536 SVEZIA: CHI HA PAURA DI CLICHY-SOUS-BOIS?

20051128 14:46:00 rod

Il ministro svedese per l’Integrazione, Jens Orback, ha invitato giovedì 24 novembre scorso un gruppo selezionato di organizzazioni di minoranze etniche e due rappresentanti della piattaforma di collaborazione SIOS (tra cui chi scrive) a un incontro molto informale sul tema della discriminazione istituzionale/ strutturale.
Prima però il ministro aveva espresso il desiderio che si parlasse un poco dei fatti di Francia: Che lezione se ne poteva trarre? Che misure preventive si potevano applicare in Svezia?

L’opinione genrale dei presenti (tra i quali, oltre a rappresentanti delle federazioni curde, iraniana, serba ecc. c’erano anche tre giovanissimi del “consiglio comunale giovanile”, un’istituzione creada da pochi anni nel comune periferico di Botkyrka, dove numerosissimi sono gli abitanti di origine non svedese) è che i fatti di Francia non solo potrebbero avvenire in Svezia bensí sono già cominciati ad avvenire.
Il SIOS ha sostenuto con forza questa tesi argomentando che, anche se le differenze tra Francia e Svezia sono evidenti, in particolare il più che centenario passato coloniale della Francia e il ruolo del francese come lingua di cultura di portata mondiale, molte sono le somiglianze:

– Una società ingiusta, dove le persone di origine etnica non svedese costituiscono in maggioranza la parte più bassa del terzo gruppo sociale. Ed hanno la peggiore formazione, la peggiore istruzione, la peggior salute, la maggiore disoccupazione e, quando hanno lavoro, le peggiori condizioni di lavoro e la peggior sicurezza d’impiego;

– Una politica che, se dice di voler l’integrazione, de facto vuole l’assimilazione;

– Una visione gerarchica delle culture, dove in alto della piramide si trova la cultura francese /svedese e poi giù giù le altre culture, e più lontane sono geograficamente, più in basso vengono collocate;

– Mancanza di rispetto e di sostegno per le lingue e le culture delle minoranze:

– Discriminazione istituzionale (delle autorità) e strutturale (cioè nascosta nei meccanismi di selezione) che fa sí che persone nate e residenti qui, (in Francia a volte per oltre 60 anni) e che magari hanno fatto qui tutta la loro scolarità, non hanno le stesse possibilità della maggioranza di ricevere una buona istruzione, di aver accesso al mercato del lavoro, di avere un alloggio decente e servizi sociali come tutti gli altri.

Quando si è parlato delle misure preventive, da una parte è stato riconosciuto che qualcosa è stato fatto, specialmente per quanto riguarda le scuole, nelle zone stigmatizzate.

Le proposte sono state diverse, ma il senso generale era che non si doveva trattare di iniziative dall’alto e di breve respiro bensí di un lavoro a lungo termine fatto in stretta collaborazione con le forze locali:

Per esempio, dopo aver fatto un’inchiesta per conoscere le competenze professionali non utilizate che esistono nella zona, cercare di attirare lí le imprese, magari con facilitazioni fiscali , ma con la condizione che si assumano in maggioranza le persone residenti nella zona.
Molti hanno anche insistito sulla necessità di migliorare i servizi che spesso, nelle zone periferiche, sono molto inferiori a quelli del centro.

Un altro tema che ha suscitato molte discussioni è stato quello della “discriminazione positiva” cioè quello di trovare meccanismi per obbligare i datori di lavoro, sia statali e comunali che privati, a rispecchiare la multietnicità esistente nella società nelle assunzioni (1/5).

Amina Ek, den Centro contro il Razzismo, ha detto che era più che altro il nome a spaventare. ”Nessuno vuole avere un lavoro solo perché è iraniamo o perché è una donna, ma per la propria competenza. Basterebbe parlare, invece di discriminazione positiva, di misure contro la discriminazione negativa. La discriminazione c’é già in Svezia: I privilegiati nel mercato del lavoro sono gli uomini, bianchi, di classe media.”

Il tema delle “misure contro la discriminazione negativa” è stato proposto come il tema centrale di un prossimo incontro.

Antonella Dolci (FILEF Stoccolma)

 

Views: 2

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.