3882 CGIE: IL NUOVO BANDO FORMAZIONE NEI PAESI EXTRA UE NELLA RELAZIONE DI SANTELLOCCO (V COMMISSIONE)

20071108 12:51:00 redazione-IT

"Il bando per la formazione professionale degli italiani all’estero nei Paesi non appartenenti all’Ue pubblicato nell’agosto del 2007 ha rappresentato una svolta nella programmazione degli interventi formativi previsti dal decreto legislativo 112 del 1998". Presidente della V Commissione tematica (Formazione, Impresa, Lavoro e Cooperazione), Franco Santellocco è intervenuto oggi in assemblea plenaria per presentare il documento finale elaborato dai consiglieri riunitisi a Roma il 6 novembre. Il documento, ha spiegato Santellocco, rappresenta una sintesi della relazione sul "Primo bilancio del Bando di formazione professionale del 2007" che tutta la Commissione ha approvato e di cui ha condiviso impostazioni e conclusioni.

"Il Cgie – ha detto Santellocco – ha potuto partecipare alla fase di preparazione del bando ed ha potuto trasformare in azioni concrete gli indirizzi che il suo segretario generale aveva rivolto al Ministero del Lavoro fin dal 2006. Tali indirizzi sottolineavano l’importanza di porre al centro del bando le mutate esigenze delle comunità italiane all’estero che ormai rappresentano un universo molto diversificato per i passaggi storici che sono avvenuti nelle loro condizioni sociali, economiche e lavorative, nelle generazioni che si susseguono e nel mutamento dei rapporti con l’Italia".
"Nel frattempo – ha proseguito – il dibattito politico sulle risorse da destinare agli italiani all’estero ha consolidato la convinzione che mentre le aree del disagio delle comunità italiane all’estero continuano a manifestare il bisogno di assistenza, altre categorie di italiani all’estero hanno l’esigenza di mantenere vivi i legami culturali con l’Italia quindi necessitano di una formazione culturale, linguistica più che professionale e di una corretta e completa formazione e informazione su quanto accade nel paese d’origine. Una conferma di questi nuovi scenari è puntualmente avvenuta dall’analisi sui fabbisogni formativi progettata dall’Isfol e realizzata con il concorso delle sedi diplomatico-consolari e dei Comites tra la fine del 2006 e i primi mesi del 2007. si è trattato di un lavoro molto impegnativo ma di grande rilevanza e per il quale bisogna dare atto degli sforzi che sono stati compiuti in tutte le circoscrizioni estere spesso con mezzi e risorse inadeguate, ma con grande spirito di collaborazione. I risultati dell’indagine – ha riassunto Santellocco – hanno tracciato le linee programmatiche del nuovo bando: la formazione professionale deve essere indirizzata verso quei paesi dove è maggiormente sentita la disoccupazione e dove manca un’offerta di formazione professionale locale adeguata e qualitativamente confrontabile con quella esistente in Italia. questi indicatori hanno portato alla elaborazione di schede Paese di riferimento per la progettazione dei corsi nelle quali al dato quantitativo della presenza di italiani è stato sostituito il dato qualitativo dei loro bisogni di formazione. L’effetto complessivo è stato quello di restituire il Bando alla finalità principale prevista dalla Legge tutta rivolta all’occupazione degli italiani all’estero ed alla riaffermazione del loro diritto di poter usufruire elle stesse opportunità formative esistenti in Italia".
"In ciò è avvenuta una correzione di rotta rispetto al contestatissimo Bando del 2004 al quale erano state attribuite finalità di sviluppo e di promozione che risultano improprie rispetto a quelle a cui destinare questo tipo di interventi,. Con la conseguenza che molte risorse sono andate disperse. L’effetto visibile dei risultati dell’indagine è stata l’esclusione degli usa che ha sollevato qualche critica. Il dibattito che ne è seguito, assieme alle risposte fornite, indicano che esistono esigenze formative presenti non solo negli Usa ma anche in altri paesi avanzati come l’Australia ed il Canada, da analizzare anche con strumenti diversi da quelli rappresentati da questo bando che afferiscono a politiche di promozione del sistema Italia nel mondo come le politiche dello sviluppo e dell’internazionalizzazione. In queste aree di intervento esistono interi giacimenti di risorse pubbliche finora inesplorate ed alle quali gli italiani all’estero non hanno ancora sufficiente accesso. Uno spaccato di queste linee finanziarie è stato fornito nel dossier sull’internazionalizzazione e riguardano ingenti fondi destinati alle regioni e dall’Ue per il tramite del Ministero del Lavoro, il Ministero del commercio internazionale e di quello per lo sviluppo economico per il sostegno alla competitività sul territorio. In tali ambiti è possibile costruire reti con le comunità e le professionalità italiane all’estero che possono così rivitalizzare il loro legame con l’Italia attraverso relazioni produttive e parternariati imprenditoriali, culturali, scientifici e formativi, contribuendo in tal modo al miglioramento dell’occupazione non solo nei Paesi ospitanti ma anche in Italia".
"È tempo, ormai – ha commentato Santellocco – che il "conto" delle risorse da destinare agli italiani all’estero venga calcolato considerando possibilmente anche le risorse dell’ue, ed in particolare quelle destinate alle competenze delle regioni, studiando iniziative atte ad aggiungere strumenti e risorse finanziarie da destinare ai connazionali residenti all’estero in aggiunta ai fondi per la formazione professionale del DL 112. in questo quadro, il Cgie deve svolgere compiti previsti dal suo ruolo istituzionale contribuendo ad una riforma del sistema della formazione professionale degli italiani all’estero che non è più rinviabile. È evidente – ha sottolineato – che da troppo tempo i bandi di formazione professionale hanno un carattere episodico mentre essi richiederebbero una regolamentazione di tipo strutturale. Gli attori istituzionali costituiti dal Ministero del lavoro e dal Mae che agisce in collaborazione con il Cgie ed i Comites, devono creare meccanismi di programmazione, selezione degli interventi e degli Enti proponenti, monitoraggio e controllo stabili ed adeguati alle trasformazioni avvenute nella domanda e nell’offerta di formazione professionale. È l’unico modo per uscire dalle polemiche ricorrenti e dai dibattiti senza sbocco".
Santellocco è poi passato alla illustrazione dei punti della riforma: la rilevazione della domanda di formazione professionale. "Il sistema di rilevazione dei bisogni, che la legge affida al Mae ed al Ministero del Lavoro, dovrà prevedere l’obbligo della consultazione del Cgie e dei Comites" e la certificazione delle qualifiche e delle competenze. "Questo punto – ha spiegato – riguarda il problema di efficacia delle qualifiche o elle competenze rilasciate dai corsi all’estero dal momento che esse non sono quasi mai riconosciute dai sistemi formativi locali, come viene dichiarato dagli uffici consolari. La certificazione delle competenze rilasciate dai corsi è un aspetto fondamentale di cui non possono farsi carico gli enti che realizzano la formazione, è un problema delle istituzioni che dovrebbero pervenire ad acordi formativi con le autorità locali". Quanto all’accreditamento degli enti formativi, per il Presidente della V Commissione "questa tematica è fonte di continue lamentele da parte degli enti di formazione "storici" che vorrebbero la costituzione di un albo. La richiesta è corretta e va condivisa a condizione che sia inquadrata in una migliore regolamentazione del settore, anche sulla base di altre esperienze già presenti in Italia nell’ambito della formazione professionale. I criteri di ammissibilità dei "proponenti" dovranno essere stabiliti in modo strutturale ed organico, con procedure separate dal Bando, rispettando non solo le esigenze degli enti storici, ma anche di tutte le strutture nuove che intendono candidarsi e che sono spesso portatrici di valore aggiunto". Al quarto punto il sistema dei controlli e la congruità dei costi. "La congruità dei costi della formazione all’estero ed il sistema dei controlli – ha rilevato Santellocco – è uno spinoso problema più volte sollevato dal Mae e dalle sedi consolari. C’è la sensazione che la spesa dei corsi sia fuori controllo per la difficoltà di confrontare i costi sostenuti in Italia con quelli all’estero dove i parametri della fornitura di beni e servizi sono molto diversi dall’Italia. nel bando 2007 si è avviata qualche nuova misura in questo ambito sia attraverso la ridefinizione della guida alla gestione dei corsi, sia attraverso un’indagine, tuttora in corso, sui parametri di costo nei Paesi in cui si svolgeranno i corsi. Tale ricerca potrà anche offrire elementi di confronto in sede di selezione delle proposte".
Infine, il monitoraggio della realizzazione e dei risultati della formazione. "È necessario un sistema di monitoraggio che consenta di capitalizzare l’esperienza e che faccia uscire la formazione degli italiani all’lestero dal suo attuale carattere episodico. Anche in questo ambito il Bando 2007 ha iniziato un nuovo corso affidando all’Isfol l’attività di monitoraggio. È auspicabile che tale attività possa produrre modelli operativi sostenibili nel tempo".
Questi punti, ha aggiunto, "dovranno essere oggetto di approfondimento da parte della Commissione già istituita tra Mae, Cgie e Ministero del Lavoro, che, in continuità con l’azione intrapresa sul Bando 2007, dovrà preparare un documento da sottoporre alla Conferenza Stato-Regioni-Province Autonome-Cgie secondo le competenze previste dal Decreto Legge 112. Per quanto riguarda, infine, le esigenze emerse di corrispondere meglio alle attese delle comunità italiane dei Paesi a più alto grado di integrazione e di sviluppo, gli Usa in particolare, si chiede al Segretario Generale di dare corso alla formulazione di richieste, da inoltrare ai Ministeri di competenza, di maggiore coinvolgimento del Cgie sulle linee finanziarie e sulle programmazioni relative all’internazionalizzazione, dando anche così maggiore sostegno alle proposte già formulate d’intesa con il Mae sul Fse".

(aise/Eminotizie)

 

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EmiNews 2007

 

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