3779 IMMIGRAZIONE:Rimesse, un giro da 300 miliardi di dollari

20071026 23:30:00 redazione-IT

Si tratta dei soldi che circa 150 milioni di lavoratori emigrati regolarmente e con regolari contratti e permessi gira ai paesi d’origine dai paesi di immigrazione. Il problema degli alti costi delle transazioni. Rapporto Ifad

ROMA – Sono più di 300 miliardi di dollari le risorse che tutti gli immigrati del mondo rispediscono a casa. Si tratta dei soldi che circa 150 milioni di lavoratori emigrati regolarmente e con regolari contratti e permessi gira ai paesi d’origine dai paesi di immigrazione. La cifra è stata data questa mattina nel corso di una conferenza stampa sulle rimesse nei paesi d’origine dei lavoratori migranti organizzata a Roma dall’Ifad, l’istituto internazionale per lo sviluppo agricolo, in occasione della presentazione del primo studio globale sull’economia dell’emigrazione.

La cifra dei 300 miliardi di dollari è però sottostimata perché nel calcolo sono stati rappresentati solo i lavoratori immigrati regolari. Tutti gli altri, ovvero gli irregolari, i clandestini, i sommersi non risultano. A una domanda di un giornalista durante la conferenza stampa di presentazione dello studio, Kevin Cleaver, presidente aggiunto dell’Ifad, ha risposto che il numero dei lavoratori immigrati illegali – come è ovvio – non si può calcolare con la stessa precisione che si usa per gli altri. Ci sono però stime che parlano di una percentuale consistente di immigrati irregolari sul totale. Il vicepresidente Cleaver stima che complessivamente i lavoratori emigrati in tutto il mondo siano circa 185 milioni.

Le forme in cui gli emigranti rimandano i soldi alle loro famiglie sono le più diverse, ma il problema principale sono ancora gli alti costi delle transazioni finanziarie internazionale. Per le rimesse nei paesi di origine si spendevano cifre molto alte fino a 10 anni fa. Il calcolo dell’Ifad è impietoso. Per rimandare a casa qualche risparmio – fino a 10 anni fa – gli immigrati spendevano intorno al 25%. Tradotto: un quarto dei risparmi che venivano indirizzati a casa, nel 1997, andavano in fumo, o meglio venivano mangiati dagli interessi pagati alle banche. Ora – sempre secondo lo studio dell’Ifad – la situazione sta leggermente migliorando. Ora la percentuale sugli interessi delle rimesse scende nei casi migliori anche al 2%. Nella media continua a oscillare tra il 2 e l’8%. Ovviamente l’analisi deve essere fatta paese per paese, o meglio da paese a paese e spesso da città a città. La cifra delle rimesse mondiali è comunque di tutto rispetto e il vicepresidente Cleaver ha detto che i 300 miliardi di dollari di rimesse superano tutti gli aiuti istituzionali che i paesi ricchi danno ai paesi poveri.

Altro fenomeno molto interessante messo in luce dallo studio congiunto dell’Ifad e della Banca Interamericana riguarda le notevoli differenze che ci sono tra gli emigranti. Tra loro – soprattutto per quanto riguarda i clandestini – prevalgono ancora forme molto artigianali di trasferimento finanziario. Ci sono emigranti – dice Kevin Cleaver – che non avendo la possibilità di accedere a bancomat e carte di credito e magari non fidandosi delle banche, affidano i loro risparmi ad amici o parenti che si mettono in viaggio per potare i soldi nei paesi d’origine. Con tutti i rischi che questa scelta comporta. Molto interessante anche l’analisi della percentuale di soldi guadagnati e risparmiati dai lavoratori emigrati e di quelli che invece si spendono (o si investono in loco, ovvero nei paesi di destinazione dell’emigrazione). La percentuale delle rimesse che si riesce a mandare a casa rimane molto bassa, intorno al 20%. Tutto il resto si spende nei paesi ricchi. Per gli Usa il primo paese in testa alla classifica delle rimesse è il Messico. (pan)

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EmiNews 2007

 

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