3887 SVIZZERA: Uno sguardo al femminile

20071109 23:06:00 redazione-IT

di Chiara Tedeschi

La fatica di esser donne in una societa’ fortemente ineguale, che relega una consistente fetta delle proprie risorse a condizioni di subalternita’. Un’analisi dello stato attuale in Svizzera.

L’anno europeo per le Pari Opportunità, oltre ad essere occasione per la promozione di progetti volti all’incremento della presenza femminile nei diversi settori della società, dovrebbe essere motivo di riflessione e di approfondimento delle ricerche e dei conseguenti dati statistici che segnano il panorama della condizione delle donne.

Una riflessione che traccia conclusioni, senza particolare sorpresa, tutt’altro che soddisfacenti.
L’andamento europeo, ad esclusione di eccellenti eccezioni, segna infatti un trend di perenne e trasversale discriminazione nei piu’ svariati settori della società.
Una ricerca del 2004 dell’Ufficio Federale per l’Uguaglianza tra Uomo e Donna rileva come gli uomini assumano molto piu’ spesso posizioni con funzioni direttive. La causa piu’ importante, si conviene, sia la flessibiltà limitata che le donne hanno, per mentalità e per sistema, a causa della sovraccarica responsabilità negli ambiti di assistenza, di educazione e della gestione domestica. Per mentalità, nel senso di mancanza di un reale concetto di suddivisione dei compiti e di collaborazione e per sistema, per l’ancora troppo scarso piano di sostegno sociale alle diverse fasi di vita di una famiglia; vedi la carenza di asili e di strutture scolastiche e vedi la logistica troppo rigida dei tempi e dei modi del lavoro. In aggiunta a questo già grave divario, il differenziale salariale tra uomini e donne, a parità di prestazione, formazione e posizione professionale si attesta anche in Svizzera intorno al 21% a livello privato, attenuato all’11% nel, piu’ controllato, settore pubblico.
Altro dolentissimo tasto riguarda la rappresentanza politica. Nonostante le donne rappresentino piu’ del 50% del corpo elettorale medio, le candidate e le elette costituiscono la minoranza inaccettabile del 20 e del 25%.

I numeri svizzeri

La Svizzera ha ratificato un ormai improrogabile suffragio universale solo nel recentissimo 1971, dopo l’anacronistica bocciatura referendaria del 1959, seguita soltanto, a livello europeo, da un Portogallo ancora imbrigliato nella dittatura e in attesa della sua Rivoluzione dei Garofani. A partire da allora le donne sono passate da una presenza al Consiglio Nazionale del 5% e dell’1% al Consiglio degli Stati, alla percentuale del 2007 ancora fortemente minoritaria del 25.5 e il 23%. Nelle appena svoltesi elezioni si registra che le candidate al Consiglio Nazionale sono 1088 su 3089 candidati totali segnando con la percentulae del 35,2% un leggero aumento rispetto alle 993 candidate del 2003. I socialisti e gli ecologisti vantano la piu’ elevata quota di candidate femminili al 48%, il partito svizzero del lavoro al 44%. L’annoso dibattito sulle quote rose non scuote in definitiva una situazione scandalosa di sottorappresentanza di una parte cosi’ consistente e vitale della società, che finisce per mutilarne le potenzialità e traccia le linee di un potere maschile difficilmente penetrabile.
Questa breve analisi non distolglie l’attenzione dalle aberranti forme e conseguenze di una ben piu’ globale e radicata concenzione di inferiorità e di oppressione, che nonostante le grandi conquiste, ancora le donne devono subire.
Mi riferisco certo a tutte le difficoltà che quotidiamente le donne devono affrontare per esistere in quanto individui, dalle piu’ apparentemente innocue a quelle paralizzanti della violenza. Dalle violenze psicologiche e fisiche che sottilmente la società destina alle donne, di cui brevemente abbiamo accennato, a quelle invischianti e laceranti del microcosmo domestico, fino alle nuove forme di schiavitu’ della prostituzione e della tratta di esseri umani.
Il quadro risulta decisamente complesso e il groviglio delle cause di una tale situazione difficile da dipanare. Certo é che in tutto questo i fattori economici e di potere giocano e hanno giocato un ruolo di primo piano nella identificazione dei soggetti deboli o presunti tali o appunto arbitrariamente definiti tali e nelle determinazione dei loro destini, che essi o esse pagano con l’esclusione, l’ingiustizia, con il peso di un fardello di predigiudizi e stereotipi che rendono le loro esistenze lotte perenni.
(fff)

 

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EmiNews 2007

 

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