4080 Rom, ''servono più progetti su casa e lavoro e meno sgomberi''

20071211 11:58:00 redazione-IT

Lo chiedono Cgil, Caritas, Arci, Acli e altre 12 associazioni di Milano, che hanno sottoscritto un documento. Don Davanzo: ‘’Quando si fanno interventi sociali mirati, le famiglie rom riescono a trovare sia una casa che un lavoro regolare’’
[b]"All’utopia novecentesca di abolizione della povertà si è sostituita una più sbrigativa abolizione dei poveri, che vengono perseguiti e anzi perseguitati in quanto tali"[/b]

MILANO – Più progetti per dare una casa e un lavoro ai rom e meno sgomberi. Lo chiedono Cgil, Caritas Ambrosiana, Arci, Acli e altre 12 associazioni di Milano, che hanno sottoscritto il documento "Milano, Italia. Rom e politiche sociali, tra insicurezza e intolleranza". "Le nostre proposte sono indirizzate a comune, provincia e regione -spiega don Roberto Davanzo, direttore di Caritas Ambrosiana-.

Quando si fanno interventi sociali mirati, le famiglie rom riescono a trovare sia una casa che un lavoro regolare". Secondo le associazioni che hanno firmato il documento, presentato questo pomeriggio alla Camera del Lavoro, a Milano nel 2007 sono stati effettuati 65 sgomberi (dal 2003 circa 340; ndr). Ma è il clima politico e culturale che si è creato, anche nel resto del Paese, a preoccupare. "All’utopia novecentesca di abolizione della povertà si è sostituita una più sbrigativa abolizione dei poveri, che vengono perseguiti e anzi perseguitati in quanto tali", si legge nel documento.

Le associazioni chiedono alle istituzioni un cambiamento delle politiche sui rom. La vita in una baraccopoli, avvertono, è una necessità, non una scelta. E anche il lavoro in nero è spesso una via obbligata. "Il proliferare delle baraccopoli, il popolo dei cartoni, gli uomini topo, che vivono nelle aree dismesse, chiamano in causa la politica della casa e quella sulle nuove periferie, urbane e sociali, prima che quella sull’ordine pubblico", precisano le associazioni. Secondo i firmatari del documento, è necessario per prima cosa allestire piccoli campi. "Sono da prevedere in un’ottica di realistica ‘riduzione del danno’ spazi attrezzati, di piccole dimensioni con particolare attenzione oltre che alle condizioni igienico-sanitarie, alle infrastrutture di mediazione culturale per garantire l’inserimento scolastico, l’uso dei servizi e delle strutture socio sanitarie". Si dovranno poi avviare corsi di formazione e aiutare chi ha già un lavoro a mettersi in regola. "Sono progetti che richiedono tempo -spiega don Roberto Davanzo-. Ma sono gli unici che possono dare una risposta ai bisogni di queste persone e alla richiesta di sicurezza dei cittadini". Il problema non riguarda solo Milano. "È necessario creare un tavolo in cui tutte le istituzioni siano coinvolte -sottolinea il direttore della Caritas Ambrosiana-. Non è pensabile che la città da sola risolva problemi di questa portata, occorre il contributo di tutti, anche dei comuni della provincia". (dp)

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EmiNews 2007

 

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