4057 SVIZZERA: La libera circolazione dei e delle migranti

20071206 19:30:00 redazione-IT

di Guglielmo Bozzolini (da Rifondazione, mensile della federazione svizzera del PRC)

Guglielmo Bozzolini. Nel 2009 probabilmente si voterà di nuovo sugli accordi bilaterali tra Svizzera e unione Europea sulla libera circolazione della manodopera. Alla quasi certezza che il referendum sia inoltrato dalla destra, si aggiunge ora la possibilità che questo sia appoggiato o addirittura promosso da una parte della sinistra sindacale.
E’ necessario quindi avviare per tempo il dibattito
ed è necessario farlo «allargando» gli orizzonti e gli
ambiti della discussione, dandogli la giusta dimensione
politica. Credo quindi che questo primo contributo
non possa che avviare la riflessione partendo da
una considerazione generale («strategica») rispetto a
come pensiamo debbano essere regolati i flussi migratori
e il mercato del lavoro.

L’idea di politica migratoria che sta dietro alla proposta
di promuovere (o di sostenere) il referendum
contro gli accordi bilaterali richiama infatti esplicitamente
le politiche attuate anche con l’appoggio del sindacato
e del partito socialista in materia di immigrazione
dagli anni cinquanta, alla fine degli anni ottanta
(il movimento sindacale inizierà a cambiare orientamento
in merito solo negli anni settanta), tutte incentrate
sulla tutela delle condizioni di lavoro della popolazione
residente attraverso la politica dei contingenti
d’ingresso e l’uso congiunturale degli stessi.
E’ una politica che ha dimostrato tutti i suoi
limiti e tutte le sue conseguenze
a) sia sul piano politico perché, contribuendo a
sostenere il principio che le condizioni di lavoro di un
lavoratore o di una lavoratrice sono messe in pericolo
dall’arrivo del collega immigrato e quindi è da questo
prima ancora che dal padrone o dalla logica dell’impresa
che ci si deve difendere, hanno contribuito a
creare le chiusure sulla politica degli stranieri e sul
La libera circolazione dei e delle migranti
Guglielmo Bozzolini. Nel 2009 probabilmente si voterà di nuovo sugli accordi bilaterali tra Svizzera e unione Europea sulla libera
circolazione della manodopera. Alla quasi certezza che il referendum sia inoltrato dalla destra, si aggiunge ora la possibilità
che questo sia appoggiato o addirittura promosso da una parte della sinistra sindacale.
tema dell’integrazione, nonché la xenofobia di alcuni
strati della popolazione, che paghiamo ancora oggi
molto care.
b) sia sul piano sociale perché ha significato la
rinuncia a tutelare i lavoratori e le lavoratrici attraverso
l’allargamento e il rafforzamento dei diritti di tutti loro
e non ha portato alle grandi conquiste sociali avvenute
in quegli stessi anni negli altri paesi europei, contribuendo
a produrre la situazione paradossale, pagata
carissima durante tutta la lunga crisi degli anni
novanta, della legislazione del lavoro più carente e più
liberista e del mercato del lavoro più flessibile, rispetto
a tutti i paesi confinanti.
Riproporre gli stessi errori sarebbe del
tutto sbagliato. Soprattutto però tutto questo ignora
che le ricette del passato (i contingentamenti degli
ingressi, il controllo delle frontiere, ecc.) sono ricette
oggi del tutto improponibili anche sul piano pratico.
Le esperienze di tutti paesi europei in tema di
immigrazione extra comunitaria insegnano ad esempio
che le politiche di chiusura delle frontiere, la regolamentazione
ristretta, ecc., servono solo a produrre
immigrazione clandestina, a moltiplicare il lavoro nero
e i sans papier. I fenomeni migratori si originano a partire
da cause e situazioni (condizioni di miseria e di
sfruttamento, dislivelli di ricchezza, disoccupazione,
ecc.) che non si possono annullare per decreto o con i
controlli alle frontiere, fossero pure molto inaspriti.
L’eventuale abolizione della libera circolazione
della manodopera si tradurrebbe quindi (oltre che in
un grosso problema per la tenuta di alcuni settori economici
legati all’immigrazione qualificata) in un
aumento fortissimo dell’immigrazione clandestina
(che è un fenomeno già consistente), con un impatto
devastante sia sul mercato del lavoro in alcuni settori,
sia sulla società nel suo complesso, sia soprattutto sulle
condizioni di vita di chi ne è colpito.
Quello che c’è da fare è quindi l’esatto contrario, è
permettere all’immigrazione di svolgersi legalmente,
per legalizzare il lavoro e quindi poterlo tutelare attraverso
gli strumenti propri dell’azione sindacale e attraverso
il conflitto sociale.
Inoltre se assumiamo come centrale per l’azione
della sinistra, la tutela e l’espansione della sfera dei
diritti, non possiamo non riconoscere che su questo
piano gli accordi bilaterali per la libera circolazione
della manodopera (per quanto imperfetti) costituiscono
un notevole miglioramento formale e sostanziale
dello status giuridico, in quanto lavoratori e in
quanto cittadini, degli immigrati comunitari in Svizzera,
ovvero di più di sei cento mila persone. Miglioramento
che corrisponde anche alle rivendicazioni storiche
sia del movimento sindacale, sia delle organizzazioni
degli immigrati e che determina anche la maggiore
tutelabilità degli stessi sul mercato del lavoro.
La libera circolazione non va quindi combattuta,
va estesa!

 

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EmiNews 2007

 

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