3792 Argentina, il giorno di Cristina

20071029 22:40:00 redazione-IT

di Maurizio Chierici

Stanno contando i voti, nessun dubbio: il 10 dicembre Cristina Fernandez de Kirchner si accomoderà sulla poltrona di presidente. Lo ripetono le prime proiezioni dopo la chiusura delle urne. Fino a quando i numeri non saranno ufficiali gli oppositori continuano ad illudersi di strappare un secondo turno. Non sposterà di un virgola il risultato, solo un premio di consolazione utile a concordare qualche convergenza. Cristina ha 20 punti di vantaggio su Elisa Carriò, portabandiera dei socialcristianoradicali.

Sparsi in plotoncini esangui arrancano i manipoli della frammentazione peronista.

Campagna elettorale noiosa con thrilling finale: cinque candidati dell’opposizione, da Elisa Carrio all’ex ministro dell’economia Lavagna, denunciano al comitato elettorale «gravi irregolarità nella provincia di Buenos Aires» dove votano 10 milioni di persone, il 37% degli argentini. Questa provincia (la più importante degli stati federali) è da sempre feudo peronista. Peronismo di destra o di sinistra: i Kirchner rappresentano l’ala progressista. Ecco il sospetto: schede che non arrivano o vengono consegnate con ore di ritardo, quasi mille presidenti di seggio presentano certificati medici rinunciando all’incarico, frettolosamente sostituiti da funzionari di governo o da supplenti raccolti con fatica. Scrutatori improvvisati, incapaci di gestire con scioltezza le operazioni. Code di ore, gente che lascia la fila e torna a casa. Alle sei del pomeriggio i seggi dovrebbero chiudere, ma si continua a votare per recuperare il tempo perduto. Alle sei e un minuto, uno dei sondaggisti famosi, annuncia la vittoria di Cristina Fernadez Kirchner, 45 per cento di preferenze. Ce la fa al primo turno, 22 punti di vantaggio su Elisa Carrio, radical-cristiana. Solo proiezioni, ma firmate da Artemio Lopez che non ha mai sbagliato un pronostico, ecco l’allarme di chi sperava nel ballottaggio. E alle sei e due minuti l’annuncio che la signora Kirchner sta arrivando in elicottero dalla residenza presidenziale di Olivos. Apparizione che anticipa di almeno due ore la cautela di chi sta vincendo. Nel suo bunker elettorale la aspettano 500 giornalisti, per lo più stranieri. Come mai tanta fretta? Forse per annacquare le proteste, tranquillizzando il paese. Ma l’opposizione annuncia conferenze stampa, insomma, non molla.

Da sempre Buenos Aires è la provincia decisiva per chi corre alla presidenza. Accompagnata dal candidato governatore Daniel Scioli, Cristina non ha problemi nelle città e nei comuni attorno, ma per la capitale le previsioni sono sfavorevoli. Elisa Carrio dovrebbe batterla, non si sa in quale misura ecco perché proprio a Buenos Aires – tesi dell’opposizione – sono sparite schede, ci sono state urne aperte con grave ritardo, gente che rinuncia al diritto del voto. Può essere il pretesto per sminuire un successo annunciato; può essere un modo per condizionare le scelte del nuovo governo, ma 22 punti restano un distacco incolmabile qualsiasi tesi possa animare la delusione degli sconfitti.

Il bunker dei Kirchner è sotto la torre dell’Intercontinental alle spalle della sede nazionale del Partito Giustizialista, palazzotto costruito da Peron. Con Cristina e il marito davanti alle telecamere ogni dubbio sembra risolto. Raccontano cosa è successo. Loro hanno votato a Santa Cruz, fine settimana familiare. La signora si è chiusa nella casa di vacanza di Calafate, davanti al lago gelato dai ghiacciai del Pico Moreno. Scaramanticamente il presidente è rimasto a Rio Gallego, cena assieme a dieci amici «che portano fortuna». Alla vigilia di ogni elezione mangia lo stufato con loro ed è sempre andata bene. La famiglia K torna a Buenos Aires verso mezzogiorno, sul Tango Uno, aereo comprato dal presidente Menen. Se l’organizzazione del voto divide la possibile vincitrice dagli altri concorrenti, li unisce il proposito di «non cambiare abitudini» anche nel giorno importante. Cristina, la Carriò e Lavagna fanno sapere di aver dedicato il pomeriggio alla siesta. La Carrio vive nella vecchia Palermo, quartiere storico caro agli intellettuali: da Bioy Casares a Borgers, centinaia di psicanalisti, caffè per scrittori, insomma un’altra Argentina. Come ogni mattina beve il cappuccino nel solito caffè. Domande e risposte, nessuna indicazione politica nel rispetto delle regole, solo l’orgoglio di una precisazione: 40mila rappresentanti di lista del suo movimento sorveglieranno la trasparenza del voto in tutto il paese. «Un record, non abbiamo mai impegnato tanta gente con gli occhi aperti». Per evitare brogli? Per evitare tutto ciò che può pasticciare le elezioni. In apparenza non ce l’ha fatta. Aspettiamo le prossime ore.

Anche un sondaggio commissionato dalla Carrio riconosce che Cristina ha superato il 40%, vittoria al primo turno. Intanto nelle scuole di Palermo e alla Recoleta si continua a votare. File lunghissime che aspettano.

 

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EmiNews 2007

 

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