12076 PD – RASSEGNA parlamentari estero

20160523 12:40:00 guglielmoz

1 – IL Presidente Rosato e L’On. LA Marca. A colloquio con il nuovo ambasciatore messicano in Italia sui principali temi dei rapporti tra i due paesi e per sollecitare un accordo bilaterale di sicurezza sociale
2 – FEDI (PD): L’emigrazione ITALIANA in AUSTRALIA nel nuovo museo delle migrazioni di GENOVA
La visita in Italia di Ferdinando Colarossi e Paolo Baracchi, responsabili rispettivamente dei programmi linguistico-culturali e del Museo dell’emigrazione del Co.As.It.
3 – FEDI (PD): Da Londra a Tunisi, nel segno del 25 aprile, con l’approdo delle unioni civili. In vista del 2 giugno Provo a raccontare, attraverso un itinerario di lavoro, un’esperienza fatta di incontri e riflessioni, in una stagione parlamentare carica di tensioni ma anche di tante aspettative. Una stagione che, nonostante le obiettive difficoltà, ci vede ancora protagonisti. Racconto un viaggio che in poche settimane mi ha portato dal cuore del cambiamento multiculturale e politico nella Greater City di Londra alle contraddizioni di un grande paese amico, la Tunisia
4 – il 12 ottobre giornata nazionale degli italiani nel mondo: proposta di legge dell’on. FRANCESCA LA MARCA Una Giornata nazionale dedicata agli italiani nel mondo
5 – DEPUTATI PD ESTERO: importante fase di transizione per la promozione della lingua e cultura italiane all’estero Il sistema di promozione della lingua e della cultura italiane all’estero, al quale in tanti ormai attribuiscono un ruolo strategico per gli interessi generali del Paese, vive una fase di transizione dalla quale dipenderanno le prospettive di più lungo periodo.

1 – IL PRESIDENTE ROSATO E L’ON. LA MARCA A COLLOQUIO CON IL NUOVO AMBASCIATORE MESSICANO IN ITALIA SUI PRINCIPALI TEMI DEI RAPPORTI TRA I DUE PAESI E PER SOLLECITARE UN ACCORDO BILATERALE DI SICUREZZA SOCIALE Roma, 16 maggio 2016
Il Presidente Rosato, l’on. La Marca e l’Ambasciatore messicano in italia Juan José Guerra Abud
Il Presidente del Gruppo PD della Camera On. Ettore Rosato e l’On. Francesca La Marca sono stati ricevuti presso la residenza dell’Ambasciatore messicano in Italia dal nuovo Ambasciatore a Roma Juan José Guerra Abud. Presenti all’incontro il capo della cancelleria Ministro Gabriel Rosenzweig e il Ministro Alfonso de Alba.
I parlamentari del PD, che sono stati i primi ad essere ricevuti dal nuovo Ambasciatore messicano, hanno potuto fare un ampio giro di orizzonte con i loro interlocutori sui principali aspetti che attengono alle relazioni bilaterali tra i due paesi, definiti ottimi da entrambe le parti.
L’Ambasciatore del Messico si è soffermato sui cordiali rapporti di collaborazione tra il Presidente Peña Nieto e il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, ricordando la visita di Peña Nieto in Italia e quella di Renzi il mese scorso in Messico. Si è toccato anche il tema della prossima visita del Presidente Mattarella nel paese centroamericano il prossimo 4 luglio.
Si è approfonditamente discusso, inoltre, dei rapporti commerciali tra i due paesi, già eccellenti, e del modo come incrementarli ulteriormente. Gli interlocutori messicani hanno sottolineato che in tema di lotta alla criminalità organizzata e di contrasto alla corruzione, un terreno sul quale si sta fortemente sviluppando il dialogo bilaterale, il Messico considera la legislazione italiana un modello da seguire per arrivare a risultati efficaci e concreti.
Si è discusso anche delle politiche da adottare per corrispondere alle crescenti esigenze delle sempre più numerose comunità messicana in Italia e italiana in Messico. A questo proposito, l’On. La Marca ha ricordato la presenza di circa 1400 aziende italiane operanti nel tessuto economico messicano, tra le quali alcune di grande dimensione, come l’ENI, l’Enel, la Green Power, la Pirelli, la Ferrero, che determinano lo spostamento per lavoro di migliaia di tecnici e lavoratori. Per questo – ha insistito la parlamentare del PD – è divenuto prioritario l’avvio delle trattative per un accordo di sicurezza sociale e contro le doppie imposizioni fiscali, già oggetto di una sua interrogazione parlamentare al Governo italiano, che possa rinnovare le vecchie e inadeguate intese esistenti tra i due paesi. “Un’esigenza – ha aggiunto l’On. La Marca – che ho avuto modo di toccare con mano nel corso della mia visita alla comunità italiana in Messico, avvenuta esattamente un anno fa, e che vi pregherei di rappresentare con convinzione alle autorità messicane, al fine di potere al più presto passare ai contatti bilaterali”.
L’Ambasciatore Guerra Abud e il Ministro Rosenzweig si sono impegnati a parlarne al più presto con il Ministro del lavoro messicano perché possa considerare l’opportunità di affrontare la questione nei prossimi incontri tra i due Paesi.
A margine dell’incontro, l’Ambasciatore ha avuto modo di ringraziare personalmente l’On. La Marca per l’occasione di incontro propiziata e ha precisato di avere già parlato dell’ipotesi di accordo bilaterale di sicurezza sociale con il Ministro del Lavoro messicano Alfonso Navarrete, che l’ha trovata opportuna e convincente, non escludendo anche una sua visita in Italia nelle prossime settimane per verificare la disponibilità del Governo italiano e approfondire le questioni ad esso legate.
On./Hon. Francesca La Marca

2 – FEDI (PD): L’EMIGRAZIONE ITALIANA IN AUSTRALIA NEL NUOVO MUSEO DELLE MIGRAZIONI DI GENOVA
La visita in Italia di Ferdinando Colarossi e Paolo Baracchi, responsabili rispettivamente dei programmi linguistico-culturali e del Museo dell’emigrazione del Co.As.It. di Melbourne, è stata occasione utile per stabilire i primi proficui contatti con la nuova realtà museale delle migrazioni che sarà realizzata presso il Museo del mare di Genova. ROMA, 17 MAGGIO 2016
Ritengo importante aver avviato i rapporti di collaborazione con il Mu.MA di Genova e di aver stabilito, in una prima occasione di contatto, un percorso che sono certo porterà a risultati positivi – ha dichiarato l’On. Marco Fedi a colloquio con i rappresentanti del Co.As.It. di Melbourne.
Nell’incontro a Genova con Pierangelo Campodonico, Direttore del Mu.MA – Istituzione Musei del Mare e delle Migrazioni, è stato concordato un percorso che porterà nei prossimi mesi alla elaborazione di uno schema di Convenzione o Memorandum of Understanding nella prospettiva della nascita, a Genova, della struttura permanente del Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana.
Il Museo Italiano di Melbourne selezionerà le storie di vita, l’iconografia e la filmografia relativa all’emigrazione italiana in Australia che sarà messa a disposizione dell’Istituzione Mu.MA per la sezione relativa all’Australia nel nuovo museo.
L’Istituzione Mu.MA selezionerà le linee storiografiche, l’iconografia e la filmografia relativa al complesso della storia dell’emigrazione italiana all’estero, al fine di sostenere il Museo Italiano di Melbourne nel compito di presentare la storia del movimento migratorio nazionale. Nell’ambito di questo lavoro comune, le due istituzioni svilupperanno una collaborazione fatta di visite reciproche, incontri seminariali, partecipazione a network di istituzioni sullo studio della migrazione.
La collaborazione dovrebbe iniziare con la firma di un protocollo d’intesa da sottoporre alle autorità diplomatiche italiane e allo Stato del Victoria che ha finanziato in parte la realizzazione del museo di Melbourne.
Credo sia indispensabile ora lavorare con i ministeri competenti, Beni Culturali e Esteri, per sostenere una missione in Australia del Mu.MA e la firma dell’accordo.

3 – FEDI (PD): Da Londra a Tunisi, nel segno del 25 aprile, con l’approdo delle unioni civili. In vista del 2 giugno Provo a raccontare, attraverso un itinerario di lavoro, un’esperienza fatta di incontri e riflessioni, in una stagione parlamentare carica di tensioni ma anche di tante aspettative. Una stagione che, nonostante le obiettive difficoltà, ci vede ancora protagonisti. Racconto un viaggio che in poche settimane mi ha portato dal cuore del cambiamento multiculturale e politico nella Greater City di Londra alle contraddizioni di un grande paese amico, la Tunisia. ROMA, 18 MAGGIO 2016
Le tappe: Londra, Tunisi, il 25 aprile a Roma, poi unioni civili e convivenze che entrano, dopo il voto della Camera, nella storia del Paese. In attesa del settantesimo anniversario della Repubblica Italiana e del referendum confermativo di ottobre sulla riforma costituzionale.
Parto dal confronto con tanti giovani iscritti ai Circoli del PD d’Europa, che si sono incontrati a Londra per affrontare in due giorni di intenso dibattito i temi più noti delle comunità italiane nel mondo: la rappresentanza, l’esercizio in loco del diritto di voto, la rete dei servizi dei patronati e dei consolati, l’anagrafe unica, la promozione della lingua e cultura italiane nel mondo.
Lo hanno fatto con impegno ed apertura al nuovo. La sintesi: la rappresentanza è da riformare, ma con equilibrio; l’esercizio in loco del diritto di voto deve migliorare ed è possibile pensare a nuove soluzioni che rafforzino il legame con gli elettori; i patronati sono essenziali ma debbono concentrarsi nella tipica attività di tutela, che svolgono bene e con impegno; la rete consolare deve entrare meglio nella vita di ogni cittadino italiano all’estero. E l’anagrafe unica della popolazione deve seguire gli spostamenti dei cittadini italiani nel mondo e guardare sempre più all’orizzonte europeo.
Tanti giovani italiani iscritti al PD hanno espresso con la loro presenza la forte volontà di vedere affrontate e risolte queste questioni, importanti per i cittadini italiani stabilmente residenti all’estero ed oggi sempre più rilevanti anche per chi si muove in Europa con maggiore frequenza. Una stagione di diritti e doveri al “portatore”, trasferibili con la residenza.
Sullo sfondo di questa discussione, la campagna elettorale per eleggere il Mayor of London, una sfida sociale e multiculturale che ha segnato un importante risultato a favore del Labour Sadik Khan. E la Brexit, la permanenza del Regno Unito nell’Unione europea.

Non basta sconfiggere la Brexit nel referendum. Le istituzioni si rafforzano resistendo ai nazionalismi e a una visione economicistica totalizzante
Il rischio Brexit ci impone di guardare all’Europa con occhi diversi: l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea avrebbe gravi e imprevedibili conseguenze che graverebbero sulle fasce sociali più deboli e si cumulerebbero con le conseguenze delle politiche di austerità e con ulteriori tagli allo Stato sociale. Con una condizione non meno grave che si va profilando: Schengen può essere sospeso, limitato, ridotto, a seconda delle esigenze dei singoli Paesi che l’hanno ratificato. Mentre l’Unione sta a guardare.
La domanda oggi ricorrente è quale Unione europea celebreremo l’anno prossimo, in occasione del 60esimo anniversario della firma dei trattati costitutivi dell’Unione. Per i giovani democratici italiani che vivono nel Regno Unito la questione è anche come lavorare con i partiti del socialismo europeo e con le forze progressiste per contrastare gli egoismi nazionalistici e le chiusure culturali, ma anche per far tornare la politica a discutere di soluzioni nuove. Senza omologarsi ai modelli dettati dai sondaggi d’opinione, ma coltivando un sogno d’Europa che è di apertura.
In questa Unione, lenta a realizzarsi compiutamente, quanto devono pesare le aspettative, i desideri, le scelte nazionali? Un quesito referendario di questa portata, a sessant’anni dalla fondazione dell’Unione, dimostra quanta strada debba essere ancora fatta per consolidare nei cittadini un senso di appartenenza che non possa essere continuamente messo in discussione, strumentalizzato e usato per ridurre gli spazi di mobilità o la spesa sociale o avallare politiche nazionalistiche.
Il tema quindi non è solo quello di sconfiggere la Brexit nel referendum ma soprattutto di restituire alla politica europea la capacità di resistere ai nazionalismi, di contrastare una visione economicistica pervasiva e di rafforzare le istituzioni europee, a partire dai trattati.

Tunisia: ritrovare lo spirito e l’essenza della “primavera araba”. Maggiore libertà di espressione e più ampia partecipazione democratica, con le elezioni politiche e la nuova Costituzione
In Tunisia celebriamo sessant’anni del Corriere di Tunisi. E l’occasione è propizia anche per valorizzare una splendida comunità italiana. Una comunità che ha affiancato il percorso del popolo tunisino verso una società sempre più laica.
Su questo solido retroterra storico e ideale, a Tunisi nasceva sessant’anni fa il Corriere, fondato dalla famiglia Finzi, che nel corso della sua lunga esistenza si è dimostrato un costante fattore di promozione della comunità italiana nel quadro dell’evoluzione della società tunisina e un presidio democratico per l’intero contesto locale. Nonostante l’esperienza tunisina sia stata considerata quella di maggior successo nel panorama della cosiddetta “primavera araba” per il processo di democratizzazione che ha innescato, essa è diventata allo stesso tempo un esempio delle contraddizioni che possono scaturire dall’incapacità di far fronte al malessere economico, all’isolamento e alla frustrazione dei giovani nordafricani.
Il Corriere di Tunisi, in un ambiente attraversato da tensioni così acute, ha svolto il suo compito con grande capacità di dialogo interculturale e interreligioso. Lo ha fatto in diverse direzioni: con la propria comunità, con la società tunisina, con le istituzioni italiane, con la tenacia e la consapevolezza di chi sa che i diritti dei nostri connazionali si possono tutelare veramente solo nel quadro di politiche positive a favore delle comunità italiane nel mondo e in stretto collegamento con il progresso delle società di insediamento. Il lavoro giornalistico è stato un quotidiano impegno di riflessione e di analisi volto a sostenere le istanze di partecipazione democratica della comunità degli italiani nel mondo, a creare le condizioni per una forte presenza in Tunisia, paese sempre amato profondamente, ad alimentare l’intento di essere parte dei passaggi della storia del Mediterraneo.
Nei tre giorni di presentazione delle esperienze della comunità italiana, raccolte in un volume di Silvia Finzi, di discussione sul futuro del Mediterraneo e di analisi delle opportunità per migliorare l’interscambio economico e commerciale con la Tunisia, abbiamo avuto l’opportunità di comprendere le difficoltà di un paese in cammino. Un paese che ha appena approvato una Costituzione, che è un primo fondamentale passo di modernizzazione, ma che attende grandi riforme di sistema.
L’Italia non deve far venir meno il suo sostegno, anche attraverso la cooperazione internazionale. Ritrovare lo spirito e l’essenza della “primavera araba” significa riprendere e dare sviluppo ai passaggi democratici che si sono realizzati: maggiore libertà di espressione e più ampia partecipazione democratica, con le elezioni politiche e la costituente per approvare la nuova Costituzione. Sono passaggi fondamentali anche se ancora parziali, insidiati per altro dal terrorismo jihadista e dalle incursioni di Daesh ai confini. Nonostante la serietà di queste minacce, non c’è altra strada da percorrere.
Il Corriere di Tunisi, dopo sessant’anni di impegno ininterrotto, resta saldamente collocato in questa prospettiva.

Il 25 aprile: sempre con chi si è battuto per la libertà e la democrazia
Anche l’Italia è sulla via delle riforme: lo dico nel mio intervento con il ministro degli Affari sociali tunisino, Mahmoud Ben Romdhane, ricordando che modificare o riscrivere la Costituzione di un paese, se si mantengono saldi i valori e i principi fondativi che ne determinano la coesione, rappresenta uno straordinario momento di passaggio ad una democrazia più matura.
La riforma costituzionale che abbiamo appena approvato rappresenta proprio questo: il tentativo di realizzare un efficiente sistema parlamentare che riduca i tempi di approvazione delle leggi e che consenta comunque un confronto con le autonomie locali. In questa giornata, trascorsa con australiani e neozelandesi nel cimitero angloamericano per ricordare l’ANZAC Day, rifletto sulla storia di tanti uomini e donne che hanno sacrificato la loro vita, in tanti luoghi della memoria, per valori universali come la pace, la libertà, la democrazia, che tutti siamo chiamati a difendere. Ecco perché sono e sarò sempre dalla parte dei partigiani e di chi oggi si è impegnato per consegnare al futuro del nostro paese una buona riforma costituzionale. E lavorerò per il “sì” al referendum confermativo.

UN PASSO STORICO PER I DIRITTI CIVILI
La definitiva approvazione alla Camera della legislazione sulle unioni civili e sulle convivenze ha rappresentato davvero un passaggio epocale per il nostro paese. Non ancora compiuto ma sicuramente un primo emblematico passo che porta l’Italia fuori da una condizione paradossale: il paese che oggi più lavora per un’Europa nuova, più aperta alla crescita, più attenta ai flussi migratori, più capace di rinnovarsi e riformarsi, questa Italia era vistosamente indietro nel campo di diritti civili delle persone.
Oggi abbiamo superato questa contraddizione e abbiamo positivamente contrastato, grazie alla determinazione del Governo Renzi, anche le logiche opportunistiche delle opposizioni o le alleanze trasversali pseudo-cattoliche che speravano nel voto segreto. Il combinato disposto di riforma costituzionale e legge elettorale, giustamente denominata Italicum, ci consegnerà, dunque, un’Italia molto diversa: un’Italia in cui il voto segreto, i cambiamenti di casacca, le coalizioni sempre pronte al ricatto saranno il nostro passato perché l’Italia vuole essere ancora più europea.
On. Marco Fedi

4 – IL 12 OTTOBRE GIORNATA NAZIONALE DEGLI ITALIANI NEL MONDO: PROPOSTA DI LEGGE DELL’ON. FRANCESCA LA MARCA Una Giornata nazionale dedicata agli italiani nel mondo. Roma, 19 maggio 2016
Questo è l’oggetto di un disegno di legge che alla Camera ho presentato assieme agli altri colleghi del PD eletti all’estero. Se approvato, il 12 ottobre di ogni anno si celebrerà in Italia e all’estero la Giornata nazionale degli italiani nel mondo, nella quale nei canali di informazione, nella comunicazione, nelle scuole di ogni ordine e grado, negli adempimenti istituzionali le esperienze e il ruolo degli italiani nel mondo saranno richiamati all’attenzione della pubblica opinione.
Le ragioni di questa iniziativa sono intuibili e, comunque, si possono riassumere in questi termini. L’Italia in alcuni momenti cruciali della sua storia contemporanea, come durante la modernizzazione del periodo giolittiano, la ripresa economica e sociale del primo dopoguerra, la liberazione dal fascismo, la ricostruzione successiva alla seconda guerra mondiale, il boom economico, ha avuto dai suoi emigrati un aiuto sostanziale. Si tratta, dunque, prima di tutto di un riconoscimento etico dovuto, che va al di là del ricordo del sacrificio del lavoro degli italiani nel mondo, opportunamente istituito dal Ministro Tremaglia.
In secondo luogo, la memoria della nostra storia d’emigrazione sta regredendo progressivamente tra le giovani generazioni, anche nelle realtà in cui la vicenda emigratoria è stata più profonda e diffusa. Le evocazioni dell’informazione di ritorno sugli italiani all’estero hanno prodotto risultati poveri e alterni. L’istituzionalizzazione di una giornata dedicata all’Italia fuori d’Italia sarà l’occasione per parlarne nelle scuole e nei canali di informazione e per valorizzare agli occhi dell’opinione pubblica e presso i ceti dirigenti la funzione che essa può avere per la proiezione del Paese nel mondo, per la sua ricollocazione in ambito globale e per le politiche di internazionalizzazione.
L’Italia, inoltre, sta vivendo un particolare momento che la porta ad essere allo stesso tempo un Paese di immigrazione e di nuova emigrazione, qualitativamente diversa rispetto a quella del passato. Il grande retroterra emigratorio che il Paese possiede è un bacino inesauribile di esperienze di integrazione, di multiculturalità e di rapporti interculturali al quale essa può attingere, senza schematiche ripetizioni ma con attenta sensibilità di conoscenza e di analisi, per affrontare la transizione sociale e culturale che stiamo attraversando e adottare le misure più ragionate ed efficaci per l’integrazione dei “nuovi italiani”.
In più, il richiamo costante nel tempo all’incidenza che le migrazioni hanno avuto e hanno nella storia del Paese consente di riflettere in modo collettivo sull’entità e sulle forme della nuova emigrazione per richiamare da un lato l’attenzione sui servizi necessari per sostenere lo sforzo di coloro che lasciano l’Italia per insediarsi altrove, per non perdere dall’altro i contatti con ricercatori, professionisti, imprenditori e giovani formatisi nelle nostre scuole che possono rappresentare un valore aggiunto a livello internazionale.
La scelta del 12 ottobre, aperta comunque a diverse ipotesi che possano emergere durante l’iter parlamentare, è legata al fatto che tale data, nella tradizione dell’emigrazione transoceanica, è fortemente evocativa del mito colombiano, che per le nostre comunità emigrate da lungo tempo è un simbolo identitario e di affermazione della propria peculiarità storica e culturale.
Rappresentare, divulgare e valorizzare in Italia e all’estero le esperienze, le attività e il contributo sociale apportato dai cittadini italiani all’estero nel campo della cultura e della lingua italiane, della ricerca scientifica, delle attività imprenditoriali e professionali e della solidarietà internazionale è un riconoscimento dovuto a chi ne è stato protagonista e una forte spinta all’integrazione e, di conseguenza, alla coesione sociale e culturale del nostro popolo. E’ questo il senso più profondo di questa mia iniziativa legislativa.

5 – DEPUTATI PD ESTERO: IMPORTANTE FASE DI TRANSIZIONE PER LA PROMOZIONE DELLA LINGUA E CULTURA ITALIANE ALL’ESTERO Il sistema di promozione della lingua e della cultura italiane all’estero, al quale in tanti ormai attribuiscono un ruolo strategico per gli interessi generali del Paese, vive una fase di transizione dalla quale dipenderanno le prospettive di più lungo periodo. Roma, 20 maggio 2016
Abbiamo preso atto con favore, esprimendo il parere sul decreto di riorganizzazione del MAECI, dello spostamento in seno alla Direzione per la promozione del Sistema Paese, dei corsi di lingua italiana e del conseguente riaccorpamento di tutte le forme di intervento in questo campo. Presupposto importante di più efficace coordinamento e programmazione. Nello stesso tempo, abbiamo chiesto e ottenuto che tra i compiti della Direzione Sistema Paese il rapporto con gli enti gestori fosse esplicitamente menzionato e che una delle osservazioni del parere riguardasse l’opportunità di una seria riflessione sullo spazio che le politiche per gli italiani nel mondo devono avere nelle scelte strategiche della Farnesina.
Stiamo seguendo con vivo interesse, inoltre, l’impegno di decretazione che al Governo compete, anche per quanto riguarda la riorganizzazione del sistema di promozione linguistica e culturale all’estero, a seguito delle deleghe che il Parlamento gli ha attribuito con l’approvazione della legge 107 sulla “Buona Scuola”. Il decreto, com’è noto, è compito del Governo che lo adempie in piena autonomia, ma, per quanto ci riguarda, continuiamo ad insistere che il superamento della normativa esistente, nella quale spicca l’annosa e famosa 153, avvenga prendendo atto delle profonde trasformazioni intervenute negli anni, della pluralità dei soggetti e delle forme dell’intervento, ad iniziare dal ruolo che gli enti gestori da tempo meritoriamente svolgono, dell’esigenza di forte flessibilità rispetto ai contesti ambientali nei quali l’intervento ricade.
In particolare, torniamo a riaffermare la centralità di un vero, serio e non burocratico coordinamento dell’intervento, che non escluda anche l’eventualità di forme di organizzazioni innovative operanti in sedi istituzionali autorevoli, l’assunzione di un metodo di programmazione triennale, il riconoscimento e la generalizzazione dei “Piani Paese” e il costante monitoraggio di qualità delle attività.
È questa anche la fase di preparazione della seconda assise degli Stati generali della lingua italiana a Firenze. Con gli auguri di un pieno successo, formuliamo l’auspicio che su di essa vi possa essere un’utile interlocuzione con gli organismi parlamentari e che il giusto risalto mediatico s’intrecci anche con la ricerca di forme nuove di presenza linguistica e culturale dell’Italia nel mondo.
I deputati del PD Estero: Farina, Fedi, Garavini, La Marca, Porta, Tacconi

 

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