11431 Autunno caldo in Belgio. Lotta all’austerità nel dopo “papillon”

20141114 11:07:00 redazione-IT

[b]di Pietro Lunetto[/b] (Bruxelles)

Le ultime elezioni politiche generali in Belgio hanno segnato da un lato un forte aumento della sinistra di alternativa, che dopo 30 anni riesce a portare dei deputati al parlamento nazionale e federale, e dall’altro la sostanziale avanzata delle forze di centro destra e di destra, soprattutto nelle Fiandre. Questo risultato ha portato, dopo lunghe trattative, alla formazione di un governo che riunisce i liberali francofoni dell’ MR , i liberali fiamminghi dell’Open VLD, i democristiani fiamminghi della CD&V e la destra fiamminga rappresentata dal partito dell’ NVA . Esecutivo territorialmente molto sbilanciato verso la parte fiamminga del paese e che ha lasciato fuori dai giochi i socialisti del PS.

Questo governo preoccupa infatti particolarmente le regioni francofone, che vedono profilarsi l’adozione di politiche totalmente a favore delle regioni fiamminghe ,per nulla rivolte a sostenere la situazione di difficoltà’ della Vallonia.

Ma la preoccupazione maggiore viene dai sindacati e dalle forze sociali, tradizionalmente molto forti in Belgio. Il nuovo governo ha annunciato un programma di macelleria sociale senza precedenti: una nuova serie di tagli lineari alle spese, l’aumento fino a 67 anni dell’età pensionabile, una riduzione in quantità e platea dei beneficiari degli ammortizzatori sociali e una revisione della legge sullo sciopero, per introdurre delle fasce di orari garantiti per i servizi pubblici. Tutto questo senza aprire una trattativa reale con i sindacati.

Da parte loro i sindacati stanno reagendo in maniera molto energica. Hanno programmato una serie di scioperi e manifestazioni a scacchiera fino alla fine dell’anno, in date diverse tra le varie regioni e tra le diverse categorie.

La manifestazione nazionale del 6 novembre scorso ha visto la partecipazione di circa 120.000 lavoratori, cosa che non avveniva da almeno 20 anni, ed è culminata in scontri molto violenti tra le forze dell’ordine e i lavoratori portuali di Anversa.

In tutto questo i socialisti e la FGTB (il sindacato storicamente a loro vicino) si trovano in una situazione molto particolare. I socialisti fino a qualche mese fa erano parte integrante del governo di larghe intese detto “papillon” (farfalla) guidato da Elio Di Rupo e avevano avallato delle misure di austerity che hanno aperto la strada alle politiche ulteriormente restrittive proposte dal nuovo governo.

La FGTB nella sua maggioranza aveva reagito a queste proposte in maniera molto tiepida, a tal punto che alcune categorie di lavoratori ed alcuni apparati regionali si erano “sganciati” politicamente dalla confederazione prima delle scorse elezioni, lavorando attivamente perché si formasse una coalizione politico-sociale a sinistra dei socialisti. Cosa che e’ parzialmente riuscita in molte parti del paese e che ha favorito la nascita di una coalizione elettorale (il PTB+) formata principalmente dal PTB (il Partito dei Lavoratori del Belgio) diverse forze sociali , il Partito Comunista Belga e la Ligue Communiste Revolutionnaire (LCR). Il PTB+ ha superato la media nazionale del 5% arrivando a superare il 10% in molte zone a maggioranza operaia.

Sia la FGTB che i socialisti si trovano adesso nella sgradevole situazione di dovere riguadagnare credibilità nei confronti di iscritti ed elettorato. Cosa che sta aprendo pesanti contraddizioni interne, visto che soprattutto i socialisti stanno frettolosamente cambiando opinione anche su provvedimenti da loro stessi approvati nel precedente governo.

In un paese tradizionalmente socialdemocratico come il Belgio, l’atteggiamento di chiusura nei confronti del sindacato e le recenti misure antisociali sono stati uno shock per larga parte della popolazione. Il nuovo governo sta seguendo i diktat dell’Unione Europea e sembra non avere intenzione di cedere di un passo. La dichiarazione rilasciata dal governo dopo la manifestazione sindacale e’ stato un laconico “non ci sono alternative alle nostre proposte”. Questa situazione sta surriscaldando gli animi dei lavoratori, già pesantemente colpiti da una vasta desertificazione industriale e da una profonda crisi del terziario e dei servizi.

Resta da vedere se la risposta al governo da parte della sinistra politica e dei sindacati riuscirà ad estendere la mobilitazione – ormai molto forte a Bruxelles e nella Vallonia francofona anche ai territori fiamminghi. Lì si giocherà la vera partita per cambiare gli attuali rapporti di forza e cercare di fermare il pesante attacco alle condizioni di vita di migliaia di cittadini.

 

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