4023 Intervista a Titti Di Salvo su “Liberetà” Mensile del Sindacato Pensionati Italiani della CGIL.

20071203 15:32:00 redazione-IT

Un partito che sia la casa del popolo della Sinistra
di Marco Rossi

“Un simbolo che dia il senso di una sinistra nuova, una carta di intenti e una campagna di ascolto di massa sul programma”. Titti Di Salvo, capogruppo di Sinistra democratica alla Camera, ha le idee chiare su quanto vorrebbe vedere deciso dagli stati generali della sinistra in programma per metà dicembre. “Non ci va di lasciare l’Italia priva di una forza di sinistra di governo, laica e che si richiami al socialismo europeo – spiega ancora – perché il Partito democratico è un’altra cosa. L’obiettivo degli stati generali è di essere l’inizio di un processo che dia vita a una forza politica con queste caratteristiche”.

Questo soggetto che forma dovrebbe prendere? Si parla di federazione, ma c’è anche chi ha idee diverse…
“Per me la forma deve essere coerente con l’obiettivo, e quindi penso a un partito. So che in questa fase c’è una difficoltà da parte di chi non ha molta voglia di scomporre i singoli soggetti per dare vita a qualcosa di nuovo. La federazione evoca la somma di qualcosa che già c’è, e quindi è solo un primo passo in quella direzione. Tutto quello che esiste in modo frammentato nella nostra area politica va ricomposto in un partito unico, dando modo al popolo largo della sinistra di trovare casa”.

Questo processo non corre il rischio di essere dominato da chi un partito ben strutturato ce l’ha già?
I rischi sono tanti. Quello più grande è di fallire l’obiettivo, e lo scenario che lei evoca porterebbe esattamente a questo. Non penso debba esserci una gara a chi riesce a egemonizzare l’altro: credo invece che il soggetto che vogliamo costruire debba avere l’ambientazione di rinnovare la cultura politica della sinistra. La società ci pone nuove domande, tanto in Italia quanto nel mondo. Per rispondere, la sinistra ha come prima responsabilità quella di essere forte e larga ma anche quella di rinnovarsi. La nostra cultura politica attuale non è sufficiente né a spiegare i processi in atto né a dare le risposte che servono mantenendo i nostri valori di fondo. E non si raggiunge un obiettivo come questo se il più grande sovrasta il più piccolo.

Quanto è complicato far convivere un progetto come questo con l’azione quotidiana di governo?
Io uso tre aggettivi per descrivere questo processo: è necessario al paese, è difficile, ma è anche possibile. E vedo due nodi per trasformarlo in realtà. Il primo è il rapporto tra la sinistra politica che vogliamo costruire e il sindacato confederale. Anche qui siamo di fronte a qualcosa di inedito, perché la sinistra di cui parlo ha l’ambizione di rappresentare il lavoro, sostenendo che oggi la politica non lo rappresenta più. Questo significa declinare in termini nuovi il concetto di autonomia. Il secondo nodo è il governo. Per affrontarlo, va chiarito che la sinistra deve governare per incidere concretamente sulla realtà e modificarla. Rispetto al passato esiste una possibilità in più, perché oggi tutta la sinistra è al governo, ma non vi nascondo che vi sono tensioni continue e contraddizioni rispetto alle scelte che via via si fanno. Insomma, penso che il nodo dell’essere forza di governo è teoricamente sciolto, ma va affrontato con più decisione, proprio per rendere possibile il processo politico che ci sta a cuore.

 

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EmiNews 2007

 

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