4113 Conclusa la visita ufficiale in USA del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano

20071214 16:42:00 redazione-IT

di Silvana Mangione

Si è appena conclusa la visita ufficiale in USA del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, invitato personalmente da Bush. Non ha voluto grandi cene di gala, il nostro Capo di Stato. Sono lontani i tempi delle centinaia di persone affollate intorno ai tavoli allestiti a Ellis Island in onore di Francesco Cossiga nel 1989 o stipate al ricevimento offerto in un famoso albergo di Manhattan da Oscar Luigi Scalfaro, che voleva farsi perdonare l’aver fatto slittare le date della sua presenza, cancellando all’ultimo minuto un’altra cena megagalattica organizzata dalla collettività di New York.

Napolitano ha incontrato a lungo Bush, con lui ha concesso un’importante conferenza stampa e si è trattenuto a colazione alla Casa Bianca con il leader americano ed i due ministri degli esteri, Condoleezza Rice e Massimo D’Alema. Questo il momento chiave della missione. Importanti anche il meeting con la presidente della Camera dei Rappresentanti, Nancy Pelosi e con altri parlamentari di origine italiana, insieme al contatto diretto con autorevoli esponenti del mondo washingtoniano e la colazione dibattito al Council for Foreign Relations a New York. Ma ancora più interessanti, per comprendere il modo di essere del nostro presidente e la volontà di trasmettere le realtà dell’Italia e raccogliere le voci dell’Italia all’estero, sono stati gli eventi che ha fatto inserire nel programma di tre intensissimi giorni e mezzo. Ha voluto conoscere gli addetti dell’ambasciata e i funzionari delle istituzioni finanziarie internazionali, a Washington, e il personale del Consolato generale a New York. Ha inaugurato due mostre, quella intitolata «Richard Ginori 1737-1937» con le ceramiche del museo di Doccia esibite nella capitale degli USA e l’altra con l’Annunciazione di Guido Reni, prestata dalla Pinacoteca di Ascoli Piceno sotto gli auspici del presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca e installata nell’Istituto Italiano di Cultura di New York con un intelligente allestimento che riproduce su teli semitrasparenti i bassorilievi e l’ambientazione della Cappella della contessa Alvitreti nella Chiesa di Santa Maria della Carità, dove il dipinto rimase fino al 1861, quando venne trasferito, per sicurezza, presso la Civica Pinacoteca cittadina. Il nostro Presidente della Repubblica ha dedicato grande attenzione e sollecitudine alle collettività italiane. Le ha incontrate a Washington e in diverse occasioni a New York. Alla Italian Academy for Advanced Studies della Columbia University ha risposto all’introduzione del direttore David Freedberg, parlando a braccio in un appassionato indirizzo di saluto che ha dipinto l’Italia nelle sue luci, solo italiane, e nelle sue ombre, condivise con il resto del mondo. È sceso dal palco per stringere la mano ai rappresentanti eletti dagli italiani all’estero e agli esponenti del mondo associativo, a docenti e imprenditori, ad economisti ed italofili, ai giovani stagisti in sede all’Academy, ai direttori di ICE, ENIT e Istituto di Cultura, ad un pubblico affascinato dalla sua apertura nell’affrontare con chiarezza e sincerità i problemi e la deformazione dell’immagine dell’Italia, che spesso appare sui giornali americani. Quasi profetico, il suo discorso, perché il giorno dopo il nostro Paese è stato ingiustamente denigrato da un articolo sul New York Times, al quale ha dato ampio spazio la stampa italiana, e da uno sul Wall Street Journal, il quotidiano letto dal Gotha della finanza internazionale, molto più nocivo, perché suggerisce falsamente la rinascita del terrorismo in Italia. La ragione di questi articoli è molto semplice ed egoistica: malgrado la debolezza del dollaro l’Italia sta ottenendo eccezionali risultati, non soltanto nel campo delle esportazioni tradizionali, ma anche nei contratti che l’hanno messa in evidenza nell’ultima missione dello shuttle, nella fornitura degli elicotteri presidenziali e nella prossima attribuzione della responsabilità di garantire la sicurezza della città di New York. L’Italia è sempre più desiderata come meta di vacanze, shopping o acquisto di case e attività produttive. Le parole italiane hanno invaso il linguaggio comune del cibo e dell’eleganza. Al Council for Foreign Relations Napolitano aveva detto: «Scommettete sull’Italia», perché la «hyper partisanship», come l’ha chiamata Bush, parlando anche degli USA, vale a dire l’estrema conflittualità fra gli schieramenti politici, è ormai di tutto il mondo e l’Italia possiede i keynesiani «animal spirits», gli spiriti vitali del coraggio di rischiare e dell’anelito alla crescita, che stanno alla base del sistema capitalistico. A New York, Napolitano ha voluto incontrare le famiglie delle vittime dell’11 settembre, che gli hanno donato una riproduzione della stele in marmo, eretta nell’atrio del Consolato Generale, dedicandogliela con queste parole: «Signor Presidente Giorgio Napolitano, la Sua gradita visita onora la memoria dei nostri figli, vittime innocenti dell’attentato alle torri gemelle. Grazie, a nome di tutte le famiglie. New York, 13 Dicembre 2007». Ha incontrato i componenti dei Com.It.Es. di New York-Connecticut e New Jersey e del CGIE di New York. Ha parlato, come sempre, a braccio. Ha riconosciuto le diverse sfaccettature delle nostre comunità, auspicando il rientro in Italia di tanti cervelli, ora in USA. Ci ha ringraziati, citando di noi «la storia, più che secolare, di speranze, sacrifici e grandi contributi». Ci ha detto: «Ritengo che possiate, senza cadere nella retorica, mostrare e coltivare il senso dell’identità nazionale. È giusto ritrovare l’orgoglio nazionale e reagire alle rappresentazioni unilaterali e false della realtà italiana». Si è dichiarato commosso dell’incontro con le famiglie dei «caduti» dell’11 settembre. Ha ricordato come «l’Italia, costruita da Garibaldi e Mazzini, si è liberata dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista, schierandosi subito al fianco degli Stati Uniti», con i quali esiste una profonda e solida alleanza. Dopo la conferenza stampa per i giornalisti italiani, ha finalmente rubato un attimo per se stesso ed ha voluto recarsi a visitare un famoso Museo cittadino.
Grazie, Presidente. Torni presto a trovarci e a ridarci forza nel nostro amore per l’Italia, senza retoriche polverose.

Silvana Mangione

 

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EmiNews 2007

 

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