3731 20 Ottobre: Istruzioni per l'uso. A colloquio con Epifani

20071019 22:28:00 redazione-IT

A colloquio con Epifani sul 20 ottobre

E’ proprio vero che è meglio parlarsi direttamente, anche quando non si è d’accordo su questo o su quello, piuttosto che per interposte interviste o dichiarazioni alla stampa. L’incontro del comitato promotore della manifestazione del 20 ottobre [presenti Gabriele Polo, Piero Sansonetti e Pierluigi Sullo per i tre giornali, Aurelio Mancuso di Arcigay e Rossana Praitano del circolo Mario Mieli, firmatari dell’appello] con Guglielmo Epifani, segretario della Cgil, è stato uno scambio di opinioni molto amichevole durato più di un’ora. I promotori del corteo gli hanno chiarito che le rappresentazioni dei giornali non corrispondono alla realtà, che non si tratta di una manifestazione «della sinistra radicale», che non vuole essere l’avvio della fondazione della «cosa rossa», che vuole sollecitare il governo ad applicare il suo stesso programma, che mira a riaprire una relazione attiva tra pezzi di società civile, insomma quel che si è ripetuto negli ultimi due mesi.

Con un successo modesto, dato che ancora alla vigilia i grandi giornali insistevano su «i movimenti contro i partiti di sinistra», per dipingere la manifestazione, citando i Cobas o i disobbedienti. O i No Tav, molti dei quali per altro saranno a Roma.
Nel colloquio alla sede nazionale della Cgil, Epifani ha fatto notare come secondo lui e la sua organizzazione le critiche al Protocollo sul welfare, da parte dei firmatari dell’appello del 3 agosto, sono eccessive. Che su diversi punti la condizione di lavoratori e precari migliorerà, e che in ogni caso è il massimo che si poteva ottenere. Gli organizzatori del corteo hanno tenuto il punto, ossia la critica al Protocollo, ma aggiunto che la manifestazione non ha solo quello scopo, e che su altri punti, come il no alla base di Vicenza, la pensano allo stesso modo della Cgil, che era scesa in piazza in febbraio. E che in ogni caso è bene che non rimangano, dopo la manifestazione, scie di malanimo, perché la presenza della Cgil, sul territorio e nelle fabbriche, è importante oin un periodo di tale discredito della politica. Epifani ha augurato il miglior successo della manifestazione, perché, ha detto, è un fatto di democrazia. E quanto alla polemica sul divieto di portarvi la bandiera della Cgil, ha precisato che si tratta di una indicazione corrente, per ogni tipo di manifestazione che non sia promossa dalla stessa Cgil. Non c’era, ha detto, alcun intento polemico.

La Repubblica dedica oggi una mezza pagina alla manifestazione del 20 ottobre, con tanto di colonna e foto di «chi va» [Ingrao, Giordano, Diliberto, Ginsborg] e chi non va [Mussi, che dice «Preoccupa un corteo che si presta troppo alla protesta», Pecorao Scanio, Ferrero, Bianchi]. Nell’articolo si legge che «Cobas, Disobbedienti, e centri sociali più duri hanno dato forfait» e il «centro Action di Nunzio D’Erme e i gruppi napoletani vicini a Francesco Caruso sono sorvegliati speciali» [da chi?]. Sul Corriere, l’articolo di Marco Imarisio parla del «paradosso» di una manifestazione «che riuscirà a portare in piazza un numero importante di persone, che in gran parte risulteranno figlie di nessuno» e intervista Casarini [«la manifestazione è una stampella per Rifondazione, che ha bisogno di un brodino caldo»] e Bernocchi [«è una foglia di fico per nascondere le vergogne del governo»]. Per l’Unità il corteo di domani non esiste, o quasi. Se ne accenna nella pagina sul nuovo accordo sul welfare con intervista a Cesare Damiano. Domanda di Roberto Rossi: «Franco Giordano auspica nuovi miglioramenti. Secondo lei queste richieste si calmeranno dopo la manifestazione del 20 ottobre?» Risposta del ministro: «Non lo so». Nella stessa pagina, ma in coda a un altro articolo, Epifani dice: «Verranno considerate le parole d’ordine del corteo e le conseguenze che produrranno». Sulla Stampa, Antonella Rampino si inerpica in un arditissimo pezzo che inizia citando il papa e finisce con «un volantino-mail di Alternativa comunista». Si parla della speranza, nel Prc, che dopo le parole di Ratzinger in piazza domani ci siano tanti cattolici. Anche perché, scrive Rampino, «Russo Spena si è fatto le ossa nelle Acli» mentre il ministro Ferrero «è religioso».

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Lo mandiamo a dire a Soru e a Prodi: il vertice lo facciano da qualche altra parte».
La partecipazione dei sardi è un piccolo record: numeri simili non si sentivano da anni. Chi segue l’organizzazione delle manifestazioni da tempo è stupito anche dal numero di siciliani che saranno in piazza a Roma: mille persone hanno riempito il treno speciale che parte questa sera. Ma tutto il sud, in generale, ha risposto all’invito a farsi sentire. E per rafforzare l’idea di un corteo composto da mille anime e tante rivendicazioni, Prc e Pdci, i partiti che hanno aderito alla manifestazione [anche se molti militanti di Sinistra democratica e Verdi hanno annunciato la loro presenza], hanno suggerito ai loro iscritti di spargersi lungo il corteo, senza dar vita ai tradizionali «spezzoni» separati. L’elenco di treni e pullman, luyoghi e orari, sono tutti nel sito www.20ottobre.org.
Decine di amministratori locali della Rete del Nuovo Municipio nella mattinata di sabato si incontreranno nella sede di Carta [in via dello Scalo di San Lorenzo 67], per discutere di alternative alle politiche securitarie dei sindaci del Pd. «Chi avrebbe detto sei anni fa, mentre si stava scrivendo la Carta del Nuovo Municipio, che un giorno avremmo dovuto scendere in piazza per difendere una concezione della città aperta, inclusiva e solidale dalle intemperanze dei nuovi e dei vecchi alfieri della ‘sicurezza’? – si chiedono gli amministratori–Eppure è così: la mattina del 20, proprio nel giorno e nei luoghi della grande manifestazione promossa per recuperare il senso autentico della partecipazione, la Rete del Nuovo Municipio organizza un incontro assembleare di confronto e di proposta fra amministratori locali, studiosi ed esponenti della società civile organizzata».
Si prevede la presenza di moltissimi migranti. Più di duecento associazioni hanno aderito all’appello contro il razzismo. «L’appuntamento, per chi è interessato a rendere visibile le rivendicazioni dei migranti, è accanto alla fontana di piazza della Repubblica», è il messaggio. Questo spezzone tematico sarà aperto da un camion attrezzato con sound system con uno striscione che riprende il titolo dell’appello, «Per i diritti e le Libertà dei migranti», scritto in italiano, francese, inglese, arabo e spagnolo.
Dopo l’incontro, tutti al corteo, che partirà alle 15 da piazza della Repubblica e camminerà lungo piazzale dei Cinquecento, via Cavour, piazza Santa Maria Maggiore, via Merulana, via Labicana, via Manzoni, via Emanuele Filiberto, per concludersi in piazza San Giovanni in Laterano. Dietro lo striscione di apertura [«Siamo tutti in programma»], ci saranno gli striscioni dei tre giornali, il manifesto, Liberazione e Carta [e diamo appuntamento lì a chi vorrà, tra i nostri lettori, stare con noi]. In via Cavour, il corteo incontrerà le donne di «Fuori programma», che hanno aderito raccogliendo l’invito a intrecciare i diritti sociali con quelli civili. «Siamo quelle che i programmi della sinistra e del centrosinistra dimenticano sempre e comunque–affermano–Se ne è dimenticato anche il programma dell’Unione con cui Prodi è andato al governo. Ma non ci sentiamo né tradite, né messe da parte. Perché noi, nei programmi scritti da uomini eterosessuali per il bene degli uomini eterosessuali e della loro sacra famiglia, non ci vogliamo stare». Le donne il 20 saranno in piazza «per dire che la legge 40, sui cui pesa il silenzio-assenso del programma dell’Unione». «Chiediamo che il no alla legge 30 sia un no alla precarietà come forma di sfruttamento nel lavoro, ma anche un no alla precarietà di relazioni, affetti, desideri e sia accompagnata dalla richiesta dell’approvazione delle unioni civili per lesbiche, trans, gay, etero», si legge poi nel documento. L’appuntamento per chi condivide queste proposte è alle 14 in piazza Esquilino [dietro la chiesa di Santa Maria Maggiore] con cartelli, pentole, strumenti musicali, striscioni, slogan «e tutto quello che ci piace».
Gli organizzatori hanno annunciato che ci saranno almeno dieci tra camion, Tir e furgoni, ad accompagnare il percorso. Tra questi, quelli dell’Arcigay. «Saremo in piazza per sperimere la diffusa insoddisfazione del movimento lesbico, gay, bisessuale e transessuale rispetto all’azione di governo – spiega Aurelio Mancuso, presidente di Arcigay–Il tema centrale del riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali è stato nei fatti abbandonato e questo significa, che nemmeno da questa legislatura le cittadine e i cittadini Lgbtq otterranno quei diritti di cui godono i gay e le lesbiche di venti paesi europei». Ieri Prodi, nell’incontro con il comitato organizzatore, prosegue Mancuso, «ha convenuto che il movimento ha ragione di protestare e si è detto dispiaciuto di non aver potuto convincere tutta la maggioranza di sostenere il provvedimento elaborato dal governo. Ho chiesto al presidente del consiglio di garantire perlomeno il sostegno di tutta la maggioranza rispetto al provvedimento di estensione della legge Mancino per i reati d’odio contro le persone Lgbtq che, insieme allo stalking[cioè le molestie], sarà discusso dalla commissione giustizia della camera».
Non ci sarà, invece, Haidi Giuliani. Ma è un’assente giustificata. «Proprio quel giorno arriverà a Genova una delegazione delle Madri argentine, in viaggio da Bologna a Roma, attraversando diverse altre città italiane – ha spiegato in un messaggio che ci ha inviato–Non posso e non voglio, naturalmente, mancare ai miei doveri di ospitalità nei confronti di sorelle così importanti per me, che da sei anni porto al collo il loro simbolo: in quel pannolino o fazzoletto, così comune nella vita delle donne di tanti paesi del Mondo, mi sono identificata immediatamente, ancora prima di incontrare le Madri a Porto Alegre, nel momento stesso in cui mi sono trovata davanti al corpo di mio figlio, ucciso dallo stato senza un movente e un esecutore credibili, senza un mandante che se ne assumesse la responsabilità». Se fosse stata a Roma, Haidi si sarebbe unita allo spezzone del corteo che avrà per protagonisti i ragazzi e le ragazze delle scuole e gli insegnanti. «Da vecchia maestra continuo a pensare che una parte dei mali che ci affliggono derivano da una scuola pubblica sempre troppo povera rispetto alle necessità e alle potenzialità, umiliata e costretta a stare dalla parte del mercato persino nelle espressioni verbali – spiega–i crediti, i debiti… Invece di rafforzarne l’impegno come luogo della conoscenza, della cultura, della socialità, dell’accoglienza, della convivenza. Sì, sarei stata soprattutto con quei ragazzi, e lo sarò idealmente da piazza Alimonda».
Ci saranno, invece, le aree programmatiche Cgil di Rete 28 aprile e Lavoro e società. Questa mattina, i promotori della manifestazione hanno incontrato Guglielmo Epifani. Secondo il coordinatore dell’area Lavoro e società, Nicola Nicolosi, «è grave il contenuto della circolare che vieta l’uso delle bandiere. È in contrasto con la storia della nostra organizzazione che si è strutturata in questi anni per aree programmatiche, dopo la fine delle componenti di partito e mettendo in discussione le modalità e le consuetudini, consolidate da tempo, che sono alla base del nostro comune agire politico». Migliaia di metalmeccanici porteranno uno striscione contro la precarietà, che dovrebbe collocarsi nella prima parte del corteo, e con loro decine di rappresentanze sindacali di fabbrica, nonché i lavoratori di Vodafone.
Tra gli ultimi messaggi di adesione c’è quello della Million marijuana March, che organizzerà un sound system itinerante: «Non saremo in piazza per complimentarci con il governo per il lavoro fin qui svolto – affermano–ma per esigere l’applicazione del programma nella parte che da consumatori di sostanze ci riguarda quotidianamente, costretti dall’isteria proibizionista a esistenze semiclandestine e talmente precarie». Un appello antiproibizionista pe rla manifestazione era stato scritto da Fuori luogo e altre associazioni.
In piazza San Giovanni verrà allestito un grande palco per lo spettacolo finale. All’arrivo del corteo [previsto per le 17,30 circa], è previsto l’intervento dei direttori di manifesto, Liberazione e Carta e, con ogni probabilità, di Pietro Ingrao. Sul palco si alterneranno poi artisti e musicisti, a cindurre sarà Andrea Rivera, che «intervisterà» lavoratori, migranti, persone del movimento gay e lesbico, ecc. «Si tratta di artisti che rappresentano la continuazione del percorso avviato dai promotori della giornata–spiegano gli organizzatori della parte artistica–personaggi che fanno della loro musica uno strumento capace di contribuire al nostro sogno comune di un altro mondo possibile». Hanno accettato questa sfida Enzo Avitabile, Tetes de Bois, Ulderico Pesce, Ascanio Celestini, Bisca Zulù.

www.carta.org

 

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EmiNews 2007

 

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