3919 Dopo Santiago, l’America Latina chiede conto alla Spagna di Aznar

20071115 13:01:00 redazione-IT

Alessia Grossi (da l’Unità)

Il fatto è avvenuto lo scorso fine settimana in chiusura del Vertice Iberoamericano a Santiago del Cile ed è diventato un tormentone anche sul web. Il presidente del Venezuela Hugo Chavez alla presenza di Josè Luis Rodriguez Zapatero e del re di Spagna Juan Carlos accusa ripetutamente l’ex premier spagnolo Josè Maria Aznar di essere «fascista» e di aver appoggiato il mancato golpe attuato dall’opposizione contro di lui in Venezuela nel 2002. Alle accuse ad Aznar il re di Spagna risponde indignato a Chavez di «stare zitto». Chavez insiste. Juan Carlos si alza e abbandona il vertice. Le immagini della lite fanno il giro del mondo ([url]http://it.youtube.com/watch?v=otySZBWVzbc[/url]) e quel «por qué no te callas?» diventa addirittura una suoneria per i cellulari scaricabile da internet.
Ma il caso non è affatto chiuso.

Il presidente Chavez manda anzi a dire in un’intervista al canale «Promar» che pretende le scuse dal re di Spagna Juan Carlos, per evitare che l’incidente occorso lo scorso fine settimana a Santiago del Cile incrini le relazioni tra Caracas e altri Paesi sudamericani. A riferirlo è il sito web de El Mundo. «Non ho detto niente al re» ha spiegato Chavez nell’intervista. «In realtà è stato Juan Carlos ad aggredirmi con tono violento. Per questo – ha detto il presidente venezuelano- il minimo che potrebbe fare è offrire le sue scuse e dire la verità al mondo». Chavez ha poi accusato i media di «aver montato una campagna a livello mondiale» per far passare lui come «l’aggressore» e il re di Spagna come l’aggredito. Molti i governi dei Paesi latinoamericani, che hanno preso posizione pro o contro Chavez. Ma in particolare, entrando nel merito, le accuse del Venezuela alla Spagna di Aznar hanno portato altri Paesi a chiedere conto sull’operato della Spagna.

Mercoledì il partito di estrema sinistra (Izquierda Unida) del Nicaragua ha rivolto un’interrogazione al Governo spagnolo per accertare se rispondano al vero le recenti dichiarazioni del presidente nicaraguense Daniel Ortega secondo cui l’ambasciata spagnola a Managua fu teatro di riunioni per favorire una sconfitta del Fronte Sandinista alle elezioni dello scorso anno. Fatto che se accertato costituirebbe «una grave ingerenza negli affari interni di un altro Paese». Al vertice di Santiago già Ortega era intervenuto per denunciare la «guerra» della Spagna contro il FS. «In Nicaragua non sono solo gli Stati Uniti ad averci fatto la guerra, ma anche voi – aveva detto Ortega davanti al premier spagnolo e al re Juan Carlos. Ambasciatori spagnoli prima delle elezioni, insieme agli americani, riunirono nell’ambasciata spagnola le forze di destra affinché si unissero per non far trionfare il Fronte Sandinsita». Non mi sorprende la reazione del re di Spagna – ha dichiarato Ortega – mi ha sorpreso invece quella di Zapatero in difesa di Aznar. «È come se Angela Merkel difendesse Adolf Hitler»

Il Governo della Bolivia ha invece accusato il PP (partito Popolare) il maggior partito dell’opposizione spagnola di cospirare contro il presidente Evo Morales finanziando le regioni del Paese che chiedono più autonomia. Ad annunciarlo lunedì è stato un ministro, Juan Ramon Quintana, durante una riunione con i contadini. Quintana ha assicurato che «è evidente che si sta mettendo in atto un’intesa tra le opposizioni dei due Paesi, e – ha aggiunto – che non lo dice per spaventare – ma perché tutti ne prendano coscienza». Il ministro ha poi annunciato che nei prossimi giorni il governo boliviano denuncerà «tutto quello che riguarda questo complotto internazionale. Compreso il fatto che il PP di Aznar che in Spagna detiene il 54% del parlamento e che più del 60% dei comuni spagnoli sta finanziando le regioni che hanno detto «sì» al referendum per l’autonomia».

«L’incidente chiarisce l’affanno di Hugo Chavez di distinguersi e attirare l’attenzione su di sé». Minimizza così l’accusa del presidente venezuelano ad Aznar l’ex capo del governo messicano Vicente Fox. «Comprendo la sua reazione – ha poi aggiunto in un’intervista alla CNN spagnola – perché Hugo Chavez è una persona molto aggressiva e poi accusava la Spagna e le istituzioni spagnole. Si stava parlando infatti di un ex presidente spagnolo eletto democraticamente e poi non si devono fare queste interruzioni». Ma questo modo di fare a detta di Fox sarebbe tipico di Chavez che «ogni giorno mette in atto un tipo di violenza verbale e lo fa con il consenso di coloro che l’ex presidente messicano definisce «asse di gente senza inibizioni» di cui farebbero parte Evo Morales della Bolivia e Correa dell’Equador». Lo stesso Fox, accusato da varie parti politiche del suo Paese di reati molto gravi ricorda come Chavez intervenne sui fatti del Messico con fare aggressivo.

Per Fidel Castro si è trattato di una Waterloo idelogica. «Sabato 10 novembre 2007 passerà alla storia della nostra America come il giorno della verità». Così ha commentato l’incidente diplomatico di Santiago il leader cubano Fidel Castro in un articolo pubblicato sui giornali locali alludendo alla battaglia del 1815 che pose fine all’impero napoleonico. «Nel momento in cui il re di Spagna Juan Carlos si è rivolto a Hugo Chavez dicendogli «por qué no te callas – ha affermato Castro – tutti i cuori dell’America Latina hanno vibrato». Castro ha poi aggiunto che «quell’incidente sembrava irreale» in quanto «mai era avvenuto un dialogo simile tra Capi di Stato e di Governo che rappresentavano Paesi saccheggiati per secoli dall’imperialismo e dal colonialismo. Ma il capo della rivoluzione cubana avverte Chavez: «è chiaro che rischi di essere assassinato».

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