3889 CGIE: Il dibattito sulla riforma della cittadinanza: stralcio o non stralcio?

20071111 12:52:00 redazione-IT

Marisa Bafile: “Dobbiamo restare uniti e fare politica in Parlamento sulle problematiche italiane e non solo su quelle che riguardano gli italiani all’estero”

ROMA – Nel corso del dibattito seguito alla relazione di Tommasi, Carlo Consiglio (Canada) ha insistito sulla necessità di completare l’iter di una legge fortemente richiesta dalla collettività italiana all’estero.
“Credo che questo CGIE debba farsi portatore di una richiesta di stralcio – ha detto Consiglio – per poter dare una risposta adeguata alle istanze che provengono dai connazionali nel mondo. Infine, per tornare alla questione della rete consolare, credo che l’Assemblea non debba aspettare la presentazione di un piano globale ma partecipare alla costituzione dello stesso sin dal principio”.

Claudio Pieroni (Brasile) ha suggerito invece che le pratiche già depositate per il riacquisto della cittadinanza in America Latina siano gestite con il parametro della legislazione ancora in vigore sino ad oggi.

Norberto Lombardi ha concordato sull’importanza dell’attività del CGIE in relazione alla modifica della legge sulla cittadinanza. “La richiesta di stralcio – ha detto Lombardi – tuttavia non mi convince, dal momento che tutti siamo consapevoli della lentezza dei lavori parlamentari. I nostri parlamentari si sono occupati di questo aspetto della legge sino a che il governo lo ha assunto come una sua responsabilità politica, anche se le cose si sono fermate per la mancanza di un’adeguata copertura finanziaria. Ora i soldi sono stati previsti e il pretesto formale per lo stralcio temporaneo non esiste più. Se noi pensiamo di distinguere i due aspetti questo ci dà l’illusione di evitare le difficoltà di carattere sociale e politico che al momento una norma organica sull’acquisto della cittadinanza italiana può provocare ma rischiamo che il nostro impegno per ottenere il risultato si perda nel corso del lavoro parlamentare”. Lombardi ha chiesto infine al Comitato di Presidenza del CGIE l’apertura di un dialogo con la Commissione parlamentare per verificare che, una volta assicurata copertura finanziaria, sia possibile procedere con il testo unico comprendente l’articolo 14.

“Il numero di un milione di unità prospettato come eventuale destinatario dell’articolo citato – ha detto Walter Petruziello (Brasile) – non è realistico e considerando che i consolati già versano in difficoltà non sono del parere che la copertura finanziaria possa incidere sull’iter della riforma in maniera determinante”.

Per Augusto Sorriso (USA) invece occorre rendersi conto dell’importanza che le comunità italiane attribuiscono alla norma e chiederne lo stralcio. “Se lasciamo agganciato l’articolo 14 al testo sulla cittadinanza in tema di immigrazione – ha detto Sorriso – rischiamo di non arrivare ad un risultato. Lo stralcio è necessario per una risposta in tempi brevi e il CGIE dovrebbe farsi portatore di questa richiesta”.

“La Cisl ha seguito tutto l’iter della riforma in Commissione Affari costituzionali – ha detto Oberdan Ciucci – e ha ritenuto che lo stralcio costituisse un elemento di debolezza nell’impianto generale della legge. A questo proposito ci era stata data la garanzia che dopo la discussione sulla legge finanziaria tutta la legge per intero sarebbe stata ripresa in esame”. Ciucci ha anche rimarcato come la riqualificazione della rete consolare vada progettata dal MAE nel suo insieme “con un piano globale per difendere il progresso civile del Paese”.

Marisa Bafile, deputata eletta nell’America Meridionale, è intervenuta proprio sull’iter della riforma della legge sulla cittadinanza italiana rimarcando la necessità di valutare il tema in modo complessivo.

“Noi dobbiamo essere i primi a non discriminare coloro che seguono un percorso che è lo stesso compiuto dai nostri genitori o nonni, perché la xenofobia non è una strada a senso unico ma colpisce sempre il diverso. Ricordiamoci – ha ammonito la Bafile – che anche noi siamo diversi, non siamo italiani al cento per cento ma abbiamo una doppia nazionalità e siamo percepiti in Italia come diversi. Pensiamo in particolare ai connazionali che non hanno avuto la possibilità di rientrare molte volte nel Paese”.

“Dobbiamo difendere le battaglie di coloro che vengono in Italia per lavorare – ha aggiunto la Bafile – ed essere duri con chi delinque allo stesso modo con cui lo siamo con gli italiani che delinquono, ma dobbiamo aiutare una società spesso smarrita a ricordare che gli italiani all’estero sono diventati oro quando i Paesi che li hanno accolti hanno permesso loro di essere cervello, oltre che braccia. Una politica di chiusura è solo un danno perché l’emigrazione è nata insieme all’uomo che cerca necessariamente di migliorare le proprie condizioni di vita”.

“Per il tema della cittadinanza nello specifico – ha aggiunto la Bafile – dobbiamo comprendere che le nostre battaglie sono di difficile comprensione in Italia perché non toccano il quotidiano di chi vive qui. Inoltre non siamo capaci spesso di fare una sfida comune, perché gli esiti non sono favorevoli. Stralciare l’articolo 14 vuol dire restare indietro e non so se poi avremmo modo di far sentire la nostra voce. Ricordiamoci che dobbiamo restare uniti e fare politica in Parlamento sulle problematiche italiane e non solo su quelle che riguardano gli italiani all’estero. E’ importante – ha concluso la Bafile – non indurre a credere i nostri connazionali che possiamo arrivare a risultati che sappiamo già di non poter ottenere”.

Mentre Consiglio ribadisce che la xenofobia non è mai stato un elemento presente nel CGIE, Tommasi puntualizza che la III Commissione “per prendere in considerazione le osservazioni scaturite dal dibattito ha prospettato l’ipotesi dello stralcio, ma solo se questo strumento dovesse risultare l’unico capace di portare ad un risultato effettivo in breve tempo”.

A margine del dibattito è intervenuto Don Domenico Locatelli, direttore dell’Ufficio per la pastorale degli emigrati italiani della Fondazione Migrantes, per presentare e consegnare ai presenti il Rapporto Italiani nel Mondo 2007.

“Si tratta di uno strumento di lavoro – ha detto Locatelli – che deve aiutarci a riflettere sui dati e a ragionare sul rapporto tra immigrazione ed emigrazione. I numeri degli italiani all’estero e degli immigrati in Italia sono in grande misura equivalenti e questo ci induce a suggerire come l’emigrazione italiana possa aiutare il nostro Paese a non temere l’immigrazione”.

(Viviana Pansa-Inform)

 

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EmiNews 2007

 

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