4033 Dal 1937, tutti gli anni sulla Quinta strada di New York, si svolge la parata del Columbus Day

20071204 15:04:00 redazione-IT

Alessandro Profeti
Nativi Americani.it Blog (www.nativiamericani.it)

“Dal 1937, tutti gli anni ad ottobre, sulla Quinta strada
di New York, si svolge la parata del Columbus Day, una
celebrazione che, a partire dal 1971, quando fu proclamata
festa nazionale degli Stati Uniti, si celebra ogni secondo
lunedì del mese di ottobre. Poiché Cristoforo Colombo fu
il primo italiano a giungere in quella che è oggi chiamata
America, l’evento è sentito in maniera particolare dagli
immigrati italiani e dai cittadini statunitensi di origine
italiana che, con l’annuale parata, festeggiano quella che
considerano la “giornata dell’orgoglio italiano”. Da
qualche anno ai festeggiamenti partecipano anche delegazioni
ufficiali di regioni italiane e quest’anno ha partecipato
anche il Ministro di Grazia e Giustizia della Repubblica
Italiana On. Clemente Mastella.

Come è universalmente noto, lo sbarco di Colombo nel Nuovo Mondo segnò l’inizio di un’epoca di distruzioni e lutti che portò al genocidio di milioni di esseri umani e l’estinzione
fisica e culturale di interi popoli. Fin dai primi giorni
della conquista fu chiaro l’intendimento di Colombo e di
coloro che benedissero la sua impresa.
Dopo avere inutilmente cercato segni di ricchezza e grandi
città sulle coste delle isole che aveva esplorato durante
il suo primo viaggio, Colombo fece ritorno in Spagna,
lasciando però una parte dei suoi uomini a presidiare
l’isola Hispaniola. Scrive in proposito Colombo: “ivi
feci eriger tosto una rocca … lasciai gli uomini che sono
necessari … [Gli indigeni] son privi d’armi, vanno nudi
e son troppo timidi; perciò quelli che occupano la rocca
solamente possono senz’alcun pericolo saccheggiare
l’isola, purché non vadano oltre la legge ed il governo
che io diedi”. Quale fosse il governo che Colombo diede a
Hispaniola lo si è potuto leggere negli atti originali del
processo intentato contro di lui dai sovrani di Spagna alla
fine del 1500 e che recentemente sono stati rinvenuti in un
archivio spagnolo. L’atto di accusa e le testimonianze
dell’epoca parlano di malgoverno, giustizia negata,
avidità, violenze a spagnoli e agli indigeni. Per tutte
queste imputazioni Colombo fu condannato. Il perdono che
successivamente ottenne non attenua le gravissime colpe di
cui si macchiò. La condanna di Colombo non modificò in
nulla il destino dei popoli indigeni americani. Pochi anni
più tardi una Legge Reale ordinò che, prima di
intraprendere ostilità contro gli indios i conquistadores
dovevano leggere loro una dichiarazione, il cosiddetto
requierimento, con cui li si informava della verità della
religione cristiana e della necessità di dichiarare la
loro sottomissione alla Corona di Spagna e fedeltà al
Papa. Se gli indigeni rifiutavano o non rispondevano, cioè
sempre, dato che non comprendevano quanto era loro detto in
spagnolo o in latino, l’intimazione continuava con questa
formula: “Dichiaro che, con l’aiuto di Dio, entreremo
con tutte le forze nel vostro paese, combatteremo contro di
voi in tutti i modi e vi sottometteremo al giogo ed
all’obbedienza dovuti alla Chiesa e alla Corona.
Prenderemo voi, le vostre mogli ed i vostri bambini e vi
renderemo schiavi e, in quanto tali, vi venderemo e
disporremo di voi secondo il volere della Corona. E
prenderemo ciò che possedete, vi arrecheremo ogni offesa e
danno possibile come ai servi che non obbediscono, rifiutano
di ricevere gli ordini del loro signore, gli oppongono
resistenza e lo contraddicono”. Niente di quanto era
minacciato era più facile a farsi per gli spagnoli che,
avvezzi a queste pratiche a casa propria, non si posero
alcun limite con i “selvaggi”. Del resto, ben prima che
il requierimento entrasse in vigore, Colombo stesso aveva
catturato e rapito centinaia di uomini e donne indigene per
portarli come schiavi e trofei in Spagna.
Non può stupire quindi che, a partire dal 1992 (anno delle
celebrazioni del cinquecentenario della “scoperta”), in
tutte le Americhe si sia andato espandendo un movimento
indigeno di protesta contro le celebrazioni del Columbus
Day. Sono in particolare gli indigeni nord-americani che
chiedono con forza di trasformare questa festa che, senza
alcun pudore, celebra l’uomo che ha dato avvio alla
colonizzazione e alla conquista della loro terra. Dovrebbe
bastare il buon senso per capire l’indelicatezza di tali
festeggiamenti, tanto più che gli indiani d’america non
pretendono di imporre drastici divieti, ma chiedono solo di
non considerare più questa ricorrenza come festa
nazionale. Essi considerano che un festa nazionale può
considerarsi tale solo quando è condivisa dall’insieme
dei cittadini di una nazione, e gli indigeni nord-americani
sono cittadini americani come lo sono gli italo-americani.
Nonostante le incessanti proteste dei discendenti degli
abitanti originari del nord-america, anche quest’anno, il
7 e l’ 8 ottobre, il Columbus Day è stato celebrato e
diversi indiani americani sono stati arrestati per avere
disturbato i festeggiamenti. E poiché questa è, senza
ombra di dubbio, la festa degli italo-americani è a loro
che noi, sostenitori delle richieste degli indigeni
nord-americani, intendiamo rivolgerci.
Noi sappiamo che moltissime comunità ed organizzazioni di
italo-americani respingono le richieste dei popoli indigeni
asserendo che con il Columbus Day non si intendono
festeggiare la conquista e la colonizzazione, ma il
coraggio, l’ingegno e l’audacia dimostrata dagli
italiani nel Nuovo Mondo, valori che sarebbero simboleggiati
idealmente dal navigatore genovese.
Noi ci limitiamo ad evidenziare agli italo-americani quanto
più sopra brevemente accennato e facciamo notare che la
lunga storia italiana è stata illuminata da molti
personaggi che ben più appropriatamente che non Colombo
danno lustro al nostro paese ed ai discendenti degli
italiani emigrati nelle Americhe.
Ci auguriamo che i nostri connazionali vogliano cominciare a
valutare diversamente le richieste dei Nativi Americani,
affinché anche questo giorno possa divenire una vera
occasione di orgoglio italiano; un momento nel quale i
valori universali di giustizia storica e di equità sociale
verso un popolo già oltraggiato e perseguitato non siano
ignorati al solo scopo di poter continuare a salire sul
carro dei vincitori. La fortuna è già stata molto
generosa con Cristoforo Colombo, che scoprì le Americhe
cercando le Indie, e che in suo onore ci sia anche una festa
nazionale o no non aggiunge né toglie nulla ai suoi meriti
di scopritore. Tutt’altra valenza avrebbe, invece, il
fatto che a distanza di cinque secoli i discendenti del
conquistatore cominciassero a riconoscere anche i diritti
dei discendenti dei popoli conquistati.
Sono queste le ragioni che ci inducono a sostenere le
richieste degli indigeni americani e a chiedere insieme a
loro che il Columbus Day sia abolito come festa nazionale
degli Stati Uniti.” – Fatto in Cannara (PG) il 9 ottobre
2007.
Per le Associazioni:

* Il Cerchio – Coordinamento Nazionale di Sostegno ai
Nativi Americani,
Borgo San Lorenzo (FI) Antonio Ventre

* Soconas Incomindios, Torino, Hunkapi, Genova
Naila Clerici, Sergio Bugolotti

* Gaia Terra, Roma, Wambli Gleska, Ravenna
Maurizio Rosace, Massimiliano Galanti

* Kiwani, Firenze, AlterNATIVI, Roma
Luisa Costalbano, Vittorio Delle Fratte

* Huka Hey, Pordenone, Progetto Todos Juntos, Varese
Auro Basilicò, Alessandra Marangon

* Coordinamento per il Monte Graham, Spilamberto (MO),
Iktomee – Castelmarte (CO)
Corrado Baccolini, Giuliano Pozzi

* Nativi Americani.it (LI)
Alessandro Profeti

Sono state attivate due petizioni, una on-line all’indirizzo
http://www.petitiononline.com/cd1ptoit/petition.html
e l’altra cartacea all’indirizzo
http://www.associazioneilcerchio.it/Azione01.htm

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EmiNews 2007

 

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