3774 Il tempo delle relazioni tra Italia e America latina è adesso

20071026 14:17:00 redazione-IT

di Francesca D’Ulisse
(Responsabile nazionale Ds per l’America latina e i Caraibi)

Il tempo delle relazioni tra Italia e America latina è adesso. Anzi, siamo già in ritardo rispetto ad altre aree geopolitiche, come l’Asia. Lo ha ribadito a chiare parole il Presidente del Consiglio Romano Prodi nell’inaugurare lo scorso 16 ottobre la Terza Conferenza Italia America latina.
Quel che è ormai al di fuori di ogni dubbio è che l’America latina è tornata finalmente in Italia e ai massimi livelli.

Era dal lontano 1966, anno della firma a Roma del Trattato istitutivo dell’Istituto Italo Latino Americano, geniale intuizione di Amintore Fanfani, che non si vedevano nel nostro paese tanti dignitari latinoamericani e di tal profilo politico. Due capi di Stato e 14 Ministri degli esteri oltre a tutte le rappresentanze diplomatiche latinoamericane e caraibiche in Italia e quelle italiane in America latina e nei Caraibi, e ad una folta rappresentanza di organismi regionali (Osa, Caricom, Bid, Caf). Un parterre eccezionale, insomma, che fa ben sperare per il futuro e che, a distanza di poche ore dalla conclusione dei lavori, riempie di orgoglio tutti coloro che a vario titolo si occupano di continente latinoamericano e Caraibi e di una certa responsabilità coloro che fanno delle relazioni con i partiti ed i popoli del subcontinente il proprio quotidiano impegno.

Ma se l’America latina è tornata in Italia con i suoi rappresentanti istituzionali, era già da tempo presente con i tanti milioni di immigrati nel nostro paese, sfuggiti non come nel passato dalla ferocia disumana delle dittature ma dall’altrettanto feroce povertà che ancora affligge “il continente dal triste primato”, l’essere cioè il più disuguale del pianeta. Crescita economica eccezionale, da record, a due cifre in alcuni casi, ma sperequazioni sociali e disuguaglianze lancinanti, esclusione sociale, violenza e immigrazione per tanti. Povertà totale per 18 miliardi di esseri umani. Governi democratici, quelli latinoamericani e caraibici. Sono lontani i tempi dell’alternativa fra le “due G: gorilla o guerriglia”, dittature o guerre civili, insomma. Ma non basta. La democrazia non è stata ancora capace di garantire giustizia ed equità sociale. E’ questa l’America latina che guarda all’Italia e all’Europa e che l’Italia (rappresentata al massimo livello istituzionale – la Conferenza ha visto come relatori diversi Ministri e Sottosegretari del nostro paese, e ai lavori sono stati presenti diversi deputati e senatori della Repubblica) che l’Italia, appunto, ha accolto a Roma per parlare di relazioni future e di assetti geopolitici planetari, di integrazione regionale, di politiche economiche e di cooperazione, di diritti umani e di lavoro.

E’ fuori di dubbio che la Terza Conferenza ha segnato, anche tangibilmente, un ulteriore spartiacque tra l’indifferenza dei passati governi e la volontà politica di mettere le relazioni tra il nostro paese e l’America latina ed i Caraibi al centro dell’agenda politica. Lo avevano già detto il Presidente Prodi ed il Ministro D’Alema in diverse occasioni. Lo hanno ribadito in questi giorni con forza e convinzione. Alcuni dati eloquenti in proposito: durante il precedente governo, l’allora Ministro degli esteri, On. Gianfranco Fini, trovò il tempo di visitare una sola volta l’area (missione in Brasile), mentre il primo Ministro, On. Silvio Berlusconi, più volte varcò l’oceano, rotta nord America, please. Romano Prodi, in poco più di un anno di governo, ha già visitato il Cile ed il Brasile e si accinge a compiere una missione in Messico e a Panamà; il Ministro degli Affari esteri, Massimo D’Alema, ha già visitato Brasile, Cile e Perù (in quest’ultimo paese non vedevano un membro del governo italiano dai tempi di Emilio Colombo!). Il sottosegretario Di Santo, “instancabile motore quotidiano della nostra politica verso la regione” come lo ha definito il Presidente Prodi, scatenando uno spontaneo, meritato e sentito applauso, si è già recato in 18 paesi siglando accordi e riallacciando relazioni incancrenite. Cose concrete, insomma, non turismo politico.

Ancora, preme sottolineare che stiamo parlando di “politica di stato”, non di governo. Ci stiamo riferendo, in altri termini, ad un lavoro politico che travalica i confini e l’opera di un governo e di una legislatura ma che ha l’ambizione di porsi come asse strategico della politica estera del paese. Un progetto di lungo termine che sia utile a “ricollocare il nostro Paese al posto che gli spetta” in America latina e nei Caraibi per storia, tradizione, cultura comuni. Non solo economia, insomma, ma anche e soprattutto politica, quel famigerato “sistema paese” sempre invocato e che pare ormai realtà. Tutto questo, come più volte ribadito, non da soli ma all’interno della Unione Europea e, in particolare, in stretta e costante collaborazione con tutti i paesi (Spagna e Portogallo, in primis) che guardano al continente latinoamericano e ai Caraibi con interesse e passione e con la volontà politica di rilanciare impegni e collaborazioni strategiche. L’Italia, insomma, è pronta a fare la sua parte e a dare il proprio contributo per viaggiare “insieme verso il futuro”, come recitava lo slogan della Conferenza.

Un viaggio, un percorso, quello italo – latinoamericano, che non si è mai interrotto, va detto, quanto a presenza della società civile e delle istituzioni di ricerca e cooperazione. Una enorme mole di talenti e di risorse che con il Governo Prodi hanno finalmente una “copertura” politica degna di questo nome. Durante gli ultimi mesi, undici seminari tematici ci hanno fatto scoprire un tessuto di scambi e di relazioni ai più alti livelli, tenuto in piedi grazie alla straordinaria tenacia delle università, delle Ong, delle imprese private, delle banche. Un tessuto francamente insperato e sotto molti punti di vista sconosciuto ai più ma che ha rivelato collaborazioni proficue e di altissima specializzazione e valore aggiunto che costituiscono un patrimonio della società civile ma anche dell’azione del nostro governo.

Cosa è mancato finora a livello politico italiano e in generale, europeo? Come recuperare il ritardo? Il Ministro D’Alema, che ha chiuso i lavori della conferenza, ha parlato di maggiore concretezza e di più coraggio per fare quel “salto di qualità” nei confronti di un “continente amico e che ci aspetta”. Va detto che la sensazione che abbiamo provato alla fine della conferenza è che il tempo delle attese, dei distinguo, del futuro prossimo sia finito. Finalmente, aggiungiamo noi. La strada è ormai tracciata. Adesso va solo percorsa con umiltà, entusiasmo, desiderio di collaborazione, spirito di servizio, sapendo che nessuno ha un modello da esportare o una ricetta da vendere ma idee e proposte da condividere e da sperimentare. Insieme verso il futuro, quindi. Il governo italiano vuole essere protagonista di questo rilancio e il nostro partito, il Partito Democratico, può fare la sua parte nel proprio ambito di lavoro. Non cominciamo da zero, va detto. Abbiamo un grande patrimonio di conoscenze e di relazioni, un archivio materiale ed umano a cui attingere a piene mani e da condividere. Noi siamo pronti, e non da oggi.

A sostegno della “politica del fare” ci piace, infine, segnalare che a latere dei lavori della Conferenza sono stati formalizzati dal Ministro D’Alema e dal Presidente della Caf Garcìa, sulla base di un primo voto alla Commissione esteri della Camera dei deputati, i negoziati di adesione dell’Italia (unico paese in Europa, a parte la Spagna) alla Corporación Andina de Fomento, istituto finanziario del continente che insieme al Bid realizza progetti di investimento e di cooperazione.

Così come che sono state premiate dal Ministro D’Alema otto personalità italiane che si sono distinte per la loro attività a favore dei rapporti tra Italia e America latina e Caraibi: Susanna Agnelli, Linda Bimbi, Gilberto Bonalumi, Ludovico Incisa di Camerana, Italo Moretti, Renato Sandri, Alberto Tridente, Saverio Tutino.

 

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EmiNews 2007

 

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