3967 IMMIGRAZIONE:Clandestini, missione segreta dell'Italia nella Libia sotto accusa

20071126 19:29:00 redazione-IT

Missione segreta per il sottosegretario Lucidi per migliorare la cooperazione sul contrasto dell’immigrazione irregolare, in vista del vertice di Lisbona (8-9 dicembre). Accuse alla Libia da Human Rights Watch, Amnesty, Fortress Europe

ROMA – Blitz italiano in Libia contro l’immigrazione irregolare. A due settimane al vertice euro africano di Lisbona – in programma l"8 e 9 dicembre 2007 – Marcella Lucidi, sottosegretario del ministero dell’Interno con delega all’immigrazione, è volata a Tripoli. Il 19 novembre 2007, una settimana dopo il ministro D’Alema, ha incontrato, assieme all’ambasciatore italiano Francesco Trupiano, le più alte cariche libiche per definire le strategie di contrasto all’immigrazione nei prossimi mesi. Omran Hmeid (segretario della pubblica sicurezza), Abdelati Labidi (segretario delle relazioni con l’Europa), Ali Salah Al-Richi (segretario dell’immigrazione).

L’obiettivo è noto da mesi. Il commissario europeo Franco Frattini non l’ha mai nascosto: pattugliare in modo permanente le acque libiche con le navi europee dell’agenzia Frontex, e respingere verso la costa africana tutte le imbarcazioni fermate, a partire dal 2008. L’Italia ha inviato altri mezzi di pattugliamento oltremare, già previsti dagli accordi segreti siglati del precedente governo Berlusconi con Qaddafi. Nell’incontro si è parlato anche dei pattugliamenti Frontex nelle acque libiche che dovrebbero partire dal 2008. La Libia però insiste perché i pattugliamenti si facciano alla sua frontiera meridionale con Niger, Chad e Sudan, da dove ogni anno entrerebbero, secondo gli ufficiali libici, circa 500.000 migranti. La delegazione italiana non ha invece discusso minimamente delle dure accuse sul trattamento dei migranti rivolte alle autorità libiche dai rapporti di Human Rights Watch, Afvic, Fortress Europe e Amnesty International.

Lo scorso 15 ottobre 2007, Amnesty inviò una chiara lettera alla Commissione europea e a Palazzo Chigi: "la cooperazione con la Libia non può crescere senza garanzie sul rispetto dei diritti umani”. Nelle settimane successive tre interrogazioni parlamentari sono state depositate, uno al Parlamento italiano e due a Strasburgo, per chiedere chiarezza sui rapporti con la Libia per il contrasto dell’immigrazione irregolare e sulle garanzie che Tripoli offre sul rispetto dei diritti umani alla luce delle gravi accuse che emergono dagli ultimi rapporti. Quello di Fortress Europe ad esempio, che ha raccolto 83 testimonianze di rifugiati sbarcati in Italia che denunciano retate razziste, arresti arbitrari, detenzioni senza processo in condizioni degradanti, pestaggi e violenze nelle carceri libiche e deportazioni collettive, anche di rifugiati, con migliaia di uomini e donne abbandonati in mezzo al deserto dalle autorità libiche.

Dalla Libia ogni anno circa 60.000 tra migranti e rifugiati sono arrestati e deportati, secondo il rapporto della missione Frontex in Libia. Di questi, 763 sono marocchini, secondo l’ong marocchina “Associazione degli amici e delle famiglie delle vittime dell’immigrazione clandestina” (Afvic). Il presidente Khalil Jemmah, sulla base delle testimonianze raccolte tra gli ex detenuti rimpatriati in Marocco, denuncia il sequestro dei beni degli arrestati e accusa gli agenti della polizia libica di stupri e torture. Uno dei testimoni, Mehdi Raja’a Allah, 31 anni, di Khouribga, ha dichiarato a Loubna Bernichi, del settimanale Maroc Hebdo: “Al Fellah, a Tripoli, eravamo in centinaia, di diverse nazionalità, stipati in piccole celle, che potevano contenere venti persone al massimo. Avevo paura di morire soffocato. Eravamo alla mercé dell’umore delle guardie. Se uno di loro si era svegliato male, si sfogava su uno di noi. Ricordo quando strapparono le unghie dagli alluci di certi detenuti. Era orribile. Senza parlare delle donne stuprate e delle continue percosse”.

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EmiNews 2007

 

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