4117 Ora dobbamo incontrare la sinistra che c'è, quella fuori dai partiti

20071217 12:18:00 redazione-IT

Dopo l’assemblea dell’8 e 9 dicembre non bisogna fermarsi, anzi occorre accellerare il passo.
(di Stelvio Antonini*)

Ora tocca a noi che viviamo sul territorio. La scintilla dell’unità della sinistra è scoppiata a Roma l’8 e il 9 dicembre con la grande assemblea nazionale. Non è poco, non era scontato che oltre 5 mila persone il primo giorno e 10.000 la domenica arrivassero lì da tutta Italia.
C’erano i dirigenti nazionali e quelli di tutti i livelli che operano nelle città, nelle provincie e nelle regioni; c’erano soprattutto tanti giovani e ragazze e tanti “sconosciuti” che testimoniavano la grande domanda di unità che sale dal popolo della sinistra più diffusa.

Ora tocca a noi che viviamo sul territorio. La scintilla dell’unità della sinistra è scoppiata a Roma l’8 e il 9 dicembre con la grande assemblea nazionale. Non è poco, non era scontato che oltre 5 mila persone il primo giorno e 10.000 la domenica arrivassero lì da tutta Italia.
C’erano i dirigenti nazionali e quelli di tutti i livelli che operano nelle città, nelle provincie e nelle regioni; c’erano soprattutto tanti giovani e ragazze e tanti “sconosciuti” che testimoniavano la grande domanda di unità che sale dal popolo della sinistra più diffusa. C’erano tanti militanti di movimenti (a partire da quelli che lottano contro l’allargamento della base americana di Vicenza), associazioni, circoli, organizzazioni delle donne, che si sentono di sinistra e che non credono nel PD. Tutti impegnati in discussioni appassionate nei nove forum per riflettere sui grandi temi che segnano il nostro tempo: le guerre, i cambiamenti climatici, la globalizzazione che produce nuovi squilibri tra ricchi e poveri, i nuovi diritti di cittadinanza, il precariato selvaggio che caratterizza le condizioni del lavoro, soprattutto giovanile in Italia, ecc. Questioni planetarie sulle quali si è confermata una grande visione comune, che rende ancora più paradossale la frammentazione così forte della sinistra italiana.
Dopo quasi 20 anni, ormai, la sinistra per la prima volta imbocca la strada dell’unità. L’assemblea di Roma assume perciò un forte significato politico e consegna al territorio la responsabilità di camminare svelti, più svelti possibile lungo il percorso che si è aperto.
Passi indietro non sono ammessi, i cittadini della sinistra non potrebbero passarci sopra e, naturalmente, i gruppi dirigenti sarebbero giustamente travolti.
Non possiamo aspettare che il processo unitario ci venga distillato dagli imput che possono arrivare dall’”alto”.
La sinistra ha bisogno di una nuova forza politica unitaria – come ha detto in modo accorato Pietro Ingrao a Roma- che possa dare rappresentanza ai milioni di lavoratori, prima di tutto e che sia capace di pesare adeguatamente sulle politiche governative dei prossimi anni. E’ urgente far emergere le condizioni sociali, di lavoro, di cultura, morali, dei lavoratori per uno sviluppo equo della società. E’ assurdo che all’interno di un governo di centro sinistra si debba combattere per cancellare la piaga del precariato o per far rispettare i tempi dei rinnovi contrattuali a milioni di donne e uomini che vivono con salari da fame o, ancora, per rispettare leggi antirazziali vigenti in tutta Europa. La sinistra deve contare di più.; deve assumere le caratteristiche di una grande forza che sia in grado di governare con pari dignità nei confronti del PD. Le discussioni di questi giorni sulla riforma della legge elettorale mette, invece, in evidenza la voglia di autosufficienza dei partiti più grossi.
I tempi sono cambiati. Nei decenni precedenti al 1990 il PCI poteva condizionare i governi nazionali e locali anche dall’opposizione. Oggi non è possibile dare risposte concrete alle popolazioni senza esercitare una funzione di governo, come abbiamo potuto sperimentare in questi anni anche nei governi locali o delle Regioni.
Ora, dunque, dobbiamo vedere qui, nelle Marche, le prossime tappe del percorso unitario delle forze che hanno dato vita alla “Sinistra, l’Arcobaleno”.
In questi giorni discutendo insieme il Bilancio della Regione abbiamo potuto constatare orientamenti unitari anche sulle esigenze di una nuova impostazione delle politiche regionali. C’è da riformare anche tecnicamente la struttura del bilancio. La regione non deve continuare a praticare forti spazi di gestione. Occorre, ad esempio, cancellare quella miriade di contributi ad Enti, organizzazioni, sagre e feste, oratori, associazioni. La Regione deve programmare e legiferare e valorizzare il ruolo dei comuni e delle provincie. Se si vuole introdurre una tassa sulla benzina, ad esempio, si dovrebbe al tempo stesso avviare una politica dei trasporti e delle infrastrutture radicalmente diversa. Più ferrovie e autostrade del mare e meno devastazione del territori per strade, a volte non necessarie. Più mezzi pubblici, meno auto private e pedonalizzazione dei centri storici per ridurre emissioni inquinanti nell’aria, come è stato stabilito a Bali nei giorni scorsi. Semplificare l’Amministrazione pubblica cancellando Enti, commissioni, livelli istituzionali che si sovrappongono, nati in altre epoche e che oggi costituiscono sprechi non più sopportabili. Siamo d’accordo su tutto ciò e su tanto altro. E allora avanti.
Prima tappa; costituiamo il gruppo consiliare della Sinistra, l’Arcobaleno in consiglio regionale ( anche nelle provincie e nei comuni) con portavoce unico; seconda tappa: le elezioni amministrative di primavera. A Porto S. Giorgio, Porto. S. Elpidio e Falconara (comuni sopra i 15.000 abitanti) dobbiamo lavorare per costruire liste uniche, con quel simbolo reso noto all’assemblea di Roma. Si sono già costituiti coordinamenti delle forze politiche in diversi comuni e in qualche provincia, possiamo allora pensare all’apertura di sedi unitarie.
Ora è necessario incontrare la sinistra organizzata fuori dalle forze politiche per mettere in calendario insieme una grande consultazione popolare sulla carta d’intenti approvata a Roma il nove dicembre. Le forze politiche non devono commettere l’errore, come il PD, di considerarsi “autosuficienti”, il vasto popolo della sinistra è soprattuto fuori: Dobbiamo trovarlo e renderlo protagonista.
Tutto ciò è fondamentale anche per abituarci a stare insieme, a confrontarci, a fare sintesi e a lasciare via via alle nostre spalle – come ha detto Oliviero Diliberto – le tensioni, le identità , le “orgogliose” differenze del passato.

Coordinatore regionale Sd delle Marche

 

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EmiNews 2007

 

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