12035 PD – PARLAMENTARI ESTERO

20160421 15:21:00 guglielmoz

1 – FEDI (PD): EQUITALIA COLPISCE ANCHE ALL’ESTERO: COME TUTELARSI?
Mi sono giunte alcune segnalazioni, ma ho la sensazione che il fenomeno sia piuttosto diffuso, da cittadini italiani residenti all’estero i quali hanno ricevuto cartelle esattoriali di Equitalia con la richiesta di pagamento di somme che vanno da poche decine a migliaia di euro. Lettere raccomandate contenenti intimazioni di pagamento di somme gravate da interessi e sanzioni varie
2 – Fedi (PD): “Giovani italiani in Australia. Un “viaggio” da temporaneo a permanente”. Un’occasione per fare il punto sui nuovi flussi migratori italiani e sulla necessità di politiche innovative
3 – FARINA (PD ): La nuova Carta costituzionale al vaglio del popolo sovrano! Perché chiedo il vostro impegno per il Sì

1 – FEDI (PD): EQUITALIA COLPISCE ANCHE ALL’ESTERO: COME TUTELARSI?
Mi sono giunte alcune segnalazioni, ma ho la sensazione che il fenomeno sia piuttosto diffuso, da cittadini italiani residenti all’estero i quali hanno ricevuto cartelle esattoriali di Equitalia con la richiesta di pagamento di somme che vanno da poche decine a migliaia di euro. Lettere raccomandate contenenti intimazioni di pagamento di somme gravate da interessi e sanzioni varie
2 – Fedi (PD): “Giovani italiani in Australia. Un “viaggio” da temporaneo a permanente”. Un’occasione per fare il punto sui nuovi flussi migratori italiani e sulla necessità di politiche innovative
3 – FARINA (PD ): La nuova Carta costituzionale al vaglio del popolo sovrano! Perché chiedo il vostro impegno per il Sì

1 – FEDI (PD): EQUITALIA COLPISCE ANCHE ALL’ESTERO: COME TUTELARSI?
MI SONO GIUNTE ALCUNE SEGNALAZIONI, MA HO LA SENSAZIONE CHE IL FENOMENO SIA PIUTTOSTO DIFFUSO, DA CITTADINI ITALIANI RESIDENTI ALL’ESTERO I QUALI HANNO RICEVUTO CARTELLE ESATTORIALI DI EQUITALIA CON LA RICHIESTA DI PAGAMENTO DI SOMME CHE VANNO DA POCHE DECINE A MIGLIAIA DI EURO. LETTERE RACCOMANDATE CONTENENTI INTIMAZIONI DI PAGAMENTO DI SOMME GRAVATE DA INTERESSI E SANZIONI VARIE. Roma 19 aprile, 2016
Si può immaginare la sorpresa e lo sconcerto dei nostri connazionali che spesso sono emigrati decine di anni fa e che quindi si chiedono “ma che diavolo è questa cosa…”. Alcuni di loro sostengono addirittura di aver ricevuto avvisi di pagamento per imposte sui rifiuti solidi urbani relative ad anni recenti anche se non hanno mai posseduto una casa in Italia o comunque non ci vivono da decine di anni, oppure richieste di restituzione di indebiti relativi a emolumenti arretrati (per lavoro o pensione) soggetti a tassazione Irpef separata. Insomma sembrerebbe che la pervicacia vessatoria dell’esattore delle tasse colpisca quindi anche all’estero.
Le lettere di Equitalia sono state spedite in Europa, in Australia e nelle Americhe, senza discriminazione geografica. In effetti l’articolo 142 del codice di procedura civile disciplina la notificazione di una cartella esattoriale a persone non residenti, né dimoranti, né domiciliati nella Repubblica italiana, stabilendo che se il destinatario non ha residenza, dimora o domicilio nello Stato e non vi ha eletto domicilio o costituito un procuratore, l’atto è notificato mediante spedizione al destinatario per mezzo di posta raccomandata e mediante consegna di altra copia al Ministero degli Affari Esteri per la consegna alla persona alla quale è diretta.
Ciò che succede in pratica – ce lo ha riferito l’Aduc, l’Associazione per i diritti degli Utenti e dei Consumatori – è che le cartelle destinate ai cittadini italiani residenti all’estero iscritti all’AIRE devono essere trasmesse dagli agenti della riscossione agli uffici locali dell’agenzia delle entrate territorialmente competente sulla base del domicilio fiscale del debitore, ovvero del luogo dove il soggetto ha prodotto il proprio reddito.
L’agenzia delle entrate avvia quindi una procedura di mutua assistenza tra paesi esteri in materia di notifiche affinché l’atto giunga al destinatario (in primis deve tener conto delle eventuali convenzioni internazionali tra i paesi interessati, poi può tentare l’utilizzo delle autorità consolari per poi arrivare all’affissione di un avviso nell’albo dell’ufficio giudiziario davanti a cui si procede con spedizione di una copia al destinatario per raccomandata a/r, come appunto recita l’art.142 c.p.c.).
E’ bene essere consapevoli che una cartella esattoriale, così come un avviso di pagamento, è un atto recettizio che produce effetto dal momento in cui perviene a conoscenza della persona alla quale è destinata (articolo 1344 del Codice civile).
A chi chiedere chiarimenti ed informazioni nel caso in cui si dovessero ricevere le cartelle esattoriali di Equitalia?
Se si ritiene che Equitalia abbia legittimamente inviato l’intimazione di pagamento, per avere informazioni sulla notifica, su come pagare, sulla scadenza, sugli interessi, etc.etc. e le eventuali procedure per un eventuale mancato pagamento, ci si dovrà rivolgere direttamente allo stesso agente della riscossione (nominativi e recapiti telefonici o postali, sono indicati nella cartella).
Se invece si hanno fondati dubbi sulla correttezza della cartella esattoriale o si pensi che si tratti di un errore, l’organo a cui rivolgersi è l’ente impositore specificato nella sezione “DETTAGLIO DEGLI ADDEBITI” (il comune, l’Agenzia delle Entrate, etc. etc. Giova ricordare che per tutte le informazioni sulla propria situazione debitoria si può accedere al “Servizio Estratto conto online di Equitalia” munendosi di PIN e per seguire questa strada consigliamo di rivolgersi ad un buon patronato.
Per quanto mi riguarda mi attiverò presso tutte le istituzioni competenti per sottolineare e far capire che le informazioni e le procedure di riscossione per i residenti all’estero devono essere rese da parte degli enti interessati più semplici, più trasparenti e più accessibili in modo tale che i nostri connazionali possano essere informati e tutelati al meglio.

2 – FEDI (PD): “GIOVANI ITALIANI IN AUSTRALIA. UN “VIAGGIO” DA TEMPORANEO A PERMANENTE”. UN’OCCASIONE PER FARE IL PUNTO SUI NUOVI FLUSSI MIGRATORI ITALIANI E SULLA NECESSITÀ DI POLITICHE INNOVATIVE. Roma, 20 aprile 2016
L’on. Marco Fedi ha partecipato ieri alla presentazione della ricerca promossa dalla Fondazione Migrantes, (Editrice Tau), “Giovani italiani in Australia. Un “viaggio” da temporaneo a permanente” di Michele Grigoletti e Silvia Pianelli.
Nel suo intervento, Fedi ha ringraziato la Fondazione Migrantes e gli autori del volume per l’importante lavoro di ricerca che fornisce un’analisi aggiornata del fenomeno migratorio italiano in Australia di questi ultimi anni.
Il quadro che ne emerge, sottolinea Fedi, “è quello di una generazione di giovani – The Departed Generation – composita, sia dal punto di vista della formazione che delle professionalità: ricercatori, professionisti ma soprattutto giovani alla disperata ricerca di un lavoro. Uno studio, quello presentato oggi, di cui si sentiva il bisogno”.
Fedi ha poi contestualizzato i flussi verso l’Australia nel quadro dei movimenti migratori italiani che negli ultimi dieci anni si sono più che raddoppiati.
“Tra i paesi industrializzati, l’Italia è uno di quei Paesi che è divenuto meta di flussi migratori e, contemporaneamente, è tornato ad essere paese di partenza. Una realtà, quest’ultima, che riguarda anche altri Paesi europei alle prese dal 2008 con una crisi economica senza precedenti (Spagna, Portogallo, Grecia, Italia, Irlanda).
Nel 2014, l’Istat riporta 89mila emigrazioni per l’estero su complessive 136mila cancellazioni registrate. Il numero dei connazionali che decidono di trasferirsi in un Paese estero cresce dell’8,2% rispetto al 2013 ed è più che raddoppiato rispetto ai cinque anni precedenti. Tale incremento, congiuntamente alla contrazione degli ingressi (3% in meno del 2013) produce un saldo negativo dei soli cittadini italiani di ben 60.000 unità. I principali Paesi di destinazione per i cittadini italiani sono quelli dell’Europa occidentale: Germania (14mila), Regno Unito (13mila), Svizzera (10mila) e Francia (8mila). Tuttavia, l’Australia continua ad essere tra i Paesi preferiti dai giovani italiani che decidono di partire, nonostante le difficoltà di un sistema di accesso particolarmente restrittivo.
La popolazione migrante ha un profilo per età molto giovane. Tra coloro che emigrano, indistintamente dal genere, ben il 50% possiede un’età compresa tra i 15 e i 39 anni.
Nel 2014, il saldo migratorio con l’estero degli italiani con almeno 25 anni evidenzia una perdita di residenti pari a 45 mila unità, di cui ben 12 mila sono individui in possesso di laurea. Una significativa perdita di residenti riguarda anche quanti sono in possesso di un titolo di studio fino al diploma di scuola media superiore (-33 mila).
I dati statistici non ci permettono, per una serie di ragioni, rilevazioni accurate ma possiamo coglierne, comunque, tutta la rilevanza e la differenza con le precedenti migrazioni storiche. I dati di molti paesi del sud Europa sembrano suggerire che i “migranti”, o i “viaggiatori” di oggi, sono giovani, fondamentalmente ben istruiti e con un certo grado di professionalità da spendere.
Al di là delle ragioni tradizionali che spingono a lasciare il proprio paese, la persistente crisi economica e i conseguenti alti tassi di disoccupazione giovanile, possiamo dire che le nuove mobilità riguardano anche la ricerca di nuove opportunità, non solo professionali ed economiche. Siamo in presenza, cioè, di un fenomeno più complesso di quello delineato dalle statistiche e che occorre analizzare con attenzione per coglierne tutte le sfumature.
Direi sostanzialmente – ha continuato Fedi nel suo intervento – che dal punto di vista di chi parte, la “mobilità” è oggi una strategia consolidata, una sorta di “normale” condizione dell’essere cittadino contemporaneo alla ricerca di nuove opportunità.
I movimenti interni all’UE di giovani cittadini europei ne sono un esempio. Anche grazie a programmi di formazione scolastica, universitaria e professionale, a politiche di welfare avanzate, abbiamo visto consolidarsi la consapevolezza della mobilità come step necessario alla propria formazione professionale e umana. Nel contempo, la globalizzazione economica ha portato la forza lavoro, soprattutto altamente professionalizzata, a considerarsi e ad essere altamente mobile e globale”.
La narrazione delle migrazioni contemporanee necessita, quindi, di nuovi orizzonti interpretativi anche nella prospettiva di politiche innovative che riguardano la mobilità multidirezionale dei nostri giovani.
“Del resto, la consapevolezza che queste nuove partenze incidano gravemente e negativamente sullo sviluppo e la crescita del Paese ha iniziato a insinuarsi anche nelle elite culturali e politiche italiane.
L’impatto delle partenze sul futuro del nostro Paese dipenderà dalla forma che assumeranno questi movimenti, se saranno strutturali, permanenti o temporanei, se riguarderanno settori altamente professionalizzati oppure no e se il Paese sarà in grado di rispondere con politiche originali.
Fare dell’emigrazione una risorsa, lo sappiano bene dalla nostra esperienza, non è facile: richiede un’attenzione costante ma soprattutto la volontà politica e una visione prospettica sul futuro.
Per trarre vantaggio dall’emigrazione e ridurre i suoi costi per il paese, occorre investire e produrre legislazioni moderne che tengano conto di diversi aspetti, tra i quali: il coinvolgimento dei migranti nelle scelte del Paese di origine (attraverso il riconoscimento di diritti politici, di cittadinanza, di diritti legali e fiscali, ad esempio); la promozione di politiche che favoriscano il ritorno e la “connessione stabile” con il Paese di origine; la valorizzazione del fattore identitario attraverso politiche di stimolo culturale innovative; la valorizzazione delle esperienze professionali e formative acquisite nel corso dell’esperienza migratoria; lo sviluppo di partnership con i Paesi di destinazione su diversi fronti, incluso quello dei diritti. Rispetto all’Australia, ad esempio, non molti sanno che il flusso verso questo Paese ha subito in questi ultimi tempi una flessione a causa dell’introduzione da parte del governo di Canberra di nuove regole fiscali “penalizzanti” per gli italiani, che stanno perciò virando verso la Nuova Zelanda. A Roma si attende la nomina del nuovo ambasciatore, al quale è mia intenzione di presentare alcune proposte in materia non solo fiscale, ma anche per la tutela in campo sanitario e per i visti”.
Fedi ha concluso il suo intervento annunciando la proposta di istituire “a livello parlamentare un Osservatorio permanente dei flussi migratori, strumento necessario per conoscere il fenomeno in tutti i suoi molteplici aspetti”.

3 – LA NUOVA CARTA COSTITUZIONALE AL VAGLIO DEL POPOLO SOVRANO! PERCHÉ CHIEDO IL VOSTRO IMPEGNO PER IL SÌ On. Farina
Care e cari connazionali, care e cari democratici,
Martedì 12 aprile dell’anno duemila sedici sarà ricordato in futuro come il giorno in cui il parlamento repubblicano ha approvato, in via definitiva, la nuova Carta costituzionale. Occorrerà, in autunno, il sigillo del popolo sovrano. Via, di fatto, il Senato destinato a divenire, ridotto a cento rappresentanti, la camera degli interessi regionali e locali con la presenza dei sindaci delle maggiori città italiane.
Superare il bicameralismo, che fu già un obiettivo delle forze progressiste costituenti nel lontano 1946, è stata una scelta giusta e coraggiosa. Allo stesso tempo è importante, nell’oggi e per il futuro, farsi carico della governabilità e dell’alternanza tanto più se lo sguardo si allunga all’Europa nel travaglio di un momento tra i più drammatici della sua storia unitaria.
VIA IL CNEL (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro), le province e riforma del titolo V in materia di competenze dello Stato e delle Regioni, oggetto dell’articolo 117 della Costituzione: torna allo Stato la gestione delle Infrastrutture strategiche e grandi reti di trasporto e di navigazione d’interesse nazionale; la tutela e la valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici; resta in mano delle Regioni la programmazione e organizzazione dei servizi sanitari e sociali.
Certo, nonostante il voto finale alla Camera sia stato onorato da un voto ampiamente maggioritario, non sono mancate le contestazioni e gli scranni vuoti di chi – praticamente l’insieme dell’opposizione di destra e sinistra – non ha partecipato al voto. Ciò non è bene. E sarebbe sempre saggio cercare la condivisione su regole e istituzioni. Non è quindi un dettaglio aver spinto dall’inizio, anche per chi scrive, verso il dialogo e il confronto con l’insieme dei gruppi parlamentari. Si è trattato, in definitiva, di costruire ponti pensando al futuro.
Ho indicato, assieme ad altri colleghi della sinistra democratica, la via per una legge elettorale meno squilibrata a favore di una futura maggioranza nelle elezioni politiche generali. Sono, come altri trecentodieci, un deputato del partito democratico. Con critiche e riserve, ho espresso un voto a favore della riforma.
Con la stessa lealtà auspico l’impegno politico del partito democratico, nei suoi massimi dirigenti, per ridurre le distanze che separano i sostenitori della riforma dai suoi oppositori. Le critiche vanno sempre discusse. Mai insultate. È perciò importante che il Parlamento si impegni ad affrontare un pacchetto di misure capaci di offrire risposte efficaci nel quadro di tutele e garanzie, anche per quanto riguarda l’estesa comunità italiana nel mondo.
La Carta, prima del varo definitivo, sarà sottoposta, in autunno, al giudizio del popolo sovrano. Voteremo anche noi, in Europa e nel mondo, arricchiti dalle tante culture di governo che, soprattutto nell’Unione, fanno parte del nostro bagaglio politico e partecipativo. E saremo impegnati a difendere il sì, ragionato e senza trionfalismi, attraverso il confronto sul merito della riforma e spinti dal bisogno di completare una transizione aperta da troppo tempo.
L’ultima tappa di un processo che deve trovarci pronti a costruire la cultura della responsabilità, del rispetto di ogni opposizione, della ricerca appassionata di un terreno condiviso sul fronte delle regole della democrazia. La Costituzione della Repubblica è molto più di ciascuno di noi. Su questo principio ho fondato le mie scelte e così farò in futuro per il bene della nazione e per difendere memoria, cultura e protagonismo dei cittadini italiani nel mondo.
ESONERO CANONE RAI PER I RESIDENTI ALL’ESTERO
La settimana scorsa ho depositato alla Camera dei Deputati la Proposta di legge per esonerare gli italiani residenti all’estero dal pagamento del canone Rai, istituito da un Regio decreto nel 1938, alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale. Quasi 80 anni fa si decise di far pagare 81 Lire l’anno ai detentori di “apparecchi atti alla ricezione delle radioaudizioni”.
Ritengo, insieme ai miei colleghi del Pd eletti all’estero che hanno sottoscritto la proposta di legge, che l’articolo 153 della legge di stabilità 2016 offra lo spunto per questa iniziativa parlamentare, poiché all’articolo 1, secondo comma, del Regio decreto, è stato aggiunto che “la detenzione di un apparecchio si presume altresì nel caso in cui esista un’utenza per la fornitura di energia elettrica nel luogo in cui un soggetto ha la sua residenza anagrafica”.
Se la casa dei residenti all’estero posseduta in Italia è considerata seconda abitazione, in quanto iscritti Aire, si ricava che essa non è il luogo della residenza abituale. Quindi, non è la residenza anagrafica della famiglia come specificano gli articoli 43 (“La residenza è nel luogo in cui la persona ha la dimora abituale) e 144 (“I coniugi concordano tra loro l’indirizzo della vita familiare e fissano la residenza della famiglia secondo le esigenze de entrambi e quelle preminenti della famiglia stessa) del Codice civile italiano.
Non si tratta solo di contrastare un’ingiustizia fiscale che gli italiani residenti all’estero subiscono nel dover pagare una tassa – anche se in questo caso risulta essere intesa un tributo dopo la sentenza n. 284 del 26 giugno 2002 della Corte Costituzionale – per un servizio che viene utilizzato solo parzialmente, ma chiarire il significato di residenza anagrafica: i cittadini italiani residenti permanentemente all’estero sono iscritti all’AIRE.
Roma, Camera dei Deputati, 20 aprile 2016

 

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