3857 IMMIGRAZIONE: Romeni primi per discriminazioni subite

20071107 10:09:00 redazione-IT

Lo rivela Pietro Vulpiani, antropologo e membro dell’Unar, che si dice preoccupato della deriva che sta prendendo il dibattito sull’immigrazione (e in particolare sui romeni) in Italia e richiama i media al senso di responsabilità

ROMA – La situazione si era già fatta preoccupante prima del tragico omicidio della signora Giovanna Reggiani. Ora le cose potrebbero precipitare e c’è da confidare nel senso di responsabilità dei media. E’ molto preoccupato della deriva che sta prendendo il dibattito sull’immigrazione e in particolare sui romeni in Italia Pietro Vulpiani, antropologo e membro dell’Unar, l’Ufficio antidiscriminazioni razziali che fa capo dalla Presidenza del consiglio dei ministri. Ci sono cose, spiega Vulpiani, che i media non raccontano mai. I romeni, per esempio, sono al primo posto nella lista delle segnalazioni di discriminazioni razziali che il call center dell’Unar ha registrato negli ultimi mesi.

“Contrariamente alla stereotipo della xenofobia basata sul colore della pelle – spiega Pietro Vulpiani, – i romeni sono sempre più oggetto di episodi di intolleranza e discriminazione soprattutto nei luoghi di lavoro”.

Sembrerà strano, dice ancora Vulpiani, ma nei primi posti nelle segnalazioni che ci pervengono ci sono i romeni e i marocchini. Ma mentre per questi ultimi la molla che fa scattare la discriminazione (o la presunta discriminazione) è legata alla religione o al colore della pelle, nel caso dei romeni si tratta di qualcosa di molto diverso. Hanno infatti la nostra stessa pelle e le caratteristiche fenotipiche non sono poi tanto diverse da quelle degli italiani. La spiegazione del numero così alto di discriminazioni da parte dei romeni sta dunque nel fatto che sono arrivati in Italia in tanti e in un periodo di tempo molto compresso. C’è dunque l’effetto demografico che spaventa gli italiani e che ha creato un immaginario speciale a proposito di questi neocomunitari. Gli esperti parlano anche dell’effetto a “geometrie variabili”; le discriminazioni e gli istinti xenofobi, secondo questa teoria, andrebbero a periodi. Alcuni anni fa il simbolo della preoccupazione razziale era rappresentato dai marocchini, che sono poi stati sostituiti dagli albanesi. Ora è la volta dei romeni.

L’Unar registra infatti denunce di discriminazioni in vari settori lavorativi che coinvolgono o coinvolgerebbero cittadini romeni. I casi sono comunque in forte aumento anche se – come succede per le altre nazionalità – c’è comunque una certa differenza tra il numero delle denunce per presunte discriminazioni ed effettiva discriminazione messa in pratica. Le denunce sono migliaia, i casi accertati dall’Unar sono circa 500. Ma si tratta di casi accertati e documentati e che riguardano quasi sempre il lavoro: si va dalle retribuzioni differenziate per i romeni e gli italiani per lavori analoghi (come nel caso per esempio delle infermiere) ad episodi di mobbing accertato. L’esempio più evidente – conferma Vulpiani – sono appunto le infermiere rumene che mediamente percepiscono compensi più bassi di quelli delle colleghe italiane.

“Ma il punto principale – ci tiene a sottolineare Vulpiani – riguarda il ruolo che svolge un certo tipo di stampa. Ci sono giornalisti che enfatizzano volutamente la nazionalità di chi commette reati”. E’ anche chiaro che a creare la psicosi del romeno contribuiscono le statistiche relative ai reati commessi e alla percentuale abbastanza elevata che si riscontra tra i romeni. Ma una cosa sono gli atti criminali commessi da alcuni, altra cosa è la generalizzazione. Nella creazione di un immaginario distorto ci sono stati episodi molto eclatanti a proposito del ruolo dei media. Vulpiani cita tra gli altri anche il caso di Sposini, il giornalista che era stato aggredito a Roma e che aveva parlato di un gruppo di immigrati. Un’agenzia di stampa rilanciò la notizia parlando di romeni, cosa che Sposini non aveva mai detto. I giornali del giorno dopo ripresero la notizia in modo acritico parlando del giornalista aggredito da un gruppo di romeni.. Emilio Fede dedicò all’episodio tutto il suo tg. Poi si venne a sapere che i romeni non c’entravano nulla. Il ruolo dei media, quindi, è centrale, ed è per questo che l’Unar ha anche proposto un protocollo di comportamento antidiscriminazione per i giornalisti. Ma il tavolo del negoziato si è subito arenato. (pan)

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EmiNews 2007

 

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