3658 BIRMANIA: L'inviato dell'Onu incontra la giunta. A Yangon ancora arresti

20070929 23:00:00 redazione-IT

Pasquale Colizzi (da l’Unità)

A Yangon sono arrivate le piogge monsoniche a funestare le proteste spontanee che continuano nonostante lo stato d’assedio. Ma sembra che, a parte alcuni assembramenti e le cariche della mattinata di sabato, le forze di sicurezza abbiano ripreso in mano la situazione nel centro dell’ex capitale. In serata la giunta militare ha deciso di riaprire le porte al Programma alimentare mondiale dell’Onu. Intanto l’inviato speciale delle Nazioni Unite sarebbe a colloquio con il capo del regime.

L’inviato dell’Onu tenta di parlare alla giunta e all’opposizione
Anche le linee di connessione a internet sono state bloccate dopo una breve ripresa del servizio per poche ore. In concomitanza con l’arrivo nel pomeriggio dell’inviato speciale delle Nazioni Unite, Ibrahim Gambari, cui il segretario generale ha affidato la difficile missione di mediare per uno sbocco pacifico della situazione. Arrivato con un volo di linea da Singapore a Yangon, Gambari si è trasferito immediatamente con un aereo speciale nella capitale Naypyidaw, 385 chilometri più a nord, nella giungla, dove la giunta del generale Than Shwe ha il suo quartier generale. Non è ancora sicuro che il diplomatico egiziano, riuscirà ad avere aveva un colloquio faccia a faccia con il leader del regime. Di certo cercherà di contattare anche la leader carismatica dell’opposizione, il premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi. O almeno la frase «Mi aspetto di incontrare tutte le persone che ho bisogno di vedere» lo lascia presagire

Ancora feriti e arresti a Yangon
Nonostante non siano paragonabili a quelli dei giorni scorsi, nell’ex capitale blindata dalle forze di sicurezza in mattinata ci sono stati coraggiosi assembramenti nel centro. Gli agenti hanno sparato colpi d’avvertimento per disperdere circa 500 manifestanti assiepati al mercato di Bagyoke Aung San e hanno arrestato un numero imprecisato di persone. Intanto un altro centinaio di manifestanti si radunava vicino ponte Pansoedan e anche stavolta una cinquantina di uomini delle forze di sicurezza sono intervenuti per disperderli. Arrestandone cinque. Altri utilizzando percorsi diversi erano riusciti a raggiungere l’hotel Traders, in centro, nella speranza di incontrare l’inviato delle Nazioni Unite.

La sospensione di internet
In mattinata era stato ripristinato il collegamento internet interrotto venerdì oscurando blog e siti (irrawaddy) legati al movimento dei monaci buddisti e ai partiti dell’opposizione. Ma la ripresa dei contatti, pur difficoltosa – solo da indirizzi e server nazionali e non esteri – è durata solo un paio d’ore. Il sito degli esuli birmani Mizzima News. riferisce che oltre 30 monaci buddisti detenuti nel carcere di Bamaw, a nord di Mandalay, hanno iniziato uno sciopero della fame. I religiosi sono poi stati divisi e trasferiti in altre strutture penitenziarie.

Via libera agli aiuti del World Food Programme
Dopo gli appelli contro le conseguenze disastrose di un blocco prolungato degli aiuti, le autorità militari hanno dato il permesso agli uomini del Programma alimentare dell’Onu (World Food Programme) di trasportare e consegnare a Lashio (centro-est) 195 tonnellate di cibo. Una zona poverissima dove i militari cercavano di ammazzare la protesta affamando la popolazione. La distribuzione delle razioni Onu era stata interrotta a Mandalay, dove ha sede lo smistamento degli aiuti per tutto il distretto dello Shan. Il Wfp ha attivato un piano triennale per la Birmania- tra aiuti alimentari e contro l’Aids – da oltre 51,7 milioni di dollari e per sfamare 1,6 milioni di persone, ma fino ad ora ha solo ricevuto 12,5 milioni di dollari in donazioni per portare avanti il programma.

Il Giappone: punire chi ha ucciso il fotoreporter
Intanto il Giappone – secondo quanto scrive il giornale Yomiuri – chiederà alla Birmania di punire i responsabili della morte del giornalista giapponese ucciso dai militari durante i disordini tra manifestanti e forze dell’ordine a Rangoon mercoledì scorso. Il viceministro giapponese degli Esteri, Mitoji Yabunaka, si recherà domani in Birmania per comunicare la richiesta del suo governo alla giunta militare che, a quanto pare, ha già chiesto scusa per l’episodio nei corridoi del Palazzo di vetro a New York.

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EmiNews 2007

 

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