3763 RICCI (Fiei): VOTO ALL'ESTERO E VOTO AGLI IMMIGRATI, DIRITTO INDIVISIBILE

20071024 15:46:00 redazione-IT

La grandi manovre per eliminare il voto all’estero (o meglio, la compagine di rappresentanza degli italiani all’estero) si sono rapidamente intensificate in contemporanea con le proposte di legge di ridimensionamento del numero dei parlamentari e con la proposta di trasformazione del Senato, in Senato delle Regioni. Per la verità avevano continuato a percorrere i sotterranei del parlamento in modo trasversale e continuo e si erano mitigate solo dopo l’esito elettorale dello scorso anno.
Per quanto sia oggettivamente difficile mettere nuovamente in discussione le modifiche costituzionali acquisite tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del 2000, approvate sotto il precedente governo dell’Ulivo, certamente gli obiettivi sono tesi ad un ridimensionamento della presenza dei parlamentari dell’estero e ad una revisione della norma riferita al voto passivo riservato ai residenti all’estero, più volte impugnata come non rispondente alla norma costituzionale relativa al vincolo di mandato e quindi alla possibilità di ciascun cittadino di candidarsi in ogni circoscrizione.

Della cosa si potrebbe discutere anche in riferimento all’ipotesi di introduzione del Senato Federale, che, evidentemente, è invece legato ad una configurazione territoriale nella quale dovranno certamente essere risolti anche i problemi di rappresentanza delle minoranze interne e delle autonomie.

In ogni caso, la situazione che si sta creando, imporrebbe un’azione coerente ed una risposta articolata fondata su principi difficilmente contrastabili: il diritto conseguito dagli italiani emigrati ad una partecipazione diretta alla vita politica nazionale non può essere messo in discussione, come deve essere al più presto riconosciuto il diritto al voto attivo e passivo per gli immigrati residenti sul nostro territorio nazionale.

In entrambi i casi si tratta di diritti imposti dalle dinamiche e dalle opportunità dei processi di globalizzazione rispetto ai quali uno Stato moderno non può derogare.

Se può essere fatto un appunto alla compagine degli eletti all’estero, a parte alcuni casi individuali, è quello di non essersi impegnati adeguatamente per sostenere il voto amministrativo per i connazionali immigrati e per la revisione della Legge Bossi-Fini; un’azione su questo versante avrebbe certamente contribuito a dissipare le nebbie di molti loro colleghi italiani in Italia.

La FIEI invita in questo senso le forze politiche e sociali dell’emigrazione, a partire dalla CNE, a trovare un comune momento di impegno e discussione pubblica, promuovendo in un apposito convegno le ragioni della riconferma della rappresentanza dell’emigrazione e del varo di un provvedimento per il diritto di voto degli immigrati in Italia.

Un appuntamento che dovrebbe realizzarsi al più presto, in ogni caso entro l’anno in corso.

Rodolfo Ricci
(Segr. Gen. FIEI)

Per adesioni alla proposta:
scrivere a fiei@fiei.org

 

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EmiNews 2007

 

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