3759 Come e perché unire la Sinistra

20071024 15:05:00 redazione-IT

di Marcello Cini*

Che sia urgente unire le forze che stanno a sinistra del Partito Democratico mi sembra sia ormai evidente. Lo straordinario successo politico delle primarie del Pd – delle quali molti militanti della sinistra si auguravano il fallimento, – ha dato un ennesimo segnale dell’insofferenza degli elettori dell’Unione per i bizantinismi della classe politica che dovrebbe rappresentarli.

Personalmente, per coerenza con le mie posizioni politiche, non sono andato a votare, ma non nascondo di aver tifato per un grande afflusso di votanti e di essere contento che il mio auspicio si sia realizzato al di là di ogni ragionevole aspettativa. Questo non vuol dire ovviamente che mi piace il programma di Veltroni, ma soltanto che mi rassicura il fatto che per ora non sia crollato il ramo sul quale noi della sinistra siamo seduti. Perché, ci piaccia o no, se il ramo crolla anche noi finiamo spiaccicati a terra. Purtroppo i segnali che questo crollo potrebbe essere molto prossimo si moltiplicano. Detto questo vorrei dire due o tre cose magari banali ma realistiche sul processo di unificazione.
La prima sarà forse frutto di una deformazione professionale di fisico, ma mi sembra ovvio che non serve lamentarsi perchè il baricentro del Pd si sposta al centro, se il contrappeso alla sua sinistra è sempre più debole e discorde. Quanto prima riusciremo a renderlo forte e unito, tanto più Veltroni dovrà tenerne conto e tanto più Prodi (che ha tutto l’interesse a non cadere facendosi molto male) riuscirà a contrastare la sostanziale deriva verso destra della rotta concordata alla formazione del governo.
La seconda è una verità scomoda, ma che va detta. Non possiamo pretendere di contare di più di quanto contano nella società gli elettori che si fidano di noi. Per esempio, ci piaccia o no, la consultazione sul protocollo del welfare è stata approvata con l’82% dei voti di cinque milioni di lavoratori e di pensionati. Era giusto sottolineare da parte nostra il disagio economico e sociale che il 18% di no segnala (in particolare i metalmeccanici delle grandi fabbriche) e chiedere che in qualche altro modo se ne debba tener conto, ma non si può sostenere, come è stato fatto intendere da alcuni esponenti e giornali della nostra area, che quella maggioranza sia stata frutto di disinformazione, di intimidazioni e di ricatti. E stendo un velo pietoso sulla farsa di Rizzo che ha gettato una manciata di ridicolo su tutta la sinistra.
L’accettazione di questa verità dovrebbe indurre fin d’ora i partiti(ni) della sinistra a evitare di prendere iniziative politiche unilaterali di rilievo che non siano condivise da tutti. E’ il caso della grande manifestazione del 20 ottobre. Premetto, a scanso di equivoci, che ad essa avevo dato la mia adesione, resa pubblica in una intervista apparsa su Liberazione un paio di settimane fa, motivandola esplicitamente come adesione all’appello di Net-Left (Sinistra Europea), e agli obiettivi in esso formulati. E aggiungo che sono contento che una volta lanciata, essa abbia avuto un grande successo, soprattutto per la straordinaria partecipazione di giovani.
Il giorno dopo, tuttavia, occorre rapidamente ricomporre una sostanziale unità di azione con quella parte della sinistra che aveva deciso di non parteciparvi temendo che, comunque, nonostante le affermazioni in contrario degli organizzatori, essa avrebbe forse dato un altro scrollone al governo Prodi. I fatti dei prossimi giorni ci diranno se erano preoccupazioni fondate. Comunque, non abbiamo bisogno di creare altri ostacoli sul cammino già irto di difficoltà, del processo di unificazione.
La terza considerazione che vorrei fare parte dalla convinzione che il processo di unificazione della sinistra non può essere affidato soltanto alle iniziative dei gruppi dirigenti dei partiti che la rappresentano nelle istituzioni. Le reiterate pubbliche dichiarazioni di impegno a procedere rapidamente su questa strada che i loro maggiori esponenti vanno facendo già da qualche tempo non hanno per ora fissato alcun obiettivo preciso né proposto un calendario delle tappe per arrivarci.
Il suo successo dunque dipende in modo essenziale (ancor più di quanto non sia avvenuto per il Pd) dalla partecipazione diretta e sperabilmente massiccia dei cittadini che non si rassegnano a seppellire nel cimitero della storia l’idea di una “sinistra” politica, ma che non si identificano soltanto nelle sue attuali formazioni. Sono d’accordo con Roberta Lisi quando scrive “Non abbiamo più tempo, è arrivato il momento in cui deve emergere il soggetto della Sinistra unita e plurale ma questo non sarà se alla sua costruzione parteciperanno solo i gruppi dirigenti di Sd, Rifondazione, Verdi, Pdci e augurabilmente Socialisti. Anzi questi devono avere la capacità di mettere in discussione loro stessi e aprire il processo costituente della sinistra che c’è fuori di loro. “
E sono anche d’accordo con Ro Marcenaro che conclude il suo intervento su Aprileonline del 19 ottobre, nel corso del quale vengono elencati alcuni obiettivi comuni e irrinunciabili della Sinistra, con la domanda, frivolta agli attuali leaders: "Ma che cosa vi impedisce, già da domani mattina, di deporre le insegne di Rifondazione Comunista, Verdi, Sinistra Democratica, Comunisti Italiani, e chiamarvi, tutti insieme, semplicemente, la Sinistra?"
Perché questo accada, tuttavia ci vuole una iniziativa dal basso, che contribuisca a sgretolare le barriere che separano tra loro le attuali formazioni. Ma deve essere anche una iniziativa promossa e voluta dai loro vertici che devono impegnarsi fin dalla sua convocazione a rinunciare, in tutto in parte, all’autonomia che ne definisce l’attuale identità politica e organizzativa, a favore del nuovo soggetto politico.
Sull’onda del grande successo della manifestazione del 20 ottobre occorre estenderne le basi e consolidarle nel tempo fissando subito – magari imparando anche da Grillo a usare la rete in tutte le sue forme possibili – un appuntamento con tutto il “popolo” della sinistra per dar vita alla nuova casa comune.
Con l’obiettivo primario però, non dimentichiamolo, di rinsaldare il patto di governo con il Partito Democratico per riconquistare la fiducia che molti elettori dell’Unione hanno perso nei confronti del governo di centrosinistra.

*aderente a Net.Left (Sinistra Europea) e aderente a SD

Nonché professore emerito all’Università La Sapienza di Roma in Fisica teorica e storico della scienza

 

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EmiNews 2007

 

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