4022 NEROZZI (CGIL) sull'unità a sinistra: Non partecipo, non remo contro

20071203 15:29:00 redazione-IT

di Carla Ronga

Le notizie pubblicate da Liberazione e Manifesto rispetto alla "rottura" tra Nerozzi e Sinistra Democratica "sono solo falsità". Aprileonline ha chiesto al segretario confederale Cgil di raccontare la sua versione dei fatti e di spiegare la scelta di non partecipare agli Stati Generali
"Sono profondamente amareggiato e deluso". La lettura mattutina dei giornali, per Paolo Nerozzi, segretario confederale Cgil, è stato qualcosa di più di un tour de force: Liberazione e Manifesto scrivono di lui: "dopo l’addio di Angius anche Paolo Nerozzi ha rotto con Mussi ed è sul piede di guerra. Tanto che sta raccogliendo firme in tutt’Italia per chiedere che il movimento si tiri fuori dalla Cosa rossa e non partecipi all’Assemblea di Dicembre".

"E’ incredibile, quante bugie vengono mese in giro", taglia corto Nerozzi che, sulle prime, non ha proprio voglia di commentare. Poi, arriva la volta del settimanale left e dell’intervista di Maurizio Zipponi, responsabile lavoro Prc… "Ecco, Zipponi mi dà già dentro il Partito Democratico!" E’ troppo e la voglia di parlare arriva. Ne approfittiamo per saperne di più.

Smentisci tutto?
Le forze politiche si costruiscono su valori, sulle pratiche e sui comportamenti. Questo dovrebbe valere se si vuole veramente costruire una sinistra senza aggettivi. Oggi, invece, leggo che il compagno Zipponi mi mette in forza nel Pd e che, secondo Liberazione e Manifesto starei preparando una raccolta di firme per dar vita, dentro a Sinistra democratica, ad una "fronda" contraria al modo in cui ci si unifica l’8 e il 9. Entrambe le notizie sono false.

Non esiste nessun documento e nessuna raccolta firme?
Non esiste nessun documento, ma semplicemente una riflessione sulla rappresentanza sociale e la rappresentanza politica.
Guarda, cito il Vangelo: nei fatti si verificherà la verità! Il problema è che quando non si è d’accordo con una persona la si demonizza, è un vecchio metodo che appartiene al secolo scorso e che ha procurato tanti danni al movimento operaio. Partire così, non è certo il miglior sintomo per dar vita ad una cosa nuova.

Ma tu non parteciperai l’8 e il 9 Dicembre agli stati generali della Sinistra…
Lo ribadisco, io non parteciperò. Credo che prima di fare assemblee e momenti unificanti dal punto di vista dell’immaginario, sarebbe stato importante chiarirci sulle questioni di fondo che dividono ancora le forze della sinistra, e ne vediamo nascere una ogni giorno, come ieri in parlamento. Per quello che mi riguarda, per esempio, avrei voluto sciogliere il nodo del rapporto tra rappresentanze sociali e rappresentanze politiche.
Ora, non per polemizzare con Zipponi che ha deciso che la mia casa è il Pd, sostanzialmente nella sua intervista ribadisce che la Cgil starebbe vivendo una deriva verso destra. Giovedì scorso, Cremaschi su Liberazione ha ribadito la sua tesi di una presunta "cislizzazione" della Cgil chiedendo fino alle dimissioni di Epifani… si invoca la ricostruzione di vari pezzi della sinistra, cioè di coloro che hanno sostanzialmente votato no al referendum. E’ proprio questo il nodo.
Il nodo è che una forza di sinistra non si può rapportare con dei pezzi della rappresentanza sociale ma deve provare, se è maggioritaria e a vocazione governativa, ad avere una relazione con l’insieme del mondo sindacale.

Entriamo nel merito delle critiche che ti vengono fatte, ad esempio rispetto alla ritrovata unità di rapporto tra Cgil e Cisl…
Abbiamo fatto un referendum e, solo sei mesi fa, era impensabile si riuscisse a ottenere un risultato così importante dal punto di vista democratico; la Cisl nella sua conferenza di organizzazione apre a un’intesa sulla rappresentanza e anche ad una intesa sui meccanismi di valutazione non escludendo più il referendum. Sono cose che rappresentano una novità straordinaria e questo grazie alla battaglia decennale dei meccanici, che ha unificato tutti. Abbiamo appena dichiarato, se non si fanno i contratti, uno sciopero generale. Di solito per dichiarare uno sciopero generale unitario ci volevano dei mesi… Perché questo non voler comprendere quello che sta cambiando.. questo demonizzare…
Mi viene in mente che, nella storia degli anni ‘70 del movimento sindacale, chi ha voluto l’unità è stata sempre la parte "più a sinistra" del movimento stesso, pensiamo a Trentin, Vittorio Foa, in forme diverse anche a Garavini. Chi si opponeva era la parte più identitaria e più subalterna alla rappresentanza politica e più sensibile al legame col Pci. Cioè la parte più tradizionalista, che privilegiava il primato della politica è sempre stata contraria all’unità sindacale. Io non vorrei che dietro queste posizioni ci sia anche, in qualche modo, il non voler riconoscere una autonoma rappresentanza sociale e avere un’idea nella quale il primato rimane alla rappresentanza politica.
Liberazione di ieri propone l’unità con Cremaschi, Nicolosi, Rinaldini: ecco, è una scelta, è una forza che rappresenta una parte importante e indispensabile del movimento sindacale. Ma, appunto, una parte. Penso che un partito di sinistra debba però guardare a tutti, all’unità del mondo del lavoro. Non capisco l’odio verso la Cisl, che è una parte importante del mondo del lavoro. Si può non essere d’accordo, ma bisogna sempre tenere aperto un rapporto. L’unità è decisiva.

Cosa pensi della discussione apertasi sull’autonomia della politica?
Guarda, senza tornare al merito dell’accordo sul welfare, in realtà, le modifiche avevano degli aspetti positivi, ma c’erano anche aspetti negativi. Quest, per ribadire che il tener conto degli equilibri dei rapporti di forza è un punto essenziale se non si vuole fare propaganda ma cambiare radicalmente le condizioni delle persone. Per quanto riguarda il tema dell’autonomia del parlamento, non posso che dire di essere assolutamente d’accordo e, infatti, le mie osservazioni non sono mai state contro il parlamento ma contro il governo. E’ il governo che doveva prendere le proposte del parlamento e riconvocare il tavolo. Se noi avessimo perso il referendum che cosa avremmo fatto? Saremmo andati dal governo e avremmo chiesto di ridiscute l’accordo. Dunque, l’errore drammatico è stato del governo.

Parliamo di sinistra. La tua assenza agli Stati generali non può passare inosservata. Era quindi facile prevedere che sarebbe stata letta, magari strumentalmente, come un tuo abbandono di SD….
Io non ho alcuna intenzioni di abdicare alla mia lotta politica, dentro Sinistra democratica, per rafforzare le ragioni di una sinistra diversa. E il non partecipare agli Stati generali è anche un modo per continuare la lotta politica proprio perché, essendo irrisolto il nodo della rappresentanza, per esempio nel workshop sulle politiche economiche si sarebbero ripresentate tutte le contraddizioni accentuando e aumentando tutte le differenze e ripetendo le divisioni che si sono verificate anche all’interno del mondo sindacale. Il problema è politico, non individuale. In questi ultimi giorni vedo il riaprirsi di una discussione politica molto dura fra una parte delle forze della sinistra e la Cgil, un modello che abbiamo già vissuto nel ‘98 con le 35 ore e che, purtroppo, sembra tutti si siano dimenticati.
Nei forum locali i compagni della Cgil ci sono andati e continuano a partecipare. Penso che la discussione continuerà, non è aperto solo questo problema, ce ne sono tanti. Ma visto che c’è il tempo di discutere facciamo l’inverso: invece che affrettarci nella ricerca di soluzioni organizzative, ci aiuterebbe privilegiare il processo di pari dignità e di pari rappresentanza. In diversi forum locali c’è stato il veto per i compagni Cgil di parlare di lavoro, si fanno parlare di altre cose. E noi andiamo a parlare di altre cose, perché pensiamo che partire dal basso è comunque positivo, ma il problema esiste. Se una sinistra vuole essere maggioritaria, vuole guardare oltre, certo deve mantenere il proprio insediamento, ma deve dare risposte a tutte quelle persone che non si ritrovano nel Pd ma che hanno un’idea di governo e di riforme stando dentro al quadro più europeo e non radicale. La sfida era questa. E’ stata mancata. Unire per cambiare o unire senza cambiare?
Io non mi sento autosufficiente, vorrei che Zipponi e chi per lui non lo fossero. Il rischio è che la sinistra diventi ininfluente rispetto al controllo dei processi in corso.

Dove andrebbe, allora Nerozzi?
In Cgil. I sindacalisti fanno i sindacalisti. Spero che l’8 e i 9 cancelli tutte le mie preoccupazioni.
Sono convinto che bisogna fare una battaglia politica ma non è detto che il sindacato, se non ha referente politico, non c’è. Proprio in una rappresentanza politica dilaniata del lavoro si può fare politica facendo anche "solo" il sindacalista. E’ una concezione terzointernazionalista quella che ci si debba "accasare" per forza. La politica si fa anche attraverso forme diverse.

www.aprileonline.info

 

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EmiNews 2007

 

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