3980 A cento anni dal disastro minerario di Monongah un libro ci ricorda la tragedia

20071127 09:40:00 redazione-IT

A cento anni dal disastro minerario di Monongah un libro ci porta fra la sofferenza dimenticata dei nostri emigranti
Al docente della George Washington University, Joseph Luis Tropea il premio “Monongah 2007”

Danieli “Stiamo pensando di dare un riconoscimento collettivo alle vittime italiane della tragedia, una medaglia che possa essere collocata nel museo che si sta istituendo a Monongah”

ROMA – Sono volti di bambini anneriti dalla fuliggine e costretti a crescere troppo in fretta quelli dei piccoli minatori che ti guardano dalla copertina del libro, realizzato su iniziativa della direzione generale del Mae per gli Italiani all’estero, “Monongah 1907. Una tragedia dimenticata”. Già da questa foto, di sicuro impatto, si capisce che questo volume, curato da Norberto Lombardi, non si limita a descrivere la cronaca della tragedia mineraria di Monongah, dove il 6 dicembre 1907 persero la vita 361 uomini e ragazzi di cui 171 italiani, ma cerca di inquadrare anche il contesto storico e sociale in cui maturò il disastro minerario. Il dramma di un passato, fatto di tanto lavoro e sacrifici, che ora questo libro ci ripropone con uno sguardo a 360 gradi sui risvolti umani, diplomatici e giornalistici della tragedia. Un’analisi che si sviluppa sia attraverso il contributo di politici, esperti e studiosi, sia con una dettagliata documentazione fatta di carteggi diplomatici, documenti anagrafici e lettere dei nostri emigranti che testimoniano anche la mobilitazione e le iniziative di solidarietà che fecero seguito al disastro minerario.

“Noi saremo presenti alle celebrazioni del sei dicembre – ha detto nel corso della presentazione del libro svoltasi alla Farnesina il presidente della Regione Molise Michele Iorio – per collocare a Monongah una campana commemorativa e per chiedere scusa di questo ritardo della memoria. Abbiamo dimenticato per troppo tempo le vittime della tragedia”. Iorio, dopo aver ricordato che il Molise sta per approvare una legge volta all’istituzione del Museo regionale dell’emigrazione, ha sottolineato la necessità di continuare ad approfondire la storia della diaspora italiana che ha profondamente segnato l’evoluzione del nostro paese.

Vincenzo Spaziante, assessore al Bilancio e alle Infrastrutture della Regione Calabria, ha evidenziato come a tutt’oggi, non essendo state del tutto debellate le situazioni di disagio che spingono i giovani del sud all’emigrazione, sussista ancora in Italia una tendenza alla diaspora che però viene limitata dall’insufficienza degli sbocchi all’estero. Annarita Pagliaro, presidente della commissione per le Politiche Sociali del comune calabrese di San Giovanni in Fiore (Cosenza) ha ricordato l’alto contributo di vittime dato dal suo paese alla tragedia di Monongah e l’esigenza che le nuove generazioni prendano atto di una storia migratoria che appartiene a tutti. La Pagliaro ha anche annunciato la creazione della Consulta comunale dell’emigrazione di San Giovanni in Fiore.

Matteo Sanfilippo, docente dell’Università della Tuscia, ha lodato il libro su Monongah per la sua capacità d’inquadrare la tragedia in un ampio contesto storico di riferimento che mostra il vissuto dei nostri connazionali in America. Realtà difficili in cui gli italiani, sul confine della nuova frontiera, spesso erano costretti a scegliere fra la miniera e l’allevamento di bestiame. Una dura lotta per la sopravvivenza e l’integrazione che di lì a poco insegnerà ai nostri connazionali come difendersi dallo sfruttamento delle grandi compagnie industriali e minerarie.

Andreina De Clementi, dell’Istituto universitario Orientale di Napoli ha spiegato come la prima grande emigrazione di massa italiana, che non ha avuto alcuna programmazione collettiva da parte delle nostre istituzioni dell’epoca, abbia portato nelle Americhe contadini operai ed artigiani che poi sono stati utilizzati, soprattutto negli Stati Uniti, come manodopera a basso costo per le miniere e la costruzione di infrastrutture. “Con il loro lavoro all’estero – ha affermato la De Clementi – i nostri emigrati – nonostante le pene e le umiliazioni, hanno investito sul domani, dando un futuro ai propri figli”. Il giornalista Francesco Durante, del Corriere del Mezzogiorno, ha segnalato lo scarso spazio dato alla tragedia dai giornali italiani dell’epoca e la mancanza di un adeguato approfondimento della notizia da parte delle stesse testate italo-americane che non inviarono corrispondenti sul luogo della tragedia mineraria. Disastri del lavoro che in quel periodo negli Stati Uniti erano molto frequenti. “Bisogna prendere atto – ha detto Durante – che se da un lato agli italiani in patria il destino dei reietti che se andavano all’estero non interessava più di tanto, dall’altro lo sguardo dei giornali italo americani sembrava più rivolto al passato in Italia che al vicino presente”.

Letizia Laurelli, dell’Archivio di Stato di Isernia, ha illustrato il progetto di ricerca, portato avanti in base agli archivi del Monongah Mines Relif Comittee pubblicato nel marzo 1910, sulle 87 vittime molisane di Monongah. Un’analisi, incrociata con i dati anagrafici dei comuni d’origine e con le informazioni dell’archivio telematico del museo di Ellis Island, che ha permesso la compilazione di schede nominative per ciascuna vittima del disastro. Prospetti con nomi completi, date di nascita e informazioni sulla famiglia, sul luogo di sepoltura e sull’arrivo in America del migrante. Le schede potranno essere consultate nel libro, edito dalla Cosmo Iannone, dal titolo “Cent’anni di Oblio”. Una pubblicazione, curata da Joseph d’Andrea, che fa parte della collana “Quaderni delle Migrazioni”.

“Tutti i fenomeni migratori portano inevitabilmente dentro di sé delle tragedie – ha affermato il vice ministro degli Esteri Franco Danieli dopo aver ringraziato tutti coloro che si sono impegnati per rompere il velo dell’oblio su Monongah – e il tempo rappresenta un elemento fondamentale per superare anche questa dimensione di tragicità . Lo Stato sta lavorando per recuperare questa parte della nostra memoria e, al di là della celebrazione, per cercare di attualizzare la vicenda da cui si può trarre qualche elemento di riflessione per l’oggi. Stiamo pensando – ha proseguito Danieli – di dare un riconoscimento collettivo alle vittime italiane della tragedia, una medaglia che possa essere collocata nel museo che si stata istituendo a Monongah. Un progetto che vede impegnato in prima persona il senatore statunitense Preziosi”.

La cerimonia si è conclusa con la consegna del premio “Monongah 2007”- istituito dalla Fondazione Italia nelle Americhe – da parte del direttore del giornale “Gente d’Italia” Domenico Porpiglia a Joseph Luis Tropea, docente di Sociologia alla George Washington University. Porpiglia, dopo aver ricordato il concreto impegno del suo giornale per l’emersione agli occhi dei media e dell’opinione pubblica della dimenticata catastrofe di Monongah, ha spiegato che il premio è stato assegnato a Tropea per i lunghi anni dedicati alla ricerca storica e alla raccolta di testimonianze sul disastro del 1907.

“Io sono nipote di lavoratori nella miniera di Monongah, alcuni vittime dell’esplosione del 1907– ha detto Tropea -. Ciò mi ha spinto ad occuparmi di questa vicenda che è stata a lungo dimenticata. Sono molto fiero dei risultati del nostro lavoro di ricostruzione storica, anche se si tratta ora di andare oltre al dato numerico e correggere eventualmente ciò che è stato erroneamente ricostruito con tutte le informazioni che ancora riusciremo a raccogliere, negli Stati Uniti e in Italia, grazie all’aiuto dei parenti delle vittime. Ricostruire fedelmente la vicenda – ha aggiunto Tropea – è l’unico modo per onorare la memoria di questi minatori. Io sono imbarazzato per il silenzio americano sulla tragedia, ma voi dovete esserlo per quello italiano”.

(Goffredo Morgia – Inform/Eminotizie)

http://www.arcoiris.tv/modules.php?name=Unique&id=6298

 

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EmiNews 2007

 

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