3883 L'Arci e le politiche sociali: «Al centro le persone»

20071109 13:20:00 redazione-IT

Gaia Rau (l’Unità)

All’Arci è tempo di bilanci. La più grande realtà dell’associazionismo popolare italiano si interroga su cambiamenti e prospettive delle politiche sociali in Italia. Con un unico, grande punto di partenza: «al centro le persone», che è anche il titolo del seminario organizzato a Torino dall’8 al 10 novembre proprio per riflettere sui temi e le problematiche legate al Welfare.
Partire, dunque, dagli individui, dalle situazioni e dai problemi concreti, per imparare a leggere la realtà in cui si interviene ed elaborare poi su di essa gli indirizzi politici e, eventualmente, rimetterli in discussione.

Operazione tutt’altro che banale, poiché spesso – spiega Sergio Giovagnoli, coordinatore Welfare e diritti alla presidenza nazionale – «la politica non rispecchia le priorità di chi opera in campo sociale, ma si limita a ridurre il Welfare a una mera questione di contabilità sociale».

Il bilancio tracciato a Torino guarda ai due anni appena trascorsi e si confonde con un’inevitabile valutazione sulle scelte e le politiche adottate dal governo dell’Unione, eletto con un programma che, dal punto di vista delle politiche sociali, anche l’Arci ha contribuito a elaborare. Ed è un bilancio, ammette Giovagnoli – al di sotto delle attese: «Ci sono state inversioni di tendenza importanti rispetto al precedente governo, come l’aumento dei fondi destinati alle politiche sociali, ma i risultati sono ancora lontani dall’orizzonte sperato». Soprattutto in termini di lavoro e precarietà, dove quest’ultima – denuncia senza mezzi termini Giovagnoli – «è una malattia che mina alla base la coesione sociale, divide le persone, le mette in competizione».

C’è amaro in bocca anche per quanto riguarda il dibattito sulla famiglia, un dibattito che sembra essersi svuotato dopo le polemiche legate alla conferenza sulla famiglia e al Family Day dello scorso maggio, e che non si è dimostrato in grado di cogliere i cambiamenti e i processi di emancipazione che hanno investito la famiglia e che richiederebbero «politiche inclusive, non più risarcitorie».

Ripensare i termini delle politiche sociali diventa una priorità tanto più importante alla luce della cronaca recente e dell’infuocato dibattito sulla sicurezza. A questo proposito, la denuncia dell’Arci è decisa: «Siamo preoccupati per la china pericolosa che ha preso la riflessione di governo e maggioranza sul tema della sicurezza, siamo di fronte a un crescendo spaventoso che ha bruciato conoscenze e saperi, a una logica dettata dall’emergenza, che non riconosce la complessità sociale del disagio e dei comportamenti devianti», afferma ancora Giovagnoli.

Rincara la dose Mimmo Porcaro, capo della segreteria tecnica al ministero della Solidarietà Sociale: «Non si può pensare che quello che è successo in questi giorni sia solo una reazione spropositata a un grave fatto di cronaca, siamo di fronte a un problema molto più complesso, a un linguaggio razzista che si sta facendo strada tra i cittadini e non soltanto tra certi esponenti politici, e dobbiamo chiederci perché». E ancora: «Non è più sostenibile che esistano il disagio urbano e le baracche, dobbiamo avere il coraggio di dire che è uno scandalo, che non ci devono essere». E a questo proposito, continua, «diventa ancora più necessario rimettere al primo posto le politiche sociali, non considerarle qualcosa di residuale ma fare del Welfare un vero fattore di sviluppo e di crescita del Paese».

 

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EmiNews 2007

 

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