3858 La migrazione di ritorno degli italiani d’Argentina

20071107 10:38:00 redazione-IT

Alla rassegna ‘’Cinema di migrazione’’ un documentario racconta le storie dei nostri connazionali. Immagini d’archivio della cineteca di Buenos Aires mostrano gli sbarchi. Ma nel 2002, dopo la crisi, in due milioni tornano in Europa
(Mate Y Moneda di Luca Bellino, un’immagine del film)

ROMA – Pochi spettatori, in un’atmosfera raccolta assistono nella sala C del cinema “Il labirinto” di Roma alla proiezione del film Mate Y Moneda di Luca Bellino. Il documentario racconta la migrazione di ritorno degli italiani dall’Argentina dopo la crisi economica del 2001.

Tra il 1870 e il 1995 milioni di italiani emigrarono in Argentina. Immagini d’archivio della cineteca di Buenos Aires mostrano gli sbarchi: grandi navi sovraccariche di italiani che hanno attraversato l’oceano. Nel 2002, in seguito alla crisi economica due milioni di Argentini tornano in Europa. Bellino registra i pensieri e le emozioni di un gruppo di anziani che dalla Solofora argentina, a Valentin Alsina nel comune di Lanùs sono tornati in Italia. Solofora è un piccolo paese del meridione italiano dove si praticava la concia delle pelli. Durante la seconda guerra mondiale i suoi abitanti si trasferirono massivamente in Argentina dove sorse la nuova Solfora Argentina. Tutto nella Solfora Argentina fa riferimento al paese d’origine ma oggi le concerie sono chiuse, gli eredi di quel sogno di libertà e benessere sono tornati nel paese d’origine per ricominciare di nuovo da zero. Bellino si muove con discrezione tra testimonianza e memoria. Ciò che la telecamera scruta nel presente lascia spazio e respiro a tutto ciò che di quel viaggio rimane solo negli occhi dei suoi protagonisti. Il racconto visivo della vita quotidiana nella conceria di pelli si alterna ai discorsi degli anziani al bar che commentano la situazione argentina. Il regista raccoglie testimonianze del malessere argentino di quegli anni: le manifestazioni, le file interminabili davanti al Consolato italiano per chiedere il rimpatrio. La telecamera di Bellino sa farsi invisibile nel raccogliere le testimonianze ma intesse un racconto fatto di geometrie, di capannoni deserti, di un lirismo asciutto e sospeso, come nel caso della coppia di italiani rimpatriati che raccontano il loro incontro in autobus con dolce ironia. Le due figure si stagliano sul paesaggio rurale del paesino italiano. I volti scolpiti dalle rughe raccontano lo spazio inafferrabile di un viaggio, un amore e un ritorno. Il pubblico accoglie il film con calore e partecipazione. Nella sala quasi vuota si parla insieme alla curatrice della rassegna, Alessandra Guarino, e al giornalista Raffaele Rivieccio (collaboratore della rassegna), seduti in sale tra il pubblico, di Argentina, cinema e migrazione.

(Giulia Lombardo)

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”Tra due terre”: la storia del rimpatrio della famiglia Magni

La prima giornata della rassegna ‘’Cinema di Migrazione’’ presenta il film vincitore del premio Libero Bizzarri 2005 e di una menzione speciale al Festival dei popoli di Firenze 2005. Una famiglia torna dall’Argentina dopo 20 anni

ROMA – La prima giornata della rassegna Cinema di Migrazione presenta “Tra due terre” (2005) – vincitore del premio Libero Bizzarri (premio Cineforum) 2005 e di una menzione speciale al Festival dei popoli di Firenze 2005 – lo splendido documentario di Michele Carrillo realizzato in Argentina, a 60 km da Buenos Aires.
La famiglia Magni, trasferitasi in Argentina dall’Italia nel1984 torna dopo vent’anni in Italia. Mariana, arrivata da ragazza in Argentina con i suoi genitori sceglie di tornare nella sua terra d’origine con il Marito tedesco Beto e le loro due figlie.

“Sono stato un mese e mezzo con la famiglia Magni. Li abbiamo conosciuti tramite un’associazione di italiani all’estero. Io e lo sceneggiatore eravamo partiti con solo due pagine di idee”, racconta al pubblico riunito nella sala C del cinema Il labirinto il regista, Michele Carrello. Assistiamo attraverso le riprese di Michele Carrillo al mese e mezzo che precede il rimpatrio della famiglia Magni. Mariana Magni è italiana. E’ arrivata in Argentina con la sua famiglia nel 1984, ora dopo la crisi economica del 2002 suo marito non trova più lavoro e lei, traduttrice, guadagna troppo poco per mantenere la famiglia. Il ritorno in Italia è una scelta sofferta che coinvolge le tre generazioni della famiglia Magni. Il conflitto e la solidarietà generazionale costituiscono la vera ossatura del racconto che si articola in un crescendo ricco di emozioni.

“La cosa più bella del documentario sono proprio i suoi protagonisti”, dice Carrillo affettuosamente. Sin dalle prime immagini la partenza/ritorno è il fulcro di ogni azione: Mariana è seduta a un tavolo e conteggia il ricavato dell’eventuale vendita dei mobili. Le bambine di 14 e 8 anni vengono portate a lezione di italiano dalla nonna che a suon di “parlami d’amore Mariù” e vecchi libri di scuola tenta di insegnare alle nipoti la sua lingua madre.

La vita quotidiana, il calore dei rapporti tra Mariana e le sue figlie conducono il “racconto del rimpatrio” al suo apice emotivo senza alcun trionfalismo. La storia Argentina emerge solo in relazione alla vita che giorno per giorno si rivela ai protagonisti. La struttura del documentario, frutto di 50 ore di girato, gioca le sue armi migliori nel coinvolgimento empatico del pubblico che condivide con la famiglia Magni l’emozione della partenza di migranti che sognano l’Italia pur essendo italiani.

La sorprendente spontaneità dei protagonisti è l’autentica magia del documentario. L’incontro di una macchina da presa e di un soggetto, tema centrale del cinema, non solo documentario, trova nell’opera di Carrillo una felice sintesi: la costruzione dello sguardo cinematografico, frutto della presenza di un artificio meccanico (telecamera) e di un operatore, non ha mai il sopravvento sul soggetto rappresentato. La sensazione è anzi quasi quella di essere guardati più che di guardare ed un rapido, appena accennato, sguardo che la nonna Magni rivolge alla telecamera alla fine, sembra ribadire la presenza di quell’accordo di sguardi tra soggetto rappresentato e spettatore cui solo il cinema tende. (Giulia Lombardo)

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Cinema di Migrazione, tra finzione e realtà documentaria

In corso di svolgimento a Roma la rassegna che si rivolge in particolare agli studenti e ai docenti delle scuole medie superiori per favorire i processi di integrazione attraverso occasioni di incontro e di conoscenza interculturale

ROMA – E’ in corso di svolgimento a Roma la rassegna di film e documentari "Cinema di migrazione”, che dal 5 al 10 novembre al cinema Il labirinto (via Pompeo Magno 27, Roma), si rivolge in particolare agli studenti e ai docenti delle scuole medie superiori per favorire i processi di integrazione attraverso occasioni di incontro e di conoscenza interculturale. La rassegna è organizzata dall"associazione “Il Labirinto”, con il sostegno della Provincia di Roma, l’assessorato ai servizi sociali e con il patrocinio dell’Aiccre (associazione italiana del consiglio dei comuni e delle regioni d’Europa).
“La rassegna è strutturata a più velocità – commenta la curatrice Alessandra Guarino (responsabile della sezione didattica e formazione preuniversitaria della Scuola nazionale di cinema) -. Diverse fasi migratorie sono messe a confronto in itinerari che si intersecano tra finzione e realtà documentaria”.
Il percorso della rassegna si articola dal passato remoto della storia italiana, che vede le prime migrazioni dal sud al nord della penisola e le migrazioni degli italiani all’estero; al passato prossimo, fine anni ’80, inizio ‘90 ( “Pummarò” di Michele Placido, “Articolo 2” di Maurizio Zaccaro) con l’Italia a confronto con la prima grande migrazione dall’Albania; il presente si fa spazio con alcuni degli ultimi film usciti in sala come “It’s a free world di Ken Loach” e recenti documentari italiani come “Il mondo addosso” di Costanzo Quatriglio (2006), “Welcome Bucarest” di Claudio Giovannesi (2207) e molti altri.

L’attenzione è focalizzata soprattutto sulla compresenza delle fonti: i cinegiornali e i materiali d’archivio dal ‘39 al ‘67 dell’Istituto Luce si alternano alle opere di grandi autori del cinema italiano e a documentari di giovani autori indipendenti.
“La scommessa è la messa in gioco dell’immaginario. Il vero problema – sottolinea Alessandra Guarino – è la costruzione dell’immaginario. Per questo la rassegna, rivolta soprattutto agli studenti e ai docenti, cerca di entrare nel vivo del meccanismo di costruzione del racconto perché il vero problema è come raccontare la migrazione”.

(Giulia Lombardo)

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”Tra due terre”: la storia del rimpatrio della famiglia Magni

La prima giornata della rassegna ‘’Cinema di Migrazione’’ presenta il film vincitore del premio Libero Bizzarri 2005 e di una menzione speciale al Festival dei popoli di Firenze 2005. Una famiglia torna dall’Argentina dopo 20 anni

ROMA – La prima giornata della rassegna Cinema di Migrazione presenta “Tra due terre” (2005) – vincitore del premio Libero Bizzarri (premio Cineforum) 2005 e di una menzione speciale al Festival dei popoli di Firenze 2005 – lo splendido documentario di Michele Carrillo realizzato in Argentina, a 60 km da Buenos Aires.
La famiglia Magni, trasferitasi in Argentina dall’Italia nel1984 torna dopo vent’anni in Italia. Mariana, arrivata da ragazza in Argentina con i suoi genitori sceglie di tornare nella sua terra d’origine con il Marito tedesco Beto e le loro due figlie.

“Sono stato un mese e mezzo con la famiglia Magni. Li abbiamo conosciuti tramite un’associazione di italiani all’estero. Io e lo sceneggiatore eravamo partiti con solo due pagine di idee”, racconta al pubblico riunito nella sala C del cinema Il labirinto il regista, Michele Carrello. Assistiamo attraverso le riprese di Michele Carrillo al mese e mezzo che precede il rimpatrio della famiglia Magni. Mariana Magni è italiana. E’ arrivata in Argentina con la sua famiglia nel 1984, ora dopo la crisi economica del 2002 suo marito non trova più lavoro e lei, traduttrice, guadagna troppo poco per mantenere la famiglia. Il ritorno in Italia è una scelta sofferta che coinvolge le tre generazioni della famiglia Magni. Il conflitto e la solidarietà generazionale costituiscono la vera ossatura del racconto che si articola in un crescendo ricco di emozioni.

“La cosa più bella del documentario sono proprio i suoi protagonisti”, dice Carrillo affettuosamente. Sin dalle prime immagini la partenza/ritorno è il fulcro di ogni azione: Mariana è seduta a un tavolo e conteggia il ricavato dell’eventuale vendita dei mobili. Le bambine di 14 e 8 anni vengono portate a lezione di italiano dalla nonna che a suon di “parlami d’amore Mariù” e vecchi libri di scuola tenta di insegnare alle nipoti la sua lingua madre.

La vita quotidiana, il calore dei rapporti tra Mariana e le sue figlie conducono il “racconto del rimpatrio” al suo apice emotivo senza alcun trionfalismo. La storia Argentina emerge solo in relazione alla vita che giorno per giorno si rivela ai protagonisti. La struttura del documentario, frutto di 50 ore di girato, gioca le sue armi migliori nel coinvolgimento empatico del pubblico che condivide con la famiglia Magni l’emozione della partenza di migranti che sognano l’Italia pur essendo italiani.

La sorprendente spontaneità dei protagonisti è l’autentica magia del documentario. L’incontro di una macchina da presa e di un soggetto, tema centrale del cinema, non solo documentario, trova nell’opera di Carrillo una felice sintesi: la costruzione dello sguardo cinematografico, frutto della presenza di un artificio meccanico (telecamera) e di un operatore, non ha mai il sopravvento sul soggetto rappresentato. La sensazione è anzi quasi quella di essere guardati più che di guardare ed un rapido, appena accennato, sguardo che la nonna Magni rivolge alla telecamera alla fine, sembra ribadire la presenza di quell’accordo di sguardi tra soggetto rappresentato e spettatore cui solo il cinema tende. (Giulia Lombardo)

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Cinema di Migrazione, tra finzione e realtà documentaria

In corso di svolgimento a Roma la rassegna che si rivolge in particolare agli studenti e ai docenti delle scuole medie superiori per favorire i processi di integrazione attraverso occasioni di incontro e di conoscenza interculturale

ROMA – E’ in corso di svolgimento a Roma la rassegna di film e documentari "Cinema di migrazione”, che dal 5 al 10 novembre al cinema Il labirinto (via Pompeo Magno 27, Roma), si rivolge in particolare agli studenti e ai docenti delle scuole medie superiori per favorire i processi di integrazione attraverso occasioni di incontro e di conoscenza interculturale. La rassegna è organizzata dall"associazione “Il Labirinto”, con il sostegno della Provincia di Roma, l’assessorato ai servizi sociali e con il patrocinio dell’Aiccre (associazione italiana del consiglio dei comuni e delle regioni d’Europa).
“La rassegna è strutturata a più velocità – commenta la curatrice Alessandra Guarino (responsabile della sezione didattica e formazione preuniversitaria della Scuola nazionale di cinema) -. Diverse fasi migratorie sono messe a confronto in itinerari che si intersecano tra finzione e realtà documentaria”.
Il percorso della rassegna si articola dal passato remoto della storia italiana, che vede le prime migrazioni dal sud al nord della penisola e le migrazioni degli italiani all’estero; al passato prossimo, fine anni ’80, inizio ‘90 ( “Pummarò” di Michele Placido, “Articolo 2” di Maurizio Zaccaro) con l’Italia a confronto con la prima grande migrazione dall’Albania; il presente si fa spazio con alcuni degli ultimi film usciti in sala come “It’s a free world di Ken Loach” e recenti documentari italiani come “Il mondo addosso” di Costanzo Quatriglio (2006), “Welcome Bucarest” di Claudio Giovannesi (2207) e molti altri.

L’attenzione è focalizzata soprattutto sulla compresenza delle fonti: i cinegiornali e i materiali d’archivio dal ‘39 al ‘67 dell’Istituto Luce si alternano alle opere di grandi autori del cinema italiano e a documentari di giovani autori indipendenti.
“La scommessa è la messa in gioco dell’immaginario. Il vero problema – sottolinea Alessandra Guarino – è la costruzione dell’immaginario. Per questo la rassegna, rivolta soprattutto agli studenti e ai docenti, cerca di entrare nel vivo del meccanismo di costruzione del racconto perché il vero problema è come raccontare la migrazione”.

(Giulia Lombardo)

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EmiNews 2007

 

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