11286 35.NOTIZIE dall’Italia e dal mondo 30 agosto 2014

20140829 22:28:00 red-emi

ITALIA – La crisi: come vanno le cose? / TRENTO Orsa DANIZA, il 24 agosto in piazza a Trento contro la cattura.
EUROPA -Draghi, accerchiato da dollaro debole, disoccupazione e deflazione, demolisce il lavoro. LA BANCA CENTRALE EUROPEA (Bce) e’ pronta a fare di piu’ e a ricorrere a misure “non convenzionali” per la bassa inflazione e la crescita debole, che pesa sul mercato del lavoro con una persistente elevata disoccupazione / Francia. Mobilitazione in Francia contro la non accessibilità dei luoghi pubblici.
MEDIO ORIENTE – Terra, pace e diritti per il popolo palestinese. Fermiamo l’occupazione. Appello per una manifestazione nazionale a settembre.
AFRICA – L’Africa non si accende / Nel continente ancora 589 milioni di persone senza accesso all’energia elettrica.
ASIA & PACIFICO – GIAPPONE / L’economia dell’azzardo Tokyo Shimbun, Giappone Cina. Da Shangai a San Francisco in meno di due ore fendendo le profonde acque del Pacifico.
AMERICA CENTROMERIDIONALE – BRASILE /La rincorsa di Marina Silva
AMERICA SETTENTRIONALE – USA / Ferguson, 70mila firme per chiedere la rimozione del pm che indaga sull’assassinio di Brown.

ITALIA
Secondo i dati diffusi dall’Istat il 14 luglio, nel 2013 il 9,9 per cento degli italiani si trovava in una situazione di povertà assoluta. Si tratta di sei milioni di cittadini, il doppio rispetto al 2007.
La duplice recessione che ha colpito il paese ha messo a rischio d’indigenza molte persone della cosiddetta classe media, cioè quegli italiani con redditi a metà tra i più ricchi e i più poveri. Lo sanno bene i nuclei familiari con due o più minori a carico: per loro il rischio di povertà è più che doppio rispetto a quello di un italiano medio. L’aumento della povertà rende necessarie politiche adeguate da parte del governo. È evidente che questi numeri potranno ridimensionarsi se torneranno la crescita e l’occupazione. Ma la crescita economica non basta a risolvere il problema. Non è possibile affrontare la situazione attraverso trasferimenti generalizzati alla classe media, perché è troppo numerosa. Inoltre, i margini di manovra nel bilancio dello stato sono ristretti.
Anche se la classe media costituisce il principale bacino elettorale di chi vuole vincere le elezioni, è arrivato il momento di pensare ai più poveri, agli ultimi degli ultimi, alle persone finora ignorate dal governo di Matteo Renzi che, con il bonus di ottanta euro, ha lasciato fuori i disoccupati e gli incapienti. L’istituzione di una forma di protezione universale contro la povertà costerebbe intorno ai cinque miliardi di euro e offrirebbe un paracadute a quel terzo di persone residenti in Italia che è a rischio d’indigenza.

ROMA
LA CRISI: COME VANNO LE COSE?
E’ TROPPO TEMPO CHE, ASSORBITO DALLE POLEMICHE POLITICHE INTERNE, TRASCURO DI SCRIVERE SULL’ANDAMENTO DELLA CRISI E SULLE SUE PROSPETTIVE. E’ il caso di tornare a parlarne, anche perché “la grande bonaccia”, durante la quale essa ha sonnecchiato, sta per finire. Una serie di congiunture (la ripresina americana in larga parte dovuta al gas ed al petrolio di shale, i ripetuti quantitative easing della Fed, cui si è unita la Bce (anche per scongiurare una avanzata troppo forte degli “euroscettici” alle elezioni europee), qualche limitato successo della Abenomics in Giappone ecc…) hanno creato una pausa che ormai dura dalla metà del 2012 e che ha favorito anche l’Italia. Ma la ripresa, quella vera, è di là da venire: la crisi del debito è sempre presente e le inondazioni di dollari ed euro servono come antinfiammatorio, ma non sradicano l’infezione.
D’altro canto i dati occupazionali e dei consumi, non sono affatto incoraggianti, non solo un Europa (dove sono un pianto) ma anche negli Usa: in occasione delle altre crisi, il segnale di fine era dato da un balzo in avanti di 5-6 punti del Pil americano, ora si devono accontentare di dati che stanno sotto il 2.
Ed i segnali negativi sono tornati a farsi vivi: il default argentino è solo il primo sternuto, mentre cova la polmonite brasiliana ed in Cina si avvertono chiaramente i sintomi di una bolla immobiliare prossima allo scoppio. La Russia è alle prese con l’embargo euro americano ed anche in India si avvertono segni di affanno: signora mia, neanche i Bric sono più quelli di una volta!
Questa crisi ha avuto due tempi: la fase del debito bancario prevalentemente americano, poi la fase del debito pubblico europeo. Ora tutto lascia presagire che stiamo alla vigilia di un terzo tempo: la crisi dei Brics in gran parte indotta dalla caduta della domanda europea ed, in parte, americana.
La domanda aggregata mondiale ha subito un rilassamento che ha colpito in primo luogo le materie prime e dopo i manufatti, di questo hanno risentito soprattutto Brasile e Russia su cui grava anche il deterioramento dei rapporti con l’eurozona. Probabilmente in vista di queste nuvole all’orizzonte, i Brics hanno dato vita ad una loro banca alternativa al Fmi, che dovrebbe finanziare la costruzione di infrastrutture di India, Brasile e Russia e nelle quali la parte del leone la farebbero le aziende cinesi. All’interno di questo “Fmi degli emergenti” è stato costituito un fondo per sostenere in paesi in stato di crisi. L’operazione ha un chiaro senso politico: contrastare l’egemonia americana sul Fmi che ormai non ha più giustificazione sulla base dei concreti rapporti di forza. E sin qui la cosa è da guardare con interesse. Ma ci sono molti dubbi che la cosa possa funzionare oltre un certo limite.
Intanto il fondo di riserva è di soli 100 miliardi di dollari, il che significa che già al primo paese che va in crisi il fondo si prosciuga e, probabilmente, non basta. Per cui è da prevedere che questo possa scatenare la corsa agli aiuti da parte dei paesi in attesa di crisi. Poi, il regolamento della banca riprende l’odiatissima clausola del Fmi che condizione la concessione degli aiuti all’accettazione degli indirizzi di politica economica della banca (ve la vedete l’India o il Brasile che accettano le indicazioni di politica economica suggerite magari dalla Cina?).

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Poi il fondo è in dollari ed, in definitiva, questo ribadisce l’egemonia americana sul sistema monetario mondiale. Peraltro non è affatto sicuro che le risorse della banca bastino neppure per i piani di realizzazione delle infrastrutture di tutti i paesi partecipanti all’operazione, per cui l’alternativa potrebbe essere quella di concentrarsi su un solo paese –rimandando gli altri alle calende greche- oppure disperdersi con erogazioni a pioggia. Nel primo caso ci sarebbero serie conseguenze politiche, nel secondo l’efficacia economica dell’intervento sarebbe messa fortemente in discussione.
Ma tutto questo (compresa la debole dotazione del fondo anticrisi e il fatto di non aver scelto una moneta Brics –realisticamente lo yuan-) è la conseguenza di un dato che sta a monte: i Brics sono solo una sigla dietro cui non c’è nessuna unità politica di intenti. E dunque, ciascuno ha scommesso molto limitatamente su questo tavolo.
Dunque, è possibile che questo nuovo fondo mondiale giochi qualche ruolo di contrasto nella crisi che si profila, ma non convince l’ipotesi che sia in grado di affrontarla oltre un certo limite. Ed è facile prevedere che, per l’inestricabile intreccio di relazioni finanziarie mondiali, la voragine che si aprirà in Brasile, in India o Russia, finirà per ripercuotersi anche sull’esausta finanza europea e su quella americana.
Non è detto che assisteremo ad un urto drammatico come nel 2008, per lo meno in tempi particolarmente ravvicinati, magari il Brasile ce la farà a durare sino alle Olimpiadi del 2016, oppure la crisi si presenterà ad ondate scaglionate, diluendo il suo impatto sull’economia mondiale, forse l’ennesimo quantitative easing varrà a rallentare il tempo l’urto, quello che è assai probabile è il riattivarsi di un malessere che potrà anche essere diluito, ma che ci porterà di nuovo tutti in recessione. E, questa volta, non ci saranno più i Bric (ed in particolare la Cina) a sostenere la domanda aggregata mondiale, perché anche i Bric sarebbero all’origine della nuova fase di crisi.
Decisamente, questa crisi non è presa sul serio come dovrebbe: se, sinora, non ha avuto l’impatto drammatico del 1929 –grazie alle continue iniezioni di liquidità- è però vero che si avvia a durare già di più di quella. Ormai sono 7 anni di seguito ed i più ottimisti parlano di una ripresa piena fra 4-5 anni, cioè la durata complessiva sarebbe stata di 11-12 anni. Nella grande crisi precedente, dopo 11 anni si era già in guerra. Soprattutto, se la crisi è stata calmierata sul piano finanziario, mettendoci una toppa volta per volta (ma al prezzo di gonfiare spropositatamente il monte debiti mondiale), dal punto di vista di occupazione e consumi le cose sono andate costantemente peggio sul piano mondiale. Vedremo cosa accadrà, intanto l’Italia è uno dei paesi più esposti al nuovo clima rigido che si annuncia e c’è di che essere preoccupati, soprattutto constatando l’inadeguatezza di chi si trova al timone del paese
http://img.agoravox.it/local/cache-vignettes/L300xH148/arton58508-6e598.jpg ( di Aldo Gianni )

TRENTO
ORSA DANIZA, IL 24 AGOSTO IN PIAZZA A TRENTO CONTRO LA CATTURA
“Lasciate Daniza libera”. Davanti alla Provincia di Trento (Piazza Dante dalle ore 14) una protesta contro il tentativo di “criminalizzare” l’orsa che qualche giorno fa ha difeso i suoi cuccioli spaventando un cercatore di funghi che si era introdotto nel suo spazio vitale. La protesta continuerà sabato 30 con un corteo a Pinzolo (sempre alle ore 14). Il mondo ambientalista è determinato a non fare di Daniza il capro espiatorio di una situazione che invece ha ben altre responsabilità. ( di fabrizio salvatori)
Mentre il caso diventa internazionale e trova spazio sul prestigioso giornale britannico The Guardian il “caso” viene trattato con la rigidità della “forma” normativa. Il ministro dell’Ambiente si è espresso in merito alla vicenda dell’orsa Daniza avallando l’ordinanza emanata dalla Provincia autonoma di Trento, che prevede la cattura. I protocolli e le normative vigenti in casi come questo arrivano a prevedere la cattura ed il ricovero
in un’area recintata, ma non l’abbattimento. Dalle dichiarazioni dei vari responsabili, però, quest’ultima eventualità non viene del tutto esclusa. Alla luce anche della nota del ministero dell’Ambiente che non garantisce la certezza della sopravvivenza dei cuccioli in assenza della mamma in quanto la stagione estiva sta finendo, secondo Angelo Bonelli, portavoce dei Verdi, “ci troviamo di fronte alla violazione dell’art. 544 ter del codice penale". E quindi verrà inviato un esposto alla procura di Trento in cui si chiede l’apertura di un’indagine e il blocco della cattura dell’ orsa Daniza.Il Wwf chiede di "continuare a monitorare l’animale in particolare proprio dopo questo evento che potrebbe influire anche sul suo comportamento, garantendo ai due cuccioli la possibilita’ di diventare adulti; occorre, al contempo, far crescere nella comunita’ la tranquillita’ e la consapevolezza che convivere con i grandi predatori si puo’".

EUROPA
EU
DRAGHI, ACCERCHIATO DA DOLLARO DEBOLE, DISOCCUPAZIONE E DEFLAZIONE, DEMOLISCE IL LAVORO LA BANCA CENTRALE EUROPEA (BCE) E’ PRONTA A FARE DI PIU’ E A RICORRERE A MISURE “NON CONVENZIONALI” PER LA BASSA INFLAZIONE E LA CRESCITA DEBOLE, CHE PESA SUL MERCATO DEL LAVORO CON UNA PERSISTENTE ELEVATA DISOCCUPAZIONE. (di fabio sebastiani)
Mario Draghi, da Jackson Hole, cogli l’occasione per rafforzare il messaggio già formulato a giugno: Francoforte e’ pronta ad aggiustare la propria politica monetaria e ad agire a sostegno dell’economia anche al di la’ dei prestiti alle banche. Ma avverte: la politica monetaria accomodante e’ centrale, ma non si sostituisce ai governi e alle riforme strutturali nazionali, sulle quali e’ necessario premere per favorire la crescita e l’occupazione. Le riforme strutturali sul lavoro ”non sono piu’ rinviabili”.
DAGLI USA, lancia il suo assist al premier Renzi: l’attuale flessibilita’ delle regole fiscali puo’ anche essere ”usata per meglio affrontare la debole ripresa e far posto ai costi delle necessarie riforme” mette in evidenza Draghi, sottolineando che le politiche di bilancio potrebbero essere piu’ favorevoli alla crescita. A far paura più di tutti è la deflazione. Draghi ripete che la Bce interverra’ anche con misure "non convenzionali" per il mantenimento delle aspettative di inflazione nel medio e lungo termine. Il presidente della Bce riconosce, contrariamente alle volte precedenti, ribadisce che “il sentiero dell’inflazione e’ in discesa" e aggiunge che il Consiglio direttivo dell’Eurotower e’ pronto a usare anche "strumenti non convenzionali per salvaguardare il saldo ancoraggio delle aspettative di inflazione nel medio lungo-termine". Il che vuol dire non peggiorare la situazione dei conti pubblici già compromessa dalla crescita negativa.
La disoccupazione e’ troppo alta, ripete Draghi, e questo minaccia la coesione sociale e la stessa tenuta dell’area dell’euro. "Un elevato livello di occupazione in ogni paese e’ essenziale per la coesione a lungo termine dell’area dell’euro", dice il presidente della Bce. "Dati i costi molto elevati, poiche’ la coesione dell’Unione e’ minacciata, tutti i paesi dovrebbero avere un interesse nel raggiungimento di questo obiettivo". Secondo il presidente della Bce, "due tipi di misure per il mercato del lavoro sono una priorità: quelle che aiutano i lavoratori ad accedere rapidamente a nuove opportunita’ di lavoro riducendo la durata della disoccupazione" e in secondo luogo, quelle che fanno aumentare la competenza dei lavoratori. Ma Draghi dovrà fare i conti anche con gli Usa, che si mantengono cauti sui tassi di interesse. Se da una parte la Fed, la banca centrale americana si avvia a chiudere il piano di acquisto titoli dall’altra lascia capire che i tassi riprenderanno a salire solo se i progressi sul mercato del lavoro saranno piu’ rapidi del previsto. Un ‘dilemma’ quello dell’occupazione per la Fed: nonostante i passi in avanti, una ripresa completa del mercato del lavoro resta difficile data la ”profondità’ dei danni” causati dalla recessione.
Una posizione, quella Usa sui tassi, che crea non pochi problemi all’euro, spingendo Draghi ad interventi straordinari.

FRANCIA
MOBILITAZIONE IN FRANCIA CONTRO LA NON ACCESSIBILITÀ DEI LUOGHI PUBBLICI di helene d’angelo
Dei cittadini francesi disabili hanno deciso di mobilitarsi contro il nuovo rinvio sull’accessibilità dei luoghi pubblici. Inizialmente prevista per il 2015, la completa accessibilità alle strutture urbane, commerciali, istituzionali francesi rimane tuttora un’utopia. Per questo motivo persone di tutte le età, pensionati e lavoratori, donne e uomini, hanno voluto mostrare la loro rabbia per quello che dovrebbe essere un diritto già acquisito e lo hanno fatto posando con cartelli che denunciano il proprio disappunto. “Voglio smettere di strapparmi i capelli ogni volta che devo organizzarmi per uscire”, “voglio poter andare nella farmacia del mio quartiere”, “voglio andare in spiaggia come tutti gli altri”. Sono queste alcune delle frasi che si possono trovare sul sito tumblr dell’iniziativa, lanciata dal collettivo di cittadini “ Non au report ” (no al rinvio) per protestare contro l’intenzione del governo di rimandare nuovamente l’obbligo d’accessibilità nei locali pubblici.
La legge varata nel 2005 prevedeva un lasso di tempo di 10 anni, in cui tutte le strutture adibite al pubblico avrebbero dovuto conformarsi agli standard necessari per accogliere le persone disabili come riporta Liberation . Ma “a sei mesi dalla scadenza, solo 330 mila luoghi sono a norma, su più di un milione” ha dichiarato la segretaria di Stato Ségolène Neuville. Ma invece che applicare le sanzioni previste per chi non si è conformato alle regole entro il 1° gennaio 2015, il governo ha deciso di rimandare le cose al 2024, secondo alcune condizioni e solo per gli stabili che ne faranno richiesta.
Elisa Rojas, avvocato e fondatrice del collettivo, dichiara “vogliono farci credere che non è un rinvio! Significa veramente prendere in giro la gente. Soprattutto perché, contrariamente a quanto dice il segretario di Stato, non sono dieci anni che aspettiamo ma quaranta. Il principio dell’accesso per tutti è legge dal 1975”. Secondo lei questo ritardo è una evidente “assenza di volontà politica” e ritiene che “le grandi associazioni che dovrebbero difendere i nostri diritti non sono state in grado di fare il loro lavoro”
PARIGI

UN FINALE PER LA CRISI Le Monde, Francia
Come nei migliori film americani, ci voleva una morale per chiudere il capitolo della crisi finanziaria del 2008, una delle pagine più nere della storia di Wall Street. La multa record da 16,65 miliardi di dollari inflitta alla Bank of America ufficializza la responsabilità delle banche in questa crisi. Per i milioni di famiglie gettate sul lastrico dai mutui subprime, è una forma di giustizia che finora era mancata. Inoltre, la multa più elevata mai inflitta a un’impresa statunitense è la prova che il dipartimento di giustizia non ha preso di mira solo le banche estere come Bnp-Paribas. Dopo la sanzione da 13 miliardi di dollari patteggiata dalla J.P. Morgan nel novembre 2013, Washington dimostra di saper fare pulizia anche in casa sua. Finora il governo statunitense ha recuperato dalle grandi banche americane 36 miliardi di dollari.
Anche la formula dell’accordo tra il governo e la Bank of America è significativa. Il secondo istituto di credito degli Stati Uniti si impegna a versare 9,6 miliardi allo stato federale e a sei stati dell’unione, mentre i sette miliardi rimanenti saranno spesi in aiuti alle famiglie rovinate dalla
crisi dei subprime per aver contratto prestiti con le filiali della Bank of America. Secondo il ministro della giustizia Eric Holder si tratta di "una tappa storica nel nostro impegno a proteggere gli americani dalla frode finanziaria".
Non è stato facile ottenere questo accordo "storico". La Bank of America aveva dichiarato di non essere responsabile delle attività fraudolente compiute da due società che controllava, la Countrywide Financial e la Merrill Lynch. Secondo il New York Times le condizioni del dipartimento della giustizia sono state accettate dalla banca solo dopo che Holder ha minacciato il suo amministratore delegato di conseguenze giudiziarie. Il limite di questa soluzione è che si tratta di un accordo amichevole e non di una sentenza. I responsabili degli istituti finanziari che hanno consapevolmente fatto ricorso a crediti tossici sono stati per ora risparmiati. Washington deve bilanciare l’esigenza di giustizia degli elettori e la necessità di tutelare il settore finanziario. In ogni modo alla Bank of America non mancano i mezzi per pagare questa multa. Ed era tempo di pretendere che lo facesse

GERMANIA
LA GERMANIA MUOVE LE TRUPPE. SHAEUBLE CONTRO DRAGHI: "NO INTERVENTI STRAORDINARI" . di Fabio Sebastiani
Nessuno si aspettava che il confronto tra la Germania e la Bce, vicina alle “misure straordinarie” pure di uscire dal fondale limaccioso della crisi, fosse una passeggiata. E infatti, ecco le prime bordate. Ad aprire le ostilità è il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble. In un’intervista al quotidiano ‘Passauer Neue Presse’, l’esponente di punta del Governo Merkel dice senza mezzi termini che le dichiarazioni rese venerdì scorso dal presidente della Bce in merito alla disponibilita’ di Francoforte di utilizzare strumenti non convenzionali a contrasto della deflazione, sono state interpretate "male". I mercati hanno interpretato le dichiarazioni come un’esplicita apertura a un programma di alleggerimento quantitativo (ovvero, di acquisto diretto di bond sul mercato secondario) nello stile della Federal Reserve, innescando un rally nelle borse mondiali. E invece, "credo sia stato interpretato male", ha affermato Schaeuble, pur sottolineando il suo rispetto per l’indipendenza del presidente della Bce.
Shaeuble differisce da Draghi su tutta la linea. Non è tanto l’acquisto sui bond, ma anche per quanto i cardini dell’analisi economica sulla fase la distanza abissale. Per i tedeschi, infatti, l’inflazione non è vero che è in calo, anzi. Si prevede una risalita al 2%, circa il 3,5% nominale. La situazione economica della Germania non è in crisi, è solo un po’ “offuscata”. E le cause non risiedono nella profonda debolezza del consesso europeo nelle crisi dello scacchiere russo e del Medio oriente. Chiaro? Non ci sono i presupposti per alcun intervento straordinario. Per il ministro la congiuntura economica in Germania resta stabile, anche grazie alla robusta domanda interna: la situazione ”al momento e’ gestibile”. Per ora, sottolinea il ministro, gli effetti delle crisi mondiali, compresa la diffusione dell’ebola, non sono particolarmente gravi. ”Ma le crisi nascondono un potenziale di pericolò’, ha riconosciuto Schaeuble.
Secondo il ministro Berlino resta sulla buona strada per arrivare al pareggio di bilancio nel 2015: ”Ma se il mondo dovesse crollare, crolla anche il pareggio di bilanciò’. Il governo punta comunque a ridurre al 70% il debito pubblico entro la fine della legislatura. Schaeuble ha aggiunto di non aver apprezzato i duri attacchi dell’ex ministro dell’Economia francese, Arnauld Montebourg, alla politica economica tedesca e alla sua "ossessione" per l’austerita’ ma ha aggiunto. "E’ pero’ un dibattito interno alla Francia le cui conclusioni sono state tratte", ha aggiunto il ministro, riferendosi al recentissimo allontanamento di Montebourg dall’esecutivo transalpino, che ha rappresentato un colpaccio a favore dell’esecutivo di Berlino.
Tutto questo ottimismo tedesco stona parecchio con quanto, oggi in un articolo sul Wsj, l’ex presidente della Fed, Ben Bernanke parla di una crisi peggiore della Grande Depressione. “Delle 13 maggiori istituzioni finanziarie americane – spiega Bernanke – 12 erano a rischio fallimento nel giro di una o due settimane”. Analoghe le dichiarazioni depositate dall’ex segretario al Tesoro, Timothy Geithner. Dal 6 settembre fino al 22 settembre l’economia era in ”caduta liberà.

REGNO UNITO
SCONTRO IN TV SULLA SCOZIA
Il 25 agosto Alex Salmond (nella foto), il premier indipendentista scozzese, e Alistair Darling, contrario all’indipendenza e leader della campagna per il no, hanno avuto scambi di opinione molto duri nel secondo e ultimo dibattito televisivo prima del re¬ferendum del 18 settembre. I due politici si sono scontrati sul tema della sterlina, che secondo Salmond dovrebbe rimanere la moneta comune dei due paesi in caso di vittoria del sì, e su quello delle entrate petrolifere scozze-si. Secondo un sondaggio del Guardian, Salmond ha vinto il dibattito con il 71 per cento dei consensi contro il 29 per cento di Darling

REGNO UNITO
JIHADISTI NEL MIRINO / Dopo la diffusione del video che mostra l’esecuzione in Iraq del giornalista statunitense James Foley, ucciso da un uomo con un forte accento britannico, nel Regno Unito si è aperto un dibattito su come contrastare la crescita dell’estremismo islamico nel paese. Il 23 agosto la ministra dell’interno Theresa May ha chiesto nuove norme che rafforzino i poteri della polizia e impediscano ai giovani jihadisti di partire per il Medio Oriente. Secondo il Daily Mail bisognerebbe privare gli estremisti della cittadinanza britannica: "È l’unico modo per impedire a queste persone di tornare nel nostro paese per compiere attentati". Secondo le stime, circa quattrocento cittadini britannici hanno raggiunto la

GERMANIA
II 26 agosto Klaus Wowereit , sindaco socialdemocratico di Berlino, ha annunciato che il 1 dicembre lascerà l’incarico. Wowereit è alla guida della capitale da 13 anni.
GERMANIA
Cala il clima di fiducia nell’economia tedesca. Ad agosto lìfo index, l’indice che misura la fiducia negli affari in Germania attraverso un campione di settemila manager, è sceso di 1,7 punti.

FRANCIA
L’amianto potrebbe uccidere tra le 68mila e le centomila persone entro il 2050. Le stime sono state presentate il 22 agosto dall’alto consiglio della sanità pubblica.

IRLANDA
II 21 agosto è morto Albert Reynolds, per due volte primo ministro all’inizio degli anni novanta. Aveva 81 anni.

UCRAINA
POROSENKO INCONTRA PUTIN
L’Ucraina continua a essere al centro dell’attenzione mondiale. Il 22 agosto un convoglio umanitario russo è penetrato in territorio ucraino senza l’autorizzazione di Kiev, e Mosca ha annunciato l’invio di un nuovo convoglio in tempi brevi. Il 26 agosto Kiev ha diffuso le immagini di alcuni soldati russi catturati nell’est del paese, prima prova della partecipazione delle forze russe ai combattimenti. Lo stesso giorno si è svolto a Minsk l’atteso incontro tra il presidente ucraino Petro Porosenko e quello russo Vladimir Putin. "Porosenko ha insistito per una rapida ripresa degli incontri del gruppo di contatto Ucraina-Russia-Osce", scrive il sito russo Gazeta. "L’incontro è durato due ore ma, nonostante la storica stretta di mano tra i due presidenti, non ha portato ad alcun accordo scritto". Il sito russo Politcom commenta: "Il dialogo con Porosenko è particolarmente conveniente per Putin, perché costringe Bruxelles a prendere atto del fatto che le questioni geopolitiche dello spazio postsovietico possono essere risolte solo con la partecipazione di tutti i paesi dell’area. Da parte sua Porosenko è necessario all’Unione europea in qualità di testimone di questo dialogo e di alleato. Ma paradossalmente alla fine il presidente ucraino si trova esposto alle forti pressioni degli interessi comuni della Russia e dell’Unione". Intanto Porosenko ha indetto le elezioni anticipate per il 26 ottobre. Il sito Ukrainska Pravda commenta così il contesto in cui si svolgerà il voto: "Il sistema degli interessi politico-economici, che si basa ancora sulla vecchia burocrazia sovietica e sulla corruzione, cercherà di trovare nuovi equilibri. Per il momento tutto è ancora come vent’anni fa: una guerra di tutti contro tutti, alleanze temporanee, tradimenti, populismo e politici al servizio di gruppi finanziari e industriali corrotti. L’unica differenza è che oggi al potere c’è la vecchia opposizione democratica"

PORTOGALLO
VISTI D’ORO AGLI STRANIERI
Nei primi sette mesi del 2014 il Portogallo ha ricevuto investimenti stranieri per 817 milioni di euro grazie ai Golden visa. Come spiega la Frankfurter Allgemeine Zeitung, si tratta dei visti di massimo tre anni garantiti da Lisbona ai cittadini stranieri – ma non dell’Unione europea – che investono nel paese almeno joomila euro nel settore immobiliare o un milione in un’azienda portoghese e creano nel paese almeno dieci posti di lavoro. Gran parte degli investimenti è confluita nel settore immobiliare ed è arrivata soprattutto da cittadini cinesi (1.101 su 1.360 investitori)

MEDIO ORIENTE
TERRA, PACE E DIRITTI PER IL POPOLO PALESTINESE. FERMIAMO L’OCCUPAZIONE. APPELLO PER UNA MANIFESTAZIONE NAZIONALE A SETTEMBRE
Appello per una manifestazione nazionale in sostegno al popolo palestinese il 27 settembre a Roma
L’aggressione Israeliana contro il popolo palestinese continua, dalla pulizia etnica del 1948, ai vari massacri di questi decenni, dal muro dell’apartheid, all’embargo illegale imposto alla striscia di Gaza e i sistematici omicidi mirati, per finire con il fallito tentativo di sterminio perpetuato in questi ultimi giorni sempre a Gaza causando più di 2000 morti ed oltre 10.000 ferite.
Il Coordinamento delle comunità palestinesi in Italia indice una manifestazione nazionale di solidarietà:
– PER IL DIRITTO ALL’AUTODETERMINAZIONE E ALLA RESISTENZA DEL POPOLO PALESTINESE:
– PER METTERE FINE ALL’OCCUPAZIONE MILITARE ISRAELIANA;
– PER LA LIBERTÀ DI TUTTI I PRIGIONIERI POLITICI PALESTINESI DETENUTI NELLE CARCERI ISRAELIANE;
– PER LA FINE DELL’EMBARGO A GAZA E LA RIAPERTURA DEI VALICHI;
– PER METTERE FINE ALLA COSTRUZIONE DEGLI INSEDIAMENTI NEI TERRITORI PALESTINESI.
– PER IL RISPETTO DELLA LEGALITÀ INTERNAZIONALE E L’APPLICAZIONE DELLE RISOLUZIONE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELLE NAZIONI UNITE.
– PER UNO STATO DEMOCRATICO LAICO IN PALESTINA CON GERUSALEMME CAPITALE (COME SANCITO DA MOLTE RISOLUZIONI DELL’ONU).
– L’ATTUAZIONE DEL DRITTO AL RITORNO DEI PROFUGHI PALESTINESI SECONDO LA RISOLUZIONE 194 DELL’ONU E LA IV CONVENZIONE DI GINEVRA.
Chiediamo a tutte le forze democratiche e progressiste di far sentire la loro voce contro ogni forma di accordi militari con Israele.
Chiediamo al Governo italiano e in qualità di presidente del “semestre” dell’UE di adoperarsi per il riconoscimento europeo dei legittimi diritti del popolo palestinese e mettere fine alle politiche di aggressione di Israele, utilizzando anche la pressione economica e commerciale su Israele.
Il coordinamento delle Comunità palestinesi in Italia chiede a tutte le forze politiche e sindacali e a tutti le associazioni e comitati che lavorano per la pace e la giustizia nel mondo di aderire alla nostra manifestazione inviando l’adesione al nostro indirizzo mail comunitapalestineseitalia@gmail.com
Pubblicato il 21 ago 2014 di Coordinamento delle Comunità Palestinesi in Italia

RAMALLAH
CON IL VOLTO COPERTO
La settimana scorsa alcuni uomini con il volto coperto si sono fatti vedere in pubblico a Gaza. Volevano dimostrare di avere il controllo della situazione, ma il messaggio è stato interpretato in maniera opposta, come un segno di paura. Così sono stati costretti a intimidire la popolazione. Non a caso i miei amici erano molto esitanti quando mi hanno raccontato il fatto al telefono. Da Ramallah Amira Hass
Per settimane gli abitanti di Gaza hanno detto che i componenti dell’apparato di sicurezza di Hamas evitavano di farsi vedere in pubblico. Il 22 agosto, invece, si sono fatti fotografare nella moschea Al Omari accanto a undici persone accusate di spionaggio a favore di Israele e in attesa di essere messe a morte. La scena ha ricordato agli israeliani la decapitazione in Iraq del giornalista statunitense James Fo-ley: "Vedete, avevamo ragione, Hamas e lo Stato islamico sono uguali". È molto probabile che siano stati proprio gli informatori, e non solo l’alta tecnologia, a permettere agli israeliani di bombardare il 20
e il 22 agosto gli edifici dove si nascondevano alti ufficiali di Hamas. Tre di loro sono stati uccisi insieme a nove civili.
In precedenza c’erano già state delle esecuzioni di presunti informatori, ma Hamas le aveva tenute nascoste. Questa volta ha preferito uscire allo scoperto per frenare il malcontento della popolazione. Il partito tiene costantemente sotto controllo l’umore popolare. È anche per questo che ha accettato un cessate il fuoco meno vantaggioso rispetto alle richieste iniziali.

TURCHIA
Davutoglu il successore.
Il 21 agosto il primo ministro e presidente eletto turco Recep Tayyip Erdogan ha nominato il ministro degli esteri Ahmet Davutoglu suo successore alla guida del governo e del partito islamico conservatore Akp, scrive il quotidiano Hurriyet. Davutoglu è stato uno dei principali collaboratori di Erdogan dal suo arrivo al potere nel 2003. Erdogan, eletto presidente il 10 agosto con il 52 per cento dei voti, ha annunciato un progetto di modifica della costituzione che prevede l’aumento dei poteri del capo dello stato.

YEMEN
Manifestazioni rivali
Dopo una settimana di proteste antigovernative a Sana’a promosse dagli houthi, i ribelli sciiti del nord del paese (nella foto), il 24 agosto nella capitale sono scesi in piazza anche i sostenitori del governo. Secondo Al Akhbar, le proteste degli houthi hanno attirato anche un gran numero di yemeniti che soffrono per le difficili condizioni economiche del paese e che contestano la decisione, presa a luglio, di tagliare i sussidi sui carburanti. La misura ha colpito soprattutto i contadini poveri. Il 24 agosto sono falliti i colloqui tra governo e houthi per riportare la calma nella capitale.

IRAN
IL MINISTRO LICENZIATO
Nonostante l’appello del presidente Hassan Rohani, il 20 agosto il ministro delle scienze Re-za Faraji-Dana è stato sfiduciato dal parlamento. Faraji-Dana era diventato il bersaglio delle frange conservatrici dopo aver permesso agli studenti espulsi dalle università durante la rivolta del 2009 di riprendere gli studi. "Se la prendono con lui per indebolire Rohani", scrive Radio Za-maneh, spiegando che i conservatori non possono più criticare apertamente la politica estera del presidente dopo che ha ricevuto il sostegno dall’ayatollah Ali Khamenei

AFRICA
L’AFRICA NON SI ACCENDE / NEL CONTINENTE ANCORA 589 MILIONI DI PERSONE SENZA ACCESSO ALL’ENERGIA ELETTRICA. MOLTI PAESI LA ESPORTANO IN GRANDI QUANTITÀ MENTRE I LORO CITTADINI RESTANO AL BUIO PERCHÉ NON ESISTONO INFRASTRUTTURE DI DISTRIBUZIONE. GLI ESEMPI DI COSTA D’AVORIO E MOZAMBICO.
Nel mondo quasi la metà della popolazione vive al buio. E la carenza di infrastrutture rende l’Africa il continente con il maggior numero di abitanti che non hanno accesso all’energia elettrica, circa 589 milioni di africani. Un dato diffuso di recente durante una riunione di esperti e aziende del settore dell’energia elettrica che si sono riuniti ad Abidjan in Costa d’Avorio.
Ma ciò che preoccupa di più è che, secondo le stime fatte, nel 2030 tra 730 e 880 milioni di persone non avranno ancora la corrente in casa e la maggior parte di queste si troverà nei paesi dell’Africa sub sahariana.
Il paradosso africano, tuttavia, è che molti paesi esportano energia elettrica, ma non hanno le infrastrutture per fornirla ai propri cittadini. Un esempio è la Costa d’Avorio dove solo 1,1 milioni di famiglie su 4 milioni ha sottoscritto un abbonamento al servizio, pari al 26 per cento della popolazione. Dominque Kakou, direttore della compagnia ivoriana di elettricità, ha annunciato investimenti per 152 milioni di euro dalla fine di quest’anno per collegare gratuitamente gli utenti alla rete e per ridurne i costi che oggi sono intorno ai 120-180 euro, con l’intento di raddoppiare gli abbonati entro il 2017. La società ivoriana esporta energia in Ghana, Togo, Benin, Burkina Faso e Mali.
Altro esempio è il Mozambico, giusto per andare dall’altra del continente. Il ministro dell’Energia del paese che si affaccia sull’oceano Indiano, Salvador Namburete, ha sostenuto, durante una trasmissione televisiva, che il suo paese ha il potenziale per fornire energia elettrica agli altri paesi della Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe (Sadc). “Noi abbiamo – ha detto il ministro – il gas, il carbone e il petrolio. Per questo vogliamo giocare un ruolo di primo piano nello sviluppo della regione”. Attualmente il Mozambico fornisce energia elettrica allo Zimbabwe e alla Namibia e ha in previsione di esportare energia in Tanzania e nella Repubblica democratica del Congo a partire dall’anno prossimo. Per questo il ministro ha annunciato numerosi progetti infrastrutturali, tra cui la diga di Cahora Bassa nella provincia di Tete, nel nord-est del paese che consentirà di esportare energia nel vicino Malawi con il quale è stato siglato un accorto con cui il Malawi è pronto a pagare tra i 90 e i 100 milioni di dollari, ogni anno, per l’energia fornita. Dal ministro, tuttavia, nessuna parola sullo stato di penetrazione dell’energia elettrica nel suo paese( Pubblicato il 21 ago 2014 di Angelo Ferrari – nigrizia.it -)

LIBIA
La Libia precipita ogni giorno di più nel caos. La lotta per il potere va avanti, con il Consiglio generale nazionale che ha ripreso l’attività e il nuovo parlamento che si è rifugiato a Tobruq. Come devono reagire i paesi vicini? Le Quotidien d’Oran, Algeria
Prima di tutto non devono sbagliare a identificare il problema. Parlare di una lotta tra islamisti e liberali, come fa la stampa occidentale, è una grossolana semplificazione. Gli islamisti e i jiha-disti esistono davvero in Libia, ma non siamo di fronte a una lotta tra islam politico e laicità. La situazione è molto più complessa. In Libia l’ideologia ha un’importanza secondaria rispetto alla lotta tra i clan. Le milizie di Misurata sono alleate con gli islamisti, ma non solo. Sono parte di una rete di alleanze tra gruppi disposti ad accettare la ricostituzione dello stato libico solo a patto di essere loro a controllarlo. L’idea prevalente è che l’unico modo per tutelare i propri interessi sia avere il potere. Il rifiuto di consegnare le armi è la conseguenza di una cultura ereditata da decenni di dittatura. Dopo l’intervento occidentale la Libia non è entrata in una fase di transizione, ma in
un conflitto intemo tra clan e tribù che aspirano a prendere il posto dei Gheddafi. La complessità della situazione sconsiglia un intervento militare, che aggiungerebbe fuoco a una polveriera già accesa. I paesi occidentali, che sono i diretti responsabili del caos libico, non ci pensano nemmeno, e non è neanche nell’interesse degli stati vicini. Del resto quale sarebbe l’obiettivo di un intervento militare? Occupare tutto il paese? L’Egitto potrebbe sostenere i separatisti della Cirenaica, ma sarebbe una scommessa rischiosa.
Bisogna smettere di vedere la minaccia dello Stato islamico ovunque, e si deve capire che i libici non accetterebbero mai l’occupazione straniera, nemmeno da parte dei "fratelli arabi". Questo non significa che non c’è niente da fare. Bisogna trovare il modo di rilanciare le trattative e garantire gli interessi di tutti. Non è un’impresa impossibile: la Libia è un paese ricco e non ha molti abitanti. C’è il margine per negoziare un accordo che apra la strada alla ricostruzione del paese. Non sarà una soluzione spettacolare, ma è l’unica opzione ragionevole,
LIBIA
Almeno 170 migranti africani sono morti il 22 agosto nel naufragio della loro imbarcazione al largo delle coste del paese.

TUNISIA
MEHDI JOMAA ALLA PROVA
Il 16 luglio la Tunisia ha subito l’attentato terroristico più grave della sua storia recente. Sul monte Chaambi, vicino all’Algeria, quindici soldati sono morti e altri ventitré sono rimasti feriti in un attacco attribuito alla brigata Okba ibn Nafaa. In quest’area a cavallo tra i due paesi sono presenti combattenti di vari gruppi jihadisti, come Ansar al sharia e Al Qaeda nel Maghreb islamico, che cercano di reclutare nuovi miliziani e contrabbandano armi di provenienza libica. Il governo di Mehdi Jomaa, scrive il mensile Leaders, ha creato una cellula di crisi per combattere il terrorismo, ha ordinato una serie di arresti e ha approvato misure d’emergenza, come la chiusura delle moschee e dei mezzi d’informazione legati all’islam radicale. Jomaa ha inoltre incontrato i responsabili dell’antiterrorismo algerini. Il dispiegamento delle forze di sicurezza ha però provocato tensioni. A Kasserine il 22 agosto la polizia ha sparato a un’auto che non si era fermata a un posto di blocco, uccidendo due ragazze. L’incidente ha scatenato la rabbia dei cittadini, che sono scesi in piazza per chiedere l’apertura di un’inchiesta sull’accaduto . Leaders, Tunisia

MOZAMBICO
TORNA LA PACE PRIMA DEL VOTO
" Dopo più di un anno di guerra a bassa intensità tra le forze governative e i guerriglieri del partito Renamo, con decine di morti e centinaia di feriti, il 24 agosto è stato firmato un accordo per un cessate il fuoco", scrive @ Verdade. L’obiettivo è riportare la calma nel paese in vista delle elezioni presidenziali e legislative del 15 ottobre.

BURKINA FASO
II 23 agosto decine di migliaia di persone hanno partecipato a una manifestazione a Ouagadougou per protestare contro un referendum costituzionale che permetterebbe al presidente Blaise Compaoré di ricandidarsi nel 2015.

REP. CENTRAFRICANA
Venticinque persone sono morte il 25 agosto nei combattimenti tra ex ribelli Séléka a Bambar

SUD SUDAN
LA FAME DIETRO L’ANGOLO
M. Kur, E. Lacey e F. Bubenzer, Mail & Guardian, Sudafrica al dicembre del 2013 in Sud Sudan è scoppiata una nuova guerra civile, e il paese più giovane del continente sta affrontando una crisi umanitaria di proporzioni gigantesche. Gli scontri che hanno coinvolto i soldati dei due principali gruppi etnici del paese, i dinka e i nuer, sono particolarmente violenti. I morti sono decine di migliaia, anche se il numero esatto delle vittime è sconosciuto: molte uccisioni non sono state documentate e tante persone risultano ancora scomparse, forse seppellite in fosse comuni. Secondo Medici senza frontiere, dall’inizio del nuovo conflitto 59 civili sono stati uccisi nei loro letti di ospedale.
Il pericolo di una carestia è alto. Secondo gli ultimi dati dell’ìntegrated food security phase classifica-tion (Ipc), una scala standardizzata per misurare e classificare la gravità e l’ampiezza dell’insicurezza alimentare delle nazioni, la situazione in Sud Sudan si è aggravata e rischia di peggiorare nei prossimi mesi. Il paese si trova nella fase 4, su un totale di 5, della scala Ipc. Questo significa che moltissime persone devono affrontare un’emergenza alimentare e, se non si interviene subito, rischiano di morire di fame. Ma nonostante la gravità della situazione, i negoziati di pace tra il presidente Salva Kiir e il suo avversario Riek Machar non sembrano aver prodotto risultati concreti. Per uscire dallo stallo bisognerebbe portare la discussione più vicino alle persone, coinvolgendo anche la società civile. Ora più che mai il Sud Sudan ha bisogno di una guida forte e trasparente a cui guard

ASIA & PACIFICO
ASIA
MENO RICCHI DI QUANTO SI DICE / Negli ultimi anni l’Asia ha fatto grandi progressi nella lotta alla povertà, ma i suoi abitanti stanno meno bene di quanto si pensi, scrive Asia Sentinel. Lo sostiene uno studio dell’Asian development bank, che nella sua analisi ha deciso di alzare la soglia di povertà da 1,25 a 1,50 dollari al giorno. Il risultato è che il 35 per cento degli asiatici vive in condizioni di povertà (con la soglia di 1,25 dollari, sarebbe stato il 20 per cento). "L’impatto dello studio è particolarmente negativo per l’India e l’Indonesia, il cui un tasso di povertà è aumentato rispettivamente del 15 e del 9,9 per cento. La Cina si è fermata al 4,9 per cento

AUSTRALIA
II 26 agosto i richiedenti asilo reclusi nei campi di detenzione di Christmas Island hanno avviato un’azione legale collettiva contro il governo per chiedere una migliore tutela della loro salute.

CINA
II 24 agosto è stata eseguita la condanna a morte di otto uiguri accusati di aver partecipato ad azioni terroristiche nello Xinjiang.

GIAPPONE
L’ECONOMIA DELL’AZZARDO TOKYO SHIMBUN, GIAPPONE
Il governo sta cercando di far approvare una legge per l’apertura dei primi casinò nell’arcipelago, dove il gioco d’azzardo è illegale. Il progetto, che secondo l’esecutivo creerebbe fino a 8oomila nuovi posti di lavoro, fa parte delle misure del primo ministro Shinzò Abe per far ripartire l’economia, di nuovo in difficoltà. Ed è anche uno degli obiettivi da realizzare in vista delle Olimpiadi di Tokyo del 2020. Ma l’idea ha sollevato molte critiche tra l’opinione pubblica. Secondo le ultime stime del ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, scrive il Tokyo Shimbun, in Giappone cinque milioni di persone sono affette da dipendenza da gioco, soprattutto per il pachinko (una specie di slot machine). Con il via libera ai casinò, le spese per curare chi ne soffre e l’aumento di persone indebitate potrebbero diventare un costo sociale superiore ai guadagni stimati. Inoltre, i casinò saranno gestiti da aziende private con consulenze e capitali stranieri, creando una situazione difficilmente controllabile dal governo.

HONG KONG
NELLE MANI DI PECHINO
Entro il 31 agosto il comitato permanente del Congresso nazionale del popolo (il parlamento cinese) deciderà se nel 2017 i cittadini di Hong Kong potranno eleggere per la prima volta il chief executive (il capo del governo locale), come era stato promesso. Finora il voto era stato affidato a un comitato elettorale controllato da Pechino. Nell’ultimo mese a Hong Kong ci sono state manifestazioni per il suffragio universale seguite da dimostrazioni filocinesi i cui partecipanti si sospetta siano stati pagati. "Il governo centrale non cederà alle pressioni dei manifestanti", scrive il quotidiano di stato cinese Global Times.

CINA
IL SUPER SOMMERGIBILE MADE IN CHINA: SHANGAI SAN FRANCISCO IN 2 ORE
Da Shangai a San Francisco in meno di due ore fendendo le profonde acque del Pacifico. E’ l’obiettivo del nuovo sommergibile che scienziati cinesi stanno sviluppando applicando la tecnologia della "super-cavitazione" che consentirebbe ad un sottomarino di superare l’attrito dell’acqua e raggiungere velocità di 3.600 miglia orarie, circa 7.000 km orari. Ben oltre la velocità del suono. Tanto per avere un riferimento i sommergibili più avanzati oggi raggiungono una velocità di circa 30 nodi, 60 kmh. Secondo quanto riporta il sito Business Insider, gli scienziati cinesi del centro di ricerche Harbin Institute of Technology, hanno ripreso e sviluppato una vecchia tecnologia realizzata dai sovietici durante la Guerra Fredda che, in pratica, avvolge il sottomarino in una specie di bolla d’aria permettendo al mezzo di superare il forte attrito dell’acqua. Potrebbe così raggiungere velocità sorprendenti e, ad oggi, inaudite, consentendo, ad esempio di attraversare il Pacifico coast to coast in due ore. I sovietici non erano riusciti a completare l’innovazione per alcuni nodi tecnologici. Ad esempio, per attivare la bolla attorno al mezzo occorre che lo stesso abbia prima raggiunto una velocità critica di 60 nodi, il che richiede la dotazione di un motore molto grande e potente per raggiungere e tenere la velocità di picco. Inoltre, una volta che il sommergibile o anche il siluro, viene avvolto dalla bolla d’aria, non si può più governare perchè i timoni si muoverebbero inutilmente nell’aria ferma. Sembra che i cinesi siano riusciti a venire a capo di questi problemi, tanto da indurre i media americani a considerare come realistici i loro progressi. Progressi che, teoricamente, potrebbero un giorno riguardare anche i nuotatori che, privati dei costumoni ad alta tecnologia, potrebbero ritrovare nella super cavitazione nuove soddisfazioni da primato.

THAILANDIA
Il generale diventa premier
Il 25 agosto il generale Prayuth Chanocha, capo dell’esercito che ha preso il potere con un golpe a maggio, è stato nominato primo ministro dal re Bhumibol Adulyadej. Qualche giorno prima Prayuth era stato eletto all’unanimità dalla giunta militare e adesso formerà un governo di transizione che dovrebbe portare il paese alle elezioni nel 2015. La legge marziale rimane in vigore.

AFGHANISTAN
IL PRESIDENTE CHE NON C’È
Più di due mesi dopo il voto del 14 giugno, la crisi politica in Afghanistan continua. Il riconteggio dei voti, deciso dopo che al ballottaggio entrambi i candidati – Abdullah Abdullah e Ashraf Ghani – hanno dichiarato vittoria e denunciato brogli, è stato sospeso il 27 agosto perché Abdullah ha ritirato i suoi osservatori. Più tardi ha anche fatto sapere che non riconoscerà l’esito del riconteggio. Su richiesta delle Nazioni Unite, che stanno sovrintendendo alle operazioni, anche gli osservatori di Ghani hanno accettato la pausa. I due candidati hanno acconsentito a formare un governo di coalizione ma non hanno ancora trovato un accordo, scrive Tolo News. Lo stallo sta costando molto in termini economici, e secondo il presidente uscente Hamid Karzai, il suo successore dovrà insediarsi entro il 2 settembre, ma sembra difficile

INDIA
L’attivista Irom Sharmila, che ha trascorso gli ultimi 14 anni in ospedale in custodia, è stata riarrestata il 22 agosto, due giorni dopo la sua scarcerazione. Sharmila è in sciopero della fame dal 2000 contro una legge che dà all’esercito poteri speciali nello stato del Manipur.
INDIA
LICENZE ILLEGALI
Il 25 agosto la corte suprema indiana ha dichiarato illegali tutte le licenze minerarie assegnate tra il 1993 e il 2010. Secondo la sentenza, infatti, l’assegnazione delle licenze ad aziende pubbliche e private non è avvenuta secondo metodi "imparziali e trasparenti" e avrebbe fatto perdere allo stato l’equivalente di 160 miliardi di euro. Adesso la corte esaminerà 218 licenze per decidere se annullarle. L’apertura del settore minerario ai privati, senza l’introduzione di regole adeguate, ha portato molta corruzione, scrive la Bbc. La sentenza dell’alta corte non fa che confermare una realtà nota da tempo, scrive The Hindu.

AMERICA CENTRO-MERIDIONALE
BRASILE
La rincorsa di Marina Silva
Il 13 agosto la morte in un incidente aereo di Eduardo Cam-pos, leader del Partito socialista brasiliano e candidato alle presidenziali del 5 ottobre, ha cambiato radicalmente le elezioni brasiliane. "C’è chi crede che la candidatura dell’ambientalista Marina Silva (nella foto) pregiudicherà la rielezione di Dilma Rousseff", scrive Mino Carta sul settimanale Carta Capital, apertamente schierato con la presidente in carica. "A volte la speranza offusca la ragione. È vero che Silva ha stravolto la campagna elettorale, però il rischio maggiore non lo corre Rousseff, ma il candidato del Partito socialdemocratico brasiliano (Psdb) Aécio Neves". Nell’edizione brasiliana del Pais, Juan Arias parla delle presidenziali di ottobre come di un duello tra due donne di sinistra, vicine per alcuni aspetti ma distanti per altri. Entrambe hanno alle spalle storie fatte di lotta e di sofferenza, ma su un punto le loro traiettorie non si toccano mai: la religione. Marina Silva è evangelica, Dilma Rousseff è agnostica. Il settimanale Istoé, che titola in copertina "Le contraddizioni di Marina", descrive così la candidata socialista: "È un personaggio enigmatico, una specie di sfinge politica. Fervente evangelica all’apparenza fragile, nasconde una personalità forte e spesso inflessibile". Il 26 agosto si è svolto il primo dibattito televisivo tra tutti i candidati alla presidenza.

BRASILE
II 24 agosto cinque detenuti sono morti, due dei quali decapitati, durante un ammutinamento scoppiato nella prigione di Cascavel, nello stato di Paranà, per chiedere migliori condizioni di detenzione.
VENEZUELA
II presidente Nicolàs Maduro ha annunciato il 22 agosto l’introduzione di strumenti per la lettura delle impronte digitali nei supermercati. L’obiettivo è contrastare il contrabbando.

COLOMBIA
Militari all’Avana
Il 24 agosto a Cuba si è scritto un nuovo capitolo del processo di pace in corso tra il governo colombiano e le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc). "Per la prima volta in più di cinquant’anni di conflitto un generale in attività, due colonnelli dell’esercito, un tenente colonnello della polizia, un capitano di fregata e un maggiore della forza aerea hanno dialogato con i guerriglieri delle Farc", scrive Semana. Secondo il settimanale, è una delle mosse più intelligenti dall’inizio del processo di pace, tanto che il rappresentante del governo ai negoziati Humberto de la Calle –
noto per la sua cautela – ha dichiarato che "ci sono possibilità concrete e sempre più reali di mettere fine al conflitto". In Colombia la reazione dell’opposizione, guidata dall’ex presidente Alvaro Uribe, è stata durissima. Secondo Uribe, è illegale che il presidente Santos obblighi i militari a sedersi al tavolo con i terroristi. Perla giornalista Martha Ruiz, invece, l’incontro è stato una sconfitta per chi continua a sognare la guerra, "il significato della riunione è enorme e dimostra che d’ora in avanti quelli che erano nemici sul campo di battaglia dovranno fidarsi uno dell’altro e, mappa alla mano, decifrare questo paese per cui hanno combattuto senza pietà" scrive su Semana. "Non sarà facile, ma è l’unica strada possibile per deporre le armi"

ARGENTINA
TEMPI DURI PER BUENOS AIRES
PER LA SECONDA VOLTA IN TREDICI ANNI L’ARGENTINA È RISULTATA INSOLVENTE. IL GOVERNO ACCUSA L’ALTA FINANZA STATUNITENSE, MA IL PAESE SOFFRE ANCHE DI GRAVI PROBLEMI ECONOMICI INTERNI. Benedict Mander, Financial Times, Regno Unito
Il 20 agosto alcuni manager hanno nascosto a fatica la loro incredulità quando, durante un discorso alla borsa di Buenos Aires, la presidente Cristina Fernàndez ha detto che il sistema finanziario argentino è "uno dei più solidi al mondo". Il giorno prima la volubile leader aveva annunciato con nervosismo un piano per sottrarsi all’ingiunzione di un tribunale statunitense che a giugno aveva imposto all’Argentina di rimborsare per intero i titoli di stato in mano ai cosiddetti creditori holdout, cioè gli hedgefund che hanno rifiutato il piano di rimborso parziale dei titoli proposto da Buenos Aires dopo l’insolvenza del 2001. A causa di questa sentenza il 30luglio l’Argentina e risultata insolvente per to da cinque miliardi di dollari alla spagnola la seconda volta in tredici anni.
Gli economisti sostengono che Fernàn- vita argentine nel 2012) e la decisione di dez aveva buoni motivi per essere nervosa, pagare un debito di dieci miliardi di dollari e avvertono che l’idea di invitare i creditori a scambiare i loro titoli di stato regolati da leggi straniere con altri titoli soggetti alla legge argentina (per aggirare così il divieto imposto dal tribunale statunitense di rimborsare qualunque altro creditore prima degli holdout) prolungherà l’isolamento del paese dai mercati finanziari e lo farà precipitare in una recessione ancora più grave. Uno degli holdout, la Aurelius Capital Management, ha affermato che i governanti argentini hanno "scelto di violare la legge". E infatti il 21 agosto il giudice newyorchese Thomas Griesa ha detto che il piano annunciato dalla presidente è "illegale".
STRATEGIA AGGRESSIVA
In Argentina si stanno diffondendo timori che Fernàndez adotti una strategia sempre più aggressiva, mentre nell’ultimo anno aveva cercato di normalizzare i rapporti con i creditori internazionali per poter accedere alle fonti di finanziamento estere. Tra i tentativi, che a quanto pare sono stati vanificati dall’insolvenza, ci sono stati il risarcimento da 5 miliardi dollari alla spagnola Rapsol ( per l’espropriazione delle sue attività argentine del 2012) e la decisione di pagare un debito di 10 miliardi al Club di Parigi, un’organizzazione di paesi creditori. Un dirigente di un’azienda straniera ha parlato con preoccupazione di una serie di mosse "spaventose" contro il settore privato. Come le minacce di sanzionare un’azienda statunitense che aveva dichiarato fallimento, una decisione che, secondo Fernàndez, era un tentativo sostenuto dai fondi d’investimento statunitensi di seminare il panico tra la popolazione. Le organizzazioni imprenditoriali hanno dissotterrato l’ascia di guerra per la cosiddetta "legge delle forniture", in discussione in parlamento, che hanno definito "retrograda" e "incostituzionale", perché permetterà al governo di intromettersi nell’economia privata per controllare i prezzi e i profitti. Tuttavia Hugo Haime, un sondaggista di Buenos Aires, ritiene che a Fernàndez quest’atmosfera bellicosa convenga, perché in questo modo la presidente dà l’impressione di difendere gli interessi del paese da un nemico impopolare, che si tratti dei fondi stranieri o dei ricchi privilegiati argentini. La situazione permette a Fernàndez di consolidare l’appoggio dei suoi sostenitori in vista delle presidenziali dell’anno prossimo. L’analista politico Carlos Germano ritiene che la presidente stia approfittando del conflitto anche per distogliere l’attenzione dai problemi economici legati a una recessione aggravata da uno dei tassi d’inflazione più alti del mondo e da una notevole carenza di riserve di valuta estera. In effetti, molti economisti si aspettano una seconda svalutazione entro la fine del 2014, dopo che il tasso di cambio del peso al mercato nero ha toccato un picco di quattordici pe-sos per un dollaro, contro i circa dieci di gennaio. La gestione poco ortodossa dell’economia da parte del governo è stata messa ulteriormente in discussione il 21 agosto, quando le esportazioni di manzo sono state sospese per contrastare l’inflazione nonostante la carenza di dollari. "Il modello economico del governo sta andando a pezzi. Stanno usando i creditori holdout per evitare che si parli del fatto che i cittadini non riescono a pagare le bollette", dice Germano. L’analista aggiunge che Fernàndez ha ottenuto un notevole consenso per come ha gestito la questione della sentenza statunitense, ma questo gradimento non durerà per sempre. "Ora sta ridendo, ma alla fine ci sarà da piangere".

AMERICA SETTENTRIONALE
STATIUNITI/CANADA
EMIGRAZIONE FISCALE
Il 26 agosto la catena di fast food Burger King ha annunciato l’acquisto della concorrente canadese Tim Hortons per undici miliardi di dollari, dando vita alla terza forza del settore, con i8mila ristoranti in un centinaio di paesi. La sede sarà spostata nell’Ontario, in Canada. "Il motivo è semplice", scrive il Washington Post: "In Canada le tasse sulle aziende sono più basse. Negli Stati Uniti l’aliquota complessiva è quasi del 40 per cento, la più alta tra i 34 paesi dell’Ocse. Quella del Canada, invece, è di poco superiore al 26 per cento

STATI UNITI
II 26 agosto una bambina di nove anni ha ucciso per errore il suo istruttore, che le stava mostrando come usare una mitraglietta Uzi, al poligono di tiro di White Hills, in Arizona.
USA/ MISSOURI
FERGUSON, 70MILA FIRME PER CHIEDERE LA RIMOZIONE DEL PM CHE INDAGA SULL’ASSASSINIO DI BROWN
Sono settantamila le firme raccolte da una petizione online per far rimuovere il pubblico ministero Bob McCulloch del Missouri dal caso del diciottenne nero Michael Brown, ucciso da un poliziotto a Ferguson. Intanto nel sobborgo di St. Louis anche ieri sono continuate le iniziative di protesta, in un clima comunque stemperato dalla visita del ministro della Giustizia Usa Holder che ha assicurato alla comunità nera una svolta nella vicenda.
La rimozione di Mc Culloch è un passaggio importante in quanto il suo giudizio nelle indagine sull’agente Darren Wilson che ha ucciso Brown potrebbe non essere imparziale. Il padre del pm era un agente che venne ucciso da un nero; la madre era impiegata per il dipartimento, il cugino e lo zio sono poliziotti.
L’iniziativa e’ stata lanciata dalla senatrice Jamilah Nasheed, che l’ha depositata in tribunale mentre un alto di numero di manifestanti protestava contro il pm davanti all’edificio. I dimostranti hanno chiesto al governatore del Missouri, Jay Nixon, di intervenire per fare pressioni su McCulloch affinche’ rinunci al caso, ma Nixon ha risposto che la decisione spetta allo stesso pm. E la sua risposta non si e’ fatta attendere: "Come ho gia’ detto piu’ volte, non ho nessuna intenzione di allontanarmi dalle mie responsabilita’ e dai compiti affidatemi dalle persone di questa comunita’", si legge nel comunicato di McCulloch diffuso dopo la protesta.
"La visita" del ministro della Giustizia "Holder e’ stata importante per noi", ha detto Lesley McSpadden, la mamma di Michael. In una intervista alla Cnn, la mamma ha parlato dell’incontro avuto sottolineando di vedere la possibilità di un patto di fiducia con le istituzioni. (di fabrizio salvatori)

NYC / GAZA
"IL GENOCIDIO COMINCIA SEMPRE CON IL SILENZIO". PIÙ DI TRECENTO EBREI CONTRO IL MASSACRO NELLA STRISCIA DI GAZA di fabrizio salvatori
"Il genocidio comincia sempre con il silenzio". Oltre 300 sopravvissuti e discendenti di sopravvissuti dell’Olocausto hanno pubblicato una lettera a pagamento sul New York Times per condannare "il massacro di palestinesi a Gaza" e per criticare gli Usa per il sostegno che danno ad Israele nelle sue operazioni militari nella Striscia, nonché’ l’Occidente in generale per la protezione dalle condanne che forniscono al governo israeliano. "Come ebrei sopravvissuti e discendenti di sopravvissuti e vittime del genocidio nazista, inequivocabilmente condanniamo il massacro di palestinesi a Gaza e l’attuale occupazione e colonizzazione della storica Palestina", affermano i 327 firmatari della lettera pubblicata del quotidiano newyorkese e sponsorizzata dall’International Jewish Anti-Zionist Network.
Apparentemente l”iniziativa ha avuto origine da uno scritto pubblicato da molti media internazionali in cui il premio Nobel Elie Wiesel paragona Hamas ai nazisti e li accusa di sacrificio di bambini".
"Siamo disgustati e oltraggiati dall’abuso fatto da Wiesel della nostra storia…per giustificare l’ingiustificabile: gli sforzi all’ingrosso di Israele per distruggere Gaza e l’uccisione di oltre 2.000 palestinesi, tra cui centinaia di bambini. Nulla puo’ giustificare il bombardamento di rifugi dell’Onu, case, ospedali e università". "Dobbiamo tutti alzare la voce e usare il nostro potere collettivo per arrivare alla fine di ogni forma di razzismo, compreso il genocidio di palestinesi in corso", scrivono infine i firmatari della lettera, che si conclude con un appello per "un totale boicottaggio economico, culturale e accademico di Israele".
La guerra, intanto continua. Il bilancio, dopo una decina di morti provocati dai raid israeliani, sale quindi a 2.105. La comunita’ internazionale preme per la pace a Gaza e Il Cairo invita formalmente israeliani e palestinesi a tornare al negoziato mentre il presidente dell’Anp Abu Mazen ‘tira le orecchie’ a Hamas per spingere il movimento a piu’ miti consigli e si scontra con loro sulla vicenda dell’esecuzione di una ventina di collaborazionisti.
BALTIMORA
La speranza di Baltimora
Il 26 agosto ha aperto a Baltimora l’Horseshoe Casino, la prima casa da gioco della città del Maryland. Si tratta del quinto casinò che viene aperto nello stato da quando i cittadini hanno votato per legalizzare le slot ma-chines (nel 2008) e i tavoli da gioco (nel 2012). Il Washington Post spiega che negli ultimi anni molte città del nordest colpite dalla crisi dell’industria manifatturiera, come Pittsburgh, Filadelfia e Cleveland, hanno legalizzato il gioco d’azzardo per creare nuovi posti di lavoro e rimpinguare le casse del comune. Secondo il Baltimore Sun, "il casinò porterà dei benefici, ma è da sciocchi pensare che possa salvare la città. Il tracollo di Detroit lo dimostra
DETROIT
HA ANCORA SETE / Il 25 agosto il comune di Detroit ha ricominciato a tagliare le forniture d’acqua ai cittadini in ritardo con i pagamenti Le autorità hanno spiegato che per ora i tagli riguardano 420 utenti che non hanno pagato le bollette arretrate entro il termine del 24 agosto. I tagli alle forniture sono partiti a marzo. Tra aprile e giugno circa i5mila persone sono rimaste senz’acqua. A luglio il comune ha deciso di sospendere le interruzioni e ha raggiunto degli accordi con 25mila utenti morosi. Secondo il Detroit Free Press attualmente il 45 per cento degli utenti è in ritardo con i pagamenti.

(articoli da: NYC Time, Time, Guardian, The Irish Times, Das Magazin, Der Spiegel, Folha de Sào Paulo, Clarin, Nuovo Paese, nigrizia.it, Le Quotidien d’Oran, Algeria Internazionale, Il Manifesto, Liberazione, AGI, Ansa , AGVNoveColonne, ControLaCrisi e Le Monde)

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