4089 Intervento di Arnold Cassola (Verdi) alla Camera, molto critico con il Governo

20071211 21:51:00 redazione-IT

Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, come deputato del gruppo dei Verdi non posso che essere soddisfatto per l’andamento della legge finanziaria dello scorso anno, nonostante la sua durezza e la sua impopolarità. Infatti, grazie alla spinta dei Verdi, lo scorso anno si è registrato un record per quanto riguarda l’installazione degli impianti fotovoltaici in Italia.
Anche quest’anno nel disegno di legge al nostro esame le misure verdi a favore delle fonti di energia rinnovabili ed alternative dovrebbero offrire un forte contributo non solo per diminuire l’emissione di CO2 da parte dell’Italia, ma anche per ridurre gradualmente i costi delle bollette di ogni italiano.

Per quanto riguarda, invece, gli italiani residenti all’estero dai quali sono stato eletto, la mia soddisfazione è molto minore. È positivo che il disegno di legge finanziaria stanzi maggiori risorse per gli imprenditori italiani all’estero e per l’insegnamento della lingua italiana nel mondo. Però, poi, rimane ben poco.
Lo scorso anno avevo proposto insieme ad altri colleghi all’estero oltre al rilascio della carta di identità direttamente presso il consolato nel Paese di residenza, anche la riduzione dell’ICI e della tassa sui rifiuti solidi urbani (TARSU) per gli italiani all’estero. Che fine hanno fatto questi suggerimenti? È giusto far pagare la quota intera di 12 mesi su ICI e TARSU agli emigrati che non usano la loro casa e, quindi, non producono rifiuti solidi tranne che per due mesi all’anno, al massimo?
Detto questo, vorrei riprendere il discorso sulla legge finanziaria da dove lo avevamo lasciato lo scorso anno e, quindi, dalla grande insoddisfazione per il modo in cui l’iter della legge finanziaria viene portato avanti anno dopo anno. Infatti, dopo l’approvazione della legge finanziaria per il 2007, tutti avevamo concordato sul fatto che il metodo con cui viene approvata la legge finanziaria in Parlamento è ormai obsoleto e assolutamente inappropriato.
Tutti chiedevano una riforma del metodo. Lo scorso anno io, come tanti altri, nel mio intervento in aula avevo dichiarato che urgeva una riforma della procedura di approvazione della legge finanziaria e che non si poteva continuare ad approvarla in questo modo. Mi sembra, invece, che siamo sempre alle solite. Perciò anche proposte concernenti la legge finanziaria del tutto ragionevoli e legittime vengono respinte quasi in maniera automatica.
Vorrei portare qualche esempio in ordine a quanto successo la settimana scorsa in Commissione. Lo scorso anno, dopo fatica e pena, finalmente avevamo convinto il Governo ad estendere le detrazioni per carichi di famiglia anche agli impiegati del Ministero degli affari esteri all’estero. Il Governo, però, aveva limitato questa misura esclusivamente fino all’anno 2009. Quest’anno, io ed altri colleghi eletti all’estero abbiamo chiesto, ritenendolo costituzionalmente doveroso, che questo limite temporale del 2009 venga abrogato.

Cosa ha risposto la Commissione bilancio? Ha dichiarato la proposta inammissibile a causa di una copertura insufficiente. Mi chiedo se sia possibile creare discriminazioni tra italiani in loco e italiani all’estero, che vanno apertamente contro la Costituzione italiana. Ebbene, la Commissione bilancio ha risposto che, se non ci sono le risorse necessarie, è giustificabile ricorrere ad una specie di mini apartheid anticostituzionale.
Il secondo emendamento da noi richiesto era il seguente: al personale delle rappresentanze diplomatiche e consolari e degli istituti di cultura assunti all’estero si applicano gli accordi collettivi concernenti la costituzione e il funzionamento delle rappresentanze sindacali unitarie e i diritti e le prerogative sindacali sul posto di lavoro, nonché 90 giorni di malattia (non 45), come appunto spetta ai loro colleghi in Italia.

Risposta della Commissione bilancio: proposta inammissibile per insufficiente copertura. Quindi, il risultato sono diritti sindacali e di malattia minori per questa sottospecie di italiani in quanto residenti all’estero.
La terza richiesta, già accettata dalla I Commissione e dal sottosegretario Marcella Lucidi nel testo sulla cittadinanza, è stata poi stralciata per mancanza di copertura finanziaria, con l’impegno del Governo di reperire la copertura in questa legge finanziaria. Si tratta della possibilità di riacquistare la cittadinanza italiana per i figli, anche se nati prima del 1o gennaio 1948, delle donne che erano state obbligate a rinunciare alla cittadinanza.

È la richiesta naturale per l’eliminazione di una discriminazione per motivi di età, di sesso e di genere nettamente anticostituzionale.
Cosa risponde questa volta la Commissione bilancio? Risponde che non è ammissibile per estraneità di materia. Ma siamo matti?

Prima il Governo stralcia un articolo con l’impegno di reperire i soldi in questa legge finanziaria, poi, quando si arriva al suo esame, si dice che è una materia estranea. Per favore, non prendiamoci per i «fondelli»!

Non si può continuare così! È necessario arrivare ad un modo logico e razionale di predisporre la legge finanziaria. Se viene proposta una misura positiva, è necessario accogliere gli emendamenti sensati, indistintamente da chi li abbia proposti. Non possiamo continuare con la logica di soddisfare chi ha più potere contrattuale – ergo, di ricatto – perché rappresentati da un numero più ampio di deputati, e di ignorare quelli poco rappresentati. Spero che il prossimo anno non saremo qui a ripetere le stesse cose.

Infine, esprimo il grande disappunto per quanto riguarda il progressivo indebolimento del sistema diplomatico e consolare all’estero. Sono anni che assistiamo al progressivo smantellamento di questa rete, con l’attribuzione nella legge finanziaria di risorse sempre minori. Inoltre, tutte le decisioni riguardo alla cosiddetta razionalizzazione e al potenziamento vengono prese all’interno del Ministero degli affari esteri, senza coinvolgere il CGIE (il Comitato generale degli italiani all’estero), né i Comites, né i parlamentari eletti all’estero.

Quali sono i risultati di tali decisioni unilaterali, chiuse e non trasparenti? Sono delle grandi «frittate», come la chiusura dei consolati di Edimburgo o di Edmonton in Canada, decisioni che il Governo è costretto a rimangiarsi dopo qualche giorno. Vi sono, inoltre, molte dicerie e gossip in Svizzera, in Francia e in Germania su quali consolati verranno declassati o chiusi.
Spero, in conclusione, che il Ministero degli affari esteri si ravveda una volta per sempre e che inizi a coinvolgere attivamente tutti se veramente vuole arrivare ad una razionalizzazione e ad un potenziamento, piuttosto che ad un indebolimento effettivo, di tutta la rete diplomatica e consolare.

 

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EmiNews 2007

 

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