma auspichiamo che il vasto raggio della discussione prodotta, dunque anche i suoi contributi costruttivi, lasci comunque un segno positivo nei rapporti tra le due parti anche in questo settore cruciale».

Per quale motivo Eubrasil ritiene strategico lo sviluppo di un sistema comune di digitale terrestre quando in alcuni paesi come l’Italia lo stesso stenta a decollare? Perché costituisce essenzialmente una possibile, buona opportunità di business, oppure vi sono altre motivazioni?
Inácio Lula tra Massimo D’Alema e Luigi Gambardella, rispettivamente presidente onorario e presidente operativo di Eubrasil

Inácio Lula tra Massimo D’Alema e Luigi Gambardella, rispettivamente presidente onorario e presidente operativo di Eubrasil

«L’obiettivo strategico non è l’adozione di un modello in sé ma intende offrire un contributo ulteriore allo sviluppo dei rapporti industriali, tecnologici e scientifici nel campo della Ict tra Europa e Brasile. Da un punto di vista strettamente commerciale, l’adozione dello standard Dvb, se si fosse realizzata, avrebbe consentito alle imprese brasiliane del settore di avere accesso ad un mercato internazionale assai vasto (che oltrepassa il perimetro della Europa) così come gli investimenti europei in Brasile avrebbero permesso la fabbricazione di ricevitori a prezzi più contenuti (che è il limite della opzione per lo standard giapponese, di recente segnalato dallo stesso Presidente Lula). Eubrasil, come sempre, è intervenuta nel dibattito cercando di fornire una riflessione critica nel segno della complessità dei problemi in campo. Ma sempre e comunque rispettosa del ruolo degli attori in gioco, anche nella consapevolezza del forte rilievo istituzionali che questioni di tale magnitudine rivestono».

Potrebbe elencare altri progetti, oltre a quelli nel settore delle comunicazioni, cui è interessata la vostra organizzazione? E come si articola concretamente l’interscambio commerciale tra Europa e Brasile che Eubrasil intende promuovere? Glielo chiedo perché a qualcuno potrebbe venire il dubbio che sia all’insegna di uno dei consueti accordi tra potentati economici. Legittimi, beninteso, ma che transitano sulle teste dei cittadini senza lasciare segni tangibili nella società.

«Al di là delle aree tematiche su cui, per le competenze su cui si struttura Eubrasil, si sono imbastite le prime azioni della associazione, quello che ci interessa è in verità pensare ad una idea "forte" di Brasile. Siamo convinti che se si intende rendere più consistenti i rapporti e gli scambi tra Brasile e Europa occorre avere chiaro in quali punti i due progetti possono trovare convergenze reali, in virtù delle storie, della caratteristiche, delle profonde complementarietà di Brasile ed Europa. In questo senso, la funzione ci interessa più del tema. Per questo la combinazione complessa tra sviluppo e equità, tra crescita economica e elevamento della coesione sociale sono per noi un asse portante. Non solo, ma crediamo che rappresenti un elemento profondo dei rapporti, in fase fortunatamente oggi di consolidamento, tra Brasile ed Europa, una idea cioè che stato, mercato e società possano trovare un equilibrio più armonico, a fronte della vastità e complessità dei problemi di portata globale. Su questo tema trasversale, che ristruttura però i rapporti multilaterali nel contesto di una nuova geopolitica più rispondente alla domanda di crescita specifica di Europa e Brasile, cerchiamo di riunire i principali investitori europei e brasiliani dei settori più diversi, per creare con loro un tavolo di dibattito serio e concreto con le istituzioni».

Rileggendo i lanci di agenzia di circa due anni fa e quelli attuali, si direbbe che le «difficoltà nella ricerca di un accordo definitivo tra Mercosul e Unione europea» cui si riferiva Edoardo Pollastri, presidente della Câmara Ítalo-Brasileira de Comércio e Indústria, siano quasi del tutto superate. E’ realmente così dato che le resistenze di alcuni settori del Mercosul appaiono ancora forti?

«Il Mercosul è un orizzonte fondamentale per la Europa e l’associazione di Paesi sudamericani che in esso si riconosce. La nostra iniziativa come Eubrasil non è alternativa al Mercosul ma ponendo anzi il Brasile come partner strategico della Europa si vuole al contrario favorirne lo sviluppo e il rafforzamento, considerando che Europa e America del Sud potranno attraverso i rapporti bilaterali nuovi tra associazioni stringere ancora di più i loro vincoli. È vero che l’impasse non è ancora interamente superato, ma le sue cause sono sempre più evidenti e fortunatamente gia da tempo in discussione, soprattutto nelle loro correlazioni più strette tra interessi nazionali e sopranazionali e i diversi negoziati commerciali in corso. Quello che si avverte tuttavia è che il clima politico che è fondamentale al rilancio della associazione regionale è ora mutato e le condizioni sono notevolmente migliorate. Lo sforzo del Brasile per promuovere il Mercosul come uno strumento effettivo di creazione di un vero mercato comune che il governo Lula ha sempre sostenuto anche nei momenti più grigi non fa dunque parte solo di una logica di multilateralismo strategico, ma corrisponde ad un impegno concreto e – è l’auspicio – ormai prossimo ad una sua piena realizzazione».

Dalle vostre dichiarazioni si evince una sincera ammirazione per il Brasile che il ministro D’Alema, vostro presidente onorario, definisce «un modello nella lotta alla povertà». Non vi imbarazza che questo stesso paese stia faticosamente affrancandosi da un gigantesco scandalo di cui si è resa responsabile la maggioranza politica durante il primo mandato del presidente Lula? Non sarebbe stata consigliabile una maggiore cautela?

«La dichiarazione di D’Alema riprende un dato oggettivo ossia quanto rappresentato dai principali indicatori economici che mostrano che il Brasile è entrato stabilmente nella lista degli Umic (Upper middle income countries) come il Venezuela e il Cile, con un drastico miglioramento dei principali indicatori sociali sulla povertà. Occorre dire poi che EuBrasil guarda al Brasile in una chiave di complessità. È vero che la crisi del 2005 che ha investito settori del Pt e del governo ha mostrato quanto sia ancora problematico, in termini sistemici, il rapporto tra politica e potere nel paese, con errori anche gravi che possono essere stati commessi. Ma vanno iscritti appunto nella complessità di un quadro di rapporti di forza, nel Brasile della ridemocratizzazione, assai complesso e tutt’altro che di immediata lettura. Infatti errori della classe dirigente o del principale partito della coalizione non possono occultare i processi di inclusione assai significativi – non solo per quantità ma anche per qualità e sostenibilità – avviati dal Governo Lula. Peraltro, questo non è una posizione di parte di Eubrasil, ma il voto dello scorso anno ha messo in luce come oltre il 60 per cento dei brasiliani, nel confrontare benefici ed errori del primo mandato del governo Lula, abbia nel complesso premiato i primi».

Durante il recente seminario organizzato da Eubrasil a Bruxelles, sempre D’Alema ha elencato numerose opportunità di collaborazione tra l’Europa (e Italia in particolare) e il Brasile sul piano internazionale. Tra queste anche la protezione ambientale, citando il Brasile come esempio nella lotta contro i cambiamenti climatici per le sue scelte in tema di biocarburanti. Pensate che questa tecnologia sia importabile in un paese di ridotte dimensioni come l’Italia, oppure guardate favorevolmente a una improbabile riconversione energetica che veda l’Italia "cliente" privilegiata del Brasile in tema di biocombustibili?
D’Alema consegna a Lula la targa di presidente onorario di Eubrasil

D’Alema consegna a Lula la targa di presidente onorario di Eubrasil

«Il tema delle risorse energetiche è cruciale, come ha evidenziato anche il nostro ultimo seminario. Soprattutto, in questo momento quando ci troviamo di fronte ad un rischio incombente di catastrofe ambientale, ma al contempo anche di fronte ad opportunità di cambiamento dei modelli di consumo energetico. La posizione del Brasile da questo punto di vista è significativa: un impegno chiaro ed inequivocabile a favore della salvaguardia ambientale, al contempo l’investimento sulla scorta di una esperienza pluridecennale e pionieristica sui combustibili rinnovabili, etanolo e biodiesel. L’Europa nella alleanza strategica col Brasile può avere un ruolo di partenariato straordinario, non solo sul piano della cooperazione tecnologica, ma anche su quello poi effettivo dell’applicazione della ricerca, offrendo complementarietà rilevanti. L’Italia poi che ha ora individuato, grazie soprattutto agli sforzi della Farnesina dell’ultimo anno e mezzo che ha eletto, prima degli altri Paesi europei, il Brasile come proprio alleato strategico, spazi di cooperazione strategica col Brasile, con progetti trilaterali che coinvolgono Petrobras, Eni e un paese afrolusofono molto vicino sia a Brasile sia alla Italia come il Mozambico. Sul tema dei biocombustibili gravano spesso approssimazioni, interessi massicci, riusi ideologici che non fanno bene alla crescita di un settore fondamentale, che ampliando l’accesso alle risorse energetiche riduce i conflitti globali per l’acquisizione di risorse, e può costituire una premessa allo sviluppo di Paesi emergenti. La trentennale esperienza brasiliana mostra peraltro che lo sviluppo bioenergetico è possibile senza danneggiare la produzione alimentare, visto che il problema della fame è dovuto ad una iniqua distribuzione di risorse e non ad una produzione che, come recentemente il sociologo Emir Sader ha ricordato, oggi può soddisfare il fabbisogno del doppio della popolazione mondiale. Piuttosto la governance del settore dei biocombustibili è complessa proprio perché interseca questioni di vasta entità, come l’impatto sull’ambiente, lo sviluppo economico e sociale, la dislocazione di assi geopolitici consolidati: solo una alleanza forte tra Europa e Brasile può creare le condizioni per un governo trasparente e partecipativo delle politiche energetiche del futuro prossimo».

Nelle settimane successive Lula ha però spiazzato un po’ tutti felicitandosi per l’approvazione, da parte del Consiglio nazionale di politica energetica, della costruzione di una nuova centrale nucleare a Rio de Janeiro. E si è spinto ad affermare che se fosse necessario costruire altre centrali nucleari, lo avrebbe fatto «perché si tratta di una energia pulita», dato che «è provato che oggi noi abbiamo la sicurezza necessaria». Giudica condivisibile anche questa affermazione e ritiene che Eubrasil possa in qualche modo sostenere il rilancio brasiliano, o addirittura quello italiano, del nucleare?

«Le dichiarazioni del presidente Lula vanno lette nel quadrante più ampio delle fonti energetiche brasiliane e delle trasformazioni in corso sul piano globale. Ciò che si rivendica in buona sostanza è la sovranità brasiliana nel pianificare le scelte del proprio sviluppo energetico. Non dimentichiamo che il Brasile ha a portata di mano la piena autonomia energetica attraverso un sistema composito e avanzato fatto di energie per la più parte pulite e rinnovabili. La fetta infatti della energia nucleare brasiliana corrisponde solo al 2,5 per cento del fabbisogno nazionale (nel mondo la quota è al 16 per cento e paesi come la Francia hanno una matrice energetica nucleare dell’ordine dell’80 per cento). Le parole del presidente Lula non vanno viste dunque come una minaccia di ripresa di una politica energetica aggressiva che trova nel nucleare il suo pilastro portante. Soprattutto in ragione del fatto che la principale risorsa energetica del Brasile viene oggi dalla centrali idroelettriche e ha un rilievo crescente l’opzione del Paese per i biocarburanti. Piuttosto, ed Eubrasil sostiene questa linea, la governance della cosiddetta rivoluzione energetica va fatta coniugando gli interessi economici e nazionali con le politiche più complesse che hanno nell’ambiente e nello sviluppo con inclusione una propria variabile non indipendente. Le alleanze multilaterali tra istituzioni e attori economici devono perseguire questo obiettivo».

In quale modo la vostra organizzazione rappresenta e sostiene chi è interessato all’interscambio commerciale con il Brasile? E’ necessaria una iscrizione, il versamento di una quota associativa? Come si fa, in pratica, a partecipare?

«Eubrasil intende sostenere i rapporti tra Europa e Brasile attraverso una idea qualificata ed equilibrata di investimenti e sviluppo che muove da una lettura articolata delle realtà socio economica brasiliana. Una realtà complessa e fuori dagli stereotipi in genere in uso quando si parla di un paese in fondo a tutti simpatico come il Brasile. Per questo un programma come il Pac, il Programma di accelerazione della crescita varato dal governo Lula a gennaio, che si propone di realizzare un denso piano di investimenti nelle infrastrutture, ma con una attenzione speciale rivolta all’impatto non solo economico ma anche sociale e contestuale degli investimenti e della loro potenzialità di inclusione, un programma cioè che combina stato e mercato, investimenti e coesione sociale, rappresenta per noi un terreno di collaborazione privilegiato. Il raggio di azione di Eubrasil è continentale (la sede centrale è a Bruxelles, anche se a breve Eubrasil dovrebbe essere rappresentata in tutte le capitali europee) e si rivolge a persone fisiche e giuridiche che evidentemente si riconoscano nel progetto fondativo. Esistono quote associative differenziate e gli interessati ad aderire a Eubrasil possono inviare una mail a presidencia@eubrasil.eu. L’associazione si riserva di selezionare le richieste sulla base della loro congruità con i programmi del gruppo».

Quali sono infine i progetti su cui attualmente state lavorando?

«Attualmente, dopo la ottima ripercussione del seminario di luglio, Eubrasil è impegnata su alcuni fronti prioritari. Tra questi, le attività di divulgazione e sostegno nella diffusione delle opportunità bilaterali previste dal Country Paper sul Brasile, approvato dalla Commisione europea a maggio, la organizzazione di un importante seminario in Brasile, a novembre, sulle telecomunicazioni con una analisi comparata della revisione regolamentare e dei processi di convergenza in corso in Europa e Brasile, la preparazione di seminari di divulgazione tecnica delle opportunità previste dal Pac per investitori europei, la costruzione di un portale informativo sui rapporti tra Europa e Brasile, infine la costituzione di un osservatorio di monitoraggio degli scambi tra le due parti. Insomma, un pacchetto di servizi e strumenti rivolti sempre più a consolidare e a qualificare i rapporti tra Europa e Brasile. Il momento sembra essere, oggi più che mai, propizio. L’auspicio è che il Brasile sia sempre più in Europa e l’Europa sempre più in Brasile».

10/09/2007

www.musibrasil.net

 

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EmiNews 2007

 

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