3752 Volpini (Acli), sulla proposta di legge per l’associazionismo d'emigrazione

20071023 12:10:00 redazione-IT

Volpini (Acli) fa il punto sulla proposta di legge per l’estensione dei benefici della legge 383 all’associazionismo per gli italiani all’estero

“Questo riconoscimento andrebbe a rafforzare l’autonomia e il pluralismo delle associazioni che garantiscono la partecipazione delle comunità alla vita democratica”

ROMA- Per salvaguardare e dare nuovo impulso alle realtà associative che operano presso le nostre comunità, gli deputati eletti all’estero Franco Narducci (Ulivo), Gino Bucchino (Ulivo), Marco Fedi (Ulivo), Ricardo Merlo (Gruppo Misto), insieme a Mimmo Lucà (Ulivo), hanno presentato alla Camera una proposta di legge che prevede l’estensione dei benefici derivanti dalla legge sull’associazionismo sociale di livello nazionale (382/2000) anche alle associazioni per gli italiani all’estero. Un cambiamento, da tempo auspicato dalla Consulta Nazionale dell’Emigrazione (CNE), che consentirà di espletare con maggiore incisività i progetti e le iniziative di promozione sociale per le nostre collettività nel mondo. Per avere un’idea più precisa sulla ricaduta di questa proposta legislativa abbiamo raccolto il parere di Roberto Volpini, coordinatore delle Acli per gli italiani nel mondo e membro del Consiglio di Presidenza del Cgie.

Pochi giorni fa è stata depositata in parlamento una proposta di legge che permette l’estensione dei benefici della 383/2000 all’associazionismo che opera al fianco delle nostre comunità all’estero. Come giudica questa iniziativa?

In primo luogo vorrei ringraziare, a nome della Cne, delle Acli e mio personale, Franco Narducci, Mimmo Lucà e gli altri firmatari della proposta di modifica della legge 383, per aver accolto questa istanza che è maturata nel mondo dell’associazionismo all’estero. D’altra parte io stesso avevo sollevato e posto questa questione quasi un anno fa nell’intervista che rilasciai nel dicembre 2006 ad Inform (v. http://www.mclink.it/com/inform/art/06n24101.htm, ndr). Spero che questa modifica della normativa sia sottoscritta da altri deputati e trovi ampio consenso non solo fra gli eletti all’estero, ma anche nell’ambito delle forze dell’intero arco parlamentare. Credo infatti che sia un diritto costituzionale riconoscere all’associazionismo che opera fra le nostre comunità questa equiparazione con le associazioni che svolgono la loro attività in Italia. Questo riconoscimento, oltre a riconfermare e rilanciare il prezioso ruolo svolto dall’associazionismo di promozione sociale in emigrazione, andrebbe anche a rafforzare l’autonomia e il pluralismo di queste associazioni che sono garanti della partecipazione attiva delle nostre comunità alla vita democratica del paese di residenza e dell’Italia. Ne verrebbe inoltre nuova vitalità sia agli scambi culturali, sociali ed economici che si sviluppano tramite le associazioni, sia al ruolo di mediazione che queste portano avanti nell’ambito della società civile fra la gente, le istituzioni e gli stessi partiti. Un rafforzamento dei legami che favorirebbe il dialogo intergenerazionale fra l’emigrazione tradizionale, i giovani all’estero e i nuovi flussi migratori.

Ma in che modo queste modifiche legislative potranno concretamente contribuire al rilancio delle associazioni che sviluppano la loro opera fra le nostre comunità?

Attraverso la modifica della legge 383 l’associazionismo che opera all’estero non viene solo rafforzato nella sua rappresentatività, ma ottiene anche delle importanti agevolazioni, che faciliteranno la conduzione delle associazioni sul piano operativo. Nel caso in cui la nuova 383 andasse in porto l’associazionismo per gli italiani nel mondo verrebbe iscritto nel registro nazionale delle associazioni di promozione sociale e avrebbe accesso a numerosi benefici, come ad esempio l’applicazione di detrazioni fiscali per i donatori che sosterranno le loro attività. Grazie al riconoscimento della legge l’associazionismo potrà anche sviluppare e presentare, attraverso la partecipazione a specifici bandi, progetti d’intervento per le comunità che rafforzeranno la fornitura dei servizi sociali per gli italiani all’estero.

Una legge prevede quasi sempre specifici doveri per i cittadini o gli enti interessati. In questo caso l’eventuale approvazione della nuova 383 quali obblighi comporterà per le associazioni degli italiani all’estero?

Le associazioni che lavorano all’estero otterranno il riconoscimento ufficiale della 383 solo in presenza di criteri specifici dettati dalla stessa legge, come ad esempio la forma democratica dello statuto interno. Ad eccezione dei vincoli di territorialità tutte queste associazioni dovranno quindi corrispondere pienamente ai requisiti di legge imposti all’associazionismo nazionale operante sul territorio italiano. In qualche modo viene dunque chiesto alle associazioni all’estero un processo di autoriforma, volto in primo luogo a sviluppare meccanismi democratici di funzionamento. Questa operazione porterà la attuali associazioni che operano all’estero e che aderiscono alla Cne a rivedere i propri statuti interni.

(Goffredo Morgia- Inform/Eminotizie)

 

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EmiNews 2007

 

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