4082 Rio São Francisco e Lula: Jekyll-Hyde

20071211 15:23:00 redazione-IT

Frate Luiz Cappio, vescovo del sertão brasiliano in sciopero della fame contro il megaprogetto di deviazione delle acque di un fiume del Nord-est

di Maurizio Matteuzzi (Il Manifesto)

I due Lula, il primo quello di tutta una vita da migrante nordestino e sindacalista metallurgico, il secondo quello degli ultimi 5 anni da presidente della repubblica, assomigliano sempre più al dottor Jekyll e al Mr. Hyde di Stevenson. E i due – il doctor e il mister, il migrante-sindacalista e il presidente, sono di nuovo scissi, in conflitto. Questa volta sul caso della deviazione del rio São Francisco, un mega-progetto molto discusso (o, in altro senso, assai poco discusso), contro cui il frate francescano Luiz Cappio, vescovo di Barra, stato di Bahia, da quasi due settimane è in sciopero della fame. Un progetto fermamente voluto dal governo Lula, fermamente respinto da Lula migrante-metallurgico.

Il fiume São Francisco nasce nel Minas Gerais poi scorre per 2800 km verso l’Atlantico dove va a sfociare dopo aver attraversato gli stati di Bahia e Pernambuco e di Alagoas e Sergipe, nel Nord-est e in parte nel famoso semi-arido nordestino, il sertão flagellato dalla seca.
Da qui il progetto della sua «transposição», che data dai tempi dell’imperatore dom Pedro II, del dittatore Getúlio Vargas e poi di recente del presidente Fernando Henrique Cardoso, ma per varie ragioni (il più delle volte economicche) finora mai attuato. Con Lula, lanciato in un ambizioso programma di fare del Brasile un global player sul mercato mondiale e assillato dal problema dell’energia, il progetto ha preso il via. Ma ha preso il via (male) con l’arrivo a Cabrobó, nella Bahia, dell’esercito – un battaglione dei genieri – il 4 giugno. Per tagliare la testa al toro e mandare un messaggio chiaro al dissenso sull’opera, che è vasto.
Il progetto prevede la costruzione di dighe e canali: due canali per una lunghezza di 700 km porteranno le acque del fiume nel Pernambuco e nel Paraíba, a est, e a nord nel Rio Grande do Norte e nel Ceará, quello che più spinge e trarrà i maggiori vantaggi. Doveva costare 4.5 miliardi di reais (3 milirdi di dollari) ma è già salito a 6.6 miliardi. Per Lula risolverà i problemi dell’acqua per 12 milioni di sertanejos.
Dom Luiz (che dice di essere un seguace di Gandhi e di aver «sempre votato per Lula»), ma non solo lui, sempre vissuto nel sertão e fra i sertanejos, contesta in radice il progetto, le cifre, gli effetti. Nel 2005 aveva già fatto uno sciopero della fame di 11 giorni a Cabrobó per le stesse ragioni e l’aveva sospeso solo dopo aver avuto personalmente da Lula – lanciato nella campagna elettorale per la rielezione del 2006- l’impegno a sospendere l’opera e aprire un dibattito nazionale per verificare quali fossero le migliori soluzioni per risolvere il problema dell’acqua nel Nord-est.
Per dom Luiz il progetto è «socialmente ingiusto» perché «per quanto la propaganda ufficiale dica che servirà a 12 milioni di persone, questa è una menzogna: quell’acqua sarà deviata e destinata a beneficio delle grandi imprese latifondiste del Nord-est» – soia, frutta, gamberi, tutta «roba» da esportazione, e il nuovo business: gli agro-combustibili -; è «economicamente impraticabile» perché lo stesso governo, «ha presentato, attraverso la Agência Nacional das �?guas, più di 500 alternative per risolvere il problema dell’acqua»; è «ecologicamente insostenibile», perché «va a manomettere un fiume che ha bisogno urgente di essere preservato e rivitalizzato»; è «eticamente corrotto» perché «trasformerà l’acqua in una merce di compra-vendita sul mercato».
Il governo sta cercando di far passare il frate francescano come un pazzo, un demagogo, un «fondamentalista, un egoista che vuole privare dell’acqua altri stati che non siano il suo. «Dom Luiz ha la vocazione al martirio – ha ironizzato Ciro Gomes, fino a poco fa ministro dell’integrazione nazionale e uno dei boss «social-democratici» del Ceará -. Nessun governo democratico può sottostare al ricatto di una persona». Ancor più secco, o demagogico, Lula: «Fra i 12 milioni di poveri che soffrono la scarsità d’acqua e dom Luiz Cappio, io resto con i poveri».
Ma il nodo non è questo. Dice Washington Novaes, noto giornalista esperto di problemi ambientali, che l’acqua presa dal San Francisco «andrà per il 70% all’irrigazione dei grandi progetti, il 26% al rifornimento urbano-industriale e solo il 4% alla popolazione rurale». Una soluzione più facile, più socialmente equa e più economica c’è: costruire «un milione di cisterne» (anziché le 216000 finora) per raccogliere l’acqua piovana e diversificare le fonti d’energia: biomasse, eolico, solare, anziché i mega progetto tipo rio São Francisco o quello già in pista sul Rio Madera, o la costruzione di Angra 3, una nuova centrale nucleare.
Perché, dicono dom Luiz e gli oppositori al mega-progetto (che però ha il vantaggio di muovere molto business…), non è vero ciò che il Brasile e il resto del mondo credono e che «il governo nasconde» – ossia che nel Nord-est settentrionale manca l’acqua -: nel Nord-est «l’acqua c’è in abbondanza, tanta da rifornire il 100% dei nordestini».

_________________

MANDIAMOUN MESSAGGIO A LULA E A MARINA DA SILVA

presidencia@planalto.gov.br
marina.silva@mma.gov.br
apoio.dom.cappio@gmail.com

Exmo. Senhor Presidente da República – Luiz Inácio Lula da Silva
Exma Senhora Ministra do Meio Ambiente

Il francescano Luiz Flávio Cappio, vescovo di Barra, ha iniziato il 27
novembre uno sciopero della fame contro il progetto di deviazione delle
acque del fiume São Francisco e in difesa di un progetto alternativo per la
regione del semi-arido (savana), nel rispetto delle leggi del fragile
ecosistema del Nordest brasiliano.

Già nel 2005 il vescovo era ricorso allo sciopero della fame contro la
faraonica opera governativa, interrompendolo, dopo 11 giorni, in seguito
all’impegno di Lula di sospendere il progetto, avviando su di esso un ampio,
trasparente e partecipativo dibattito con la società civile. Il governo,
tuttavia, ha violato l¹accordo, mandando l¹esercito a iniziare i lavori,
malgrado fossero state presentate alternative concrete, praticabili ed
economiche, come quelle previste dall¹Atlante del Nordest dell¹Agenzia
nazionale delle Acque: 530 opere per più di mille municipi, destinate a
rifornire d¹acqua 34 milioni di persone (con un costo di 3,6 miliardi di
reais, contro i 6,6 miliardi del progetto di deviazione delle acque). Molto
forti però sono le pressioni delle imprese legate al capitale
internazionale, che del megaprogetto governativo hanno bisogno per
promuovere l¹allevamento di gamberetti e la produzione di frutta per
l¹esportazione (secondo gli studi di impatto ambientale, il 70% delle acque
sarebbe destinato infatti alla frutticoltura, il 26% ad uso
urbano-industriale e solo il 4% alla popolazione dei campi). Nulla, intanto,
viene fatto per rivitalizzare il bacino del São Francisco, nonostante il
fiume abbia perso circa il 40% del suo volume d’acqua, ricevendo tutti gli
anni 18 milioni di tonnellate di sabbia e terra.

Da qui la decisione di dom Cappio di riprendere lo sciopero della fame, in
una cappella a Vila São Francisco, nel municipio di Sobradinho, impegnandosi
a sospenderlo solo con ³l¹archiviazione definitiva del progetto di
deviazione del corso del fiume²: ³La vita del fiume e del popolo che abita
le sue sponde o la morte di un cittadino brasiliano².

³La vita del francescano dom Cappio e quella del fiume ­ scrive il Consiglio
indigenista missionario – sono ora, più che mai, intrecciate. E la vita del
São Francisco è anche la vita dei diversi popoli indigeni, delle comunità
afrodiscendenti, di quelle che vivono sulle sponde del fiume, dei contadiniŠ
Tutte queste vite sono ora intrecciate alla vita di dom Cappio. Tutte queste
vite dipendono da una decisione del presidente della Repubblica².

Per questo, in solidarietà con il vescovo e con i popoli del São Francisco,
le persone e le organizzazioni firmatarie chiedono che venga sospeso il
progetto di deviazione del corso del fiume e che si intraprenda un
approfondito dibattito pubblico.

 

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EmiNews 2007

 

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