3706 IMMIGRAZIONE:Nel mondo sono 9 milioni i minori che si spostano dal loro Paese

20071013 12:40:00 redazione-IT

Minori non accompagnati, le inefficienze del sistema giuridico italiano e il ”modello friulano”

Il problema del riconoscimento dello status di rifugiato. In Italia 2 proposte di legge in Parlamento: propongono test medici non invasivi per l’accertamento dell’età e nomina del tutore entro le 48 ore successive all’inoltro della domanda

GORIZIA – I minori, accompagnati e non, sono quasi la metà dei rifugiati di cui l’Unhcr si occupa quotidianamente. Lo ha riferito Héléna Behr, rappresentante dell’organismo dell’Onu a Roma, che ha anche aggiunto un dato: nel mondo sono 9 milioni i minori “on the move”, cioè che si spostano dal loro Paese.

“L’Unhcr nei riguardi dei minori ha cinque priorità – ha spiegato Behr -: la situazione dei bambini separati dai genitori, lo sfruttamento sessuale, il reclutamento forzato (sono 300mila i bambini costretti a combattere nei gruppi armati), l’istruzione e infine tutte le tematiche legate all’adolescenza”. L’esperta ha poi sottolineato diversi aspetti problematici dal punto di vista giuridico: “Per prima cosa, il minore non dovrebbe mai essere soggetto a detenzione, ma spesso questo nella realtà non avviene”. Difficoltà emergono inoltre nel riconoscimento del minore come rifugiato: “Si pensi alla condizione di rifugiato politico: è ovvio che un bambino nel Paese di origine non viene perseguitato per idee politiche che non ha, ma spesso non viene considerato il fatto che se sono i genitori a essere perseguitati, conseguentemente anche il minore è a rischio, quindi, di diritto, va considerato rifugiato. Lo stesso vale anche per questioni non politiche, ma sociali o etniche”.

Dopo la panoramica internazionale, un focus sull’ordinamento italiano lo ha offerto Andrea Pecoraro, della sezione legale del Cir, che ha evidenziato l’importanza di due decreti legislativi che sono attualmente all’esame del Parlamento. Questi testi, se approvati, interverrebbero in modo significativo su due aspetti non secondari: il primo stabilirebbe che l’accertamento dell’età del minore deve essere effettuato con test medici non invasivi, mentre il secondo imporrebbe la nomina del tutore entro le 48 ore successive all’inoltro della domanda. In chiusura, l’esponente del Cir ha ricordato che obbligo di tutti sarebbe quello di mirare a garantire il superiore interesse del minore: “I ragazzi che vengono da me però mi chiedono quale sia questo loro interesse superiore, visto che hanno perso tutto e non hanno una famiglia. Sono pervenuto alla consapevolezza che sia la garanzia della stabilità”.

Il convegno goriziano si è quindi chiuso con alcuni interventi nei quali sono stati spiegati dettagliatamente alcuni aspetti operativi dell’accoglienza del minore non accompagnato, con tutte le difficoltà e le questioni lasciate aperte da una problematica per affrontare la quale è richiesto un grande impegno da parte delle istituzioni. (Giorgia Gay)

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Minori non accompagnati, le inefficienze del sistema giuridico italiano e il ”modello friulano”

Il minore? O criminali o vittima. Il tutore pubblico per i minorenni della Regione Friuli Venezia Giulia: ‘’Il richiedente asilo ha vissuto tante storie, siamo in difficoltà a chiamarlo ‘minore’. Scardina la nostra idea di infanzia’’

GORIZIA – Larga parte del convegno “Universo rifugiati”, che si è svolto a Gorizia, è stata dedicata al problema dei minori non accompagnati richiedenti asilo. Accorato è stato l’intervento, su questo fronte, del Tutore pubblico per i minorenni della Regione Friuli Venezia Giulia, Francesco Milanese, che ha voluto soprattutto delineare le inefficienze e i ritardi del sistema giuridico italiano: “Da dieci anni a questa parte mi sono sempre occupato del problema dei minori stranieri non accompagnati perché ritengo che la loro condizione sia una manifestazione simbolica dell’impreparazione – colpevole – del nostro Paese nell’affrontare il fenomeno migratorio. Questo problema in particolare mette in scacco la nostra idea del diritto e della tutela nei confronti dei minori: abbiamo infatti una mentalità che autorevoli giuristi definiscono di tipo paternalistico”.

Secondo quanto viene offerto dalla comunicazione pubblica, i bambini o sono criminali o angeliche vittime di criminali. Non ci sono vie di mezzo tra la visione edulcorata o quella tragica, quindi tra questi due estremi dobbiamo scegliere: “Il richiedente asilo invece ha vissuto storie, fatto percorsi tali per cui siamo in difficoltà a considerarlo “un minore” secondo la nostra concezione, perché scardina le nostre convinzioni sull’infanzia”. Il Tutore però ha voluto distanziarsi dai luoghi comuni, secondo i quali l’accoglienza dei minori stranieri è una questione di “umanità”: “Non è affatto un problema di tipo umanistico, ma prettamente giuridico – ha sottolineato Milanesi -. Pertanto esigo un rigore culturale nell’affrontare la questione: è infatti intorno a questo che si valuta la cultura giuridica di un Paese. E su questo fronte noi siamo gli ultimi in Europa”.

Un grande limite italiano, secondo quanto asserito da Milanese, è quello relativo al diritto ad avere un tutore, che si basa su una concezione di vecchio stampo, risalente agli anni del Fascismo. “Bisogna pervenire a un significativo cambiamento e fare in modo che l’esercizio della tutela non sia più considerato come un provvedimento in base al quale il soggetto tutelato viene sostituito totalmente dal proprio tutore: va invece concepito come un accompagnamento educativo, che serva a come formazione del minore”, ha spiegato, citando la Convenzione internazionale dei diritti del fanciullo.

E proprio sul fronte della tutela l’esperienza friulana vorrebbe e dovrebbe fare scuola: “Da noi nel momento stesso in cui il minore non accompagnato viene ritrovato sul nostro suolo scatta la fase di assegnazione del tutore. In questo modo, il fatto stesso che il minore abbia un adulto che lo segue, gli consente di essere inserito in progetti di integrazione e di poter inoltrare le richieste di asilo”. Secondo la legge Bossi Fini, invece, la domanda è preventiva all’assegnazione di un tutore: una volta inoltrata da parte di un minore, la richiesta stessa viene sospesa, si avvia quindi l’assegnazione del tutore e, se l’adulto concorda con la necessità di fare questa domanda, la procedura riparte. In conclusione, Milanesi ha sottolineato che “oggi c’è la necessità di individuare nel minore un bene giuridico diverso da proteggere: sono necessarie leggi nuove che portino a una precisa definizione dello status di rifugiato minore”. (Giorgia Gay)

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EmiNews 2007

 

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