528 GIANNI PITTELLA: DICEMBRE DI PASSIONE PER L’UNIONE EUROPEA

20051126 12:23:00 rod

Ci sono almeno tre grandi temi che campeggiano nell’agenda europea di dicembre e che hanno un impatto diretto con gli interessi italiani oltre che con la possibilità di ripresa dell’Europa.

Il primo è il Bilancio annuale dell’Unione. Il Parlamento è chiamato a votarlo nella plenaria del 15 dicembre, dopo la prima lettura che ha riscosso un larghissimo consenso.

Stiamo negoziando col Consiglio e l’accordo è vicino.

Per il Parlamento è essenziale mantenere un livello dignitoso di pagamenti di 112 miliardi di euro, garantire una risposta adeguata ai programmi per i giovani, la ricerca, le piccole e medie imprese, l’ambiente e la cultura, utilizzare nuove risorse per le azioni esterne, sia quelle tradizionali e geografiche che quelle conseguenti ad emergenze sopravvenute, come l’ Iraq, lo Tsunami, l’Afghanistan.

Ma per noi è importante anche che vedano la luce alcuni progetti pilota, come quello dell’Erasmus per i giovani imprenditori e per gli studenti dai 16 ai 18 anni, le destinazioni europee di eccellenza in campo turistico culturale, l’utilizzo degli anziani come portatori di integrazione europea.

Ma il Bilancio annuale è importante anche perchè è l’ultimo della fase programmatoria 2000-2006 e, nell’assenza malaugurata di intesa sul nuovo Quadro Finanziario 2007-2013, sarebbe l’unico riferimento giuridico e contabile.

La seconda sfida è appunto il varo delle Prospettive Finanziarie.

Ci aveva tentato nel giugno scorso il Presidente lussemburghese Yuncker, ma il suo compromesso, penalizzante per l’Italia e lontano dalle proposte del Parlamento, non passò.

Ora ci ritenta Tony Blair che presiede il Consiglio Europeo fino a dicembre. Egli ha anticipato una piattaforma con le cifre per il 7 dicembre, indi si avvieranno i negoziati.

Da ciò che si sussurra, non c’è molto da rallegrarsi.

Pare che non si voglia mettere in discussione il rimborso britannico, né introdurre il cofinanziamento della Politica agricola, né aumentare il contributo degli Stati membri al Bilancio Comunitario.

Rischiano dunque solo le politiche di coesione e la dotazione di fondi strutturali, alla quale è preminentemente interessata l’Italia.

Lo scenario che si profila era largamente prevedibile ed il governo italiano ha colpevolmente trascurato di affrontare, per tempo, e con credibili proposte, la sfida per dare all’Unione Europea i mezzi necessari per compiere le sue missioni.

Adesso l’Italia è costretta ad annunciare il “veto”, uno strumento odioso, che non brilla per calore europeista.

Certo, ad estremi mali…Eppure, ci si chiede: è davvero impossibile riprendere il bandolo della matassa e porre con forza il tema del superamento dei mali che affliggono il bilancio dell’Unione europea? Da tempo lo chiediamo al governo italiano. Il Parlamento Europeo, che detiene il potere di codecisione in materia di bilancio, non è un semplice spettatore e ha votato, già alcuni mesi fa, una risoluzione a larghissima maggioranza in cui quell’interrogativo è stato sciolto con coraggio e capacità d’innovazione.

Seguendo la proposta del Parlamento si libera il quadro finanziario da insostenibili ingessature, si può ridare ossigeno alle politiche per la crescita, per la coesione, per la competitività e si possono sostenere, in maniera adeguata, i programmi per i giovani (si pensi al successo di “Erasmus”) e il ruolo, sempre più importante e sempre più richiesto, dell’Unione nel mondo.

Il governo italiano ha commesso un errore politico quando ha accettato supinamente il compromesso al ribasso presentato nello scorso giugno dalla presidenza lussemburghese, e che comportava una perdita per quasi otto miliardi di euro dei “Fondi strutturali” destinati alle regioni italiane. Il governo italiano insiste a presentare una posizione difensiva e destinata alla sconfitta. La strada da seguire, a nostro giudizio, è quella indicata dal Parlamento europeo che, in questa crisi, dimostra d’essere l’unica istituzione europea capace di reagire
al declino.

La terza questione riguarda gli Aiuti di Stato a finalità regionale.

Il Parlamento sarà chiamato a pronunciarsi sulla proposta di modifica delle regole per la concessione degli aiuti di stato preparata dalla Commissaria Kroes. Tale proposta è palesemente iniqua e danneggia con particolare gravità le regioni italiane. Per tre ragioni:

1) Inannzitutto perchè la quasi totalità delle regioni del Centro Nord resterebbe esclusa dagli aiuti ex art 87. 3c. L’aver fissato per l’Italia una soglia di popolazione assistibile pari a 600 mila abitanti ci penalizza creando iniquità di trattamento con le altre regioni dei paesi cosiddetti ricchi (Germania, Francia, Austria e Spagna), dove il plafond di popolazione è più alto.

2) In secondo luogo perché prevede per le regioni in phasing out (in Italia la Basilicata e la Sardegna), che passano da un regime di aiuti ex art.87.3a ad un regime ex art. 873.c, un periodo di transizione di soli tre anni.

3) Infine perché per le Regioni che beneficiano di aiuti di stato ex art.87.3a (in Italia Sicilia, Calabria, Puglia e Campania ) stabilisce un sistema di modulazione degli aiuti di stato meno favorevole di altre regioni d’ Europa, in particolare quelle dei nuovi Stati membri. Ciò invoglierebbe le imprese a delocalizzarsi in aree diverse da quelle del Sud d’Italia.

Su questi punti la deputazione italiana in Commissione Politiche Regionali del Parlamento europeo, composta dai colleghi Fava, Tatarella, Musotto e Andria, ha svolto un lavoro eccellente, facendo approvare emendamenti che correggono profondamente la impostazione data dalla Commissaria Kroes.

La plenaria del Parlamento sarà ora chiamata a confermare queste scelte in modo da indirizzare un chiaro segnale alla Commissione Europea, che dovrà a tal fine deliberare.

Il menu è dunque importante. C’è da sperare che prevalga, all’interno delle istituzioni europee e dei Governi Nazionali, lo spirito giusto e la consapevolezza idonea ad affrontare queste sfide dando una mano al rilancio dell’ Europa, e restituendo almeno parte della fiducia ai cittadini.

Gianni Pittella
relatore generale Bilancio UE 2006

 

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