3968 IMMIGRAZIONE:Continuano i respingimenti di irakeni e afgani dai porti italiani

20071126 19:32:00 redazione-IT

Il direttore del Cir, Cristopher Hein protesta: ”Mai avuto una risposta dal ministero dell’Interno”

ROMA – L’ Italia non riconosce il diritto d’asilo nelle frontiere portuali. All’indomani dell’approvazione in Consiglio dei ministri, il 9 novembre 2007, di due importanti direttive europee in materia di asilo (la 2004/83 e la 2005/85), la polizia di frontiera continua infatti a espellere i richiedenti asilo irakeni e afgani fermati a bordo dei traghetti dei turisti in arrivo ogni giorno dalla Grecia a Bari, Brindisi, Ancona e Venezia. Basta leggere le notizie degli ultimi tre giorni: 55 irakeni fermati nel porto di Bari il 20 novembre, due iracheni denunciati ed espulsi, il giorno dopo, da Ancona, dove venerdì 23 novembre almeno 7 persone (di cui 4 irakeni e 2 afgani) sono stati rispediti in Grecia.

In Grecia sì. Lo stesso paese dove martedì scorso, le autorità di polizia informavano di aver arrestato 55 iracheni alla frontiera con la Turchia, nella regione di Evros, e annunciavano il loro trasferimento in un campo di detenzione, a Alexandroupolis, in attesa dell’espulsione in Turchia.

Nei porti italiani sono presenti gli operatori dell’associazione Cir, accreditati dal ministero degli Interni per il lavoro di assistenza legale in frontiera. Ma quegli stessi operatori non hanno accesso alle navi, e il più delle volte, quando la polizia di frontiera o la finanza ferma i rifugiati, li reimbarca senza contattare gli sportelli Cir. Dall’inizio dell’anno, dal porto di Bari e dalle zone limitrofe, sono stati espulse 887 persone dalla Guardia di Finanza, di cui 150 irakeni solo il 9 aprile 2007. Nel 2006 le riammissioni in Grecia da Bari furono 850, tra cui quelle di 300 iracheni e 170 afgani. Nel mese di agosto 2007, i riammessi a Patrasso e Igoumenitsa, in Grecia, erano stati, secondo i dispacci delle agenzie di stampa, almeno 362, di cui 190 da Bari, 153 da Ancona, 17 da Brindisi e due da Venezia.

Lo scorso 11 settembre 2007, il Cir esprimeva "grave preoccupazione” per i respingimenti di iracheni verso la Grecia dal porto di Ancona. E oggi il direttore del Cir, Cristopher Hein, ribadisce: “Abbiamo spedito una lettera al sottosegretario Marcella Lucidi, ma non abbiamo avuto nessuna risposta. Né abbiamo visto uno stop alla politica dei respingimenti”. “I rapporti con la polizia di frontiera sono migliorati”, ammette, “ma non la prassi”, come dimostra l’ultimo maxi respingimento da Bari dei 55 iracheni lo scorso 20 novembre. Contro i respingimenti si è espresso anche l’Alto commissariato delle Nazioni unite (Acnur). Paolo Artini, della sezione Protection, ha visitato il capo della polizia di frontiera del porto di Bari, Roberto Rossetti, lo scorso 13 settembre. Ma i respingimenti illegali dei profughi iracheni e afgani dai porti dell’Adriatico continuano.

La riammissione per via breve con verbale di affidamento al capitano è prevista dall’articolo 10 comma 3 del Testo unico sull’immigrazione. Ma la stessa legge vieta il respingimento in frontiera di quelle persone che rischiano nel paese di transito, o nel paese di provenienza, in caso di un successivo “refoulement”, trattamenti inumani e degradanti. Un principio già recepito dall’articolo 3 della Convenzione europea a salvaguardia dei diritti dell’uomo, e ribadito nella risoluzione sull’Iraq approvata il 15 febbraio 2007 dal Parlamento europeo, in cui si invitavano gli Stati dell’Ue a riconoscere l’asilo agli iracheni, e si autorizzava a sospendere i trasferimenti Dublino nel timore che il Paese interessato (in questo caso la Grecia) non esaminasse correttamente le domande. Anche l’Acnur ha preso una chiara posizione a favore del blocco dei rinvii in Grecia di richiedenti asilo.

La Grecia non ha mai riconosciuto lo status di rifugiato politico ad un solo iracheno. E la Grecia ha firmato un accordo di riammissione con la Turchia già nel 2001, utilizzato anche per l’espulsione dei profughi iracheni, come documenta un durissimo rapporto pubblicato recentemente dalla ong tedesca Pro Asyl e che il Cir tradurrà in italiano. E una volta in Turchia le espulsioni continuano. Come i 135 iracheni che Istanbul ha rimpatriato in Iraq a fine luglio, sotto le inutili proteste dell’Acnur, rimaste inascoltate dalla stessa Unione europea, che recentemente, proprio alla formazione della polizia di frontiera turca, ha assegnato un finanziamento da 1,5 milioni di euro.

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