3721 La violenza sulle donne: Alcune riflessioni italiane per il forum internazionale della donna

20071017 15:21:00 redazione-IT

di Giulia Ceprini

Il cosiddetto “stalking” diventa emergenza quotidiana in Italia se si pensa che, secondo i dati del rapporto del Ministero dell’Interno, 6 milioni 743 mila donne tra i 16 e i 70 anni hanno subito almeno una volta nella vita una violenza fisica o sessuale.
Stupri, abusi, violenze in casa e per strada, problematiche delle più varie ed angosciose gravano le vite di migliaia di donne nel nostro paese e lo Stato non riesce almeno per ora a garantire un’adeguata prevenzione a questi tragici o comunque spiacevolissimi fenomeni, che nella stragrande maggioranza dei casi hanno precedenti alle spalle.

Solo nei primi 6 mesi del 2007 le donne uccise in Italia sono state 57. Alcuni di questi omicidi tra l’altro non sono ancora stati risolti, ben 10 assassini sono ancora in libertà.

Vorrei citare alcuni tra gli omicidi che hanno creato maggior scalpore:
1. Sara Washington, uccisa a Torino tra il 27 e il 28 settembre dal ragazzo che da 3 anni doveva essere il suo miglior amico e che a seguito di un rifiuto amoroso l’ha uccisa con un solo pugno
2. Maddalena Ciron, seviziata, accoltellata ed infine uccisa dai figli in quel di Treviso
3. Camilla Chignoli uccisa a soli 22 anni dal padre per l’invito da lei rivoltogli a non fumare
4. Barbara Cicioni, in attesa del terzo figlio, incinta di 8 mesi uccisa, nello scorso maggio a Perugina dopo anni di maltrattamenti, da Roberto Spaccino,suo marito,
5. Luca Delfino che il 10 agosto ha ucciso a coltellate l’ex fidanzata Maria Antonietta Multari, dopo esser già stato arrestato e rilasciato per l’omicidio dell’altra ex fidanzata Luciana Biggi.
Sono crimini efferati eseguiti per lo più con l’ausilio di corpi contundenti (nel 36,6% dei casi), o con una pistola (nel 29,7% dei casi), oppure (nel 15% dei casi) a mani nude.
E all’elenco non manco di citare l’ultimo caso peraltro ancora irrisolto avvenuto a Garlasco, ai danni della povera Chiara Poggi.
I motivi nel 33% dei casi sono legati alla non accettazione dell’autonomia delle scelte della donna: un abbandono, una separazione, un rifiuto, una contraddizione. Il 22% dei casi viene classificato sotto la voce raptus, il che significa infermità totale o parziale (la vittima è morta comunque). Nel 10,9% non c’è “nessun problema evidente”, e questi di solito sono casi in cui non si riesce a far chiarezza.
Seguono poi i dati forniti dalla Polizia di Stato, sempre relativi ai primi 6 mesi del 2007: 141 donne vittime di tentati omicidi (con 137 colpevoli arrestati), 10383 vittime di lesioni, e questi sono solo i dati che si riferiscono alle denunce esposte, se considerassimo anche chi rimane in silenzio chissà fin dove slitterebbero queste cifre.
E che dire sulla violenza sessuale? Le vittime sono sempre loro, le donne! Nessun distinguo sui ceti sociali di appartenenza. Violenze che si consumano in famiglia,nei luoghi di lavoro, per strada, di giorno e di notte da singoli avventori o da branchi di animali chiamati uomini .
Tra stupri e abusi la Polizia ne conta 1805, con 1242 denunciati, ed è una fattispecie di reato contro la persona in forte aumento, perché se a questi numeri affianchiamo i dati relativi allo stesso periodo del 2006 riscontriamo un 37% di tentativi di omicidio in più, un 32% in più di lesioni, un 16% in più di violenze sessuali. Non è certo un buon risultato.
Tra le mura domestiche nel 2006 su 101 omicidi raccontati sulle pagine dei quotidiani italiani 64 sono stati commessi da mariti o conviventi e 11 dagli ex mariti o ex conviventi.
Si ricordi il caso di Antonio Gabutti che costrinse la moglie dalla quale era legalmente separato ad avere rapporti sessuali con lui (punito con 2 anni di pena detentiva in carcere e 100 mila euro).
Secondo una ricerca eseguita dalla “Casa delle violenze di Bologna” tra le vittime il 20% ha tra i 20 e i 35 anni, il 28% tra i 36 ed i 45. I motivi? Cristina Karadde del centro spiega:” Questa è l’età in cui le donne acquistano autonomia e possono decidere di interrompere una relazione o comunque di dire di no”.

Insomma, con questi omicidi di “dominio” si ritorna all’età della pietra, l’uomo non di meno sembra esser pervaso da questo sentimento arcaico, ancestrale, che lo porta a considerare la moglie, la fidanzata, l’amica, la donna, come un oggetto di sua proprietà, da eliminare in caso ne si perda il controllo.

A proposito di quelli che una volta venivano chiamati “omicidi passionali” si è pronunciata il Ministro per i Diritti e per le Pari Opportunità, Barbara Pollastrini:” I colpevoli sono quasi sempre mariti, fidanzati, amici respinti, ex compagni abbandonati. Solo in pochi casi isolati si tratta di mostri sconosciuti”. Insomma, grazie a Dio, pochi “serial killer”ma, per il resto, una vasta gamma di manigoldi spregevoli, se si pensa che appunto nella maggior parte dei casi si tratta di persone vicine o vicinissime alle vittime.
La Pollastrini, inoltre, assieme al collega Clemente Mastella ha proposto una serie di campagne pubblicitarie volte a fronteggiare il problema e corsi nelle scuole per educare al rispetto delle donne.

Intanto però noi, e parlo a nome delle donne italiane, ci troviamo a fronteggiare una situazione di profonda insicurezza nelle città e di mancanza di tutela. Nel nostro Paese viene uccisa una donna ogni 4 giorni ed il 93% di quante subiscono violenza non sporge denuncia.
Il paese necessita di un cambiamento radicale, sicuramente non facile, ma continuando di questo passo, ce ne vorrà parecchia di pubblicità in radio o in televisione! Senza prevenzione, senza ascolto, senza una certezza di pene e giustizia, le vittime di tutti questi progetti rieducativi se ne fanno ben poco!
Forse, nel famoso “pacchetto giustizia”, in questi giorni oggetto di discussione alle Camere, in cui tra i vari punti si cercherà di dare maggior potere a sindaci e comuni in tema di ordine pubblico e sicurezza cittadina, si otterrà qualcosa di più.
Fino a quel momento non resta che seguire il famoso detto:” La PRUDENZA non è MAI TROPPA!”.

Giulia Ceprini

 

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